Nord Est: l’hotspot si farà (ma non subito)

6 Settembre 2023 –

Trieste – Avanti, dunque, con l’accoglienza diffusa. Da Trieste a Treviso. Anche se la cosa fa discutere. A Muggia, l’ultima cittadina sul confine con la Slovenia, il ministro dell’Interno Matteo Piantedosi conferma l’hotspot, ma – premette – se ci saranno le condizioni imprescindibili. Il tema «era in agenda – ha detto – perché se ne parlasse e se ne discutesse. Lo faremo rispettando tutte le sensibilità». Dall’altra parte del Nord Est, intanto, il vescovo di Treviso, monsignor Michele Tomasi, va in visita all’ex caserma Serena dove incontra 600 profughi insieme al sindaco Mario Conte. E al primo cittadino (leghista, presidente veneto dell’Anci) viene consegnato un elenco di 50 nominativi pronti a mettersi in gioco con qualche lavoro. Pieno il sostegno della diocesi, con lo stesso vescovo che conferma la disponibilità delle parrocchie a cercare in proprio forme di accoglienza.

L’ipotesi hotspot, dunque, frena, sia in Friuli Venezia Giulia che in Veneto. Dopo le contestazioni legate alla possibile scelta di Jalmicco, in Friuli, presso un’ex caserma, l’inquilino del Viminale mette le mani avanti: «Adesso vedremo – ha detto infatti -, ma l’importante è raccogliere le preoccupazioni dei territori, anche se tutto viene fatto nella logica di gestire i flussi al meglio. Questo non è un territorio abbandonato». Sarebbe quindi meglio realizzare le strutture nelle zone di confine, come Trieste? «Sì, le zone di confine sono di valenza nella gestione del fenomeno, però bisogna trovare compatibilità sia di strutture che di luoghi». E’ dunque un progetto imminente – insistono i giornalisti – quello dell’hotspot? «Era ed è in agenda per la discussione» ha risposto il ministro. Accanto a lui, il presidente della Regione, Massimiliano Fedriga, si è limitato a sollecitare che i profughi vengano tolti dalle strade e dalle piazze per una sistemazione finalmente dignitosa. A Treviso, intanto, il sindaco Conte si è visto consegnare dal presidente della Cooperativa “Nova facility”, Gianlorenzo Marinese, che dal 2015 si occupa dell’accoglienza dei profughi presenti all’ex caserma Serena una lista di migranti con indicate le loro competenze lavorative ed esperienze: un modo per far incontrare domanda e offerta di lavoro e arrivare così ad una vera integrazione degli ospiti. Confindustria ed altre categorie economiche hanno già dimostrato la loro disponibilità. L’idea è quella di realizzare una sorta di ufficio di collocamento all’ex Serena. «Dietro queste mura si vede un’ordinata convivenza di persone che ricevono accoglienza, viene rispettata e favorita la loro dignità» ha riconosciuto il vescovo Tomasi che era presente col sindaco. «Cercano di fare il possibile, insieme, per un futuro migliore, per loro e le loro famiglie: è un momento colorato di vita, per me è stato davvero importante venire qui perché è una realtà della Diocesi che è bene che ci sia. E’ bene che ci sia l’accoglienza, poi le forme sono tante, dobbiamo aiutarci tutti davvero per essere persone che imparano ad essere fratelli e sorelle di tutti. La fraternità è un impegno, ma è possibile. Non è uno scherzo per nessuno essere qui, ma la maggior parte delle persone vuole imparare e avere la possibilità di farlo». Il prossimo 20 settembre una delegazione di migranti della “Serena” sarà in Vaticano per incontrare papa Francesco. (Francesco Dal Mas – Avvenire)