Il Tavolo Asilo: accordo Italia-Libia illegittimo e va revocato

22 Novembre 2023 –

Roma – Una bocciatura senza appello. Il protocollo sui migranti tra Italia e Albania va revocato dal governo. Se proseguirà l’iter, è l’appello del tavolo Asilo e Immigrazione, non deve essere approvato. Perché «si pone in contrasto con la normativa nazionale, internazionale ed europea, e comporta il rischio di gravi violazioni dei diritti umani». Il cartello di associazioni laiche e cattoliche ha presentato in una conferenza stampa un documento sulle gravi criticità del testo. «Le persone soccorse dalle autorità italiane – ricordano le associazioni – sono sotto la giurisdizione italiana già quando sono fatte salire sulla nave italiana e non possono essere trasferite in un altro Stato prima che la loro richiesta d’asilo e le situazioni individuali siano esaminate». L’accordo, invece, «getta le basi per la violazione del principio di non respingimento e per l’attuazione di pratiche di detenzione illegittima». Tra i punti più critici c’è «l’applicazione extraterritoriale di norme Ue, non consentita dal diritto europeo. In Albania, non facente parte dell’Unione, non può trovare applicazione il diritto dell’Ue». Inoltre, nonostante le assicurazioni verbali di Tajani, «nel protocollo non c’è menzione né dell’esclusione delle persone minori e vulnerabili dal trasferimento in Albania, né delle procedure per il corretto accertamento dell’età e la tempestiva individuazione e presa in carico delle vulnerabilità prima dell’arrivo o all’interno dei centri, fatto che si porrebbe in aperta violazione della direttiva 2013/32/Ue». Non è poi chiaro «se i centri da realizzarsi in Albania saranno destinati alle procedure di esame delle domande di protezione internazionale e in particolare alle procedure di frontiera o al rimpatrio, ma alle persone condotte nei centri sarebbe impedito intanto di uscire, subendo di fatto un regime di detenzione automatica e prolungata, senza una chiara base legale». E la possibilità di controllo giurisdizionale «è compromessa», così come «non è garantito il diritto di difesa per l’impossibilità di beneficiare di un legale». Opacità anche sull’impegno di spesa: si parla solo di 16,5 milioni di euro dati a Tirana «a titolo di anticipo», ma «la messa in opera di un centro interamente realizzato in Albania avrà costi molto superiori a quelli che servirebbero per sostenere uno stesso ampliamento del sistema di accoglienza in Italia».