Primo Piano
Sentieri d’altura
Corridoi umanitari: arrivati oggi a Roma 20 afghani
Ritrovare il senso
Papa Francesco ai settimanali cattolici: promuovere strumenti che proteggono tutti
Liberi di scegliere se migrare o restare: a Szombathely l’incontro dei vescovi e delegati nazionali per le migrazioni
Il Tavolo Asilo: accordo Italia-Libia illegittimo e va revocato
Roma - Una bocciatura senza appello. Il protocollo sui migranti tra Italia e Albania va revocato dal governo. Se proseguirà l’iter, è l’appello del tavolo Asilo e Immigrazione, non deve essere approvato. Perché «si pone in contrasto con la normativa nazionale, internazionale ed europea, e comporta il rischio di gravi violazioni dei diritti umani». Il cartello di associazioni laiche e cattoliche ha presentato in una conferenza stampa un documento sulle gravi criticità del testo. «Le persone soccorse dalle autorità italiane - ricordano le associazioni - sono sotto la giurisdizione italiana già quando sono fatte salire sulla nave italiana e non possono essere trasferite in un altro Stato prima che la loro richiesta d'asilo e le situazioni individuali siano esaminate». L'accordo, invece, «getta le basi per la violazione del principio di non respingimento e per l'attuazione di pratiche di detenzione illegittima». Tra i punti più critici c'è «l’applicazione extraterritoriale di norme Ue, non consentita dal diritto europeo. In Albania, non facente parte dell'Unione, non può trovare applicazione il diritto dell’Ue». Inoltre, nonostante le assicurazioni verbali di Tajani, «nel protocollo non c’è menzione né dell'esclusione delle persone minori e vulnerabili dal trasferimento in Albania, né delle procedure per il corretto accertamento dell'età e la tempestiva individuazione e presa in carico delle vulnerabilità prima dell’arrivo o all’interno dei centri, fatto che si porrebbe in aperta violazione della direttiva 2013/32/Ue». Non è poi chiaro «se i centri da realizzarsi in Albania saranno destinati alle procedure di esame delle domande di protezione internazionale e in particolare alle procedure di frontiera o al rimpatrio, ma alle persone condotte nei centri sarebbe impedito intanto di uscire, subendo di fatto un regime di detenzione automatica e prolungata, senza una chiara base legale». E la possibilità di controllo giurisdizionale «è compromessa», così come «non è garantito il diritto di difesa per l'impossibilità di beneficiare di un legale». Opacità anche sull'impegno di spesa: si parla solo di 16,5 milioni di euro dati a Tirana «a titolo di anticipo», ma «la messa in opera di un centro interamente realizzato in Albania avrà costi molto superiori a quelli che servirebbero per sostenere uno stesso ampliamento del sistema di accoglienza in Italia».
Viminale: da inizio anno sbarcate 150.777 persone sulle nostre coste
Migrantes Brescia: il 23 novembre la presentazione del Rapporto Immigrazione
Immigrazione: domani il X anniversario della “Carta di Siena”
Viminale: da inizio anno sbarcate 149.751 migranti sulle coste italiane
Fisc: da giovedì l’assemblea nazionale
Tavolo Asilo: domani conferenza stampa sull’accordo Italia-Albania
Corridoi umanitari: dai campi profughi del Libano a Comiso
Comiso - Giunta attraverso i corridoi umanitari, una famiglia di rifugiati siriani – una coppia con i loro figli di 10 anni e quattro mesi –, è stata “adottata” dalla città di Comiso. Alcune famiglie e associazioni della parrocchia Santa Maria delle Stelle hanno aderito al progetto “Operazione Colomba”, promosso dalla Comunità di Sant’Egidio, con vari partner come la Chiesa Valdese e la Papa Giovanni XXIII. Tante le sigle associative che sostengono l’iniziativa: l'Ufficio Migrantes, il gruppo Agesci Comiso 1, la Società San Vincenzo de’ Paoli, l’Azione Cattolica, l’associazione Yhomisus, la Fondazione San Giovanni Battista, il Centro missionario diocesano. Collaborano anche l’associazione islamica “Al – Zaytouna” e il comune di Comiso. Una società sportiva, l’Ardens ha messo a disposizione il pulmino che è partito per Roma per condurre a Comiso la famiglia siriana. Venerdì scorso, nel salone della chiesa di Sant’Antonio, la famiglia Tamer è stata presentata alla città. L’iniziativa è stata denominata “Un soffio di pace … tra venti di guerra”. A presentare il progetto sono stati don Innocenzo Mascali, parroco di Santa Maria delle Stelle, don Fabio Stracquadaini, parroco della chiesa Madonna delle Grazie, Abdelhamid Jebari, presidente dell’associazione islamica “Al – Zaytouna” di Comiso/Vittoria. Di rilievo, la collaborazione della comunità islamica di Comiso. La famiglia Tamer è musulmana. Il presidente della comunità Al Zaytouna, Abdelhamid Jebari lavora fianco a fianco con la parrocchia. “Tutti invochiamo la pace, ma bisogna fare gesti concreti di pace”, afferma Jebari. “L’accoglienza della famiglia Tamer è un gesto concreto di bene vissuto nella città di Comiso, un’esperienza bellissima. Ci siamo trovati nella loro casa per condividere il pasto pregando insieme. Per loro la parrocchia cristiana e la comunità islamica sono un punto di riferimento”.