Primo Piano

Comunicazione e immigrazione: oggi a Roma una giornata di studio

21 Febbraio 2024 - Roma – “Raccontare le migrazioni è senza dubbio oggi uno dei compiti meno facili per diverse ragioni. Anzitutto, perché il fenomeno della mobilità umana non è qualcosa di statico ma di dinamico, continuamente in cambiamento. I numeri ce lo ricordano: nel 2023 le persone in movimento hanno superato il numero di 300 milioni. In secondo luogo, il fenomeno della mobilità umana, delle migrazioni interessa in maniera diversa tutti i Continenti e i Paesi, ricchi e poveri: è un fenomeno globale”. A dirlo questa mattina mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes aprendo i lavori della V Giornata di Studio su “La Comunicazione su migranti e rifugiati tra solidarietà e paura”: promossa dall’Associazione ISCOM insieme con il Comitato “Informazione, migranti e rifugiati” e la collaborazione della Pontificia Università della Santa Croce. La Giornata ha offerto una nuova occasione di confronto tra autorità, accademici, giornalisti e responsabili di organizzazioni umanitarie per mettere a fuoco le sfide del sistema dei media e per contribuire a una informazione più accurata nella lettura e nella rappresentazione del fenomeno migratorio. Per Padre Fabio Baggio, Sottosegretario Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il messaggio di papa Francesco per la 109a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si è celebrata lo scorso mese di settembre, è intitolato “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Partendo dalle considerazioni delle cause delle migrazioni contemporanee, il pontefice – ha detto p. Baggio – “mette in discussione tale libertà, così come la possibilità di esercizio del diritto a non dover emigrare. Il ripristino di tale diritto fondamentale necessita di una serie di azioni da parte di diversi attori politici e sociali, che devono essere interpetrate nel segno di una corresponsabilità globale. Tra questi ci sono anche gli operatori della comunicazione”. Fabio Baggio “Da tempo evocati come possibile soluzione ad una migliore gestione migratoria, i canali regolari di migrazione si presentano come una misura in grado di fare incontrare interessi e necessità di paesi di origine e destinazione”, ha detto Laurence Hart, Direttore OIM Italia: la Banca Mondiale riferisce che “la mancata strutturazione di canali regolari ha un’influenza sullo sviluppo dell’economia mondiale: ogni anno le perdite ammontano a circa 1,3 trilioni di dollari e circa 30 milioni di posti di lavoro restano vacanti”. “Lo Stato Islamico ha perso la capacità di inviare terroristi in Europa, ma gli individui ispirati dall'organizzazione rappresentano ancora una minaccia”, ha detto Claudio Bertolotti dell’ISPI: “con l'Europa che ha migliorato le sue difese, i rischi di attacchi camuffati e incitamenti alla violenza sussistono”. Per Rocco Iodice dell’Università di Napoli “Federico II” i flussi migratori riguardanti individui stranieri che lasciano le terre d’origine alla ricerca di migliori condizioni economiche, costituiscono “un dato di realtà che impone l’adozione di interventi pubblici di carattere organico, nell’ottica di contemperare i diversi interessi coinvolti. Tanto a livello nazionale quanto a livello eurounitario, il tema dell’accesso al lavoro dei cittadini dei Paesi terzi è divenuto centrale nel dibattito politico: interessante comprendere i pilastri alla base del diritto vigente e le novità intervenute di recente in materia”. Per Francesca Cuomo del Centro Astalli comunicare le migrazioni è una “sfida complessa da affrontare confrontandosi con eventi di portata storica in continuo divenire: le guerre, le crisi internazionali, i cambiamenti climatici”. Nell’esperienza del Centro Astalli, Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia, “dare voce ai rifugiati, creare spazi affinché le persone migranti siano protagoniste di un’offerta culturale, narratrici in prima persona della loro storia e testimoni di una presenza culturale con ricadute positive per l’intera società è la priorità. Come lo è pure rendere visibili Paesi e contesti da cui hanno origine molte delle migrazioni forzate, raccontando temi che spesso rimangono ai margini come conflitti endemici, persecuzioni e carestie. Rendere la narrazione delle migrazioni un tema non più divisivo ma su cui costruire una nuova idea di società è possibile”.  Per questo il Centro Astalli, in collaborazione con alcune biblioteche di Roma, ha in programma degli incontri dal titolo “Ti racconto una storia, ti racconto di me” in cui alcuni uomini e donne rifugiate si raccontano attraverso il metodo della “biblioteca vivente”. Una sessione del convegno è stata riservata all’esperienza dei Corridoi Umanitari. Per Giacomo Zucconi, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio  - che ha dato vita dal 2016, insieme alle Chiese protestanti in Italia, alla Cei e altre associazioni ai “corridoi umanitari”. Si tratta ormai – ha detto - di una best practice, una soluzione legale e sicura per evitare le morti in mare, così come la tratta degli esseri umani e facilitare l'accoglienza dei migranti vulnerabili senza costi per lo Stato. Un’iniziativa che incoraggia alla solidarietà e libera dalla paura. Un ruolo fondamentale lo svolgono infatti i cittadini e le comunità locali che accolgono gratuitamente permettendo un’efficace integrazione anche a beneficio di chi accoglie. Il modello dei corridoi umanitari dovrebbe essere implementato in Europa ed esteso anche a chi emigra per motivi di lavoro per far fronte alla grande necessità di forza lavoro”. “La parola-chiave è umanità: quella che è urgentemente necessario restituire a persone che, obbligate a lasciare le loro terre, cercano un futuro di dignità e diritti. A noi, sulla sponda nord del Mediterraneo, il dovere di perseguire soluzioni basate su quella parola”, ha sottolineato Riccardo Noury, portavoce di  Amnesty International Italia. “Renitenti alla leva di chi pretende solo notizie con l’elmetto o alla moda, indisponibili alla chiamata alle armi di chi da opposte sponde ideologiche vuole schiacciarli su una comunicazione ‘di scopo’. Per i cronisti é la trincea di autodifesa dalla ‘pornografia’ dell’immigrazione” ha detto l’inviato del Corriere della Sera, Luigi Ferrarella. Oggi si è tornato a parlare di migranti. E si è tornato a “parlarne male”, ha detto Anna Maria Pozzi, scrittrice e giornalista. Nel 2023, è aumentata l’informazione in termini quantitativi ma è “peggiorata in termini qualitativi. Vocaboli come la parola ‘clandestino’ e toni allarmistici che in parte erano stati abbandonati sono di nuovo riemersi, specialmente nel discorso politico. E così i migranti sono tornati a far paura. Mentre le vittime di tratta, soprattutto per sfruttamento sessuale, sono diventate completamente ‘invisibili’ sia nella realtà che nella narrazione”. Dentro la cornice dei resoconti giornalistici, le fotografie hanno spesso – ha quindi aggiunto Giulia Tornari, Presidente dell’Associazione “ Zona” - la funzione di “legittimare il contenuto testuale. Altro intento ad esse attribuito è quello di nutrire il nostro immaginario: la fotografia di un barcone pieno di migranti rappresenta l’invasione imminente di migliaia di persone nel nostro Paese. Ma la fotografia è anche uno strumento che può essere impiegato per sfidare le narrazioni mediatiche dominanti, mostrando il migrante quale soggetto che agisce in un contesto stratificato e ostile ma che può ribaltarsi per diventare positivo e di integrazione”. Nel concludera la Giornata Raffaele Iaria. Responsabile Comunicazione della Fondazione Migrantes, ha sottolineato come  fenomeno migratorio oggi coinvolge milioni di uomini, donne, bambini appartenenti a mondi, etnie, culture, lingue, religioni diverse. Raccontare questo mondo in modo serio e consapevole è uno dei compiti della Fondazione Migrantes che ogni anno pubblica tre Report con numeri e riflessioni che hanno l’obiettivo di aiutare la comprensione. Si tratta del Rapporto Immigrazione con Caritas Italiana, del Rapporto Italiani nel Mondo, unico studio sulla mobilità italiana e il Rapporto sul Diritto d’Asilo”. La Giornata si era aperta con il saluto di Antonino Piccione dell’Iscom che ha sottolineato come probabile, con l'avvicinarsi delle Europee, che i partiti tornino a “cavalcare il tema Migranti e a marcare la propria ‘identità’, incoraggiati dal sistema di voto proporzionale. L'approccio analitico sarà soppiantato dalle scorciatoie ideologiche. Il fenomeno, strutturale com'è, tornerà a essere spacciato come emergenziale. L'informazione – ha detto - non abdichi al proprio ruolo, non si faccia megafono delle opposte tifoserie, incalzi le forze politiche e i candidati a un confronto improntato alla verità: contribuisca a civilizzare un contesto da anni avvelenato da slogan e cinismo”.

Migrantes Calabria: il 29 febbraio a Crotone la presentazione del Rapporto su “Il diritto d’asilo”

21 Febbraio 2024 -
Crotone - Verrà presentato il prossimo 29 febbraio a Crotone, l'edizione 2023 del “Il diritto d’asilo” della Fondazione Migrantes. L’iniziativa, “nel ricordo del naufragio di un anno fa che ebbe luogo sulle coste di Steccato di Cutro”, è stata promossa da Migrantes Calabria, e vedrà come relatrice Maria Cristina Molfetta, curatrice del report. Questa presentazione, come si legge nel comunicato della diocesi di Crotone-Santa Severina, “si inserisce pienamente nei lavori del percorso studi sulle migrazioni che si sta realizzando dal 23 settembre scorso in collaborazione con la Consulta diocesana delle aggregazioni laicali”. La presentazione del report “è un modo molto concreto per prendere coscienza del fenomeno migratorio. Dalla presa di coscienza dipendono le scelte”. L’incontro vedrà la presenza di mons. Angelo Raffaele Panzetta, arcivescovo di Crotone-Santa Severina, di Pino Fabiano, direttore Migrantes regionale, di suor Loredana Pisani, direttrice Migrantes Crotone-Santa Severina e di mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano all’Jonio e delegato della Conferenza episcopale calabra per le migrazioni.

Cutro: una Via Crucis per ricordare i 94 morti nel naufragio di un anno fa

20 Febbraio 2024 - Crotone – “Ogni anno la nostra comunità deve venire a Steccato di Cutro, ogni anno dobbiamo organizzare qualcosa perché la memoria di questo fatto non sia sciupata, perché la memoria della tragedia faccia germinare nei nostri cuori semi di comunione e di fraternità inclusiva. Il sogno di Dio sulla nostra terra per l'umanità è questa fraternità”. Lo ha detto l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Raffaele Panzetta al termine della via crucis diocesana che si è svolta domenica scorsa a Steccato di Cutro in memoria delle 94 vittime del naufragio del 26 febbraio scorsi. “Siamo qui innanzitutto per pregare per le persone che hanno perso la vita qui nel nostro mare, per quegli uomini e donne che ancora affrontano i pericoli enormi per assicurare un futuro diverso ai loro figli. Siamo qui – ha detto il presule - per chiederci se in questo anno siamo diventati più umani, siamo diventati più credenti. Sicuramente abbiamo allargato gli spazi fisici del primo soccorso, abbiamo studiato grazie all'ufficio Migrantes la questione della migrazione e dei rifugiati. Abbiamo capito che è una situazione complessa non falsata da pregiudizi ideologici. Siamo diventati più consapevoli dei drammi vissuti da tanti fratelli e sorelle che solcano i mari in cerca di pace, pane, dignità, e mettono a rischio la loro vita”. Per il presule crotonese “dobbiamo coinvolgere più attivamente le comunità. Bisogna lavorare per una risposta solidale, condivisa, strutturale tra istituzioni ed i Paesi. Purtroppo in mezzo a noi ci sono quelli che vorrebbero risolvere ingenuamente la questione dei flussi migratori lavorando a bloccare le masse di disperati che sono in movimento in cerca di un futuro migliore. Nelle nostre comunità deve circolare l'idea di una fraternità universale, inclusiva e partecipativa. Questa è l'unica via per offrire un futuro di pace all'umanità”. Mons.  Panzetta ha voluto “gridare” ancra una volta il “nostro sdegno, il nostro disappunto per il fatto che le parole del Papa sulla strage di Cutro non sono state ascoltate. Il Papa ha detto 'quel naufragio non doveva avvenire e dobbiamo fare di tutto affinché non si ripeta'. Questi fatti continuano a realizzarsi ed il Mediterraneo sta diventando un cimitero più grande. Bisogna lavorare per giungere ad una risposta solidale, condivisa, strutturale tra le istituzioni ed i Paesi. All'interno di questa soluzione un punto di rilievo deve essere riconosciuto ai corridoi umanitari: sono dei ponti che bambini, donne, uomini anziani provenienti da situazioni precarie e gravi pericoli possono percorrere con sicurezza, legalità e dignità. Una migrazione sicura, regolata, sostenibile è nell'interesse di tutti i Paesi anche del nostro. Se non si riconosce questo il rischio è che la paura spenga il futuro e giustifichi le barriere su cui si infrangono tante vite umane”.

Migrantes Bologna: festa della comunità filippina

20 Febbraio 2024 - Bologna - Un momento di festa e di incontro per la comunità cattolica filippina bolognese, che ha voluto celebrare i due anni del suo percorso unitario con una giornata intera trascorsa nella preghiera e nella fraternità. Da anni, esistevano a Bologna alcuni nuclei di fedeli filippini, che fanno riferimento a movimenti laicali di spiritualità. Poi si è aperta la possibilità di creare un appuntamento corale per la celebrazione eucaristica domenicale, con il sostegno della Migrantes diocesana. Don Valentino Pin Lac, cappellano della comunità filippina di Modena, ha assunto la cura anche della comunità bolognese che si riunisce la domenica mattina nella basilica dei Santi Bartolomeo e Gaetano. Durante la celebrazione è stata messa in risalto l’importanza dell’esistenza e della vitalità di questa comunità, anche a fronte della suggestione di sette paracristiane molto attive tra i migranti. La comunità filippina si distingue in modo particolare nel suo impegno a trasmettere la fede ai più giovani. Spesso le seconde generazioni di immigrati, quei ragazzi nati in Italia e che parlano italiano con accento bolognese, fanno fatica ad identificarsi con l’una o l’altra cultura, creando non pochi problemi educativi. È proprio in comunità come queste che trovano incoraggiamento a considerare la cultura di origine come una ricchezza da condividere. Il responsabile di Migrantes della diocesi, don Andrea Caniato, ha esortato i Filippini a raccogliere dalla quaresima anzitutto il messaggio della domenica, come un giorno diverso dagli altri, la Pasqua settimanale che ci dona nella comunione con Cristo la forza di affrontare le sfide della vita e anche a vivere la comunità come parte della grande famiglia della Chiesa di Bologna che oggi è abbellita dalla fede e dalle espressioni di devozione e cultura dei filippini.

150 anni di immigrazione italiana in Btasile: le celebrazioni a Roma

20 Febbraio 2024 - Roma - Anche Roma ricorda, oggi e domani, i 150 anni dell'emigrazione italiana in Brasile su iniziativa dell'Ambasciata del Brasile a Roma. L'emigrazione italiana verso questo paese iniziò, infatti, il 21 febbraio del 1874 quando la nave "La Sofia" con quasi 400 italiani a bordo ormeggiò nel porto di Vittoria. "La diaspora italiana ha costituito una preziosa eredità nelle arti, nella cultura, nell'economia e costituisce una componente vivace nella formazione del popolo e dell'identità brasiliana", ha detto  l'ambasciatore brasiliano in Italia, Renato Mosca. Le commemorazioni inizieranno oggi, presso la sede dell'Ambasciata a Palazzo Pamphilj in Piazza Navona con una conferenza sull'importanza dell'immigrazione italiana nelle abitudini alimentari dei brasiliani. Mercoledì l'ambasciata ospiterà una cena con ricette preparate da due chef italiani che lavorano a San Paolo, Antonio Maiolica (Temperani Cucina) e Pasquale Mancini (Terraço Itália), e gli chef brasiliani che lavorano nella cucina della sede diplomatica, Bruno Rappel e Wagner Porto Almeida.

Regno Unito: l’Onu boccia le deportazioni in Ruanda

20 Febbraio 2024 - Londra -   La nuova legge del Regno Unito sulle deportazioni di migranti irregolari in Ruanda mina «i principi fondamentali dello Stato di diritto e rischiano di infliggere un duro colpo ai diritti umani». È questo l'allarme lanciato più volte dalle associazioni per i rifugiati e che, ieri, è stato amplificato da Volker Türk, l'Alto Commissario delle Nazioni Unite per i diritti umani, intervenuto con una nota a sollecitare il governo britannico a correggere il provvedimento in corso di approvazione a Westminster. Il piano Ruanda, lo ricordiamo, fu varato nel 2022 ma non è mai diventato operativo. Bloccato prima dalla Corte Europea per i diritti umani poi da quelle britanniche che ne hanno certificato i profili di illegalità. Il premier conservatore Rishi Sunak è allora corso ai ripari mettendo a punto un nuovo testo che, licenziato ai Comuni il 17 gennaio, è in fase di approvazione definitiva ai Lord. Due sono i pilastri su cui si regge: il primo vincola il governo di Paul Kagame a non ricollocare i migranti approdati a Kigali, il secondo sancisce che il Ruanda deve essere considerato come un "Paese sicuro" da parte di tutte le autorità britanniche. Magistrati compresi. È proprio questa l'anomalia additata da Türk secondo cui la valutazione dei rischi legati alle deportazioni «dovrebbe spettare ai tribunali». Preoccupa, inoltre, il passaggio della legge che annacqua il peso giuridico delle ordinanze cautelari della Corte di Strasburgo, vincolanti a livello internazionale, conferendogli valore discrezionale. Mossa che per l'Alto funzionario Onu è «antitetica» al concetto di giustizia imparziale e accessibile a tutti perché priverebbe i richiedenti asilo sbarcati Oltremanica di una protezione garantita dal diritto internazionale. Criticità segnalate anche dall'Alto commissariato Onu per i rifugiati e, più di recente, da una Commissione mista di parlamentari. L'attuazione del piano Ruanda è una priorità del premier britannico Sunak che spera di veder decollare i primi voli carichi di migranti prima delle politiche di fine anno per far riguadagnare ai Tory parte della credibilità erosa negli ultimi anni. Fa discutere, intanto, l'indiscrezione secondo cui il governo non abbia rinnovato l'incarico di David Neal, l'ispettore indipendente che sovraintende le operazioni della polizia di frontiera, proprio per avere nei prossimi mesi campo libero da eventuali ostacoli. Il ministero degli Interni sta intanto reclutando su TikTok "influencer", in particolare albanesi, per dissuadere i disperati che guardano al Regno Unito come tappa finale dei viaggi della speranza dall'affrontare azzardati attraversamenti della Manica. (Angela Napoletano - Avvenire)  

Rom e Sinti: il 22 a Roma la Commissione Migrantes

19 Febbraio 2024 - Roma - Si svolgerà giovedì mattina, 22 febbraio, presso la sede della Fondazione Migrantes, la riunione periodica della Commissione Rom e Sinti della Fondazione Migrantes presieduta dal direttore generale mons. Pierpaolo Felicolo. I lavori si apriranno con un momento di preghiera animato da Chiara Vitale. Dopo una introduzione di mons. Felicolo ci si soffermerà sulla situazione particolarmente difficile dei campi rom di Giugliano, in Campania  e in altre città italiane e sul prossimo Convegno di pastorale con i Rom e i Sinti che si svolgerà nel prossimo mese di settembre.

Viminale: 4.149 persone migranti arrivati sulle nostre coste

19 Febbraio 2024 -
Roma - Sono 4.149 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane  da inizio anno secondo il dato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 961 sono di nazionalità bengalese (23%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Siria (724, 18%), Tunisia (670, 16%), Egitto (475, 11%), Pakistan (236, 6%), Eritrea (214, 5%), Etiopia (174, 4%), Sudan (134, 3%), Guinea (109, 3%), Gambia (64, 2%) a cui si aggiungono 388 persone (9%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. 510 sono i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare dall'inizio dell'anno.

Tra le novità al cinema “Volare”

19 Febbraio 2024 -

Al cinema dal 22 febbraio. Periodo d’oro per l’attrice Margherita Buy. Nelle ultime stagioni ha messo a segno interpretazioni intense, con sfumature inedite e mature: su tutti i ruoli di Dora in “Tre Piani” (2021) ed Eleonora Moro in “Esterno notte” (2022). All’inizio del 2024 è nei cinema con ben tre titoli: è la psichiatra Brabanti in “Dieci Minuti”, una diva del palcoscenico nella commedia “Romeo è Giulietta”, ma soprattutto è regista, sceneggiatrice e protagonista del suo debutto dietro alla macchina da presa con “Volare”. Presentato alla 18a Festa del Cinema di Roma, “Volare” (Fandango) racconta le sfide tragicomiche di un’attrice, AnnaBì, che riceve una proposta di lavoro da un importante autore internazionale; è l’occasione della vita, ma lei ha un problema: ha paura dell’aereo. Nel cast Anna Bonaiuto, Elena Sofia Ricci, Giulia Michelini, Francesco Colella, Caterina De Angelis e Euridice Axen.

Distribuito da Eagle Pictures, nei cinema c’è il biopic “Bob Marley. One Love” sul cantautore e attivista giamaicano; alla regia Reinaldo Marcus Green – suo è “Una famiglia vincente. King Richard” (2021) –, protagonisti Kingsley Ben-Adir (“Barbie”, la serie “Secret Invasion”), Lashana Lynch e James Norton. Dal respiro familiare è il film francese “Emma e il giaguaro nero” (01 Distribution e Leone Film) di Gilles de Maistre, con Emily Bett Rickards, Lumi Pollack e Wayne Baker: una storia di amicizia e solidarietà tra bambini e animali dopo il fortunato “Mia e il leone bianco”, firmato dal regista insieme alla moglie sceneggiatrice Prune de Maistre. 

Focus Oscar96 con “La zona d’interesse”. Esce finalmente “La zona d’interesse” (I Wonder), folgorante ritorno dietro alla macchina da presa del britannico Jonathan Glazer. Passato in Concorso a Cannes76, Grand Prix speciale della giuria, il film corre agli Oscar 2024 con 5 candidature tra cui miglior film, regia e film internazionale. Prendendo le mosse dal romanzo di Martin Amis del 2014, Glazer racconta il dramma della Shoah con una cifra narrativa “originale”, del tutto spiazzante: affronta uno dei simboli dell’orrore, il campo di concentramento di Auschwitz, non accedendovi mai. Decide di amplificare quanto sta accadendo lì osservando scrupolosamente il quotidiano della famiglia Höss, ovvero Rudolf, Hedwig e i loro cinque figli. Non una famiglia qualsiasi, bensì quella del comandante del lager. Glazer firma un film duro e sorprendente; colpisce lo spettatore con un racconto cinico e tagliente: mostra la miseria umana di una famiglia, in apparenza perbene, che però si rivela essere totalmente amorale e avaloriale. Con “La zona d’interesse” Glazer svela con lucidità non solo la “banalità del male”, ma anche il suo cinismo sconfortante e tossico; mostra il punto più basso, anzi più fosco, dove l’uomo si è saputo spingere, accecato da arroganza, egoismo e follia. Un film acuto, magnifico per regia, stile narrativo come pure per gli attori, gli ottimi Sandra Hüller e Christian Friedel. “La zona d’interesse” è da vedere, rivedere, condividere anche come proposta educativa per la custodia della memoria. (Sergio Perugini)

Quaresima: silenzio e preghiera

19 Febbraio 2024 -

Città del Vaticano - La preghiera e “il dono di menti e di cuori che si dedichino concretamente alla pace”. Lo chiede Papa Francesco nelle parole che pronuncia all’Angelus in questa prima domenica di Quaresima. Il primo pensiero è per il Sudan a dieci mesi dall’inizio del conflitto armato – la terza guerra civile – che vede contrapposti l’esercito sudanese e un gruppo paramilitare, che ha già provocato “una gravissima situazione umanitaria” e la fuga di quasi 7 milioni di sudanesi. “Chiedo di nuovo alle parti belligeranti di fermare questa guerra, che fa tanto male alla gente e al futuro del Paese”, così il Papa che auspica “si trovino presto vie di pace per costruire l’avvenire del caro Sudan”.

Quindi il Mozambico, la provincia di Cabo Delgado, dove si susseguono violenze contro le persone e distruzioni, come l’incendio alla missione cattolica di Nostra Signora d’Africa di Mazeze: “preghiamo perché la pace torni in quella regione martoriata”. Ci sono altri conflitti che insanguinano il mondo, la Palestina, l’Ucraina: “la guerra è una sconfitta, sempre. Ovunque si combatte le popolazioni sono sfinite, sono stanche della guerra, che come sempre è inutile e inconcludente, e porterà solo morte, solo distruzione, e non porterà mai la soluzione dei problemi”. Alle 15 mila persone presenti in piazza San Pietro – c’era anche una rappresentanza dei movimenti che hanno dato vita alla protesta dei trattori – Francesco si è soffermato sul passo del Vangelo di Marco, Gesù che rimane quaranta giorni nel deserto tentato da Satana. Quaranta sono i giorni e le notti che Noè trascorre nell’arca durante il diluvio; che Mosè passa sul monte Sinai, per accogliere la legge e in questo tempo digiuna. Quaranta sono gli anni che il popolo di Israele impiega per raggiungere dall’Egitto la terra promessa. Il profeta Elia impiega quaranta giorni per raggiungere il monte Oreb dove incontra Dio. Questi quaranta giorni ci aiutino a mettere ordine nella nostra vita e nelle relazioni con Dio, con il creato e con gli altri; lo ricordava Benedetto XVI invitando a “non essere estranei, indifferenti alla sorte dei nostri fratelli” e a non cedere all’atteggiamento contrario, ovvero “l’indifferenza, il disinteresse, che nascono dall’egoismo, mascherato da una parvenza di rispetto per la sfera privata”. Ecco allora quel bisogno di “accorgersi” dell’altro, di vederlo come un nostro fratello e non un “nemico”, un “estraneo”. “Singolare tempo di carità” la Quaresima per Giovanni Paolo II, per guardare ai tanti “esclusi dal banchetto quotidiano del consumismo”, ai “molti Lazzaro che bussano alle porte delle società, a coloro che “non partecipano ai vantaggi materiali apportati dal progresso”; situazioni di miseria che “non possono non scuotere la coscienza del cristiano, e richiamargli il dovere di farvi fronte con urgenza”. Tempo di digiuno e di penitenza – e a ricordarcelo è anche il nome che diamo ai giorni prima della festa delle ceneri, cioè il carnevale, dal latino carnem levare, cioè togliere la carne dalle nostre tavole – tempo in cui siamo invitati “a entrare nel deserto”, ricorda Papa Francesco, per vivere “nel silenzio, nel mondo interiore, in ascolto del cuore, in contatto con la verità”. Gesù nel deserto “stava con le bestie selvatiche e gli angeli lo servivano” afferma il vescovo di Roma, e spiega: le bestie simbolicamente sono “le passioni disordinate che dividono il cuore, tentando di possedere il cuore”. Tra queste la “bramosia della ricchezza”, “la vanità del piacere”, e “l’avidità della fama”. Bestie selvatiche che per Francesco “vanno ammansite e combattute altrimenti ci divorano la libertà”. E gli angeli sono “i messaggeri di Dio, che ci aiutano, ci fanno del bene”. La loro “caratteristica” è il servizio “esattamente il contrario del possesso, tipico delle passioni”. Ecco allora l’immagine del deserto, ovvero entrare nel silenzio e nella preghiera, perché, dice Francesco, “mentre le tentazioni ci dilaniano, le buone ispirazioni divine ci unificano e ci fanno entrare nell’armonia”. Quaresima, tempo da dedicare al silenzio e alla preghiera, soprattutto nell’anno di preparazione al Giubileo, dedicato proprio alla preghiera, e quindi alla ricerca di “momenti specifici per raccogliersi alla presenza del Signore. (Fabio Zavattaro)

Elemosina, preghiera e digiuno: un programma ben oltre la Quaresima

19 Febbraio 2024 - Ogni anno all’inizio della Quaresima viene offerto alla meditazione un brano del Vangelo di Matteo, tratto dal capitolo 6, in cui Gesù raccomanda l’elemosina, la preghiera e il digiuno. Quello che desta subito l’attenzione di chi ascolta quelle parole è che per Gesù la fede è anzitutto etica, e non soltanto dottrina. In altri termini, si è credenti perché si fanno gesti concreti coerenti con la propria fede. Su questa scia, l’autore della lettera di Giacomo dirà: “A che serve, fratelli miei, se uno dice di avere fede, ma non ha le opere?” (Gc 2,14). Insomma, la fede cambia la vita, modifica i comportamenti: se così non è, c’è un cortocircuito o illusione o falsità. Quando Gesù propone di fare l’elemosina, di pregare e di digiunare si trova in piena sintonia con i farisei, che lo ascoltano. Si tratta di tre comportamenti che facevano parte del loro stesso insegnamento. Probabilmente si tratta di gesti esemplificativi, a cui si possono di certo aggiungere altre buone azioni. L’elemosina, ad esempio, non è solo la condivisione del denaro con chi è più povero: si può donare il proprio tempo o la propria competenza. La preghiera non è solo quella personale, ma anche quella liturgica e comunitaria. Il digiuno può essere inteso come rinuncia ad abitudini malsane, oltre che come privazione di qualche pasto o qualche cibo. Ma la triade elemosina-preghiera-digiuno intende mostrare come la fede permea tutti gli ambiti dell’esistenza: l’elemosina esprime l’attenzione all’altro, la preghiera è il segno del riconoscimento del Dio unico, mentre il digiuno riguarda ciascuno di noi con se stesso. Sono queste le tre dimensioni della vita umana e credente: quella orizzontale (l’altro), quella verticale (Dio) e quella interiore (se stessi). Nessuno può dirsi credente senza tenere nel giusto conto e senza mantenere in un sapiente equilibrio queste tre dimensioni: quella sociale, quella trascendente e quella personale. In tante occasioni la predicazione di Gesù si concentra su uno di questi aspetti: qui, nel testo matteano, il Maestro di Nazaret indica tutte e tre le direttrici, lasciando al singolo credente la fatica di trovare di volta in volta le priorità dell’una senza trascurare le altre due. Ogni giorno, infatti, anzi più volte al giorno, dobbiamo decidere quando dare la priorità ad esempio al nostro prossimo, ma tenendo sempre sullo sfondo Dio e noi stessi. Tuttavia, Gesù non si limita a ribadire indicazioni etiche note ai farisei. Non si tratta solo di rammentare che la fede è etica: la sua preoccupazione sembra piuttosto quella di accertarsi che questi comportamenti abbiano una motivazione profonda precisa: “State attenti a non praticare la vostra giustizia davanti agli uomini per essere ammirati da loro” (Mt 6,1). Forse in queste parole emerge la vera ragione dell’insegnamento di Gesù: c’è una “giustizia umana” che consiste nel fare le cose giuste, ed una “giustizia divina” che consiste nel fare le stesse cose ma per amore. I comportamenti sono gli stessi, ma la motivazione è diversa: il senso del dovere o addirittura l’ipocrisia hanno poco a che vedere con il Padre che Gesù ci ha fatto conoscere. Si può essere giusti, ma non ancora cristiani: ineccepibili, ma senza amore. Come spesso accade, le parole di Gesù graffiano la superficie della nostra vita di credenti e ci interrogano nel profondo. (Dionisio Candido - Sir)

8X1000 Chiesa italiana: oltre 12 milioni di euro per formazione, inclusione e sanità

16 Febbraio 2024 -
Roma - Il Comitato per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha approvato, nel suo ultimo incontro, 73 nuovi progetti, per i quali saranno stanziati € 12.295.703 così suddivisi: € 6.855.679 per 36 progetti in Africa, € 3.324.648 per 18 progetti in America Latina; € 1.978.675 per 18 progetti in Asia; € 136.701 per 1 progetto in Medio Oriente.
Tra gli interventi che saranno realizzati nel Continente africano, grande attenzione sarà data alla formazione: a Nsimalen, in Cameroun, l’Associazione Volontari per lo Sviluppo dei Popoli Onlus (Avaz) realizzerà un Centro di formazione professionale d’arte e dei mestieri; in Madagascar, le suore di Cristo (Unione Mysterium Christi) allestiranno un laboratorio informatico ed uno audiovisivo nella scuola “Sainte Therese” di Ampasimbe Manantsatrana, mentre in Ciad la Fondazione ACRA promuoverà una vasta opera educativa, con un focus sulle pari opportunità e l’uguaglianza di genere, a favore della popolazione di tre diocesi e specialmente delle donne (la cui alfabetizzazione, nell’area del progetto, è pari al 14%). Nella Repubblica Democratica del Congo, la Congregazione dei Servi del Sacro Cuore dell’arcidiocesi di Mbandaka-Bikoro costruirà e allestirà un Centro di recupero scolastico per bambini di etnia pigmea e giovani emarginati. In Tanzania, la diocesi di Singida realizzerà un Centro sociale a Makiungu per favorire l’empowerment socio-economico, lo sviluppo delle competenze e la formazione socio culturale così da combattere l’analfabetismo, la povertà, le malattie e la disoccupazione. Sul piano sanitario, in Burkina Faso, le suore missionarie di Nostra Signora degli Apostoli costruiranno ed equipaggeranno il reparto di radiologia del “Centre Medical Bethanie”, un ospedale con chirurgia, pediatria, ostetricia a servizio della popolazione della regione est del Paese. Particolare rilevanza assume l’intervento promosso dalla diocesi di Dassa-Zoume che, in Benin, costruirà un pozzo con relativa cisterna e rete idrica per assicurare acqua potabile ad almeno 3000 abitanti del villaggio di Okonta-Ossè, dove l’approvvigionamento idrico è attualmente molto difficile. Tra i progetti più significativi, cinque sono nel Continente latino-americano: in Bolivia, gli Scalabriniani contribuiranno all’integrazione socioeconomica e culturale dei migranti e rifugiati, mentre in Cile verrà favorita, nella regione dell’Araucania, l’inclusione dell’etnia Mapuche che costituisce il 26% della popolazione, attraverso iniziative di conoscenza e dialogo. In Brasile, la diocesi di Juina aumenterà la capacità dell’impianto attuale di riciclaggio dei rifiuti (da 300 a 600 tonnellate all’anno) e, di conseguenza, il numero dei lavoratori coinvolti, oltre a creare nuove strutture e infrastrutture a favore della popolazione locale. Ad Haiti la Congregazione di Santa Croce istituirà un laboratorio medico e una farmacia nel quartiere Bizoton 53. In Venezuela, infine, il Vicariato Apostolico di Caroní ristrutturerà ed amplierà il Centro Sociale Femminile “Santa Teresita del Niño Jesús2 per la promozione delle donne. Nel Continente Asiatico: in India, verrà ristrutturata la Scuola Superiore “Bala Jyoti Remedial” che offre istruzione e alloggio a titolo gratuito a studenti di famiglie povere, mentre, in Myanmar, il Myanmar Jesuit Region potenzierà la struttura di coordinamento e assistenza dei college presenti sul territorio. La rete è fondamentale soprattutto dopo la chiusura dell’università e l’interruzione dell’insegnamento secondario. In Medio Oriente, in Libano, l’AVSI sosterrà le scuole locali nel fornire un’istruzione di qualità per tutti, concentrandosi sullo sviluppo delle competenze degli insegnanti e sull’inclusione sociale degli studenti con difficoltà di apprendimento e disabilità. L’intervento riguarderà quattro scuole private che ospitano diverse comunità religiose e accolgono alunni provenienti anche dagli insediamenti di rifugiati siriani del distretto di Marjayoun.

Centro Astalli: accordo Italia-Albania “pagina buia per la garanzia del Diritto d’asilo”

16 Febbraio 2024 - Roma - Il Centro Astalli esprime "seria preoccupazione" per l’approvazione in Senato dell’accordo Italia-Albania in materia di gestione dei flussi migratori. “Deportare” naufraghi salvati in mare in appositi centri di detenzione - si legge in una nota - "non è una risposta umanitaria alle tragedie del mare e al fenomeno migratorio, ma rappresenta l’ennesimo tassello di un programma volto a punire le persone migranti e a intaccare il diritto di asilo. Preoccupano in particolare le modalità su come verrà effettuato lo screening volto all’individuazione dei soggetti vulnerabili, condizioni molto difficili da accertare su una nave; preoccupa la mancanza di garanzie per il diritto di difesa e di informazione delle persone migranti; preoccupa la discriminazione giuridica tra chi verrà portato in Albania e chi in Italia". P. Camillo Ripamonti, Presidente Centro Astalli, sottolinea: “L’accordo è l’ennesimo tentativo in corso da anni in molti Stati europei di non fare arrivare le persone sul suolo europeo, o di spostarle in un altro Paese per la valutazione della domanda d’asilo. Tutto questo, non solo è uno spreco di risorse, come sottolineato anche da Mons. Gian Carlo Perego, Presidente della Commissione per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Italiana e della Fondazione Migrantes, ma anche l’ennesima spallata per demolire il diritto di asilo. Il fenomeno migratorio per essere affrontato ha bisogno di idee e soluzioni che rispettino le persone e i loro diritti, non che le mortifichino relegandole in “non luoghi” o le respingano in Paesi che non sono sicuri come si vorrebbe far credere. Quando la politica saprà fare questo salto di qualità?”. Ancora una volta convenzioni internazionali e diritti umani "ne escono calpestati. Ancora una volta le persone migranti vengono equiparate a merci; individui irregolari da cui difendersi, senza che mai assurgano alla dignità di persone", sottolinea il Centro Astalli che " torna a chiedere urgentemente la promozione di un approccio comune e corresponsabile alla gestione dei flussi migratori, che si impegni ad ampliare e a realizzare vie sicure di ingresso, azioni di ricerca e salvataggio in mare delle persone, senza criminalizzare le ONG, e combatta le reti criminali dei trafficanti. A chi è in cerca di protezione occorre garantire dignità e sicurezza".

Acli: “accordo Italia-Albania soluzione di vetrina”

16 Febbraio 2024 -
Roma - “Il Governo e la sua maggioranza hanno ancora una volta rinunciato alla creazione di un sistema di accoglienza diffusa ed integrata”. Così Emiliano Manfredonia, presidente nazionale delle Acli, ha commentato il voto del Senato con cui è stato definitivamente ratificato l’accordo fra Italia ed Albania per la creazione di due Cpr in territorio albanese dove accogliere fino a 3.000 migranti soccorsi in acque italiane. Le Acli condividono il parere di mons. Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Commissione per le migrazioni della Cei, che ha parlato di “673 milioni di euro in dieci anni andati in fumo”, ricordando come l’Italia sia al 16° posto in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo rispetto al numero degli abitanti. “Si preferisce una soluzione di vetrina che è indice dell’incapacità di affrontare quella che non è più da tempo un’emergenza, ma un fenomeno strutturale da governare senza demagogie né isterismi”, ha continuato Manfredonia. “Non si può continuare a fare propaganda sulla pelle delle persone, specie di quelle deboli e povere: è ora di agire con serietà e realismo”.

Ucraina: il racconto di una inclusione positiva delle giovani rifugiate in Italia in un libro

16 Febbraio 2024 -
Roma - È in programma per la serata di martedì 20 febbraio, a Roma, la presentazione del volume “Women in Selfie” (Edizioni All Around, 2024), un fotolibro a firma del regista, artista e scrittore Vittorio Pavoncello che racconta l’esperienza di una inclusione positiva grazie al primo laboratorio teatrale composto da giovani rifugiate ucraine in Italia. L’appuntamento, ospitato dalle 18 alle 20 presso lo Spazio Esperienza Europa – David Sassoli (piazza Venezia 6), è promosso dall’Associazione Donne for peace in collaborazione con la Rappresentanza in Italia del Parlamento europeo, patrocinato dalla Rappresentanza della Commissione europea in Italia e dalla Città metropolitana di Roma Capitale. “Il libro – si legge nella presentazione – è un racconto del racconto, quello del percorso positivo condotto in ambito del Progetto ‘Upe4Inclusion’ realizzato da Donne for peace in collaborazione con Anas Lazio e Solco srl. Dodici donne ucraine guidate nel laboratorio teatrale da Pavoncello e coordinate da Svitlana Pakalyuk hanno affrontato il dramma aperto della guerra che si sono lasciate alle spalle”. “Anzhelika Azaieva, Olena Beksultanova, Boiko Svitlana, Kriuchkova Olena, Kurovska Olena, Iryna Lupan, Nadia Melnik, Petrovets Anastasia, Shapovalova Iryna, Sviatiuk Halyna, Vecherya Olga e Yuliia Nosyk – prosegue la presentazione – hanno trovato nel teatro e nel linguaggio universale dell’arte un approdo di comunicazione ed espressione che ha permesso loro di sfidare la paura, di accettare e valorizzare la nuova vita in Italia in un’ottica di ricostruzione”. Il libro affronta diversi aspetti: dal superamento delle iniziali difficoltà linguistiche e culturali all’utilizzo delle tecnologie alle quali l’opera si ispira come interconnessione tra passato, presente e futuro, alla volontà – sopra tutto e tutti – di sopravvivere e vivere. Le pagine sono arricchite dalle fotografie del laboratorio e dalla prima assoluta dello spettacolo teatrale di “Women in Selfie”, già portato in scena sul Palco del Teatro di Villa Torlonia di Roma, lo scorso giugno. Alla presentazione interverranno Carlo Corazza, rappresentante in Italia del Parlamento europeo, Antonio Parenti, rappresentante della Commissione europea in Italia, il regista, artista e scrittore Vittorio Pavoncello, Volha Marozava, presidente di Donne for peace, Luisa Laurelli, assessore alle Politiche sociali del Municipio IX Comune di Roma, Mariano Angelucci, presidente della Commissione XII Turismo, moda e relazioni internazionali del Comune di Roma. Modererà Elena Rossi, scrittrice e portavoce di Donne for peace.

Accordo Albania-Italia: un segno di incapacità di un Paese a gestire il diritto d’asilo

15 Febbraio 2024 -

Roma - Oggi il Senato ha approvato l’accordo Albania-Italia per il trattenimento di migranti che la Guardia costiera salverà in mare. Seicentosettantantatre milioni di euro in dieci anni in fumo per l’incapacità di costruire un sistema di accoglienza diffusa del nostro Paese, al 16° posto in Europa nell’accoglienza dei richiedenti asilo rispetto al numero degli abitanti. Seicentosettantatre milioni di euro che potevano rigenerare non solo la vita di molte persone (3.000), ma la vita anche delle nostre comunità. Seicentosettantatre milioni di euro che avrebbero significato posti di lavoro e un indotto economico. Seicentosettantatre milioni di euro veramente ‘buttati in mare’ per l’incapacità di governare un fenomeno – quello delle migrazioni forzate - che si finge di bloccare, ma che cresce di anno in anno, anche per politiche economiche che non favoriscono – se non con le briciole – lo sviluppo dei Paesi al di là del Mediterraneo. Seicentosettantatre milioni spesi anche perché guardiamo maggiormente a vendere armi - le spese per gli armamenti sono aumentate del 3,7% rispetto all’anno precedente, raggiungendo i 2240 miliardi di dollari, il livello più alto mai registrato (SIPRI) - e a finanziare conflitti - sono 56 gli Stati che nel 2022 si trovavano in situazioni di conflitto armato, 5 in più dell’anno precedente (SIPRI)-, piuttosto che a costruire pace. Uno spreco di risorse pubbliche. Un nuovo atto di non governo delle migrazioni, di non tutela degli ultimi della terra. Una nuova sconfitta della democrazia.

Mons. Gian Carlo Perego

Arcivescovo

Presidente Cemi e Fondazione Migrantes

Il senso del tempo

15 Febbraio 2024 - Roma - Quale senso viene attribuito oggi al tempo? L’interrogativo, più che aprire un sondaggio, intende proporre un ulteriore tassello nel mosaico delle riflessioni con cui accostarsi al rapido sviluppo delle tecnologie, come le intelligenze artificiali. Il fenomeno della mitizzazione – che assolutizza i singoli fatti decontestualizzandoli - potrebbe portare a una sconnessione tra passato, presente e futuro, favorendo una sorta di individualismo temporale: gli insegnamenti ricevuti o le pagine di storia, nel bene e nel male, perderebbero la spinta propulsiva per l’oggi e il futuro, provocando una sorta di sezionamento del tempo. Comunicazione e informazione hanno invece il compito di far emergere il legame tra i tre momenti – passato, presente, futuro – nella loro scansione spazio-temporale. Ciò permetterà di non sbriciolare i singoli attimi in una sorta di mito permanente. All’inizio della Quaresima è anche un invito a cogliere la pienezza del tempo. (Vincenzo Corrado)

Viminale: 139mila gli stranieri accolti in tutta Italia

15 Febbraio 2024 -
Roma - Sono 4.028 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo il dato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 942 sono di nazionalità bengalese (23%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Siria (712, 18%), Tunisia (665, 16%), Egitto (467, 12%), Pakistan (225, 6%), Eritrea (214, 5%), Etiopia (172, 4%), Sudan (134, 3%), Guinea (109, 3%), Gambia (64, 2%) a cui si aggiungono 324 persone (8%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Per quanto riguarda la presenza di migranti in accoglienza, i dati parlano di 138.742 persone su tutto il territorio nazionale di cui 83 negli hot spot (53 in Sicilia e 30 in Puglia), 103.596 nei centri di accoglienza e 35.063 nei centri Sai. La Regione con la più alta percentuale di migranti accolti è la Lombardia (13%, in totale 17.789 persone), seguita da Emilia Romagna, Piemonte e Lazio (9%), Campania (8%).

A Trieste la lunga attesa degli “invisibili”

15 Febbraio 2024 -

Trieste - Arrivano da lontano, sono a seimila e cinquecento chilometri in linea d’aria distanti da casa, dal Paese che abbraccia la parte meridionale della catena dell’Himalaya, dove si trova l'Everest. «Il Nepal è meraviglioso, ma i problemi sono tanti», cerca di spiegare Sunil, 23 anni, che l’ha lasciato quando ne aveva solo diciassette. Con alcuni connazionali sta preparando il pranzo, riso e verdure, finocchi e cavolfiori, tagliati e disposti su teglie da forno, ma il forno non c’è. Sono poggiati per terra e su un pallet di legno, fra sporcizia, teli di plastica, scarpe e coperte. Fa freddo, nemmeno 10 gradi malgrado sia mezzogiorno. Il gruppo di giovani nepalesi si riunisce per mangiare di fronte alle tende addossate le une sulle altre sotto le volte di mattoni del silos di Trieste, un’area di ex magazzini diroccati resi gelidi dall’aria che ci circola e da banchi di nebbia che si infilano dentro. Qui, a un passo dal centro città, si radunano le persone che mettono piede in Italia dopo aver percorso la Rotta Balcanica, forse pensando che ormai sia fatta, che il peggio sia passato. Si sbagliano, perché nel silos tocca aspettare il proprio turno per accedere al sistema di accoglienza nazionale. In totale, al momento, secondo il monitoraggio del Consorzio Italiano di Solidarietà (Ics), sono 235 le persone di varia nazionalità escluse dai centri a Trieste. Con Sunil ci sono Dhurba, Nirmal, Pasang, Tap Bahadur. Si uniscono anche due ragazze Monica e Laxmi, che invece vivono in una struttura di accoglienza. Quella nepalese non è di certo la comunità nazionale più estesa qui, dove ad arrivare sono soprattutto afghani e pakistani. Eppure il numero di nepalesi passati per Trieste non è irrilevante. Secondo l’Ics sono stati oltre 300 nei primi nove mesi del 2023, più di 400 nel 2021. Dal racconto di uno dei ragazzi si riconosce il consueto tragitto lungo i Balcani, dalla Turchia fino in Serbia. «Poi sono entrato in Croazia, dove ho lavorato un anno». La singolare presenza di un alto numero di nepalesi in questo Paese è confermata dal ministero dell’Interno di Zagabria: nei primi otto mesi del 2023, i permessi di lavoro rilasciati hanno riguardato nell’ordine cittadini di Bosnia, Serbia e a seguire i nepalesi (14.700). «In Nepal non c’è niente, nessun buon lavoro. Ho pagato 3.000 euro a un’agenzia e con un contratto ho raggiunto la Romania in aereo» racconta una delle ragazze, dando conto di un’altra traiettoria migratoria – di sfruttamento - comune per questa nazionalità. «Ero partita per stare in un fast food 8 ore al giorno, ma ne lavoravamo 15, per pochi soldi. Sono rimasta lì un anno e mezzo, poi ho raggiunto l’Ungheria, l’Austria e, a piedi e in auto, l’Italia». Per il Centre for the Study of Labour and Mobility di Kathmandu, nell’anno fiscale 2018/19 più di 1.700 nepalesi partivano ogni giorno per lavorare all’estero, una fuoriuscita così massiccia che nel 2023 sono state inviate a casa rimesse per 11 miliardi di dollari, il 27% del Pil. Le destinazioni sono soprattutto i Paesi del Golfo, ma anche Portogallo, Malta e, appunto, Croazia e Romania. «La vita qui è molto difficile, per il freddo, per la mancanza di cibo. Aspettando un posto in un centro di accoglienza, vivo così da due mesi» prosegue il racconto Sunil. Come tutti al silos, anche questi ragazzi all’arrivo si sono presentati in Questura. C’è chi, registrato il 30 novembre, ha l’appuntamento per formalizzare la domanda di protezione internazionale ad aprile. Ma anche riuscire a manifestare l’intenzione di chiedere asilo è complicato: « Io in Questura ci sono già andato quattro volte, ma non mi hanno registrato» interviene uno dei ragazzi nepalesi. «Ci torno domani. I funzionari non scelgono a seconda della fila, di quando uno è arrivato lì. Ma puntano il dito e dicono ‘tu, tu, tu’. Selezionano 8 o 10 persone al giorno, non una di più». ( Francesca Ghirardelli - Avvenire)

 

Vangelo Migrante: “Convertitevi e credete al Vangelo” (Mc 1,12-15)

15 Febbraio 2024 -
Entriamo in Quaresima, con il capo ancora impolverato di cenere, iniziamo il nostro percorso di digiuno e penitenza. Siamo in cammino verso la Pasqua. In tutta la liturgia di oggi siamo sollecitati alla purificazione e al cambiamento. Dobbiamo aprire il cuore allo Spirito Santo che vuole aiutarci a prendere sul serio la nostra vita. Siamo in un momento difficile tanto a livello storico quanto civile e religioso e non è facile oggi parlare di conversione, sia perché non tutti desiderano convertirsi sia perché spesso ci si ferma a riflettere solo su chi e cosa deve cambiare. La Prima lettura ci ricorda la purificazione del diluvio da cui nasce però la promessa di Dio che stabilisce di stringere con il creato una alleanza, un patto di amicizia e fedeltà. Il “peccato” è una vera e propria rottura di questa Alleanza, che va continuamente ripristinata. Dio, in Cristo sulla croce, ci lava con sangue del Figlio Suo versato per noi e per tutti e da questo sacrificio nasce la “Nuova Alleanza”. La seconda Lettura ci aiuta a a non dimenticare che siamo stati purificati e lavati dal Sacrificio cruento di Cristo, che toglie ogni sporcizia e ridona il candore della veste battesimale. Il diluvio è un battesimo ante litteram, che sulla Croce diviene fonte di una via nuova. Il Battesimo di Cristo sulla croce è il cuore del Vangelo di Marco. Il Vangelo delle tentazioni quest’anno sembra passare in sordina, quasi aver subito, nella versione di Marco, una censura. L’evangelista sottolinea invece il cuore del messaggio quaresimale e prepasquale: “convertitevi, il tempo è compiuto, credete al Vangelo”. Più che parlare del diavolo e delle sue diaboliche suggestioni concentriamoci allora su come evitarlo, seguendo appunto un itinerario di trasformazione e cambiamento che è la metanoia, la conversione. Dobbiamo andare al di là dei nostri pensieri, anzi superarli, per avvicinarci a quelli di Dio. Isaia ce lo ricorda spesso: “le mie vie non sono le vostre vie, i miei pensieri non sono i vostri pensieri”. In questa metanoia di conversione, non siamo chiamati a far retromarcia rispetto alla direzione intrapresa, un superamento sia ideologico che di contenuti. Siamo troppo pieni di informazioni, spunti mediatici, di gossip e pregiudizi, di pubblicità incalzanti. Social e TV non ci fanno riflettere e soprattutto non ci aiutano pensare con la nostra testa. A volte ci fermiamo sui post di Facebook o Instagram, su questioni relative al Magistero della Chiesa o di altro. Riflessioni superficiali che rischiano di relegarci in un mondo di insicurezze e dubbi. Convertirsi quest’anno vuol dire ritornare alla Parola, credere alla bella notizia del Vangelo. Per credere dobbiamo però riconoscere il momento che stiamo vivendo. Gesù piange su Gerusalemme perché è incapace di riconoscere il tempo in cui è stata visitata da Dio (Dominus flevit). Gesù non piange su di noi ma ci ammonisce, perché sappiamo valorizzare il “Kairos”, il frammento di un secondo sacro, che ci fa incontrare la Vita e ci fa rinunciare alla morte. Come nel Battesimo siamo chiamati a rinunciare a Satana e a professare la fede in Dio. Dobbiamo riscoprire il valore del tempo di Dio rispetto a quello cronologico. Siamo tutti esseri umani senza tempo: sembra che il tempo sfugga, corra, non esista, ma il tempo favorevole il “Kairos”, va riscoperto. Non possiamo arrivare in ritardo al Tempo dell’Amore. (Andrea Fulco)