Cutro: una Via Crucis per ricordare i 94 morti nel naufragio di un anno fa

20 Febbraio 2024 – Crotone – “Ogni anno la nostra comunità deve venire a Steccato di Cutro, ogni anno dobbiamo organizzare qualcosa perché la memoria di questo fatto non sia sciupata, perché la memoria della tragedia faccia germinare nei nostri cuori semi di comunione e di fraternità inclusiva. Il sogno di Dio sulla nostra terra per l’umanità è questa fraternità”. Lo ha detto l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Raffaele Panzetta al termine della via crucis diocesana che si è svolta domenica scorsa a Steccato di Cutro in memoria delle 94 vittime del naufragio del 26 febbraio scorsi. “Siamo qui innanzitutto per pregare per le persone che hanno perso la vita qui nel nostro mare, per quegli uomini e donne che ancora affrontano i pericoli enormi per assicurare un futuro diverso ai loro figli. Siamo qui – ha detto il presule – per chiederci se in questo anno siamo diventati più umani, siamo diventati più credenti. Sicuramente abbiamo allargato gli spazi fisici del primo soccorso, abbiamo studiato grazie all’ufficio Migrantes la questione della migrazione e dei rifugiati. Abbiamo capito che è una situazione complessa non falsata da pregiudizi ideologici. Siamo diventati più consapevoli dei drammi vissuti da tanti fratelli e sorelle che solcano i mari in cerca di pace, pane, dignità, e mettono a rischio la loro vita”. Per il presule crotonese “dobbiamo coinvolgere più attivamente le comunità. Bisogna lavorare per una risposta solidale, condivisa, strutturale tra istituzioni ed i Paesi. Purtroppo in mezzo a noi ci sono quelli che vorrebbero risolvere ingenuamente la questione dei flussi migratori lavorando a bloccare le masse di disperati che sono in movimento in cerca di un futuro migliore. Nelle nostre comunità deve circolare l’idea di una fraternità universale, inclusiva e partecipativa. Questa è l’unica via per offrire un futuro di pace all’umanità”. Mons.  Panzetta ha voluto “gridare” ancra una volta il “nostro sdegno, il nostro disappunto per il fatto che le parole del Papa sulla strage di Cutro non sono state ascoltate. Il Papa ha detto ‘quel naufragio non doveva avvenire e dobbiamo fare di tutto affinché non si ripeta’. Questi fatti continuano a realizzarsi ed il Mediterraneo sta diventando un cimitero più grande. Bisogna lavorare per giungere ad una risposta solidale, condivisa, strutturale tra le istituzioni ed i Paesi. All’interno di questa soluzione un punto di rilievo deve essere riconosciuto ai corridoi umanitari: sono dei ponti che bambini, donne, uomini anziani provenienti da situazioni precarie e gravi pericoli possono percorrere con sicurezza, legalità e dignità. Una migrazione sicura, regolata, sostenibile è nell’interesse di tutti i Paesi anche del nostro. Se non si riconosce questo il rischio è che la paura spenga il futuro e giustifichi le barriere su cui si infrangono tante vite umane”.