Cei: una tre giorni a Lampedusa nel X° anniversario della visita di papa Francesco

4 Luglio 2023 – Roma –

Roma – L’8 luglio di dieci anni fa, papa Francesco raggiungeva l’isola di Lampedusa per piangere gli oltre 20mila morti, donne uomini e bambini, nella tomba del Mediterraneo. Il primo viaggio apostolico del nuovo Papa ha raggiunto quest’isola delle Pelagie che è diventata approdo, casa, ponte per migliaia di persone in fuga da drammi, povertà, guerre, spesso legati a politiche internazionali in Africa, nel Medio Oriente in Asia. Per ricordare questo viaggio l’Ufficio dell’Apostolato del Mare della Cei, dalla Fondazione Migrantes e dalla diocesi di Agrigento hanno promuovono, da venerdì 7 a domenica 9 luglio, tre giornate nell’Isola sul tema “‘Chi di noi non ha pianto’. Il mare luogo di vita”. Il programma prevede per venerdì sera, nella chiesa parrocchiale di S. Gerlando di Lampedusa un concerto sul tema “Musiche e parole dal mare” e una riflessione sul tema “Chi di noi ha pianto?“ curata dall’attore  Michele La Ginestra. Sabato un percorso commemorativo dal sagrato della Chiesa parrocchiale S. Gerlando alla Porta d’Europa dove sono previsti interventi di Filippo Mannino, sindaco di Lampedusa e mons. Alessandro Damiano, arcivescovo di Agrigento. Seguirà, davanti al porto, una riflessione sul tema “Il mare è vita” affidata a don Bruno Bignami, direttore dell’Ufficio nazionale CEI dell’Apostolato del Mare. Davanti, poi, Porta d’Europa una riflessione affidata al card. Francesco Montenegro, arcivescovo emerito di Agrigento e che nel 2013 accolse Papa Francesco. In serata, sul sagrato della parrocchia  di Lampedusa, una tavola rotonda con testimonianze e gli interventi del giornalista di Avvenire Nello Scavo, mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes; don Stefano Nastasi, già Parroco di Lampedusa; Enzo Riso, pescatore; Fardusa Osman Ahmed e Moussa Modibo Camara, rifugiati del Centro Astalli di Roma. Domenica la celebrazione eucaristica conclusiva presieduta dal card. Montenegro. (Raffaele Iaria)

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