Primo Piano
Mci Mosca: gratitudine e speranza dopo il viaggio del card. Zuppi
Cei: sabato Consiglio Episcopale Permanente
Corridoi umanitari: arrivati oggi 25 rifugiati siriani
Comunicare è educare
Uisg: al via network internazionale tra le religiose di tutto il mondo per sostenere le comunità migranti
Vercelli: domani veglia di preghiera per i morti in mare
Mons. Baturi agli operatori Migrantes: prendere per mano le persone in mobilità
Suore di tutto il mondo “in dialogo” sul tema dei migranti e dei rifugiati
Roma - Le suore di tutto il mondo continuano ad interrogarsi, ma soprattutto a dialogare e a cercare delle risposte, sulle sfide globali odierne. E dopo un primo incontro nell’aprile scorso sui temi ambientali, e in vista del forum conclusivo previsto in ottobre, ieri, sempre a Roma, l’Unione internazionale delle superiori generali (Uisg) ha organizzato il “Sister-led dialogue on migration”, per comprendere dove e come allocare le risorse per favorire soluzioni inclusive e sostenibili. In rappresentanza di 1.900 superiore generali di 97 Paesi, che a loro volta “governano” oltre 600.000 suore nel mondo, le responsabili di migrazioni e rifugiati si sono confrontate con esponenti di organizzazioni intergovernative, partner interreligiosi ed esperti accademici, in un dibattito molto intenso, moderato dal giornalista e scrittore Luca Attanasio.
Davanti e rispetto ad un fenomeno sempre più di portata epocale, le superiori maggiori vogliono dare delle risposte concrete: «In autunno – anticipa suor Carmen Elisa Bandeo, coordinatrice della Rete internazionale per i migranti e i rifugiati dell’Uisg – tireremo le somme di questi incontri, compreso quello dell’aprile scorso sull’ambiente, e stileremo un documento, con una serie di raccomandazioni, anche sul tema dei migranti e dei rifugiati, che verrà poi diffuso alle suore di tutto il mondo e che servirà come punto di riferimento. Ancora non sappiamo quali saranno i contenuti, ma di certo il lavoro che già oggi le suore stanno facendo in ogni continente è importante, e cioè quello di mettere al centro la persona, senza escludere nessuno. Noi crediamo nella persona perché questo dice e ci chiede il Vangelo. L’amore di Dio è pratico, efficace, e anche noi vogliamo andare in questa direzione». Molto importante, rimarca la religiosa spagnola, è dunque anche la formazione delle suore, tema su cui l’Unione sta investendo molto.
E con l’Uisg sa collaborando attivamente anche il Dicastero per il Servizio dello sviluppo umano integrale, il cui sottosegretario Fabio Baggio ieri pomeriggio ha tenuto una delle relazioni più attese: « A questa e ad altre iniziative Uisg – ha detto monsignor Baggio ad Avvenire – vogliamo portare quello che è il dettato insito nel nome stesso del nostro Dicastero e che è poi l’invito ricorrente di papa Francesco. Una riflessione più profonda che muove dalla Popolorum progressio di san Paolo VI, in qualche modo rivista alla luce della Laudato si’, della Fratelli tutti e della Evangelii gaudium.
Al centro c’è il compimento del progetto di Dio sull’essere umano, su ogni essere umano, in tutte le sue dimensioni, compresa quella spirituale. Lo sforzo e l’impegno che la Chiesa deve profondere su questi temi corrisponde alla realizzazione del regno di Dio. E nessuno va escluso, nessuno va messo ai margini. Anzi, le periferie vanno messe al centro», sottolinea il missionario scalabriniano, introducendo anche il capitolo del Cammino sinodale che in tal senso sta scrivendoanche il suo Dicastero: « La vera azione sinodale è raggiungere le persone lontane, entrare nei circuiti della povertà, dare voce a chi non ha voce. E ascoltare, che non a caso è uno dei punti fondanti di questo periodo del Sinodo, per una Chiesa che vuole rispondere alle esigenze del mondo». Altrettanto preziosi gli altri e numerosi contributi portati all’incontro, anche con denunce circostanziate sulle disparità nelle varie parti del mondo, dall’Africa all’Afghanistan a Lampedusa, e che di certo verranno riprese nel documento del prossimo autunno. (Igor Traboni - Avvenire)
Cei: una tre giorni a Lampedusa nel X° anniversario della visita di papa Francesco
Roma – L’8 luglio di dieci anni fa, papa Francesco raggiungeva l’isola di Lampedusa per piangere gli oltre 20mila morti, donne uomini e bambini, nella tomba del Mediterraneo. Il primo viaggio apostolico del nuovo Papa ha raggiunto quest’isola delle Pelagie che è diventata approdo, casa, ponte per migliaia di persone in fuga da drammi, povertà, guerre, spesso legati a politiche internazionali in Africa, nel Medio Oriente in Asia. Per ricordare questo viaggio l’Ufficio dell’Apostolato del Mare della Cei, dalla Fondazione Migrantes e dalla diocesi di Agrigento hanno promuovono, da venerdì 7 a domenica 9 luglio, tre giornate nell’Isola sul tema “‘Chi di noi non ha pianto’. Il mare luogo di vita”. Il programma prevede per venerdì sera, nella chiesa parrocchiale di S. Gerlando di Lampedusa un concerto sul tema “Musiche e parole dal mare” e una riflessione sul tema “Chi di noi ha pianto?“ curata dall’attore Michele La Ginestra. Sabato un percorso commemorativo dal sagrato della Chiesa parrocchiale S. Gerlando alla Porta d’Europa dove sono previsti interventi di Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa e mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento. Seguirà, davanti al porto, una riflessione sul tema “Il mare è vita” affidata a don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale CEI dell’Apostolato del Mare. Davanti, poi, Porta d’Europa una riflessione affidata al card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento e che nel 2013 accolse Papa Francesco. In serata, sul sagrato della parrocchia di Lampedusa, una tavola rotonda con testimonianze e gli interventi del giornalista di Avvenire Nello Scavo, mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes; don Stefano Nastasi, già Parroco di Lampedusa; Enzo Riso, pescatore; Fardusa Osman Ahmed e Moussa Modibo Camara, rifugiati del Centro Astalli di Roma. Domenica la celebrazione eucaristica conclusiva presieduta dal card. Montenegro. (Raffaele Iaria)
Regno Unito: mons. McAleenan, no a deportare i migranti in Rwanda
Unhcr-Ocse: in 10 anni 2 milioni di sfollati hanno ottenuto permessi d’ingresso
Migrantes: il lavorare insieme e la cittadinanza al corso di pastorale migratoria
Migrantes: aperto a Roma il Corso di formazione di pastorale migratoria
Roma – Un corso che mette al centro la formazione per un servizio concreto al mondo della mobilità. Così, questo pomeriggio, mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes aprendo il corso di formazione di pastorale migratoria promosso dall’organismo pastorale della CEI. Al corso, riservato soprattutto ai nuovi direttori e operatori pastorali Migrantes e agli operatori impegnati nei vari campi della mobilità umana, partecipano circa 50 persone provenienti da oltre 30 diocesi italiane e da alcune Missioni Cattoliche Italiane in Europa.
La prima giornata si è aperta con una presentazione dell’associazione Api-Colf sull’importanza della collaborazione domestica nelle case degli italiani. Un ruolo significativo quello del collaboratore domestico esercitato nel nostro Paese soprattutto da cittadini stranieri. Antonia Paoluzi, dell’associazione, ha sottolineato l’importanza del riconoscimento del profilo professionale nella collaborazione domestica e che deve essere sostenuto anche con l’apertura di modelli che possono permettere l’arrivo di cittadini stranieri attraverso percorsi legali. In questo campo – ha detto Paoluzi - gli immigrati sono una grande risorsa soprattutto per il loro impegno nei lavori di cura alle persone. Noi siamo chiamati a creare nuove progettualità nei vari territori per accogliere i migranti, ha detto la direttrice della Migrantes della Toscana Sara Vatteroni portando l’esperienza di Casa Betania a Massa Carrara impegnata nell’accoglienza, in attività di cooperazione e solidarietà internazionale, nell’ascolto, nell’assistenza legale ai cittadini stranieri e informazioni in merito alla normativa sull’immigrazione e poi in attività di inserimento scolastico dei bambini dello spettacolo Viaggiante e Richiedenti Asilo. Occorre - ha detto Vatteroni - rispondere alle necessità di chi arriva da noi. Una pastorale di prossimità dando una prospettiva concreta di incontro. E gli attori di questo “dobbiamo essere noi della Migrantes”. Un altro settore della mobilità è quello degli studenti internazionali presenti in Italia. Maurizio Certini del Centro Studenti Internazionali “Giorgio La Pira” ha ripercorso la storia degli studenti internazionali in Italia, una parte importante, anche se piccola, della pastorale migratoria. Il Centro “La Pira”, che ha sede a Firenze, rappresenta oggi anche un luogo di dialogo tra giovani provenienti da diversi Paesi del Mondo e di diverse confessioni religiose. Il dialogo - ha detto Certini – è il principio fondamentale per stare insieme e vivere insieme la stessa città. Occorre – ha concluso - “recuperare il senso pastorale delle nostre azioni e mettere al centro delle nostre attenzioni la persona” (Raffaele Iaria)
Migrantes Bologna: domenica Divina Liturgia in rito siro-malabarese
Rossano: giovedì preghiera per i morti in mare
Giornata del mare: “la Chiesa è vicina agli oltre un milione di lavoratori del mare”
Card. Zuppi: trovare risposte adeguate al fenomeno migratorio