Primo Piano

Stranieri in Italia: presentato oggi Coordinamento italiano delle diaspore

6 Dicembre 2023 - Roma – E’ stata presentata questa mattina, nella sede dell’agenzia Dire a Roma la rete di oltre 100 associazioni che hanno dato vita al Coordinamento italiano delle diaspore, nuova rete per la cooperazione internazionale. A presentare l’iniziativa i rappresentati del coordinamento e Laurence Hart, direttore per il Mediterraneo dell'Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) che li ha incoraggiati a “sparigliare, a trovare forme nuove di coinvolgimento" spiegando che questa rappresenta “una buona pratica italiana alla quale l'Europa può ispirarsi". Una iniziativa che coinvolgere oggi realtà presenti in nove regioni italiane (Piemonte, Lombardia, Liguria, Trentino, Friuli-Venezia Giulia, Lazio, Puglia, Sicilia e Sardegna) con l’obiettivo di essere presenti in tutte le regioni. Presidente del coordinamento è Bertrand Mani Ndongbou, originario del Camerun e vice presidente Ana Estrela di origini brasiliane. Durante la presentazione è stato sottolineato il ruolo delle comunità straniere in Italia, preziose anche per l'apporto dei figli dei migranti, molti dei quali nati in Italia, “nuovi italiani” che crescono e studiano qui. Durante l’incontro è stato annunciata la data del quinto Summit nazionale delle diaspore che si svolgerà a Roma – su iniziativa di Le Reseau e di Oim e con il supporto della Direzione generale per la cooperazione allo sviluppo (Dgcs) e dell'Agenzia italiana per la cooperazione allo sviluppo (Aics) - il prossimo 10 febbraio e che vedrà il coinvolgimento del Coordinamento appena nato. "Siamo arrivati qui – ha detto il presidente del coordinamento - dopo sette anni di incontri e discussioni” e dobbiamo ora vedere “cosa possiamo fare insieme, perché finalmente, nello spirito della legge, le diaspore siano parte della cooperazione internazionale". (Raffaele Iaria)

Firmato un Memorandum per l’inclusione socio-economica dei rifugiati

6 Dicembre 2023 - Roma -  Lo scorso 30 novembre il presidente del Consiglio nazionale del Notariato, la rappresentante dell’Unhcr per l’Italia, la Santa Sede e San Marino, hanno sottoscritto un memorandum per l'inclusione sociale ed economica dei rifugiati in Italia e per la tutela dei loro diritti fondamentali, in sintonia con gli obiettivi di sviluppo sostenibile fissati dall’Agenda 2030 delle Nazioni Unite. Il memorandum è finalizzato ad agevolare l’integrazione a partire da una tabella di marcia precisa che prevede la messa in campo di una attività di consulenza erogata dai notai su più fronti. Si tratta di attività utili a raggiungere obiettivi minimali ma necessari per la vita quotidiana. Sarà attivato anche un indirizzo mail dedicato a cui potranno rivolgersi gli utenti che necessitano di assistenza. Il protocollo, infatti, individua azioni mirate a "realizzare attività di consulenza in particolare nelle seguenti aree: autentica di fotografia, di documento, o della traduzione dello stesso, iscrizione anagrafica, documentazione necessaria per contrarre matrimonio, ricongiungimento familiare, cittadinanza, riconoscimento titoli di studio; conferimento di procura; primo orientamento in ambito societario (aprire o aderire ad un'impresa/società)", nonché "diffondere materiale informativo multilingue sulle principali aree in cui i notai italiani possono assistere i rifugiati nel loro percorso di integrazione sociale ed economica", e "realizzare iniziative di comunicazione congiunte. Il Memorandum sarà presentato nel corso del Global Refugee Forum che si terrà a Ginevra dal 13 al 15 dicembre 2023, assemblea che tratterà di impegni concreti e iniziative per promuovere la condivisione delle responsabilità per una sempre maggiore inclusione e supporto ai rifugiati. (Alessandro Pertici)

Nasce il Primo Coordinamento Italiano delle Diaspore:  oggi la presentazione a Roma

6 Dicembre 2023 - Roma - Il ruolo chiave delle diaspore nello sviluppo delle politiche di cooperazione italiane verrà finalmente riconosciuto e istituzionalizzato grazie alla nascita del Coordinamento Italiano delle Diaspore per la Cooperazione Internazionale che sarà presentato a Roma oggi nel corso di una conferenza stampa. Il mandato del Coordinamento Italiano delle Diaspore riguarderà attività di Cooperazione allo Sviluppo e di Educazione alla Cittadinanza Globale. Questo risultato è il frutto di un percorso avviato nel 2022 con il lancio del progetto “DRAFT the future! Towards a diaspora forum in Italy”, finanziato dalla Cooperazione Italiana allo Sviluppo e implementato dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) insieme all’Associazione Le Réseau. L’iniziativa, lanciata nel 2022 come continuazione ed evoluzione ideale del progetto “Summit Nazionale delle Diaspore”, ha coinvolto - spiegano i promotori - oltre 100 organizzazioni delle diaspore attraverso incontri regionali su tutto il territorio italiano, finalizzati a raccogliere input circa meccanismi di coordinamento delle stesse organizzazioni a livello nazionale.  Dal punto di vista organizzativo il Coordinamento sarà composto dalle reti regionali nate durante gli anni di implementazione del progetto “Summit Nazionale delle Diaspore”.  

Primi due click day: già 320mila richieste

6 Dicembre 2023 - Roma - Le richieste di lavoratori stranieri registrate sul sito del ministero dell’Interno sono già ben oltre i posti messi a disposizione nel maxi decreto flussi del governo, che ammontano a 136mila per il 2023 e a 452mila per l’intero triennio. La conferma arriva dai primi dati diffusi dal Viminale: sabato 2 e lunedì 4 dicembre 2023 sono scattati i primi due click day previsti dal decreto flussi 2023, le cui procedure riguardano, complessivamente, 52.770 quote di ingresso. Sabato - fa sapere il Viminale - non appena è scattato l’orario di immissione, nei primi quattro minuti dall’avvio sono state trasmesse, per il lavoro subordinato non stagionale, «50.576 istanze rispetto alle 39.030 quote previste». Poi le immissioni sono continuate (è possibile registrare le domande fino al 31 dicembre) e al momento le domande inoltrate sono 242.826.

Giubileo: i “rosari del mare” opera di migranti tra le iniziative sociali

6 Dicembre 2023 -

Roma - «Gratuità, giustizia, perdono». Sono queste le tre parole tipiche che «risuonano nell’anno giubilare». Lo ha ricordato il cardinale Mauro Gambetti, arciprete della basilica vaticana, vicario generale del Papa per la Città del Vaticano e presidente della Fabbrica di San Pietro, nella conferenza stampa di presentazione delle «azioni di carattere sociale» della basilica di San Pietro in preparazione al Giubileo. Due in particolare, rivolti a persone rifugiate e carcerate: i “Rosari del mare”, in collaborazione con la Fondazione Casa dello Spirito e delle Arti, e un programma di reinserimento lavorativo di detenuti, in collaborazione con l’Associazione Seconda Chance. Il progetto "Rosari del mare" impiega persone rifugiate nella produzione di rosari destinati all'acquisto da parte dei pellegrini che giungono nella Basilica di San Pietro. Il materiale utilizzato per i rosari è il legno delle imbarcazioni dei migranti che hanno attraversato il Mediterraneo per raggiungere le coste italiane in cerca di salvezza. I rosari vengono completati e assemblati presso la Fabbrica di San Pietro da due persone rifugiate, assunte dalla Cooperativa sociale Casa dello Spirito e delle Arti, il cui presidente e fondatore è Arnoldo Mosca Mondadori, e vengono consegnati ai negozi della Basilica di San Pietro. Le fasi precedenti del lavoro si svolgono in alcuni istituti penitenziari di Milano, Monza e Roma. A Milano Opera, due persone smontano le barche e preparano il legno per le diverse parti che comporranno il rosario. Le croci vengono realizzate presso la Casa Circondariale di Monza e il Carcere di Rebibbia. Una piccola parte del lavoro viene inoltre svolta da persone senza fissa dimora presso l'Opera Cardinal Ferrari di Milano. Il primo rosario prodotto è stato donato al Papa. Il ricavato della vendita dei rosari sostiene le persone rifugiate e detenute.

Gambia-Civitavecchia: l’odissea di Alieu

6 Dicembre 2023 -

Civitavecchia -  Alieu, 17 anni, viene dal Gambia, da dove è partito a 13 anni, e ha provato tre volte a imbarcarsi in Libia per arrivare in Italia. Ha pagato ogni volta. Ma ogni volta è stato fermato, arrestato e sbattuto in una prigione/lager libica. «È stata un’esperienza molto dolorosa. Mi picchiavano per avere soldi e il cibo era poco e cattivo».  Al quarto tentativo Alieu ce l’ha fatta. Era il 16 febbraio, dopo 6 ore di navigazione la barca con 110 persone è stata soccorsa dalla Life Support di Emergency. Porto di sbarco assegnato Civitavecchia, altri 3 giorni di navigazione, dove sono arrivati il 19 febbraio scorso. Lo abbiamo incontrato della sede della Comunità “Il Ponte” di Civitavecchia, fondata 45 anni fa da don Egidio Smacchia, uno dei sacerdoti che per primi capirono il dramma della droga e si rimboccarono le maniche con fatti concreti, operando sulla strada. Dal 2017 don Egidio non c’è più, ma continua la sua opera accanto ai più fragili, dai tossicodipendenti ai giocatori d’azzardo patologici, dalle mamme con minori ai malati di Aids. Non solo per risolvere i problemi ma per prevenirli, soprattutto per i più giovani. Tre strutture residenziali, una di accoglienza per minori con 24 ragazzi, una comunità sempre per minori che ne ospita altri 40, una per donne con minori con 10 mamme con altrettanti figli. E poi l’ultimo sogno di don Egidio, la casa “Formica” inaugurata nel 2018, che segue famiglie e adolescenti, inviati dai servizi sociali e dal tribunale, circa 80 utenti, compreso uno sportello di informazione e cura per l’azzardo, oltre a un ostello gestito da donne che hanno completato il percorso. Davvero una bella realtà. Da febbraio ospita anche i minori non accompagnati, rispondendo alla richiesta dell’amministrazione comunale dopo gli sbarchi delle navi Ong costrette a raggiungere il porto laziale. «Abbiamo risposto di sì ma abbiamo capito che potevamo fare più della sola accoglienza, cioè costruire con loro per integrarsi». Così agli 8 ragazzi attualmente ospitati (in questi mesi sono stati 17) hanno fatto alfabetizzazione, sport, sia in palestra che in piscina («Alcuni non sanno nuotare»). Con la collaborazione di alcune associazioni sportive. Tante occasioni per fare nuove amicizie, anche come animatori dei campi estivi che “Il Ponte” organizza. «Non c’è nessuna discriminazione». E appena avranno imparato l’italiano si partirà con iniziative di introduzione al lavoro. Alieu l’italiano lo ha già imparato bene, conosce 7 lingue, inglese, francese e vari idiomi africani. «È molto intelligente, lo chiamiamo “capo famiglia” perché non sgarra mai, è il più preciso», ci raccontano Gabriella e Veronica, la prima responsabile di “Formica”, la seconda dell’accoglienza dei minori immigrati. A seguire i ragazzi è Riccardo che da ospite del “Ponte”come dipendente da sostanze, ora è diventato operatore dell’associazione. «Con loro è stato amore a prima vista. Ormai sono parte di loro, sono il fratello maggiore. Alieu come tutti i ragazzi gambiani è molto educato, rispettano le regole». Ma torniamo a Alieu che con un ottimo italiano ci racconta la sua lunga storia, lunga malgrado la giovane età. Comincia a lavorare a 11 anni come piastrellista. «Tanti bambini lavorano in Gambia, lavorano tutto il giorno ma vengono pagati poco». Così Alieu a 13 anni parte in autostop. Prima tappa il Senegal, dove resta 2 mesi, sempre facendo il piastrellista. Poi riparte. «Ho fatto un lungo viaggio nel deserto, in auto e a piedi. Anche 10 ore di notte per evitare le ore più calde». Arriva così in Libia, dove rimane 3 anni. Prova a partire ma viene bloccato. Si fa 6 mesi di carcere a Zawiya, altri 3 mesi a Tripoli, e un mese e mezzo nuovamente a Zawiya. Violenze, cibo scarso e pessimo, nessuna possibilità di contattare la famiglia. Poi grazie a “un poliziotto arabo”, sale sulla barca giusta, in tutto 110 persone. «I trafficanti sono libici, gli scafisti somali», ci rivela. Per fortuna dopo poche ore viene soccorso da Emergency. «Quando ho visto la nave sono stato molto contento», sorride ricordando quel momento di 10 mesi fa. Poi dopo 3 giorni l’arrivo a Civitavecchia. «Ho chiamato casa da qui, non sentivo la mia famiglia da più di un anno. Ormai pensavano che fossi morto». Ora, assicura, «sono molto contento di essere qui. Voglio restare in Italia » sorride, raccontandoci che fa il tifo per la Roma. Gli chiediamo se ha saputo della strage di Cutro. «L’ho saputo e ho pensato che siamo stati fortunati». Ma non cambierebbe le sue scelte. «Ho provato a partire quattro volte perché la Libia è molto più pericolosa. Sapevo che il viaggio in mare era pericoloso ma in Libia la morte era sicura». Ora invece è tranquillo, e anche la sua famiglia. «Abbiamo sentito la mamma al telefono, ci dice sempre “grazie”, non sono più preoccupati. E noi le diciamo che sono bravi ragazzi», ci raccontano gli operatori. Un clima sereno dopo tante sofferenze, un clima di amicizia. «Tutti i venerdì vanno a pregare ma partecipano anche alle nostre celebrazioni. E alla fine del Ramadan hanno pranzato coi ragazzi italiani, cucinando loro. E alla fine si sono alzati e hanno ringraziato di aver condiviso la festa». E gli italiani li chiamano già con soprannomi: Cous cous, Bax, Sixnine, Giallo e Al, ovviamente Alieu. (A.Maria Mira - Avvenire)

Il Presepio

5 Dicembre 2023 - Roma - In Avvento, ha un significato unico e profondo e dà forma tangibile alla nostra attesa del Natale la preparazione del Presepio. Una tradizione che proprio quest’anno festeggia un anniversario importante: sono, infatti, trascorsi esattamente 800 anni da quel Natale del 1223, in cui Francesco d’Assisi, reduce dalla Terra Santa, vide nelle grotte del paesino laziale di Greccio una somiglianza con Betlemme e manifestò il geniale desiderio di rievocare tangibilmente in quel luogo la nascita di Gesù. Già il 1° dicembre 2019, Papa Francesco, in occasione della sua visita al Santuario di Greccio, ci ha donato una breve quanto intensa lettera apostolica (Admirabile signum), in cui incoraggia i nonni, i genitori e tutte le famiglie a tenere vivo questo “esercizio di fantasia creativa” che è allestire il presepe: Comporre il presepe nelle nostre case ci aiuta a rivivere la storia che si è vissuta a Betlemme. Naturalmente, i Vangeli rimangono sempre la fonte che permette di conoscere e meditare quell’Avvenimento; tuttavia, la sua rappresentazione nel presepe aiuta a immaginare le scene, stimola gli affetti, invita a sentirsi coinvolti nella storia della salvezza, contemporanei dell’evento che è vivo e attuale nei più diversi contesti storici e culturali. In modo particolare, fin dall’origine francescana il presepe è un invito a “sentire”, a “toccare” la povertà che il Figlio di Dio ha scelto per sé nella sua Incarnazione. E così, implicitamente, è un appello a seguirlo sulla via dell’umiltà, della povertà, della spogliazione, che dalla mangiatoia di Betlemme conduce alla Croce. (cfr. n.3). In molti borghi e presso non poche parrocchie si usa ancora organizzare presepi viventi secondo l’intuizione francescana e così “vedere con gli occhi del corpo i disagi” (questa l’espressione dell’assisiate) in cui si è trovato Gesù appena nato, ma è con lo stesso spirito che milioni di famiglie nel mondo in questi giorni preparano il loro presepe che inevitabilmente sarà diverso da ogni altro presepe eppure rievoca lo stesso evento di salvezza di un Dio che si fa uomo in un bambino avvolto in fasce, in una mangiatoia. In latino “mangiatoia” si dice proprio presepio e ciò richiama, oltre che al mistero dell’Incarnazione a quello strettamente connesso dell’Eucarestia. Già a Betlemme, la “casa del pane”, scorgiamo la volontà di Dio che il Figlio si doni a noi con il suo corpo: quanta profondità di mistero! Eppure la rappresentazione plastica del presepio si affianca a questa verità teologica attraverso la bellezza e lo stupore, vie privilegiate per i cuori e le menti più semplici. In ogni casa in cui ci siano dei figli ancora piccoli, o degli adulti che si ricordino di essere stati bambini, tutti sanno dov’è riposto l’occorrente per l’allestimento messo via con cura un anno prima. Possono essere antichi e monumentali, dal grande valore artistico o moderni e simbolici… Si differenziano i materiali, gli sfondi, le scenografie, i modi di riprodurre il cielo stellato; le statuine mutano di foggia a seconda delle città e delle nazioni, sono tante o poche, rappresentano la sacra famiglia, gli angeli, i pastori, ma anche tanti uomini e donne intenti nelle più diverse attività quotidiane… Attraverso il presepe, di generazione in generazione si trasmette la genuinità della fede in quell’evento di salvezza sempre nuova: Gesù viene nelle nostre case, così come noi andiamo da lui, immedesimandoci chi in uno, chi in un altro dei tanti personaggi che nella nostra rappresentazione si avvicinano a quel bambino appena nato. Tutte le case in cui un presepe, con le sue piccole luci, attrae l’attenzione di chi entra, divengono davvero chiese domestiche ed è bello fermarsi per almeno qualche secondo di contemplazione. Quel manufatto è il frutto della collaborazione di tutti e anche chi dispone una pecorella in ultima fila dà un contributo che ha il suo valore! Il presepio ci comunica la verità di un Dio che nel nascondimento, senza clamore, continua a tessere i fili della storia e infonde fiducia anche nell’uomo più scoraggiato. Avvicinandosi a quel bambino nella mangiatoia, con le parole poetiche di don Angelo Casati “è come se il buio non fosse più buio”. (Giovanni M. Capetta)  

Click day: picco di domande per le badanti

5 Dicembre 2023 - Roma - Più di 86mila domande già precompilate a fronte di 9.500 posti disponibili. È scattato ieri alle 9 il click day per l’ingresso in Italia di colf e badanti provenienti da Paesi extra Ue. Una possibilità prevista dal decreto flussi. Il boom di richieste ha mandato in tilt il portale. Il click day per colf e badanti è il secondo appuntamento dopo quello di sabato scorso dedicato al “lavoro non stagionale” e quello del 12 dicembre riservato agli stagionali. La quota stabilita dal decreto flussi 2023 prevede in tutto l’arrivo di 136mila lavoratori non comunitari.

Londra: giro di vite sull’arrivo di stranieri

5 Dicembre 2023 - Londra - Nuova stretta del governo britannico contro l'immigrazione. L'annuncio dato ieri dal ministro degli Interni, James Cleverly, non riguarda gli arrivi irregolari ma i cittadini di ogni Paese del mondo che chiedono un visto per lavorare nel Regno Unito. A partire dalla prossima primavera i permessi verranno concessi - spiega oggi il quotidiano Avvenire -  solo a chi dimostrerà di avere già in tasca un contratto di almeno 38mila sterline (più di 45mila euro). La soglia minima dell'era post Brexit tutt'ora in vigore è di 26mila: ciò significa un ostacolo che raddoppierà la misura anche per molti europei (italiani compresi). L'unica eccezione alla nuova regola è concessa a chi è stato assunto per lavorare nel sistema sanitario nazionale. Fa discutere, tuttavia, la decisione di negare a medici, infermieri e addetti ai servizi di cura di nazionalità non europea, i cosiddetti "overseas", la possibilità di trasferirsi Oltremanica con la famiglia al seguito. Restrizione contemplata già da gennaio anche per gli studenti universitari di primo livello. È la linea dura con cui l'esecutivo di Rishi Sunak tenta di abbassare il tasso di migrazione netta che nel 2022 è salito a livelli record (750mila) inaccettabili per i Tory. La mossa è anche l'unica in cui è rimessa la speranza di risalire la china dei sondaggi che danno il partito ai minimi storici.

Cei: più di 11 milioni di euro per sostenere donne, bambini e poveri

4 Dicembre 2023 -
Roma - Sanità, educazione, promozione sociale con una particolare attenzione alle donne, ai bambini e alle persone con disabilità. Sono questi gli ambiti principali dei progetti approvati dal Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli nella riunione del 24 e 25 novembre scorso. Si tratta di 53 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 11.088.174 così suddivisi: € 6.991.622 per 27 interventi in Africa, € 1.755.898 per 12 interventi in America Latina; € 1.476.177 per 9 interventi in Asia, € 543.065 per 4 interventi in Medio Oriente e € 1.321.412 per 1 intervento in Europa. Tra i progetti più significativi, otto saranno realizzati in Africa: In Burkina Faso, le figlie di San Camillo, che nella città di Ouagadougou gestiscono il centro medico “Saint Camille” (nel 2022 ha erogato 60mila visite ambulatoriali, 1.132 parti, 8600 ecografie, 30.000 esami di laboratorio), costruiranno ed equipaggeranno un nuovo reparto di radiologia. In Madagascar le suore francescane di Maria, per migliorare il servizio offerto dall’ospedale Policlinico San Francesco di Assisi, acquisteranno nuovi dispositivi sanitari per il blocco operatorio. In Cameroun, la diocesi di Edea amplierà l’offerta formativa professionale e tecnica rivolta ai giovani del villaggio di Mogong: per loro saranno costruiti un dormitorio e un laboratorio d’informatica e verrà avviata un’attività di piscicoltura. A Capo Verde, la diocesi di Santiago de Cabo Verde realizzerà un Centro educativo per prevenire l’abbandono familiare e scolastico di bambini e giovani che abitano nella Baia de Alcatraz, quartiere di São Domingos, zona periferica, altamente popolata con un alto tasso di povertà e di abbandono scolastico (aumentato nel 2022-23 del 17,7%). In Sud Sudan, a Maker Kuei, nella diocesi di Rumbek, le suore dell’Istituto della Beata Vergine Maria (conosciute come le Dame Inglesi) intendono sostenere e promuovere l’accesso delle ragazze ad un’istruzione di qualità. Nella Repubblica Democratica del Congo, le Suore Oblate delle Assunzione costruiranno un Centro per accogliere gli orfani di Beni in un ambiente sicuro e protetto, fornendo loro assistenza di base e educazione. In Tanzania, “L’Africa Chiama ODV” supporterà i bambini disabili della regione di Iringa, potenziando l’accesso ai servizi sanitari e riabilitativi, attraverso la diffusione di un sistema di prevenzione e diagnosi precoce a livello regionale e la partecipazione attiva delle famiglie. In Etiopia, C.V.M (Comunità Volontari per il Mondo) migliorerà l’accesso alle fonti di acqua pulita per le strutture igienico-sanitarle di base nei distretti di Besketo, Semen Ari-e-Geze-Gola e sensibilizzerà le comunità sull’importanza delle pratiche igienico-sanitarie per ridurre il rischio di trasmissione di malattie. Sono previsti interventi di costruzione o riabilitazione di sistemi idrici, di formazione, di sviluppo di piccole cooperative e di nuove attività generatrici di reddito. Dei 12 progetti finanziati nel Continente latino-americano, grande rilevanza assume quello promosso in Brasile dalla diocesi di Paraiba che, nel quartiere di Taquara, costruirà il Centro sociale Sao Jose per dare ai giovani la possibilità di frequentare corsi professionali; il tutto per contrastare fenomeni come il disagio sociale, il traffico di droga e la prostituzione. In Colombia, a Medellin, le Suore Oblate del S. Redentore aiuteranno le donne vittime di prostituzione e tratta con strumenti di formazione finalizzati a raggiungere una autonomia personale ed economica. Il progetto si svolge in sinergia con le autorità locali e con il “Centro di Attenzione nell’Area Giuridica e Psicologica” dei Padri Francescani dell’Università di San Buenaventura e del National Learning Service (SENA). Nel Continente asiatico, uno dei progetti vedrà la luce in Bangladesh: le suore Salesiane, che da quattro anni hanno istituito un “Collegio Infermieristico” per formare 200 giovani infermieri, amplieranno la struttura del “Nursing College di Mymensingh” che ha come destinatari i più poveri e vulnerabili della comunità adivasi. In India, ad Harmoti, in Assam, la diocesi di Saint John Chrysostom of Gurgaon dei Siro-Malankaresi costruirà una nuova scuola (dotata di un ostello) che accoglierà 600 studenti, ovvero il doppio di quelli che attualmente sono ospitati in un edificio fatto di bambù, fango e lastre di metallo.

La Chiesa italiana sceglie la strada dell’incontro con l’umanità

4 Dicembre 2023 -

Roma - Viviamo un momento storico inedito. Le tante incertezze stanno svelando il volto molteplice delle povertà in Italia e nel mondo. La sfida è sempre quella: ascoltare le grida d’aiuto o voltarsi dall’altra parte? La Chiesa italiana – e questo è innegabile – continua a scegliere la strada che porta all’incontro con l’umanità. E lo fa in una misura che non ha eguali nel Paese, con esperienza e con intelligenza. Metterlo in discussione è disonestà allo stato puro. Così come rappresentare le Chiese in Italia allo sbando o in mani di chi non si sa, proprio come sta avvenendo in questi giorni su alcuni organi d’informazione e blog. È un’immagine talmente fuori dalla realtà da suscitare una serie di interrogativi sui veri obiettivi: se ci sono, quali sono? (SIR)

(Foto ANSA/SIR)
 

Migrantes Aosta: il 6 dicembre la presentazione dei Rapèporto Immigrazione e Italiani nel Mondo

4 Dicembre 2023 - Aosta - Giunto alla diciottesima edizione, il Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes  è dedicato ai temi della mobilità e del ritorno. Partendo dall’analisi di un'Italia sempre più fragile a causa della longevità e dello spopolamento dei suoi territori, il Rapporto tenta di capire se, nonostante la strutturalità della mobilità italiana del passato e di oggi, il ritorno abbia ancora un impatto importante dal punto di vista quantitativo e qualitativo. Giunto alla trentaduesima edizione, il Rapporto Immigrazione di riflette sulla libertà di scegliere se migrare o restare. Questo il tema dell’edizione 2023 della pubblicazione curata da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes dedicata agli studi sull’immigrazione in Italia. Analisi statistiche, riflessioni qualitative, il mondo della ricerca e quello dell’incontro personale, la lettura del presente, un respiro spirituale con uno sguardo al futuro orientato al bene comune, al diritto a vivere in dignità e all’accesso allo sviluppo sostenibile. Emtraibi i Rapporti  saranno presentati  mercoledì 6 dicembre 2023 alle ore 17.30 presso il salone del vescovado ad Aosta. Parteciperanno Mons. Franco Lovignana Vescovo di Aosta, Mons. Pierpaolo Felicolo Direttore generale della Fondazione Migrantes, Delfina Licata curatrice Rapporto Italiani nel mondo, Andrea Gatto Responsabile Migrantes della Diocesi di Aosta, Alessandro Celi Presidente del Comitato scientifico Fondation Chanoux, Michela Ceccarelli del Comitato scientifico Fondation Chanoux.

Vigilare, pronti ad accogliere Gesù

4 Dicembre 2023 -

Città del Vaticano - È dalla cappella della residenza di Santa Marta che Papa Francesco, anche questa domenica, ha espresso la sua preoccupazione per la “grave situazione” del conflitto tra Israele e la Palestina. Nel discorso preparato per l’Angelus, letto da monsignor Paolo Baida, il Papa si dice addolorato per la rottura della tregua: “ciò significa morte, distruzione e miseria”. Si sofferma sulla situazione degli ostaggi, “molti sono stati liberati ma tanti sono ancora a Gaza”; 110 quelli rilasciati da Hamas, ma nella striscia ci sono ancora 137 persone: “pensiamo a loro, alle loro famiglie che avevano visto la luce, una speranza di abbracciare i loro cari”. Nelle parole lette dal suo collaboratore, Francesco esprime ancora sofferenza perché a Gaza mancano i beni di prima necessità; di qui l’appello affinché si trovi un accordo per un nuovo cessate i fuoco, trovando “soluzioni diverse rispetto alle armi, provando a percorrere vie coraggiose di pace”. In questa domenica la prima del tempo di Avvento, il Vangelo ripropone il verbo vegliare, come già nelle ultime domeniche del tempo ordinario. È, questo tempo, un cammino che ci chiama ad avere attenzione ai segni perché ogni relazione, ogni avvenimento nella nostra quotidiana esistenza sia l’attesa di un incontro di un volto. Certo poche settimane e avremo anche la gioia della festa, ma attenzione, sembra dirci questo tempo, a non dimenticare, tra luci e doni, chi è il festeggiato. Un cammino l’Avvento che ci fa riscoprire il senso del tempo perché, come ricordava Benedetto XVI, “Dio ci dona il suo tempo, ha tempo per noi…perché è entrato nella storia con la sua parola e le sue opere di salvezza, per aprirla all’esterno, per farla diventare storia di alleanza”. Torniamo al verbo vigilare, e Francesco spiega che la vigilanza “non è fatta di paura” di un castigo imminente, ma “di desiderio” dei servi di andare incontro al padrone. La parabola è chiara: il servo nella Bibbia è persona di fiducia cui il padrone ha affidato i suoi beni. Servo di Dio è Mosè; serva del Signore è Maria. Vigilare allora significa per il vescovo di Roma tenersi pronti ad accogliere il Signore “nel Natale che celebreremo tra poche settimane; alla fine dei tempi, quando tornerà nella gloria; ogni giorno mentre egli ci viene incontro nell’eucaristia, nella sua parola, nei fratelli e sorelle, specialmente nei più bisognosi”. Forse è necessario, in questo tempo segnato dall’attesa, inserire anche la preoccupazione per il futuro del Pianeta. A Dubai proseguono i lavori della Cop28 ai quali avrebbe voluto essere presente Francesco, bloccato in Vaticano a causa di una bronchite acuta. Comunemente diciamo che abbiamo ricevuto in dono dai nostri padri e per questo dobbiamo proteggere il creato; le popolazioni native dell’America invece dicono che l’ambiente, il mondo lo abbiamo ricevuto in prestito dai nostri figli: un’affermazione che cambia profondamente la prospettiva, il modo di vedere le cose. Nelle parole dopo la preghiera mariana il Papa rinnova il suo appello affinché “ai cambiamenti climatici si risponda con cambiamenti politici concreti”. Usciamo, scrive, “dalle strettoie dei particolarismi e dei nazionalismi, schemi del passato, e abbracciamo una visione comune”. Nel messaggio inviato alla Cop28, che a Dubai è stato letto dal cardinale Pietro Parolin, Segretario di Stato vaticano, Francesco sottolinea l’urgenza di un impegno che riguarda “tutti e ora, senza rimandare”, per favorire e sostenere “una necessaria conversione ecologica globale”. Un pensiero infine all’attentato compiuto nel Sud delle Filippine dove sono morte quattro persone e una quarantina sono rimaste ferite a seguito di una esplosione: “desidero assicurare la mia preghiera”, è il messaggio di Papa Francesco che esprime vicinanza “alle famiglie, al popolo di Mindanao, che già tanto ha sofferto”.  (Fabio Zavattaro - Sir)

Papa Francesco: Angelus I° domenica di Avvento

4 Dicembre 2023 - Oggi, prima domenica di Avvento, nel breve Vangelo che la liturgia ci propone (cfr Mc 13,33-37), Gesù ci rivolge per ben tre volte un’esortazione semplice e diretta: «Vegliate» (vv. 33.35.37). Il tema è dunque la vigilanza. Come dobbiamo intenderla? A volte si pensa a questa virtù come a un atteggiamento motivato dalla paura di un castigo imminente, come se un meteorite stesse per precipitare dal cielo e minacciasse, se non ci scansiamo in tempo, di travolgerci. Ma non è certo questo il senso della vigilanza cristiana! Gesù lo illustra con una parabola, parlando di un padrone che tornerà e dei suoi servi che lo attendono (cfr v. 34). Il servo nella Bibbia è la “persona di fiducia” del padrone, con il quale c’è spesso un rapporto di collaborazione e di affetto. Pensiamo, ad esempio, che servo di Dio è definito Mosè (cfr Nm 12,7) e che anche Maria dice di sé stessa: «Ecco la serva del Signore» (Lc 1,38). Allora la vigilanza dei servi non è fatta di paura, ma di desiderio, nell’attesa di andare incontro al loro signore che viene. Si tengono pronti al suo ritorno perché gli vogliono bene, perché hanno in animo di fargli trovare, quando arriverà, una casa accogliente e ordinata: sono contenti di rivederlo, al punto che ne aspettano il rientro come una festa per tutta la grande famiglia di cui fanno parte. È con questa attesa carica di affetto che vogliamo anche noi prepararci ad accogliere Gesù: nel Natale che celebreremo tra poche settimane; alla fine dei tempi, quando tornerà nella gloria; ogni giorno, mentre Egli ci viene incontro nell’Eucaristia, nella sua Parola, nei fratelli e nelle sorelle, specialmente nei più bisognosi. Allora, in modo speciale in queste settimane, prepariamo con cura la casa del cuore, perché sia ordinata e ospitale. Vigilare, infatti, significa tenere pronto il cuore. È l’atteggiamento della sentinella, che nella notte non si lascia tentare dalla stanchezza, non si addormenta, ma rimane desta in attesa della luce che verrà. Il Signore è la nostra luce ed è bello disporre il cuore ad accoglierlo con la preghiera e ad ospitarlo con la carità, i due preparativi che, per così dire, lo fanno stare a suo agio. In proposito, si narra che San Martino di Tours, uomo di preghiera, dopo aver dato metà del suo mantello a un povero, abbia sognato Gesù rivestito proprio di quella parte di mantello che aveva donato. Ecco un bel programma per l’Avvento: incontrare Gesù che viene in ogni fratello e sorella che ha bisogno di noi e condividere con loro ciò che possiamo: ascolto, tempo, aiuto concreto. Carissimi, ci fa bene oggi chiederci come preparare un cuore accogliente per il Signore. Possiamo farlo accostandoci al suo Perdono, alla sua Parola, alla sua Mensa, trovando spazio per la preghiera, accogliendolo nei bisognosi. Coltiviamo la sua attesa senza farci distrarre da tante cose inutili e senza lamentarci in continuazione, ma tenendo il cuore vigile, cioè desideroso di Lui, desto e pronto, impaziente di incontrarlo. La Vergine Maria, donna dell’attesa, ci aiuti a ricevere il suo Figlio che viene. (Papa Francesco)

Migrantes Cesena-Sersina: domenica il ritiro di Avvento delle comunità migranti

1 Dicembre 2023 -

Cesena - L’ufficio diocesano Migrantes della diocesi di Cesena-Sersina  propone per domenica 3 dicembre il ritiro di Avvento per i migranti. L’appuntamento è per le 15,30 nella chiesa di San Domenico, in centro a Cesena. Il parroco don Firmin Adamon approfondirà il tema della bellezza della vita cristiana alla luce della Grazia della fede. Al termine ci sarà lo scambio degli auguri all’interno di un momento di fraternità.

Vangelo Migrante: Domenica 3 dicembre – I di Avvento (Vangelo Marco 13,33-34)

1 Dicembre 2023 -
“Maranathà, Il Signore viene”! Parola aramaica che esprime un invito: un incoraggiamento a non fermarsi ad andare avanti in un clima di attesa gioiosa… “Avventiamoci” allora in questa dolce attesa del Messia. Il Verbo si fa “carne” e viene ogni giorno ad abitare in mezzo a noi perché è entrato “eph apax” (una volta per tutte) nella nostra vita. Un “per sempre” con noi, che dice la verità del Natale. Un avvento non apocalittico, che non sceglie uno scenario di guerra e di bombe come quello raccontato ogni giorno dai media, ma un evento straordinario e umile, che irrompe nella notte della storia e dischiude la speranza. In questa prima domenica di Avvento, riscopriamo in Isaia non “il Dio lontano e temerario”, ma il Dio che “non ci lascia vagare senza una meta ma si prende cura di noi … Lui che ci ha fatto poco meno degli angeli, opera delle sue mani sua argilla si prende sempre cura di noi”. È importante allora chiedersi cosa stiamo attendendo, quale il senso di una “waiting room”, (sala d’attesa) da ricercare e trovare negli spazi reconditi della nostra esistenza. Aspettare e vigilare, sono due situazioni interessanti, a volte noiose e stressanti se ciò che attendiamo tarda ad arrivare. Noi attendiamo Gesù, questa la nostra certezza e Gesù non viene mai in ritardo, anzi ci invita ad essere attenti, pronti ad aprirgli subito la porta. In un dipinto nella cattedrale di San Paolo a Londra è raffigurato un Cristo che bussa ad una porta la cui maniglia, però, è all’interno. È la porta del cuore, che ciascuno di noi può aprire, ma solo dall’interno. “Ecco: sto alla porta e busso. Se qualcuno ascolta la mia voce e mi apre la porta, io verrò da lui, cenerò con lui ed egli con me” (Ap 3,20). Vivremo bene questo tempo di avvento se saremo quindi capaci di aprire il cuore, di dare il benvenuto ad ogni essere umano, a cominciare dal benvenuto dell’umanità all’uomo Gesù che solo può svelare il senso di ciò che siamo e di ciò che diventeremo. Il Natale ci aiuti a riscoprire il valore della antropologia cristiana, l’“imago Dei” presente in ogni essere umano, sia maschio che femmina, degno di stima e valore. E forse in questo tempo di attesa, non farà male riconoscere e apprezzare la dignità della donna come parte integrante del nostro presepio da rappresentare al meglio in questo scenario di sangue e violenza, contro ogni femminicidio e intolleranza. Il Natale viene e viene mentre sono impegnato a fare altre cose … a organizzare, ad acquistare, oppure a “chattare” come pazzi cercando di rispondere a tutti. L’avvento ci invita a non correre, come sempre, da una parte all’altra, a non lasciarsi prendere dalla frenesia di una vita senza tempo che ci rinchiude nel circuito vizioso delle nostre abitudini. Fermiamoci invece e leviamo il capo per ri-trovare Colui che ci salva: il “Verbo fatto carne”. Lo troveremo nel povero, nella schiava di un racket disumano, nel diverso, nello straniero.  Essere pronti, attenti e vigilanti. Fermiamoci, ma non per sederci in poltrona lasciandoci consumare magari da uno zapping compulsivo. Fermiamoci in piedi, pronti ad aprire la porta a Cristo. che viene, sempre, quando meno te lo aspetti. In questa ricerca spasmodica di senso e di valore, focalizziamo la nostra attenzione e la nostra vigilanza, non cadiamo nella superficialità di una routine noiosa, ma “avventiamoci” sul presente, per cogliere il “kairos” della salvezza. È tempo di alzare il capo, di ribellarsi alla pigrizia del momento e di guardare alla salvezza che si avvicina e che desidera trovare spazio in ciascuno di noi.  Guardiamoci dentro, con un endoscopio spirituale e lasciamoci illuminare dalla fibra luminosa della Parola di Dio, affinché questa ci aiuti a cogliere, in un sorriso o nella gentilezza di un piccolo gesto, i frammenti della Vita eterna. Cogliamo la Luce che viene “quella  che illumina ogni uomo”, presente in un fascio di paglia sul quale un bimbo, appena nato, freme dal freddo. Stiamo attenti … sta arrivando. Andiamogli incontro. (p. Andrea Fulco, Responsabile della Saint Peter Church a Londra)

Decreto flussi al via con boom di richieste

1 Dicembre 2023 -

Milano - La prima tornata di pratiche del maxi decreto flussi, varato nei mesi scorsi dal governo, è al nastro di partenza. Fra domani, sabato 2, lunedì 4 e martedì 12 dicembre avranno luogo i primi tre click day previsti dal ministero dell’Interno, relativi alla tranche iniziale di ingressi regolari per lavoratori stranieri – 136mila, su un totale di 452mila in un triennio – autorizzati a entrare in Italia per svolgere le mansioni previste dai contratti di chi li assumerà. E le proiezioni di queste ore fatte dal Viminale, confermano ciò che il mondo datoriale e le associazioni del terzo settore dicono da tempo: le richieste di imprenditori e datori di lavoro privati, nel caso di colf e badanti, è assolutamente superiore alle quote stabilite dal governo.

Per agevolare le operazioni durante le giornate del click, l’Interno ha infatti dato possibilità a chi volesse – fra il 30 ottobre e il 26 novembre – di compilare in anticipo i moduli di domanda, tramite il “Portale Servizi ALI”. Ebbene, al termine della fase di precompilazione, sono state inserite 607.904 istanze, un numero oltre 4 volte superiore a quello dei 136mila ingressi 2023 e perfino più grande dei 452mila stabiliti in tre anni.   Fra queste, 253.473 richieste sono relative al “lavoro subordinato non stagionale” (a fronte di 52.770 posti), 260.953 relative al “lavoro stagionale” (82.550) e ben 86.074 al “settore dell’assistenza familiare e socio-sanitaria”, a fronte di soli 9.500 posti per colf, badanti e baby sitter disponibili. Insomma, benché ampie, le quote fissate dall’esecutivo risultano nei fatti lontane dalle esigenze reali del sistema produttivo del Paese e del welfare privato sociale, per così dire, con cui i cittadini cercano di dare risposte alle necessità di familiari anziani o dei propri bambini. Un affare per l’erario. E una sanatoria “mascherata”. A ben guardare, e al netto della retorica politica e dei diversi punti di vista, il meccanismo messo in moto dai click day può essere visto come un prisma dalle molte facce: per le casse dello Stato è obiettivamente un buon affare; per le famiglie diventa una buona occasione per accendere o regolarizzare rapporti di lavoro; e in fondo, anche se il governo di centrodestra non lo ammetterebbe mai, diventa di fatto uno strumento per introdurre una limitata sanatoria di immigrati irregolari (già presenti sul territorio nazionale da tempo come lavoratori in nero ma privi finora della possibilità di emergere) senza esplicitarlo politicamente. Le stime dei datori di lavoro. Proviamo a fare qualche conto. Secondo i calcoli elaborati dall’Osservatorio sul lavoro domestico di Domina, una delle maggiori associazioni datoriali, la sola assunzione di 9.500 tra colf, badanti e baby sitter stabilita dal decreto flussi per il 2023 (altrettante ne sono previste per il 2024 e il 2025, ma abbiamo visto che le sole domande per quest’anno sono quasi dieci volte i posti consentiti) determinerà maggiori entrate nette per 16,2 milioni di euro. Il calcolo è stato effettuato tenendo conto che la retribuzione del nuovo lavoratore non potrà essere inferiore al minimo previsto per l’assegno sociale (503,27 euro mensili) e ipotizzando che i guadagni dei lavoratori si distribuiscano solo nelle prime tre classi di reddito possibili (6-10 mila; 10-15 mila; 15-25 mila). Su questa base, vengono stimate imposte Irpef per 4,2 milioni di euro e contributi previdenziali per 15,9 milioni che le famiglie e i lavoratori pagheranno a favore dei nuovi rapporti di lavoro, per un totale di 20,1 milioni. Cifra alla quale vanno però sottratti gli effetti indiretti legati alla componente deducibile Irpef del datore di lavoro e al trattamento integrativo per il lavoratore domestico, per cui lo Stato dovrebbe “restituire” circa 3,9 milioni, riducendo così il saldo delle entrate totali appunto a 16,2 milioni di euro. Secondo lo studio di Domina, l’impatto fiscale del primo anno andrebbe poi a incrementarsi con le nuove assunzioni previste di 28.500 addetti all’assistenza familiare nel triennio, con un introito complessivo netto di 48,6 milioni di euro. Calcolatrice alla mano, dunque, si tratta di un’operazione conveniente, che conferma come «Il lavoro regolare in ambito domestico rappresenti un beneficio anche per le casse dello Stato e andrebbe quindi meglio sostenuto e incentivato sempre con sgravi per le famiglie datrici di lavoro», commenta Lorenzo Gasparrini, segretario generale di Domina. Il bacino d’intervento e le potenzialità della convenienza per i conti pubblici in effetti sono decisamente ampi, se solo si considera che Inps e Istat stimano l’esistenza oggi di oltre un milione di rapporti “in nero”.

Lavoro domestico, il “nero” che emerge. In teoria, il decreto flussi prevede che il lavoratore extracomunitario autorizzato a soggiornare in Italia in virtù di un contratto di lavoro si trovi nella sua patria al momento della presentazione della domanda da parte del datore di lavoro. Ma l’esperienza degli ultimi decenni mostra come ciò avvenga solo in una parte di casi. Per colf e badanti spesso la domanda viene presentata per chi già è impiegato in nero presso quel datore di lavoro o che sono temporaneamente disoccupate ma già presenti nel nostro Paese. La natura stessa – altamente fiduciaria – del rapporto di lavoro domestico, infatti, rende molto improbabile l’assunzione di un lavoratore extracomunitario reclutandolo da un Paese estero senza conoscerlo personalmente. Chi affiderebbe infatti a uno sconosciuto che vive all’estero il proprio genitore anziano da custodire e curare? Di solito, in molti casi, quel lavoratore o quella lavoratrice già operano con un contratto non regolare presso una famiglia italiana oppure si trovano senza impiego per cause impreviste (è accaduto durante il Covid per molte badanti in seguito al decesso degli anziani di cui si prendevano cura). Così, quella persona può essere regolarizzata facendola tornare in patria (in genere i Paesi dell’Est Europa, raggiungibili con viaggi brevi, in aereo, treno o corriera) per qualche tempo – dopo aver visto accolta la domanda del click day – e poi da lì rientrare in Italia, rispettando le norme previste dal decreto flussi e con tutte le carte in regola. Accanto a questi, ci sono poi chiaramente gli ingressi ex novo dai Paesi esteri per i quali sono previsti i flussi: in genere si tratta di assunzioni di persone residenti in nazioni non vicine (ad esempio in America Latina, come il Perù, o in Asia, come Filippine o Sri Lanka) per cui parenti o amici in Italia si fanno garanti presso le famiglie datrici di lavoro.

L’incognita dei tempi. Sul buon esito dell’operazione, infine, aleggia il rischio che – al di là delle buone intenzioni – l’esame delle centinaia di migliaia di pratiche finisca per durare anni, per via della cronica scarsità di personale civile del ministero dell’Interno, addetto in questure e prefetture all’esame delle pratiche amministrative. Una situazione denunciata dai sindacati di settore e che Avvenire ha segnalato ad agosto in un’approfondita inchiesta, che ha dato luogo a interrogazioni parlamentari. «Il piano di assunzioni del Viminale è iniziato - osserva Dario Montalbetti, coordinatore della sigla sindacale Flp Interno - ma per noi è insufficiente, non garantisce il turn over dei pensionamenti che nei prossimi anni riguarderanno gran parte dei dipendenti civili: andranno via in 10mila su 16mila entro il 2029». Non si tratta di fare le cassandre, dunque, ma di essere realisti, visto lo sconfortante precedente della regolarizzazione del 2020 – avviata dal governo Conte II e proseguita da quelli di Draghi e Meloni –, per la quale l’esame delle oltre 200mila domande non è ancora incredibilmente terminato (a Roma, ad esempio, restano da vagliare circa la metà di quelle presentate). E siccome le domande preliminari registrate solo per questi primi click day sono oltre 600mila (il triplo di quelle del 2020), è opportuno che il governo attrezzi in breve tempo un’adeguata “macchina” di funzionari (e non qualche centinaio di lavoratori interinali), se non si vuole correre il rischio di far arenare un meccanismo di regolarizzazione cruciale per il mercato del lavoro del Paese. (Francesco Riccardi - Vincenzo R. Spagnolo - Avvenire)

 

Migrantes Benevento: domenica la festa dell’integrazione con i migranti

1 Dicembre 2023 - Benevento - In occasione dell'arrivo del Natale l'ufficio diocesano Migrantes di Benevento, in collaborazione con l'associazione Kairasù, organizza un momento di condivisione e integrazione, domenica 3 dicembre alle ore 16, presso la parrocchia Sacro Cuore di Benevento. Ci sarà la celebrazione eucaristica presieduta dall'arcivescovo mons. Felice Accrocca e successivamente una serie di attività dedicate ai bambini.