Comunicazione e immigrazione: oggi a Roma una giornata di studio

21 Febbraio 2024 – Roma – “Raccontare le migrazioni è senza dubbio oggi uno dei compiti meno facili per diverse ragioni. Anzitutto, perché il fenomeno della mobilità umana non è qualcosa di statico ma di dinamico, continuamente in cambiamento. I numeri ce lo ricordano: nel 2023 le persone in movimento hanno superato il numero di 300 milioni. In secondo luogo, il fenomeno della mobilità umana, delle migrazioni interessa in maniera diversa tutti i Continenti e i Paesi, ricchi e poveri: è un fenomeno globale”. A dirlo questa mattina mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes aprendo i lavori della V Giornata di Studio
su “La Comunicazione su migranti e rifugiati tra solidarietà e paura”: promossa dall’Associazione ISCOM insieme con il Comitato “Informazione, migranti e rifugiati” e la collaborazione della Pontificia Università della Santa Croce. La Giornata ha offerto una nuova occasione di confronto tra autorità, accademici, giornalisti e responsabili di organizzazioni umanitarie per mettere a fuoco le sfide del sistema dei media e per contribuire a una informazione più accurata nella lettura e nella rappresentazione del fenomeno migratorio. Per Padre Fabio Baggio, Sottosegretario Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il messaggio di papa Francesco per la 109a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si è celebrata lo scorso mese di settembre, è intitolato “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Partendo dalle considerazioni delle cause delle migrazioni contemporanee, il pontefice – ha detto p. Baggio – “mette in discussione tale libertà, così come la possibilità di esercizio del diritto a non dover emigrare. Il ripristino di tale diritto fondamentale necessita di una serie di azioni da parte di diversi attori politici e sociali, che devono essere interpetrate nel segno di una corresponsabilità globale. Tra questi ci sono anche gli operatori della comunicazione”.
Fabio Baggio
“Da tempo evocati come possibile soluzione ad una migliore gestione migratoria, i canali regolari di migrazione si presentano come una misura in grado di fare incontrare interessi e necessità di paesi di origine e destinazione”, ha detto Laurence Hart, Direttore OIM Italia: la Banca Mondiale riferisce che “la mancata strutturazione di canali regolari ha un’influenza sullo sviluppo dell’economia mondiale: ogni anno le perdite ammontano a circa 1,3 trilioni di dollari e circa 30 milioni di posti di lavoro restano vacanti”.
“Lo Stato Islamico ha perso la capacità di inviare terroristi in Europa, ma gli individui ispirati dall’organizzazione rappresentano ancora una minaccia”, ha detto Claudio Bertolotti dell’ISPI: “con l’Europa che ha migliorato le sue difese, i rischi di attacchi camuffati e incitamenti alla violenza sussistono”. Per Rocco Iodice dell’Università di Napoli “Federico II”
i flussi migratori riguardanti individui stranieri che lasciano le terre d’origine alla ricerca di migliori condizioni economiche, costituiscono “un dato di realtà che impone l’adozione di interventi pubblici di carattere organico, nell’ottica di contemperare i diversi interessi coinvolti. Tanto a livello nazionale quanto a livello eurounitario, il tema dell’accesso al lavoro dei cittadini dei Paesi terzi è divenuto centrale nel dibattito politico: interessante comprendere i pilastri alla base del diritto vigente e le novità intervenute di recente in materia”. Per Francesca Cuomo del Centro Astalli comunicare le migrazioni è una “sfida complessa da affrontare confrontandosi con eventi di portata storica in continuo divenire: le guerre, le crisi internazionali, i cambiamenti climatici”.
Nell’esperienza del Centro Astalli, Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia, “dare voce ai rifugiati, creare spazi affinché le persone migranti siano protagoniste di un’offerta culturale, narratrici in prima persona della loro storia e testimoni di una presenza culturale con ricadute positive per l’intera società è la priorità. Come lo è pure rendere visibili Paesi e contesti da cui hanno origine molte delle migrazioni forzate, raccontando temi che spesso rimangono ai margini come conflitti endemici, persecuzioni e carestie. Rendere la narrazione delle migrazioni un tema non più divisivo ma su cui costruire una nuova idea di società è possibile”.  Per questo il Centro Astalli, in collaborazione con alcune biblioteche di Roma, ha in programma degli incontri dal titolo “Ti racconto una storia, ti racconto di me” in cui alcuni uomini e donne rifugiate si raccontano attraverso il metodo della “biblioteca vivente”.
Una sessione del convegno è stata riservata all’esperienza dei Corridoi Umanitari.
Per Giacomo Zucconi, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio  – che ha dato vita dal 2016, insieme alle Chiese protestanti in Italia, alla Cei e altre associazioni ai “corridoi umanitari”. Si tratta ormai – ha detto – di una best practice, una soluzione legale e sicura per evitare le morti in mare, così come la tratta degli esseri umani e facilitare l’accoglienza dei migranti vulnerabili senza costi per lo Stato. Un’iniziativa che incoraggia alla solidarietà e libera dalla paura. Un ruolo fondamentale lo svolgono infatti i cittadini e le comunità locali che accolgono gratuitamente permettendo un’efficace integrazione anche a beneficio di chi accoglie. Il modello dei corridoi umanitari dovrebbe essere implementato in Europa ed esteso anche a chi emigra per motivi di lavoro per far fronte alla grande necessità di forza lavoro”.
“La parola-chiave è umanità: quella che è urgentemente necessario restituire a persone che, obbligate a lasciare le loro terre, cercano un futuro di dignità e diritti. A noi, sulla sponda nord del Mediterraneo, il dovere di perseguire soluzioni basate su quella parola”, ha sottolineato Riccardo Noury, portavoce di  Amnesty International Italia.

“Renitenti alla leva di chi pretende solo notizie con l’elmetto o alla moda, indisponibili alla chiamata alle armi di chi da opposte sponde ideologiche vuole schiacciarli su una comunicazione ‘di scopo’. Per i cronisti é la trincea di autodifesa dalla ‘pornografia’ dell’immigrazione” ha detto l’inviato del Corriere della Sera, Luigi Ferrarella. Oggi si è tornato a parlare di migranti. E si è tornato a “parlarne male”, ha detto Anna Maria Pozzi, scrittrice e giornalista. Nel 2023, è aumentata l’informazione in termini quantitativi ma è “peggiorata in termini qualitativi. Vocaboli come la parola ‘clandestino’ e toni allarmistici che in parte erano stati abbandonati sono di nuovo riemersi, specialmente nel discorso politico. E così i migranti sono tornati a far paura. Mentre le vittime di tratta, soprattutto per sfruttamento sessuale, sono diventate completamente ‘invisibili’ sia nella realtà che nella narrazione”.
Dentro la cornice dei resoconti giornalistici, le fotografie hanno spesso – ha quindi aggiunto Giulia Tornari, Presidente dell’Associazione “ Zona” – la funzione di “legittimare il contenuto testuale. Altro intento ad esse attribuito è quello di nutrire il nostro immaginario: la fotografia di un barcone pieno di migranti rappresenta l’invasione imminente di migliaia di persone nel nostro Paese. Ma la fotografia è anche uno strumento che può essere impiegato per sfidare le narrazioni mediatiche dominanti, mostrando il migrante quale soggetto che agisce in un contesto stratificato e ostile ma che può ribaltarsi per diventare positivo e di integrazione”. Nel concludera la Giornata Raffaele Iaria. Responsabile Comunicazione della Fondazione Migrantes, ha sottolineato come  fenomeno migratorio oggi coinvolge milioni di uomini, donne, bambini appartenenti a mondi, etnie, culture, lingue, religioni diverse. Raccontare questo mondo in modo serio e consapevole è uno dei compiti della Fondazione Migrantes che ogni anno pubblica tre Report con numeri e riflessioni che hanno l’obiettivo di aiutare la comprensione. Si tratta del Rapporto Immigrazione con Caritas Italiana, del Rapporto Italiani nel Mondo, unico studio sulla mobilità italiana e il Rapporto sul Diritto d’Asilo”.
La Giornata si era aperta con il saluto di Antonino Piccione dell’Iscom che ha sottolineato come probabile, con l’avvicinarsi delle Europee, che i partiti tornino a “cavalcare il tema Migranti e a marcare la propria ‘identità’, incoraggiati dal sistema di voto proporzionale. L’approccio analitico sarà soppiantato dalle scorciatoie ideologiche. Il fenomeno, strutturale com’è, tornerà a essere spacciato come emergenziale. L’informazione – ha detto – non abdichi al proprio ruolo, non si faccia megafono delle opposte tifoserie, incalzi le forze politiche e i candidati a un confronto improntato alla verità: contribuisca a civilizzare un contesto da anni avvelenato da slogan e cinismo”.