Primo Piano

Terremoto in Marocco: mons. Repole alla comunità marocchina, “affetto e partecipazione”

11 Settembre 2023 - Torino - “In queste giornate così dolorose per il Marocco, colpito dal durissimo terremoto di venerdì notte, desidero esprimere a nome mio e di tutta la Chiesa torinese affetto e partecipazione. È un sentimento che vorrei andasse in modo speciale ai cittadini torinesi di origine marocchina – circa 22mila in tutta la Città Metropolitana – che nel territorio diocesano vivono, qui lavorano e in queste ore soffrono per i familiari e per gli amici rimasti nei luoghi del sisma”. Così mons. Roberto Repole, arcivescovo di Torino e vescovo di Susa, in un messaggio inviato alla comunità marocchina. “Prego e preghiamo per loro, siamo pronti ad aiutare come potremo unendoci alla rete ecclesiale italiana, ci sentiamo uniti ai fratelli della comunità islamica nell’invocazione dell’unico Dio Padre di tutti”.  

Papa Francesco: “vicino al popolo del Marocco, colpito da un devastante terremoto”

11 Settembre 2023 -

Terremoto in Marocco: la vicinanza della Fondazione Migrantes anche ai migranti marocchini presenti in Italia

9 Settembre 2023 - Roma - Il devastante terremoto in Marocco, che ha già fatto centinaia di vittime e di feriti, ha profondamente turbato la vita di uomini e donne, famiglie del Marocco che vivono in Italia. I migranti del Marocco nel nostro Paese sono la seconda nazionalità più numerosa, con oltre 500.000 persone e presenti da anni in Italia, con una ricca rete associativa. La Migrantes desidera esprimere la propria vicinanza all’angoscia e al dolore di tanti uomini e donne del Marocco presenti nel nostro Paese per la sorte anche delle loro famiglie e dei loro connazionali. Come Migrantes, oltre ad assicurare la preghiera e la vicinanza ai migranti, sosterremo ogni azione della Chiesa Italiana a favore dei terremotati del Marocco.  

Viminale: da inizio anno sbarcate 115.368 persone migranti sulle coste

8 Settembre 2023 -
Roma - Sono 115.368 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Di questi 14.349 sono di nazionalità guineana (12%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Costa d’Avorio (13.769, 12%), Tunisia (10.558, 9%), Egitto (8.233, 7%), Bangladesh (7.465, 6%), Burkina Faso (6.514, 6%), Pakistan (6.251, 5%), Siria (4.875, 4%), Camerun (4.128, 4%), Mali (4.011, 4%) a cui si aggiungono 35.215 persone (31%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. I dati sono stati diffusi dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina.

Card. Lojudice: l’immigrazione “non può più essere sinonimo di emergenza”

8 Settembre 2023 - Firenze – “L’immigrazione non può più essere sinonimo di emergenza”. Lo sottolinea, in una nota pubblicato sl sito del settimanale “Toscana Oggi”, il card. Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, delegato Migrantes  della Conferenza Episcopale Toscana sottolineando che “non c’è dubbio che il problema esista e che, giorno dopo giorno, stia diventano sempre più grande, ma è anche vero che trattare i flussi migratori solo con l’ottica emergenziale rischia di non mettere bene al centro di ogni sforzo i diritti degli uomini, donne e dei bambini che ogni giorno arrivano nel nostro paese”. Per il porporato “non basta dire li abbiamo accolti. Occorre in uno sforzo congiunto tra istituzioni, chiesa e società civile, capire come questa accoglienza sia veramente a misura di uomo e come si possa favorire una reale integrazione di queste persone. Non penso – ha aggiunto - sia utile investire solo su dei grandi parcheggi- come li chiamo io – di tante persone che non hanno più nulla e che fuggono dai loro paesi”. Molti centri di prima e seconda accoglienza rischiano di diventare “solo delle gabbie senza una vera integrazione e senza quello spirito di umanità e vicinanza che deve animare ogni azione nell’accoglienza. La Chiesa – ha quindi sottolineato il delegato Migrante dei vescov della Toscana - dal conto suo è da sempre in prima linea su questo. Penso allo sforzo di tutte le diocesi italiane e in particolare di quelle della Toscana”. Dopo aver citato alcuni dati nazionali il card. Lojudice si sofferma su quelli della Toscana dove sono presenti, al 31 agosto, 7759 persone nei centri di accoglienza di diversa natura e 1178 nei centri SAI. In totale 9557 persone. “Un crescendo di numeri – sottolinea - che nascondono la storia e la vita di migliaia di uomini, donne e bambini che hanno un nome, tante sofferenze, ma anche una speranza e ai quali dobbiamo garantire un futuro che vada oltre il ‘parcheggio’ in una struttura”. Possono essere tante le iniziative da mettere in campo come quella di Chiusi dove in una struttura sequestrata alla mafia verranno accolti a breve trenta migranti: “benissimo. Ma ripeto, oltre ai luoghi e alle persone, sono importanti le modalità dell’accoglienza, anche nel rapporto con la comunità, coinvolgendola e preparando ogni situazione. Mi viene da dire che questa accoglienza va fatta anche con il cuore. Non si può pensare di catapultare in una realtà grande o piccola un centro di accoglienza per migranti senza avere coinvolto i cittadini, senza averli informati e formati. Senza questo passaggio non possiamo parlare d’integrazione, ma solo di emergenza. Ma non basta a tutelare questa umanità sofferente. Il nostro Paese – conclude il card. Lojudice - la nostra regione da sempre sono un simbolo dell’accoglienza e dell’integrazione. Occorre uno sforzo di tutti su questo”. (Raffaele Iaria)

Migrantes Asti: dal 23 al 30 settembre il Festival dei Popoli

8 Settembre 2023 - Asti - Dal 23 al 30 settembre 2023 Asti ospiterà il “Festival dei Popoli”, organizzato dall’Ufficio diocesano Migrantes Pastorale Migranti in collaborazione con altri Uffici Pastorali, numerosi enti e associazioni del terzo settore e le comunità etniche presenti nell’astigiano. Il tema, “Liberi di scegliere se migrare o restare”, si ispira al messaggio di Papa Francesco in occasione della 109ª Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si celebrerà il prossimo 24 settembre. Il tema della festa dei Popoli sarà sviluppato attraverso una serie di eventi volti a proporre una riflessione sul complesso e articolato fenomeno migratorio e a favorire occasioni di conoscenza, incontro e condivisione tra le diverse comunità culturali che danno forma al tessuto sociale della nostra provincia. Una rassegna, dunque, che – spiegano alla Migrantes di Asti - intende “arricchire ulteriormente il già ricco programma del settembre astigiano, promuovendo l’apertura delle nostre tradizioni locali alla multiculturalità – dato ormai da tempo evidente anche nel nostro territorio – per comprendere e valorizzare gli elementi positivi presenti nelle tradizioni di chi astigiano non è per nascita, ma per adozione”. Un "contenitore" come lo ha definito il direttore Migrantes Paolo Maccario in cui ognuno ha creato e messo dentro qualcosa. Con l'unico obiettivo, quello di cambiare prospettiva: "non basta più chiederci cosa dobbiamo fare, ma anche cosa dobbiamo smettere di fare, come Paese". "Lo slogan del festival dei popoli richiama una realtà quella dell'immigrazione che segna la storia dell'umanità in questo momento ma che non è certo una novità nella storia del mondo”, ha detto il vescovo di Asti, mons. Marco Prastaro:  “non è un'emergenza ma un dato di fatto il movimento di popoli che da una terra vanno a un'altra scappando da situazioni in cui la vita è difficile”.

Migrantes Reggio Emilia-Guastalla: il 26 settembre pellegrinaggio di preghiera sulla spiaggia di Cutro

7 Settembre 2023 - Reggio Emilia - Domenica 26 marzo l’Ufficio Migrantes della diocesi di Reggio Emilia-Guastalla si è ritrovato, presso la chiesa del S. Cuore a Baragalla, per fare memoria delle vittime del naufragio di Steccato di Cutro del 26 febbraio scorso. “ Lo abbiamo fatto in ascolto della Parola, accompagnati dalle testimonianze di don Matteo Mioni, che è stato in ritiro su quella spiaggia, e di Isaiah e Futsum, che hanno attraversato il mare”, spiegano alla Migrantes diocesana.  Il 30 e 31 Marzo, un gruppo si è recato in pellegrinaggio di preghiera sulla spiaggia di Steccato di Cutro dove è avvenuto il tragico naufragio. Come frutto dell’incontro e del pellegrinaggio, da Giugno, il 26 di ogni mese alle ore 21.00 nella Chiesa del Sacro Cuore di Gesù si tiene un momento preghiera, pensato da Case della Carità, Migrantes diocesana e Servi della Chiesa. “Un incontro che vuole aprirsi a tutti, per portare nella preghiera le morti, le sofferenze e anche le speranza e le risurrezioni di tante sorelle e fratelli migranti”. Il prossimo 26 settembre, mentre si terrà come ogni mese l’incontro nella Chiesa del Sacro Cuore, un gruppo, accompagnato da don Matteo Mioni, si recherà in pellegrinaggio di preghiera sulla spiaggia di Steccato di Cutro.  È prevista la partenza il 26 mattina in pulmino e la celebrazione della Messa sulla spiaggia della strage. Quindi il pernottamento a Steccato e il ritorno a Reggio Emilia il giorno successivo.

Migrantes Salerno – Campagna – Acerno: oggi la “Consulta dei Popoli” con la firma della Carta dei Valori

7 Settembre 2023 - Salerno - Questa sera, presso il Convento dei Padri Cappuccini in Piazza San Francesco a Salerno, la festa per i 14 anni della "Consulta dei Popoli di Salerno", promossa dalla diocesi di Salerno - Campagna - Acerno e coordinata dal direttore dell'ufficio Migrantes, Antonio Bonifacio. La Consulta è composta dagli esponenti delle diverse comunità etniche presenti sul territorio salernitano, ed è motivo di incontro, conoscenza, confronto e impegno comune, sottolina Bonifacio. la Consulta rappresenta nela città campana un "esempio di accoglienza, multietnicità e responsabilità sociale". Nel corso di questi 14 anni, la Consulta si è ampliata con l’aggiunta di nuovi membri. Questo ha contribuito ad "arricchire e diversificare - spiega Bonifacio -  la sua composizione, non solo per quanto riguarda la provenienza dei suoi partecipanti, ma anche per la presenza di esponenti di diverse generazioni che collaborano insieme allo scopo di creare una società coesa, solidale e in grado di valorizzare le esperienze di ogni singola comunità". Questa sera anche la firma della Carta dei Valori da parte di 17 esponenti di paesi e religioni diversi. Il momento celebrativo sarà presieduto dall'arcivescovo della citta, mons. Andrea Bellandi. Durante la serata sarà anche annunciata e presentata la "Festa dei Popoli".

Migrantes: da domani il convegno degli operatori pastorali con i Rom e sinti

7 Settembre 2023 - Roma - “I Rom nel cuore della Chiesa”: questo il tema dell’incontro nazionale degli operatori pastorali Migrantes che si svolgerà a Frascati da domani al 10 settembre. Il convegno si aprirà domani pomeriggio (8 settembre) con una preghiera animata da don Daniele Simonazzi. Il giorno successivo (sabato 9 novembre) la giornata si aprirà con i saluti del Direttore Generale della Fondazione Migrantes, mons. Pierpaolo Felicolo. Seguirà una relazione su “Rileggere attraverso la Parola l’esperienza insieme a Rom e Sinti” affidata a don Simonazzi del Comitato Campano con i Rom e alcune esperienze e testimonianze: Parrocchia San Giovanni Evangelista di Modena; Migrantes della diocesi di Carpi e dell’Associazione Papa Giovanni XXIII. Nel pomeriggio relazione su “Migranti nella Bibbia ‘Una sfida Antropologica e Teologica all’accoglienza ospitale’” affidata al teologo Carmine De Sante mentre domenica la conclusione con una celebrazione eucaristica presieduta dal vescovo mons. Riccardo Lamba, Incaricato per la Migrantes della diocesi di Roma. Durante la tre giorni momenti di riflessione, confronto in stile sinodale e momenti di festa con canti e musiche della tradizione rom e sinta.

La cittadinanza? Aiuta a imparare…

7 Settembre 2023 -

Milano - La scuola italiana perde studenti e non riesce a valorizzare compiutamente i talenti di quelli che ha. Mentre le vacanze volgono al termine (per gli studenti dell’Alto Adige la prima campanella dell’anno è già suonata martedì, mentre in questi giorni le lezioni riprenderanno un po’ dappertutto), un Rapporto di Save the children alza il velo su un aspetto del nostro sistema d’istruzione non sufficientemente considerato nel discorso pubblico: la condizione di svantaggio in cui versano oltre 800mila studenti con cittadinanza non italiana, pari al 10,6% dell’intera popolazione scolastica. Così, mentre quest’anno in prima elementare ci saranno 71mila bambini e bambine in meno rispetto all’anno scorso, gli studenti figli di immigrati dovranno ancora lottare contro una legge sulla cittadinanza che non li riconosce come italiani, nonostante per il 67,5% siano nati nel Bel Paese. Da qui la campagna di Save the children, “Cittadinanza italiana per i bambini nati o cresciuti in Italia. È il momento di riconoscere i loro diritti!”, che, sotto forma di petizione, chiede a governo e Parlamento di «riformare la legge sulla cittadinanza e consentire a bambine, bambini e adolescenti nati in Italia o arrivati nel nostro Paese da piccoli, figli di genitori regolarmente residenti, di diventare italiani prima del compimento della maggiore età». Perché, osserva il Rapporto, «il mancato riconoscimento della cittadinanza italiana ha un impatto sul successo scolastico e segna il loro percorso di crescita e di formazione rispetto ai coetanei». Nel nostro Paese, si legge nel Rapporto “Il Mondo in una classe. Un’indagine sul pluralismo culturale nelle scuole italiane”, solo il 77,9% dei bambini con cittadinanza non italiana è iscritto e frequenta la scuola dell’infanzia (percentuale che sale all’83,1% per i nati in Italia) contro il 95,1% degli italiani, sperimentando così, fin dai primi anni di vita, percorsi scolastici e educativi diversi, che incidono sui risultati e sulle opportunità future. Tra gli studenti con background migratorio, si registrano maggiori ritardi scolastici, casi di dispersione e abbandono scolastico. Mentre gli studenti di origine italiana in ritardo nell’anno scolastico 2021/22 rappresentavano l’8,1%, quelli con cittadinanza non italiana erano il 25,4%, con un divario che diventa ancora più allarmante nella scuola secondaria di II grado (16,3% contro il 48,4%). Le disuguaglianze si rilevano anche negli apprendimenti, prosegue il Rapporto: al termine del primo ciclo di istruzione la percentuale degli studenti che non raggiungono le competenze adeguate in italiano, matematica e inglese (secondo i dati Invalsi del 2023) tra gli immigrati di prima generazione è doppia (26%) rispetto agli studenti italiani o stranieri di seconda generazione. A gravare sul percorso educativo dei minori immigrati, anche le condizioni di povertà economica – con un’incidenza del 36,2% della povertà assoluta tra le famiglie con minori composte esclusivamente da stranieri (per le famiglie composte solo da italiani si ferma all’8,3%, per quelle miste arriva al 30,7%) - e l’impatto della pandemia, che ha in molti casi comportato l’interruzione dell’insegnamento della lingua italiana e delle attività extrascolastiche, la mancanza di dispositivi tecnologici per seguire le lezioni, la mancanza di occasioni di socialità e di rapporto scuola- famiglia. «Gli studenti immigrati non beneficiano delle stesse opportunità dei loro coetanei italiani - denuncia Daniela Fatarella, Direttrice Generale di Save the Children -. Per questo, sono necessari interventi e politiche ampie che sostengano nella scuola e nella società le opportunità date da una società multiculturale e consentano di far fiorire i talenti di tutte le studentesse e gli studenti, cosa di cui, peraltro, il nostro Paese ha un enorme bisogno per il suo sviluppo». Proprio per favorire il percorso scolastico e di vita dei figli di famiglie immigrate, Save the children chiede la modifica della legge sulla cittadinanza, vecchia di trent’anni. «Da troppo tempo l’Italia attende una riforma legislativa che riconosca piena cittadinanza ai bambini e alle bambine che nascono o giungono da piccoli nel nostro Paese, rafforzando così il senso di appartenenza alla comunità nella quale crescono e spingendo in avanti le loro aspirazioni per il futuro - ricorda Raffaela Milano, direttrice Programmi Italia Europa di Save the children -. È un’opportunità che il nostro Paese non può perdere. L’impegno a favore dei percorsi scolastici degli studenti con background migratorio - prosegue Milano - deve inserirsi, a pieno titolo, in un piano di contrasto a tutte le gravi disuguaglianze educative che oggi pregiudicano il futuro dei bambini: le disuguaglianze territoriali, quelle legate alla condizione economica delle famiglie, quelle relative al genere, in particolare per l’accesso delle bambine alle discipline scientifiche. Il superamento delle disuguaglianze educative va messo al centro degli interventi previsti dal Pnrr, così come dei fondi ordinari e della nuova programmazione europea. Un intervento organico e strutturale a sostegno delle scuole e dei territori che affrontano giornalmente questa sfida è la strada per assicurare una scuola “aperta a tutti”, come recita la Costituzione». (Paolo Ferrario - Avvenire)

Chiamati ad educare

7 Settembre 2023 - Roma - La cronaca delle settimane appena trascorse ha riproposto all’attenzione di tutti la necessità di rinnovare un patto educativo finalizzato alla comprensione delle nuove tecnologie. È un’esigenza richiamata più volte, che non può e non deve essere trasmessa solo dagli eventi negativi. C’è un contesto culturale che cambia costantemente nelle pratiche e nei valori di riferimento. Ci sono linguaggi mediati dai social che vanno oltre le stesse tecniche, influenzando stili di vita. C’è un ambiente che è sempre meno quello che abbiamo conosciuto fino a qualche anno fa. Eppure, nonostante l’evoluzione in corso, la chiamata alla conoscenza – e dunque all’educazione – non può essere elusa. Altrimenti, sarebbe tradimento comunicativo. Ecco, forse conviene ripartire proprio da questa accezione di una comunicazione che sa costruire ponti di comprensione per abitare le varie stagioni della vita. Non è mai troppo tardi. (Vincenzo Corrado)

Padova: da oggi il LetteraMondo Fest!

6 Settembre 2023 - Padova: da oggi il LetteraMondo Fest! Padova – Da oggi torna il festival culturale e letterario realizzato con le otto comunità straniere residenti a Padova protagoniste del progetto “LetteraMondo. Popoli che si narrano“! Il festival culturale e letterario torna con una seconda edizione, questa volta itinerante con nuove comunità straniere e alcune che già “avevamo imparato a conoscere nel 2021”: Albania, Afghanistan, Africa francofona, Brasile, Corno d’Africa, Ex Jugoslavia, Filippine e Ucraina, si legge in una nota pubblicata in internet. Il progetto “LetteraMondo. Popoli che si narrano” promosso dall’Associazione Popoli Insieme e sostenuto dalla Fondazione Migrantes, ha coinvolto le comunità straniere residenti sul territorio padovano con un obiettivo comune: “lasciare loro spazio di raccontarsi alla cittadinanza attraverso la letteratura (e non solo) del proprio Paese d’origine”. Il programma completo su https://www.popolinsieme.eu/notizie/dal-6-al-16-settembre-torna-il-letteramondo-fest/  

Card. Parolin evidenzia il ruolo delle comunità ucraine negli aiuti alla popolazione

6 Settembre 2023 - Roma – Presso le parrocchie e le comunità greco-cattoliche ucraine in tutto il mondo sono stati organizzati centri di raccolta di aiuti umanitari come cibi vestiti e medicine” subito dopo l’inizio della guerra in Ucraina. Lo ha detto il card. Pietro Parolin, segretario di Stato vaticano, all’incontro che si è tenuto ieri con i vescovi greco-cattolici ucraini, riuniti in Sinodo a Roma dal 3 al 13 settembre. Parolin - si legge in un testo diffuso alla stampa dal Segretariato a Roma dell’arcivescovo maggiore – ha lodato l’impegno profuso dalle parrocchie e dalle comunità greco-cattoliche ucraine in Italia e nel mondo per aiutare il popolo aggredito dai russi attraverso la raccolta e l’invio di aiuti umanitari.  In particolare ha citato la comunità di Santa Sofia a Roma, da dove sono partiti oltre cento camion destinati soprattutto agli abitanti delle regioni di Kharkiv e Kherson ed ha evidenziato l’impegno degli operatori che “non hanno risparmiato sé stessi, mettendo in pericolo perfino la propria vita”. “Vescovi e sacerdoti – ha proseguito il card. Parolin – sono rimasti con il proprio gregge nelle zone occupate”: “Siete scesi nel concreto mettendovi alla ricerca di nuovi modi di vicinanza e di accompagnamento pastorale dei fedeli e dell’intera popolazione ucraina, a prescindere dalla sua professione religiosa, per curarne le ferite”, ha aggiunto il porporato. (R.Iaria)

Mons. Tomasi in visita al centro di accoglienza all’ex caserma Serena: “un incontro tra fratelli e sorelle”

6 Settembre 2023 -

Treviso - Un incontro caloroso e fraterno. Ieri mattina il vescovo di Treviso, Michele Tomasi ha visitato il centro di accoglienza straordinaria (Cas) per persone immigrate all’ex caserma Serena di Dosson. Una struttura che, al momento, è la più grande del Veneto, gestita dalla cooperativa Nova Facility, guidata da Gianlorenzo Marinese. I cancelli si sono aperti alle 10, per far entrare il Vescovo, il vice prefetto vicario, Antonello Roccoberton, il sindaco di Treviso, Mario Conte, quello di Casier, Renzo Carraretto e il parroco di Dosson, don Adriano Fardin. Insieme a loro Valerio Delfino e altri rappresentanti della Comunità di Sant’Egidio, che alla Serena promuovono dei laboratori con le donne. Mons. Tomasi e gli altri ospiti hanno visitato i vari uffici e gli spazi comuni, incontrando gli operatori e molti ospiti, soprattutto giovani e mamme con bambini, tra cui un neonato di pochi giorni. Camminando tra le stanze e i viali con i panni stesi al sole ad asciugare si potevano incontrare uomini e donne impegnati nei vari servizi quotidiani. E tutti avevano un sorriso e un saluto per gli “ospiti” che per qualche ora avevano varcato il cancello, entrando nella loro casa. Poi, nel piazzale – giardino il benvenuto e il grazie di Marinese al vescovo. “La Serena sta cercando di far fronte alle richieste continue di accoglienza, insieme alla Prefettura. Noi la consideriamo una stazione di arrivo, dalla quale le persone possono partire con una valigia di esperienze, anche grazie al territorio che abbiamo intorno. Per loro la Serena è casa e paese, ma l’obiettivo è trovare loro una casa quando escono da qui”. Il presidente Marinese ha poi annunciato che il prossimo 20 settembre un gruppo di 50 ospiti saranno ricevuti in udienza da papa Francesco. Il saluto di mons. Tomasi agli ospiti è stato tradotto nelle lingue dei diversi gruppi presenti. Il presule ha ringraziato dell’invito e si è rivolto agli ospiti chiamandoli fratelli e sorelle. “Siamo fratelli e sorelle nella lode all’Altissimo con il quale ci ritroviamo nella preghiera; fratelli e sorelle nella realtà, impegnati a fare al meglio il bene possibile, nel rispondere e nel promuovere la dignità delle persone. Qui dentro questo non si vive solo a parole, ma con i fatti, con il cibo, l’alloggio, le pulizie, la formazione, la cultura, l’accoglienza, il lavoro, la casa, l’integrazione. C’è una vita che pulsa qui, fatta di relazioni, di impegno, di solidarietà. I muri vanno bene quando proteggono, non quando separano. Questa vita che pulsa qui non deve essere separata dal nostro mondo”. Poi, riferendosi al fenomeno migratorio mondiale, ha detto che “è uno dei segni dei tempi che ci siano popoli in migrazione. Possiamo protestare, fare finta che non sia così, ma ci sono persone in movimento nel mondo, e sono fratelli e sorelle: dobbiamo coglierlo come un richiamo e fare tutti bene la nostra parte, perché tutti abbiano il diritto – dovere di vivere in pace, tra persone e culture diverse. Grazie a voi perché ci siete e alle Istituzioni perché ci sono. Faremo tutti qualcosa in più e insieme, anche le comunità cristiane. E lo faranno in collaborazione con i Sindaci, con le Istituzioni, senza paura. Si fa un passo lento per fare un cammino buono insieme, nella concretezza quotidiana. E’ possibile una vita fraterna tra i popoli e tra le persone. Quanto più ci incontriamo e conosciamo, tanto più possono cadere le barriere e possiamo imparare, strada facendo, a volerci bene”. Poi il momento della preghiera: prima quella dell’imam della struttura, poi il Padre nostro guidato dal Vescovo. E una donna ha pregato in inglese dicendo: “Signore, tu conosci i nostri bisogni e i nostri progetti. Chiediamo la tua benedizione attraverso il vescovo Michele”. E proprio il Vescovo ha invocato la benedizione finale, ringraziando il Signore per ogni gesto di umanità, chiedendogli il dono della speranza, di perdonare il male e di toccare i cuori di chi non sa vedere il volto di Dio nelle sorelle e nei fratelli in difficoltà. Alcuni degli ospiti hanno poi proposto dei canti. Al termine, dopo molti scatti dei diversi gruppi insieme al Vescovo e ai responsabili della cooperativa, la consegna di un doppio dono a mons. Tomasi: una stola cucita dagli ospiti e un album che ripercorre la storia della Serena dal 2015 ad oggi, comprese le moltissime nascite dei figli delle donne accolte negli anni: quasi una storia di famiglia.

Nord Est: l’hotspot si farà (ma non subito)

6 Settembre 2023 -

Trieste - Avanti, dunque, con l’accoglienza diffusa. Da Trieste a Treviso. Anche se la cosa fa discutere. A Muggia, l’ultima cittadina sul confine con la Slovenia, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi conferma l’hotspot, ma – premette – se ci saranno le condizioni imprescindibili. Il tema «era in agenda - ha detto - perché se ne parlasse e se ne discutesse. Lo faremo rispettando tutte le sensibilità». Dall’altra parte del Nord Est, intanto, il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi, va in visita all’ex caserma Serena dove incontra 600 profughi insieme al sindaco Mario Conte. E al primo cittadino (leghista, presidente veneto dell’Anci) viene consegnato un elenco di 50 nominativi pronti a mettersi in gioco con qualche lavoro. Pieno il sostegno della diocesi, con lo stesso vescovo che conferma la disponibilità delle parrocchie a cercare in proprio forme di accoglienza.

L’ipotesi hotspot, dunque, frena, sia in Friuli Venezia Giulia che in Veneto. Dopo le contestazioni legate alla possibile scelta di Jalmicco, in Friuli, presso un’ex caserma, l’inquilino del Viminale mette le mani avanti: «Adesso vedremo - ha detto infatti -, ma l’importante è raccogliere le preoccupazioni dei territori, anche se tutto viene fatto nella logica di gestire i flussi al meglio. Questo non è un territorio abbandonato». Sarebbe quindi meglio realizzare le strutture nelle zone di confine, come Trieste? «Sì, le zone di confine sono di valenza nella gestione del fenomeno, però bisogna trovare compatibilità sia di strutture che di luoghi». E’ dunque un progetto imminente – insistono i giornalisti - quello dell’hotspot? «Era ed è in agenda per la discussione» ha risposto il ministro. Accanto a lui, il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, si è limitato a sollecitare che i profughi vengano tolti dalle strade e dalle piazze per una sistemazione finalmente dignitosa. A Treviso, intanto, il sindaco Conte si è visto consegnare dal presidente della Cooperativa “Nova facility”, Gianlorenzo Marinese, che dal 2015 si occupa dell'accoglienza dei profughi presenti all’ex caserma Serena una lista di migranti con indicate le loro competenze lavorative ed esperienze: un modo per far incontrare domanda e offerta di lavoro e arrivare così ad una vera integrazione degli ospiti. Confindustria ed altre categorie economiche hanno già dimostrato la loro disponibilità. L’idea è quella di realizzare una sorta di ufficio di collocamento all'ex Serena. «Dietro queste mura si vede un'ordinata convivenza di persone che ricevono accoglienza, viene rispettata e favorita la loro dignità» ha riconosciuto il vescovo Tomasi che era presente col sindaco. «Cercano di fare il possibile, insieme, per un futuro migliore, per loro e le loro famiglie: è un momento colorato di vita, per me è stato davvero importante venire qui perché è una realtà della Diocesi che è bene che ci sia. E' bene che ci sia l'accoglienza, poi le forme sono tante, dobbiamo aiutarci tutti davvero per essere persone che imparano ad essere fratelli e sorelle di tutti. La fraternità è un impegno, ma è possibile. Non è uno scherzo per nessuno essere qui, ma la maggior parte delle persone vuole imparare e avere la possibilità di farlo». Il prossimo 20 settembre una delegazione di migranti della “Serena” sarà in Vaticano per incontrare papa Francesco. (Francesco Dal Mas - Avvenire)

Viminale: da inizio anno sbarcate 115.284 persone migranti sulle coste italiane

5 Settembre 2023 -
Roma - Sono 115.284 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo il dato fornito oggi dal Ministero degli Interni e aggiornato alle 8 di questa mattina. Di questi 13.970 sono di nazionalità guineana (12%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Costa d’Avorio (13.466, 12%), Tunisia (10.199, 9%), Egitto (8.162, 7%), Bangladesh (7.443, 6%), Burkina Faso (6.397, 6%), Pakistan (6.218, 5%), Siria (4.670, 4%), Camerun (4.031, 4%), Mali (3.907, 3%) a cui si aggiungono 36.821 persone (32%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Sempre secondo i fdati del Viminale fino ad oggi sono stati 11.630 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare.

Sant’Egidio: “Europa aiuti finanziariamente l’Italia nei salvataggi”

5 Settembre 2023 -
Roma - “Basta morti in mare, la priorità è salvare vite umane. L’Europa si disinteressa e scarica tutto sull’Italia. Sui salvataggi in mare l’Europa deve essere messa di fronte alle proprie responsabilità, aiutando finanziariamente l’Italia. I fondi ci sono”: è la prima delle proposte per una immigrazione regolare illustrate oggi da Marco Impagliazzo, presidente della Comunità di Sant’Egidio, in una conferenza stampa a Roma. Impagliazzo ha anche chiesto di “tornare a portare le persone nei porti sicuri più vicini, perché così si aggiunge sofferenza a sofferenza”. “Bisogna smettere di pensare all’immigrazione come ad una emergenza e mettere in campo invece politiche a medio e lungo termine, perché il fenomeno è strutturale”, ha affermato. Anche se i numeri sono alti – 131.000 persone sbarcate da inizio anno – “sono sempre più bassi delle 181.000 persone arrivate nel 2016 con la crisi siriana. L’accoglienza di 5 milioni di ucraini in Europa ha dimostrato che si può gestire bene il fenomeno”. Altra richiesta è l’aumento dei reinsediamenti (o resettlement) di chi fugge dalle guerre: “Le cifre sono ancora troppo basse a causa dell’egoismo di alcuni Paesi europei, che non hanno accolto nessuno”. Per quanto riguarda l’Italia si chiede di favorire l’accoglienza in piccoli centri e diffusa sui territori, dando priorità allo studio della lingua italiana e alla formazione professionale. Un capitolo particolare riguarda i minori non accompagnati, circa 20.000 attualmente nei centri (su 30.000 arrivi): “Un Paese che soffre per la denatalità e lo spopolamento delle aree interne, con mancanza di forza lavoro in alcuni settori, potrebbe investire su questi giovani, favorendo l’inserimento scolastico e l’avviamento al lavoro. Non sprechiamo questa occasione! Altrimenti fuggiranno tutti all’estero o rischieranno di delinquere perché hanno bisogno di mandare soldi alla famiglia”. Impagliazzo ha inoltre invitato a “rendere più rapide” le procedure burocratiche per l’affido di questi minori (attualmente 4.800 sono accolti in famiglie italiane), “tutte buone pratiche da allargare”. Pur apprezzando l’ampliamento del decreto flussi, che prevede 450.000 ingressi dal 2023 al 2025, risulta troppo irrisoria, quindi da aumentare, la quota riservata alle badanti (9.500 ingressi), “sproporzionata alle necessità delle famiglie italiane, visto che la nostra popolazione è sempre più anziana”. Tra l’altro, ha ricordato Impagliazzo, “migliaia di persone che hanno chiesto la regolarizzazione nel 2020 non l’hanno ancora ottenuta per serie problematiche burocratiche, che potrebbero essere superate semplicemente con un decreto”. Un’altra richiesta riguarda il riconoscimento dei titoli di studio conseguiti all’estero, ad esempio per gli infermieri, di cui c’è grande carenza in Italia.

Migranti in Europa: +28% di richieste asilo rispetto al 2022

5 Settembre 2023 - Roma - Le domande di asilo registrate nei paesi dell'Unione europea e in Norvegia e in Svizzera nella prima metà del 2023 sono aumentate del 28% rispetto allo stesso periodo dell'anno precedente, ha annunciato l'Agenzia dell'Ue per l'asilo (Euaa). Tra gennaio e la fine di giugno sono state presentate in questi 29 paesi circa 519.000 domande d'asilo, ha affermato l'Euaa stimando che "sulla base delle tendenze attuali le domande potrebbero superare il milione entro la fine dell'anno".  Siriani, afghani, venezuelani, turchi e colombiani sono i principali richiedenti, rappresentando il 44% delle domande. La richiesta per il primo semestre è la più alta in questo periodo dell'anno dal 2015-2016. In quel periodo, durante l'afflusso di rifugiati in Europa causato in particolare dallo stallo del conflitto in Siria, il numero di domande di asilo aveva raggiunto 1,3 milioni nel 2015 e 1,2 milioni nel 2016. Nel 2022 sono state 994.945. La Germania è il paese che ha ricevuto il maggior numero di domande: il 30% del totale, quasi il doppio di Spagna (17%) e Francia (16%). L'agenzia sottolinea, riferisce l’Ansa,  che a causa di questo aumento molti paesi europei "sono sotto pressione nel trattare le domande" e che il numero di fascicoli in attesa di decisione è aumentato del 34% rispetto al 2022. Circa il 41% delle domande di prima istanza ha ricevuto una risposta positiva. Inoltre, circa 4 milioni di ucraini in fuga dall'invasione russa beneficiano attualmente di protezione temporanea in Ue.

Papa in Mongolia: un Paese che può svolgere “un ruolo importante per la pace”.

5 Settembre 2023 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha concluso il suo 43° viaggio apostolico internazionale che lo ha visto pellegrino nella capitale della Mongolia, Ulaanbaatar. Il viaggio, il primo di un Pontefice in Mongolia, è iniziato venerdì 1° settembre (la partenza da Roma era stata la sera del 31 agosto): in quattro giorni Francesco ha incontrato le autorità del Paese nella capitale Ulaanbaatar e la piccola comunità cristiana locale presso la cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, come pure i leader religiosi locali e gli operatori della “Casa della Misericordia”. Un abbraccio globale ad un Paese, stretto tra Russia e Cina, che – come ha detto il Papa stesso nel suo primo discorso all’autorità – può avere un “ruolo” fondamentale nello scenario internazionale, soprattutto per la pace globale. La visita ha avuto anche l’obiettivo di rivolgere alla piccola, ma vivace comunità cattolica parole di incoraggiamento e di speranza anche per il suo importante contributo nel campo della convivenza e dello sviluppo umano. Nell’incontro con le autorità e il corpo diplomatico nel Palazzo di Stato, il 2 settembre, Papa Francesco, nel suo primo discorso in Mongolia, presentandosi come “pellegrino di amicizia”, ha auspicato: “Voglia il Cielo che sulla terra, devastata da troppi conflitti, si ricreino anche oggi, nel rispetto delle leggi internazionali, le condizioni di quella che un tempo fu la pax mongolica, cioè l’assenza di conflitti. Come dice un vostro proverbio, ‘le nuvole passano, il cielo resta’: passino le nuvole oscure della guerra, vengano spazzate via dalla volontà ferma di una fraternità universale in cui le tensioni siano risolte sulla base dell’incontro e del dialogo, e a tutti vengano garantiti i diritti fondamentali!”. Poi l’appello: “Qui, nel vostro Paese ricco di storia e di cielo, imploriamo questo dono dall’Alto e diamoci da fare insieme per costruire un avvenire di pace”. E ha rimarcato che “la Mongolia non è solo una nazione democratica che attua una politica estera pacifica, ma si propone di svolgere un ruolo importante per la pace mondiale”. Nella cattedrale dei Santi Pietro e Paolo, sempre il 2 settembre, il Pontefice ha incontrato vescovi, sacerdoti, missionari, consacrati e consacrate e operatori pastorali presenti nella Chiesa in Mongolia. Un incoraggiamento alla piccola comunità nelle sue parole: “Fratelli, sorelle, non abbiate paura dei numeri esigui, dei successi che tardano, della rilevanza che non appare. Non è questa la strada di Dio”. Il Santo Padre ha anche elogiato l’impegno in oltre trent’anni in una svariata quantità di iniziative di carità: “Vi incoraggio a proseguire su questa strada feconda e vantaggiosa per l’amato popolo mongolo. Al tempo stesso vi invito a gustare e vedere il Signore, a tornare sempre e di nuovo a quello sguardo originario da cui tutto è nato. Senza di esso, infatti, le forze vengono meno e l’impegno pastorale rischia di diventare sterile erogazione di servizi, in un susseguirsi di azioni dovute, che finiscono per non trasmettere più nulla se non stanchezza e frustrazione”. Una rassicurazione poi alle autorità: “I governi e le istituzioni secolari non hanno nulla da temere dall’azione evangelizzatrice della Chiesa, perché essa non ha un’agenda politica da portare avanti, ma conosce solo la forza umile della grazia di Dio e di una Parola di misericordia e di verità, capace di promuovere il bene di tutti”. Due i momenti salienti di domenica 3 settembre. L’Incontro ecumenico e interreligioso all’Hun Theatre e la messa celebrata nella “Steppe Arena”. L’impegno che il Papa ha chiesto alle diverse fedi, pronte ad offrire la bellezza rappresentata dagli insegnamenti dei “rispettivi maestri spirituali”, è questo: “In società pluralistiche e che credono nei valori democratici, come la Mongolia, ogni istituzione religiosa, regolarmente riconosciuta dall’autorità civile, ha il dovere e in primo luogo il diritto di offrire quello che è e quello che crede, nel rispetto della coscienza altrui e avendo come fine il maggior bene di tutti”. Non solo: “La nostra responsabilità è grande, specialmente in quest’ora della storia, perché il nostro comportamento è chiamato a confermare nei fatti gli insegnamenti che professiamo – ha osservato -; non può contraddirli, diventando motivo di scandalo. Nessuna confusione dunque tra credo e violenza, tra sacralità e imposizione, tra percorso religioso e settarismo. La memoria delle sofferenze patite nel passato – penso soprattutto alle comunità buddiste – dia la forza di trasformare le ferite oscure in fonti di luce, l’insipienza della violenza in saggezza di vita, il male che rovina in bene che costruisce”. E ancora un appello per la pace: “Le tradizioni religiose, nella loro originalità e diversità, rappresentano un formidabile potenziale di bene a servizio della società. Se chi ha la responsabilità delle nazioni scegliesse la strada dell’incontro e del dialogo con gli altri, contribuirebbe in maniera determinante alla fine dei conflitti che continuano ad arrecare sofferenza a tanti popoli”. Nella messa Francesco ha sottolineato che “tutti, tutti noi siamo ‘nomadi di Dio’, pellegrini alla ricerca della felicità, viandanti assetati d’amore” e che “la fede cristiana risponde a questa sete; la prende sul serio; non la rimuove, non cerca di placarla con palliativi o surrogati: no! Perché in questa sete c’è il nostro grande mistero: essa ci apre al Dio vivente, al Dio Amore che ci viene incontro per farci figli suoi e fratelli e sorelle tra di noi”. Alla fine della celebrazione il Pontefice, con un gesto a sorpresa, facendo avvicinare a sé, John Tong Hon e Stephen Chow, l’emerito e l’attuale vescovo di Hong Kong, quest’ultimo cardinale designato che riceverà la porpora nel Concistoro del prossimo 30 settembre, ha rivolto “un caloroso saluto al nobile popolo cinese”. E ha continuato: “A tutto il popolo auguro il meglio, e andare avanti, progredire sempre! E ai cattolici cinesi chiedo di essere buoni cristiani e buoni cittadini”. Nel saluto al termine della messa, anche un ringraziamento alla Mongolia, un popolo particolarmente caro al Papa, come lui stesso ha detto commentando l’indirizzo di omaggio del card. Giorgio Marengo, prefetto apostolico di Ulaanbaatar: “Fratelli e sorelle della Mongolia, grazie per la vostra testimonianza, bayarlalaa! [grazie!]. Dio vi benedica. Siete nel mio cuore e nel mio cuore rimarrete”. E, rivolgendosi ai membri delle altre confessioni cristiane e religioni, ha consegnato questo compito: “Continuiamo a crescere insieme nella fraternità, come semi di pace in un mondo tristemente funestato da troppe guerre e conflitti”. Nell’ultimo giorno del viaggio apostolico, 4 settembre, il Pontefice ha incontrato gli operatori della carità e ha benedetto e inaugurato la Casa della Misericordia, che “si propone come punto di riferimento per una molteplicità di interventi caritativi, mani tese verso i fratelli e le sorelle che faticano a navigare tra i problemi della vita. È una sorta di porto dove attraccare, dove poter trovare ascolto e comprensione. Questa nuova iniziativa, però – ha evidenziato il Santo Padre -, mentre si aggiunge alle numerose altre sostenute dalle varie istituzioni cattoliche, ne rappresenta una versione inedita: qui, infatti, è la Chiesa particolare a portare avanti l’opera, nella sinergia di tutte le componenti missionarie ma con una chiara identità locale, come genuina espressione della Prefettura apostolica nel suo insieme”. E, ha aggiunto, mi piace molto il nome che avete voluto darle: Casa della Misericordia. In queste due parole c’è la definizione della Chiesa, chiamata a essere dimora accogliente dove tutti possono sperimentare un amore superiore, che smuove e commuove il cuore: l’amore tenero e provvidente del Padre, che ci vuole fratelli, ci vuole sorelle nella sua casa”. Francesco ha anche ricordato: “Il vero progresso delle nazioni non si misura sulla ricchezza economica e tanto meno su quanto investono nell’illusoria potenza degli armamenti, ma sulla capacità di provvedere alla salute, all’educazione e alla crescita integrale della gente”. Dopo la cerimonia di congedo in aeroporto, il Papa è partito e, dopo il decollo, ha fatto pervenire al presidente della Mongolia, Khürel Sükh Ukhnaa, un telegramma in cui ha espresso “ancora una volta, il senso di gratitudine” alle autorità e al popolo mongolo “per la calorosa accoglienza e la generosa ospitalità riservatami in questi giorni”. Infine, ha assicurato le sue “continue preghiere per la pace, l’unità e la prosperità della nazione”. (Gigliola Alfaro - Sir)

Frontex: in aumento le migrazioni verso l’Ue

5 Settembre 2023 - Roma – Per il 2023/2024 "è probabile" che le rotte del Mediterraneo orientale e del Mediterraneo centrale "vedranno una maggiore attività migratoria e una proporzione più elevata dei flussi migratori complessivi verso le frontiere esterne dell'Ue". Lo si legge nell'analisi sui rischi per l'anno che verrà di Frontex. "Parte di questo fenomeno - prosegue il rapporto - sarà probabilmente l'uso crescente dei corridoi dalla Turchia, dal Libano e dalla Siria verso il Mediterraneo centrale, che segnerà un'ulteriore sfumatura tra le rotte del Mediterraneo orientale e centrale: questo fenomeno sarà esacerbato dall'aumento dei collegamenti aerei tra le due aree geografiche, che hanno già portato alla registrazione di migranti, come i siriani, tradizionalmente presenti solo nel Mediterraneo orientale, sulle rotte provenienti dalla Libia". "Ai flussi verso nord dalla Libia e dalla Tunisia si aggiungerà un numero crescente di migranti nordafricani e da vari Paesi subsahariani, i cui Paesi devono affrontare previsioni economiche, di sicurezza, di diritti umani e climatiche preoccupanti per il 2023/2024. I fattori che mitigano i flussi di migranti irregolari sono una maggiore cooperazione attraverso il Mediterraneo e un rinnovato impegno bilaterale e multilaterale per consentire alle autorità dei Paesi terzi di prevenire il traffico di migranti sul loro territorio", si legge nel rapporto.