Card. Lojudice: l’immigrazione “non può più essere sinonimo di emergenza”

8 Settembre 2023 – Firenze – “L’immigrazione non può più essere sinonimo di emergenza”. Lo sottolinea, in una nota pubblicato sl sito del settimanale “Toscana Oggi”, il card. Paolo Lojudice, arcivescovo di Siena-Colle Val d’Elsa-Montalcino e vescovo di Montepulciano-Chiusi-Pienza, delegato Migrantes  della Conferenza Episcopale Toscana sottolineando che “non c’è dubbio che il problema esista e che, giorno dopo giorno, stia diventano sempre più grande, ma è anche vero che trattare i flussi migratori solo con l’ottica emergenziale rischia di non mettere bene al centro di ogni sforzo i diritti degli uomini, donne e dei bambini che ogni giorno arrivano nel nostro paese”. Per il porporato “non basta dire li abbiamo accolti. Occorre in uno sforzo congiunto tra istituzioni, chiesa e società civile, capire come questa accoglienza sia veramente a misura di uomo e come si possa favorire una reale integrazione di queste persone. Non penso – ha aggiunto – sia utile investire solo su dei grandi parcheggi- come li chiamo io – di tante persone che non hanno più nulla e che fuggono dai loro paesi”. Molti centri di prima e seconda accoglienza rischiano di diventare “solo delle gabbie senza una vera integrazione e senza quello spirito di umanità e vicinanza che deve animare ogni azione nell’accoglienza. La Chiesa – ha quindi sottolineato il delegato Migrante dei vescov della Toscana – dal conto suo è da sempre in prima linea su questo. Penso allo sforzo di tutte le diocesi italiane e in particolare di quelle della Toscana”. Dopo aver citato alcuni dati nazionali il card. Lojudice si sofferma su quelli della Toscana dove sono presenti, al 31 agosto, 7759 persone nei centri di accoglienza di diversa natura e 1178 nei centri SAI. In totale 9557 persone. “Un crescendo di numeri – sottolinea – che nascondono la storia e la vita di migliaia di uomini, donne e bambini che hanno un nome, tante sofferenze, ma anche una speranza e ai quali dobbiamo garantire un futuro che vada oltre il ‘parcheggio’ in una struttura”. Possono essere tante le iniziative da mettere in campo come quella di Chiusi dove in una struttura sequestrata alla mafia verranno accolti a breve trenta migranti: “benissimo. Ma ripeto, oltre ai luoghi e alle persone, sono importanti le modalità dell’accoglienza, anche nel rapporto con la comunità, coinvolgendola e preparando ogni situazione. Mi viene da dire che questa accoglienza va fatta anche con il cuore. Non si può pensare di catapultare in una realtà grande o piccola un centro di accoglienza per migranti senza avere coinvolto i cittadini, senza averli informati e formati. Senza questo passaggio non possiamo parlare d’integrazione, ma solo di emergenza. Ma non basta a tutelare questa umanità sofferente. Il nostro Paese – conclude il card. Lojudice – la nostra regione da sempre sono un simbolo dell’accoglienza e dell’integrazione. Occorre uno sforzo di tutti su questo”. (Raffaele Iaria)