Primo Piano

Il Coe ricorda don Pedretti nel centenario della nascita

8 Luglio 2022 - Milano - «Don Francesco ha portato tante persone a trovare la bellezza nel servizio al prossimo, sul territorio lombardo come in ambito internazionale». Così André Siani, presidente del Coe (Centro orientamento educativo) di Barzio (Lecco), ritrae don Francesco Pedretti a cento anni dalla nascita. Nato ad Albairate (Milano) il 10 luglio 1922, don Pedretti ha lasciato un segno indelebile nella vita della Chiesa ambrosiana. E non solo con la fondazione del Coe in Valsassina, 63 anni fa. Era uomo dallo sguardo profondo e globale, che da Lecco ha saputo raggiungere l’America Latina, l’Asia e soprattutto l’Africa. È lui stesso a scriverlo, ancora giovanissimo, in una lettera indirizzata nel 1938 all’arcivescovo di Milano, il cardinale Alfredo Ildefonso Schuster: «Mi rivolgo umilmente a Vostra Eminenza per implorare il consenso onde diventar missionario. Mi attrae da tempo questo ideale». Tanto che quando molti anni dopo fu incaricato della Pastorale missionaria diocesana, «si dedicò senza riserve a questo servizio nella convinzione che la missione non é qualcosa di nostro, ma 'è il piano di Dio per il quale siamo scelti e inviati, per il quale Dio ci fa credito di collaborazione', diceva. E con quello spirito ha creato il Coe», sottolinea Siani. Don Pedretti se n’è andato nel silenzio di una malattia vissuta nell’affetto della sua comunità di Barzio, il 9 luglio 1999. «Ora resta il suo esempio e la nostra gratitudine per aver ispirato questa esperienza di educazione diocesana e internazionale». Don Pedretti è stato anche tra gli artefici della costituzione della Focsiv – la Federazione Organismi Cristiani Servizio Internazionale Volontario – esattamente 50 anni fa. «Ogni persona che incontrava era per lui significativa, anche quando le circostanze rendevano meno facile l’incontro e il dialogo», aggiunge Siani. Domenica a Barzio dalle 9,30 il Coe ricorda don Pedretti con una giornata di eventi (il programma in coeweb.org) aperti dalla tavola rotonda col presidente del Coe, Siani, il pedagogista Vittore Mariani, docente alla Cattolica di Milano e autore del volume Crescere nella gioia. L’attualità del pensiero pedagogico di don Francesco Pedretti, Mario Colletto volontario in Repubblica democratica del Congo e responsabile della formazione dei volontari internazionali per il Coe e che insieme ad altri soci-volontari ha curato la pubblicazione Il volontario è... Dagli appunti di Don Francesco Pedretti, e l’architetto Bianca Triaca, promotrice e curatrice di progetti sul patrimonio culturale in Africa del Coe. Alle 12 nella chiesa di Sant’Alessandro, la Messa presieduta dal vicario generale della diocesi di Milano, l’ausiliare Franco Agnesi. Nei progetti iniziati o ispirati da don Pedretti, non c’è spazio per l’assistenzialismo: si coopera allo sviluppo dei popoli in campo educativo e sanitario rendendo protagoniste le comunità aiutate. Sua eredità è anche il Festival del Cinema Africano di Milano (oggi Festival del Cinema Africano, d’Asia e America Latina) che ogni anno si ripropone di «educare al dialogo tra uomini di diverse culture e si afferma come invito alla conoscenza aperta degli altri popoli e al dialogo con tutti in un cammino d’integrazione culturale e di fraternità», come scriveva Pedretti in uno dei suoi 74 diari. (Luca Cereda - Avvenire)    

Vangelo Migrante: XV Domenica del Tempo Ordinario | Vangelo (Lc 10, 25-37)

7 Luglio 2022 - Le parabole rappresentano la punta più alta e rifinita del linguaggio di Gesù. Non sono l’eccezione: per Lui, parlare in parabole era la norma, si dice nel Vangelo. Questa domenica ci imbattiamo in una delle più belle e avvincenti: quella del buon Samaritano. Gesù la offre ad un dottore della legge che gli aveva posto delle domande: “che cosa devo fare per avere la vita eterna? (…) chi è il mio prossimo?” Alla prima Gesù gli chiede di indagare nella Legge e di rispondersi. E questi, mostrandosi preparato, richiama i comandamenti dell’amore per Dio e per il prossimo. Per  una interpretazione tutta umana, gli esperti avevano ridotto ‘il prossimo’ quasi esclusivamente ai connazionali; al tempo di Gesù erano state introdotte ulteriori restrizioni e fioccavano polemiche. Nel tentativo di coinvolgere Gesù, il dottore gli pone la seconda domanda. Gesù opera uno spostamento di senso e richiama il cuore della Legge che le deduzioni umane avevano snaturato, come a dire: “il tuo prossimo non è colui che tu fai entrare nell’orizzonte della tue attenzioni ma prossimo sei tu quando ti prendi cura di un uomo. Non chi tu ami; ma tu quando ami …”. E presenta una vicenda concreta, probabilmente tratta da un episodio di cronaca. “Un uomo scendeva da Gerusalemme a Gerico”, esordisce la parabola. Di lui non si sa nulla: nome, provenienza, spessore morale, status, capacità. Non sappiamo il suo nome ma sappiamo il suo dolore: malmenato dai briganti, ferito e faccia a terra; da solo non ce la fa. È un uomo-figura di milioni di altri uomini derubati, malmenati, … bombardati, naufraghi in mare, sulle strade della storia, che continuamente scendono da Gerusalemme a Gerico. Per primi, un sacerdote ed un levita con le convinzioni di cui sopra, passano oltre: il malcapitato non appartiene al proprio gruppo religioso; il contatto con un sangue diverso da quello dei sacrifici rischia di contaminarli. Figure emblematiche: toccano le cose di Dio nel tempio e non toccano la carne della creatura di Dio sulla strada. Messaggio forte: gesti, oggetti religiosi, riti e regole ‘sacre’ possono oscurare la legge di Dio, fingere una fede che non c’è e usarla a piacimento. Chi tira fuori l’anima profonda della Legge e del messaggio di Gesù, invece, è un eretico, uno straniero, un samaritano in viaggio: vide, ebbe compassione, gli si fece vicino. Egli appartiene a quelli che persino i discepoli qualche domenica fa, volevano punire. Gesù indugia su di lui e si compiace nel descrivere minutamente i suoi gesti grondanti umanità. Vide: quello che c’è da fare è a portata di mano. Accorgersene e accoglierlo è già un punto di partenza. Non si tratta di essere bravi da andare a cercare chi ha bisogno di noi: occorre cominciare da chi c’è, dice Gesù. Ebbe compassione: la compassione è un movimento viscerale interiore che nessun altro può fare al posto nostro e vale più delle regole cultuali o liturgiche; più di quelle dottrinali. Surclassa le leggi antiche (è uno straniero) ed ignora le distinzioni moralistiche: soccorrere chi se lo merita, gli altri no! Gli si fece vicino: gli schemi per fare del bene, fanno dimenticare il bene. Non si guarisce con le analisi del sangue, quelle aiutano a fare la diagnosi. Si guarisce quando qualcuno interviene. Il realismo di Gesù ci sorprende? Ma questo è quello che Lui ha fatto con noi: si è fatto straniero, ‘peccato’ in nostro favore, dice san Paolo, ci ha soccorso, ci ha curato le ferite con l’olio, ci ha ricoverato in una locanda (la Chiesa). E tornerà a pagare il rimanente per le nostre cure. Intanto, chi è stato stabilizzato in salute vada a battersi perché su quella strada nessuno più sia malmenato … (p. Gaetano Saracino)

Viminale: da inizio anno sbarcate 30.373 migranti sulle nostre coste

7 Luglio 2022 -
Roma - Sono  30.373 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 5.033 sono di nazionalità bengalese (17%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Egitto (4.967, 16%), Tunisia (4.308, 14%), Afghanistan (3.291, 11%), Siria (1.766, 6%), Costa d’Avorio (1.114, 4%), Eritrea (830, 3%), Iran (761, 2%), Guinea (753, 2%), Sudan (571, 2%) a cui si aggiungono 6.979 persone (23%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.

Ucraina: Acnur, da febbraio 8 milioni di profughi

7 Luglio 2022 - Roma - Sono più di 8,79 milioni le persone che hanno lasciato l’Ucraina dal 24 febbraio, quando è iniziata l’aggressione militare russa. Lo ha dichiarato l’Acnur, l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite che si occupa di rifugiati. Un flusso continuo di civili in fuga dal conflitto. Ieri, intervenendo alla Camera, il ministro dell’Interno Luciana Lamorgese ha detto che sono 12.550 i profughi provenienti dall’Ucraina accolti nei Cas, i Centri di accoglienza straordinaria, e 1.095 quelli ospitati nella rete Sai, il Sistema di accoglienza e integrazione. I Cas attivi sul territorio dall’inizio dell’emergenza sono aumentati di 986 strutture, con la realizzazione di 7.905 posti in più.    

Accoglienza, corridoi umanitari e Ius scholae vie d’integrazione

7 Luglio 2022 - Roma - Se non c’è accoglienza non c’è futuro, perché quando si parla di integrazione in realtà si parla di qualcosa che è «vitale» per il nostro Paese. E soprattutto il modello ormai consolidato dei corridoi umanitari ha dimostrato di saper attivare il 'rinascimento' della società civile italiana. L’occasione è la presentazione del volume di Mario Marazziti Porte aperte. Viaggio nell’Italia che non ha paura, organizzata dall’Ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede Francesco Di Nitto, che diventa spunto per una riflessione a tutto tondo sulla necessità di affrontare il tema dell’immigrazione e dell’integrazione in maniera diversa, prendendo spunto proprio dall’esperienza dei corridoi umanitari. Ma è lo Ius scholae a tornare spesso al centro del dibattito. «Sono quindici anni che i miei predecessori hanno detto che la cittadinanza garantisce l’integrazione – sottolinea il presidente della Cei, l’arcivescovo di Bologna cardinale Matteo Zuppi –, mi auguro che la politica faccia la politica». La realtà è che il nostro Paese ha bisogno di persone, in particolare in alcuni settori produttivi, «la politica deve guardare al futuro. Qualcuno pensa che la lettura della Chiesa sull’accoglienza sia una lettura di parte, ma senza accoglienza non c’è futuro. Non si arrivi tardi». Quella dei corridoi umanitari, vie di ingresso sicure e legali per i migranti, «è la strada corretta anche perché aiuta l’inclusione e l’integrazione», aggiunge poco dopo la ministra dell’Interno Luciana Lamorgese, ricordando che «dal 2015 sono stati circa 7mila i corridoi umanitari». Inoltre la responsabile del Viminale sottolinea come anche in Europa sia cambiato l’approccio culturale, perché adesso «è passata la linea della solidarietà mentre finora si era parlato di responsabilità». Oggi infatti «l’immigrazione per noi è vitale, ma la politica non lo ha ancora capito», sottolinea il presidente della Comunità di Sant’Egidio, Marco Impagliazzo, aggiungendo che lo Ius scholae «aiuterà ancora di più il processo di integrazione perché la lingua è la premessa per l’integrazione. L’Italia ha bisogno di lavoratori, di immigrati che sostengano il sistema Italia e allo stesso tempo queste persone hanno bisogno di protezione. È una miscela di successo che speriamo possa essere allargata ai migranti economici ». La Comunità, dopo aver lanciato i corridoi umanitari insieme alla Conferenza episcopale italiana e alla Federazione delle Chiese Evangeliche in Italia (Fcei), adesso rilancia l’ipotesi del 'garante' per poter agevolare l’ingresso regolare degli stranieri nel nostro Paese e il modello dei corridoi raccontato nel volume di Marazziti. «Ci sono storie di persone che hanno riscoperto la bellezza dell’essere italiani nell’accogliere chi arriva – spiega l’autore –, singoli che si mettono insieme per organizzare l’accoglienza, sono risorse della società civile». La consapevolezza che deve tornare – gli fa eco Daniele Garrone, presidente Fcei – è che «la cittadinanza non è una concessione, ne ha bisogno la nazione». (Alessia Guerrieri - Avvenire)    

Migrantes Andria: parte il progetto “dall’esclusione all’inclusione”

6 Luglio 2022 -
Andria - Numerose persone senza fissa dimora, che fino a qualche giorno fa alloggiavano in alcuni ghetti dei nostri territori, in baracche di fortuna, riposando su giacigli improvvisati e zeppi di acari, con servizi igienico-sanitari al limite della decenza umana, ebbene a loro è stato proposto un luogo di accoglienza sicuro, un lavoro onesto e un trasporto, da e per il lavoro, onesto. È questo il progetto strutturato per dare risposte concrete all’ emergenza abitativa dei migranti stagionali sul territorio. Un progetto nato in questi mesi in rete con l’Ufficio Migrantes della Diocesi di Andria in collaborazione con la Rete NoCap, l’Azienda Agricola Cantatore di Ruvo di Puglia e la Comunità Migrantesliberi.«Una rete -dichiara don Geremia Acri, responsabile dell’Ufficio Migrantes- che si è costituita in piena autonomia senza l’interlocuzione delle istituzioni varie, con l’obiettivo di salvaguardare la dignità della persona. Da anni conosciamo il fenomeno dei migranti stagionali che arrivano per la raccolta frutti; conosciamo la importante ricaduta economica locale e nel tempo, purtroppo le nostre comunità hanno preferito la costruzione dello stigma attraverso l’indifferenza e odio nei confronti “dell’Altro” senza mai trovare una risposta affidabile all’emergenza sociale».Yvan Sagnet, fondatore dell’Associazione NO CAP, promotrice di questo nobile progetto- commenta: «Come amo spesso ricordare, penso sia giunto il momento di passare dalla protesta alla proposta e non c’è proposta nella lotta allo sfruttamento lavorativo che non passi attraverso un lavoro dignitoso. Proprio per questo motivo abbiamo deciso di estendere la nostra filiera etica a questo territorio martoriato dallo sfruttamento con l’assunzione regolare di numerosi lavoratori provenienti dal ghetto presso un’azienda della nostra rete etica NoCap. Tramite un lavoro, e una paga dignitosa, un lavoratore può permettersi di prendere in affitto una casa piuttosto che vivere in un ghetto in situazioni di tale disumanità. Su questo aspetto come Associazione NO CAP, vogliamo ringraziare la Diocesi di Andria, nostro partner in questo progetto, che metterà inizialmente a disposizione le sue strutture per l’accoglienza dei lavoratori».Papa Francesco nel suo messaggio, per la 108ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che sarà celebrata domenica 25 settembre 2022, sul tema “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati” scrive: «La storia ci insegna che il contributo dei migranti dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi». Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione –e sottolinea-: gli stranieri non sono invasori e distruttori».«Il meccanismo della povertà -conclude don Geremia Acri- alimenta quello della criminalità: ognuno ha diritto ad una casa, a condizioni di vita dignitose e alla possibilità di realizzare le proprie aspirazioni. Attraverso il lavoro e il riconoscimento della persona in quanto tale, senza etichette di provenienza o condizione sociale, si crea il principale strumento di costituzione di una società in cui la dignità non è un privilegio di censo».

Cei: Ius scholae costituisce “uno strumento di inclusione dei migranti”

6 Luglio 2022 - Roma - "Lo sguardo evangelico deve abbracciare anche la cultura, illuminando tutti gli ambiti che riguardano la persona, dal concepimento al fine vita, dall’accoglienza alla dignità del vivere. Si colloca in quest’orizzonte la riflessione sullo ius scholae e sulla cittadinanza che – è stato ribadito – costituisce uno strumento di inclusione dei migranti ed è un 'tema di cultura'". E' quanto si lehgge nel comunicato finale dei lavoro del Consiglio Permanente della Ceiu che si è svolto ieri. Nella consapevolezza che, come ha ribadito il Card. Matteo Zuppi, presidente della Cei, il fenomeno migratorio richiede "un approccio umanitario e di sistema", è stato ricordato che quello della cittadinanza è un argomento al centro dell’attenzione della Chiesa in Italia, fin dal Convegno Ecclesiale di Verona del 2006. (Raffaele Iaria)

Cei: il comunicato finale del Consiglio Permanente

6 Luglio 2022 - Roma - Un clima di fraterna condivisione ha caratterizzato la sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente, che si è svolta ieri, 5 luglio, in videoconferenza, sotto la guida del Cardinale Matteo Zuppi. Nel corso dei lavori, i Vescovi hanno ribadito la necessità di operare per una Chiesa che sappia farsi prossima e sia capace di mettersi in ascolto oltre che di dialogare con franchezza con i mondi della politica, della società e della cultura. I Vescovi hanno quindi espresso il loro dolore per la tragedia della Marmolada assicurando  preghiere di suffragio per le vittime, affidandole all’abbraccio misericordioso del Padre. Insieme alla solidarietà e alla vicinanza, i Vescovi hanno lanciato un appello perché tutti facciano la propria parte per proteggere la Casa comune, perseguendo uno sviluppo sostenibile e integrale. Forte solidarietà è stata manifestata anche alle missionarie e ai missionari che, in tutto il mondo, spendono la vita per il Vangelo e a servizio degli ultimi. I membri del Consiglio Permanente si sono uniti alle parole del Cardinale Presidente che, nel suo indirizzo di saluto, ha ricordato il sacrificio di suor Luisa Dell’Orto, Piccola sorella del Vangelo di Charles de Foucauld uccisa il 25 giugno a Port- au-Prince, ad Haiti, e hanno ringraziato quanti operano in contesti difficili, spesso di guerra, mostrando il volto di una Chiesa materna e misericordiosa. La loro testimonianza – è stato evidenziato – incoraggia la Chiesa a vivere in pienezza la sua dimensione missionaria, con il coinvolgimento dell’intera comunità. Nel tracciato del Cammino sinodale, infatti, le Chiese in Italia sono chiamate a mettersi in ascolto delle istanze del territorio, ma anche ad affinare i dispositivi culturali per relazionarsi con il mondo politico e sociale così da diventare sempre di più luogo di dialogo e comprensione. Lo sguardo evangelico deve abbracciare anche la cultura, illuminando tutti gli ambiti che riguardano la persona, dal concepimento al fine vita, dall’accoglienza alla dignità del vivere. Si colloca in quest’orizzonte la riflessione sullo ius scholae e sulla cittadinanza che – è stato ribadito – costituisce uno strumento di inclusione dei migranti ed è un “tema di cultura”. Nella consapevolezza che, come ha ribadito il Cardinale Zuppi, il fenomeno migratorio richiede un approccio umanitario e di sistema, è stato ricordato che quello della cittadinanza è un argomento al centro dell’attenzione della Chiesa in Italia, fin dal Convegno Ecclesiale di Verona del 2006. I Vescovi non hanno mancato poi di rivolgere il loro pensiero alla situazione internazionale, in particolare alla guerra in corso. Il Vice Presidente della CEI, Mons. Francesco Savino, ha condiviso con i Confratelli quanto vissuto in Ucraina, dove si è recato nei giorni scorsi con la Carovana della pace organizzata da #Stopthewarnow. È stato unanimemente rinnovato l’auspicio che le armi possano tacere e il conflitto lasci presto spazio alla pace. Inoltre, è stata sottolineata la necessità di una verifica delle strutture della CEI in vista di un migliore funzionamento e di una maggiore partecipazione di tutti gli Organismi. Il Consiglio Permanente si è poi soffermato ampiamente sul Cammino sinodale delle Chiese in Italia, esaminando la bozza del documento per il prosieguo della “fase narrativa” (2022-2023). Il testo, al centro del confronto, raccoglie i frutti del primo anno di ascolto, integrato con le riflessioni e le proposte emerse durante l’incontro nazionale dei referenti diocesani, riuniti a Roma dal 13 al 15 maggio, con la partecipazione dei Vescovi rappresentanti delle Conferenze Episcopali Regionali e, successivamente, durante la 76a Assemblea Generale della CEI (Roma, 23-27 maggio), alla quale hanno preso parte, nelle giornate del 24 e 25 maggio, 32 referenti diocesani, cioè due per ogni Regione ecclesiastica. Le priorità riguardano: la crescita nello stile sinodale e nella cura delle relazioni, l’ascolto dei “mondi” meno coinvolti nel primo anno, la promozione della corresponsabilità di tutti i battezzati, lo snellimento delle strutture per un annuncio più efficace del Vangelo. Per continuare l’ascolto vengono suggeriti tre “cantieri sinodali”, ossia laboratori aperti, da adattare liberamente a ciascuna realtà, scegliendo quanti e quali proporre nel proprio territorio. Ogni Diocesi potrà aggiungerne un quarto valorizzando una priorità risultante dalla propria sintesi diocesana o dal Sinodo che sta celebrando o ha concluso da poco. Gli interventi dei Vescovi, insieme ad altri contributi scritti giunti dalle Conferenze Episcopali Regionali con il coinvolgimento dei referenti diocesani, hanno permesso di precisare metodi e contenuti. In particolare, è stato chiesto di considerare che gli ulteriori passi del Cammino sinodale si svolgeranno nel triennio di preparazione al Giubileo del 2025, che sarà un’opportunità per “riscoprire” le Costituzioni del Concilio Vaticano II. Il testo, che è stato approvato con le integrazioni segnalate, verrà diffuso nei prossimi giorni. Il Gruppo di coordinamento nazionale, al quale il Consiglio Permanente ha rivolto un particolare ringraziamento per quanto fatto finora e per il futuro, è chiamato a offrire per l’inizio di settembre un piccolo sussidio metodologico in cui presentare la proposta dei “cantieri sinodali” e della loro restituzione alla fine del secondo anno della “fase narrativa”; nelle prossime settimane verranno raccolte, dalle singole diocesi, alcune esperienze di “buone pratiche” da mettere a disposizione di tutte le Chiese locali, per disporre di idee collaudate, utili per allargare la consultazione al maggior numero possibile di persone e di ambienti. Il Consiglio Permanente ha accolto le integrazioni richieste dalla 76a Assemblea Generale della CEI alla Nota “I ministeri del Lettore, dell’Accolito e del Catechista per le Chiese che sono in Italia”. Il testo, già approvato “ad experimentum” per il prossimo triennio dall’Assemblea Generale, recepisce gli interventi di Papa Francesco per orientare la prassi concreta sui ministeri istituiti, sia del Lettore e dell’Accolito (per i quali si attende la revisione dei riti di istituzione da parte della Congregazione per il Culto Divino), sia del Catechista. Con la Nota, la CEI intende inserire il tema dei ministeri istituiti all’interno del Cammino sinodale, luogo ideale di verifica anche sulla loro effettiva ricaduta nella prassi ecclesiale. Il Consiglio, su mandato dell’Assemblea Generale, avrà il compito di determinare le modalità di verifica della Nota e di approfondimento del tema della ministerialità. I Vescovi hanno infine approvato, per un anno, i nuovi parametri per la concessione dei contributi relativi all’edilizia di culto. Il rincaro dei costi di materiali e prestazioni edili, dovuto alla pandemia e alla guerra in Ucraina, ha reso inadeguati quelli finora utilizzati e, pertanto, si è reso necessario un adeguamento delle tabelle secondo l’aumento indicato dall’ISTAT. Al termine dei lavori il Cardinale Presidente ha dato lettura al Consiglio Permanente della comunicazione con cui Papa Francesco ha nominato mons. Giuseppe Baturi, Arcivescovo di Cagliari, Segretario Generale della CEI. “Accogliamo questa nomina con gioia, fiducia e gratitudine al Santo Padre”, ha detto il Cardinale Zuppi, aggiungendo: “Rinnoviamo il nostro ringraziamento a Mons. Stefano Russo per lo stile e lo zelo con cui ha vissuto il suo mandato. Mi piace leggere questa nomina come un ulteriore segno della prossimità e della cura con cui Papa Francesco accompagna il cammino delle nostre Chiese. A Mons. Baturi, che dividerà il suo ministero tra Cagliari e Roma, vanno la nostra vicinanza, la nostra preghiera e il nostro augurio. Lo ringraziamo già sin d’ora per lo spirito di servizio con cui ha accolto questo incarico”. “Accolgo questa nomina come un’ulteriore chiamata a servire le Chiese che sono in Italia, delle quali la CEI è figura concreta di unità”, ha dichiarato Mons. Baturi: “Ringrazio il Santo Padre per la fiducia che rinnova nei miei confronti e per l’attenzione e la premura pastorale verso la Chiesa di Cagliari, di cui resterò pastore. Esprimo un grazie sincero alla Presidenza della CEI e al Consiglio Episcopale Permanente. La mia gratitudine al Presidente, Cardinale Matteo Zuppi, con cui avrò modo di condividere un servizio di comunione. Con lui desidero ringraziare i Cardinali Bagnasco e Bassetti con cui ho condiviso la mia precedente esperienza nella Segreteria Generale, come direttore dell’Ufficio giuridico e sottosegretario. Un pensiero affettuoso ai precedenti Segretari Generali: il Cardinale Betori e i Vescovi Crociata, Galantino e Russo. Consapevole dell’impegno richiesto, confido nella cordiale partecipazione di tutta la Diocesi di Cagliari, che potrà arricchirsi di un più profondo inserimento nel cammino della Chiesa in Italia”.  

Ucraina, Acli Roma, domani apertura del nuovo sportello di esigibilità dei diritti nella Basilica di Santa Sofia

6 Luglio 2022 - Roma - Giovedì 7 luglio 2022, alle ore 17, le Acli di Roma inaugureranno uno Sportello di Esigibilità dei diritti e Segretariato Sociale presso la Basilica Minore di Santa Sofia (in via di Boccea 478), la chiesa nazionale degli ucraini a Roma. Lo sportello sarà attivo ogni giovedì con la presenza di operatori specializzati del Patronato ACLI di Roma e di un’operatrice del Patronato ACLI di Leopoli, che in seguito alla guerra si è trasferita in Italia. Sarà in questo modo garantita una consulenza professionale, qualificata ma anche empatica e coinvolta in prima persona nelle problematiche legate a questa difficile situazione, che possa garantire un filo continuo con le pratiche burocratiche tra Italia e Ucraina. Le ACLI di Roma fin dall’inizio della guerra in Ucraina hanno messo in campo diverse azioni in collaborazione con il Patronato ACLI e l’intero sistema ACLI, entrando subito nella task force del Comune di Roma, in rete con Municipi ed altre Associazioni, e organizzando consegne di pacchi di generi alimentari, medicinali e vestiario a diversi enti e Associazioni, tra cui Associazione S. Sofia, Associazione Salvamamme, Associazione Cristiana Ucraini, oltre  che alle famiglie di nazionalità ucraina assistite direttamente dalle ACLI.  Fondamentale è stata perciò la presenza degli operatori del Patronato ACLI di nazionalità moldava e ucraina, che hanno permesso di decodificare le diverse richieste ed hanno supportato nel disbrigo delle pratiche burocratiche legate agli status di rifugiati. L’apertura di questo sportello è nata grazie alla collaborazione con Don Marco Yaroslav Semehen, Rettore della Basilica Minore di Santa Sofia e direttore Migrantes dell'Esarcato degli ucraini cattolici in Italia, e ha ottenuto il patrocinio del Municipio Roma XIII. All’inaugurazione saranno presenti: Barbara Funari, Assessore Politiche Sociali e Salute di Roma Capitale, Arianna Quarta, Assessore Politiche Sociali, Sanitarie e Pari Opportunità del Municipio Roma XIII, Lidia Borzì, Presidente ACLI Roma, Don Marco Yaroslav Semehen, Rettore della Basilica Minore di Santa Sofia, mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore Ufficio Migrantes della Diocesi di Roma, Paolo Ricotti, Presidente Patronato ACLI e Paola Villa, Consigliere di Presidenza ACLI con delega all’animazione territoriale. “Un ulteriore tassello – commenta Lidia Borzì, presidente delle ACLI di Roma – che va ad aggiungersi all’impegno che abbiamo messo in campo dall’inizio di questa atroce guerra, per essere accanto a chi da un giorno all’altro ha perso tutto e si è dovuto trasferire in un nuovo paese, perdendo ogni riferimento. In questi mesi al fianco dei profughi ucraini abbiamo ulteriormente sperimentato l'importanza del lavoro in rete che grazie alla quale abbiamo accolto queste persone in un grande abbraccio comunitario e globale che non solo ci ha consentito di prenderci cura di loro, ma anche della nostra città, delle sue sinergie e dei suoi processi. Un vero e proprio esempio di buona politica. Grazie alla grande competenza del nostro Patronato vogliamo contribuire a fare la nostra parte per aiutare tante persone a superare difficoltà che al momento possono sembrare insormontabili. Un ringraziamento alla Basilica di Santa Sofia che fin da subito si è dimostrata molto aperta alla collaborazione e al Municipio Roma XIII e al Comune di Roma che ci hanno sempre fatto sentire concretamente la loro vicinanza e il loro aiuto”.  

Ucraina: Codacons premia 56 aziende ed enti che si sono attivati per dare aiuto al popolo ucraino

6 Luglio 2022 - Roma - Il Codacons ha deciso di assegnare quest’anno lo speciale premio “Amico del consumatore 2022” a 56 soggetti che si sono attivati in Italia per fornire aiuto e solidarietà al popolo ucraino colpito dalla guerra. Un riconoscimento che l’associazione assegna oggi anno ad aziende, enti e personalità che si sono distinti per l’impegno a tutela dei diritti e della collettività, e che nel 2022, in considerazione del grave conflitto scoppiato nel cuore dell’Europa, il Codacons ha deciso di attribuire a quei soggetti che hanno messo in atto iniziative a favore dei cittadini ucraini.

Ius scholae: oggi una puntata di “Siamo Noi” su Tv2000

6 Luglio 2022 -
Roma - 877 mila studenti frequentano le scuole italiane ma non sono considerati italiani. In queste ore si è tornato a parlare di Ius Scholae, che garantirebbe la cittadinanza a chi ha frequentato le scuole italiane per almeno cinque anni. Un piccolo passo in avanti per il percorso legislativo per riconoscere la cittadinanza italiana ai minori figli di migranti, nati in Italia o arrivati prima di aver compiuto dodici anni. Un atto di giustizia, una necessità per il futuro dell’Italia. "Siamo Noi", programma pomeridiano di Tv2000 in diretta alle 15.15, ne parla oggi con Angela Azzaro, vicedirettrice de Il Riformista; Insaf Dimassi, studentessa e attivista; Don Giovanni De Robertis, direttore generale della Fondazione Migrantes.

Il mondo in movimento: la mobilità attraverso la lente delle pensioni, vista da INPS e Fondazione Migrantes

5 Luglio 2022 - Roma - Il sole di metà mattina incendia la terrazza affacciata su piazza Colonna, ma, dietro le tende tirate, gli ospiti di palazzo Wedekind si godono il fresco della sala Angiolillo. I relatori intervengono uno dopo l’altro e disegnano due viaggi inversi, tra le volte dello storico palazzo romano: uno verso l’esterno, degli emigranti di ieri e di oggi, e uno in entrata, di chi giunge da Paesi diversi, ma anche di chi torna dopo una vita altrove. Al centro l’Italia, con la sua popolazione, attuale e futura, plasmata dall’intreccio di questi movimenti. L’occasione è il convegno organizzato il 4 luglio da INPS e Fondazione Migrantes, frutto della stimolante sinergia tra i due enti, della combinazione dei dati a loro disposizione e dell’adozione di una prospettiva, forse poco usuale e tuttavia utilissima, per guardare al fenomeno migratorio: la lente delle pensioni, che non mentono, ha detto Toni Ricciardi, storico delle migrazioni dell’università di Ginevra, e sembrano gli anelli del tronco di un albero, ha aggiunto Daniele Russo, dirigente della direzione pensioni INPS, perché raccontano la vita di chi le percepisce, anche attraverso la storia dei suoi spostamenti. Seguire i flussi delle prestazioni previdenziali e pensionistiche consente allora di seguire i movimenti dei singoli. Su grande scala, consente di ricostruire le tendenze della demografia e della mobilità di un Paese intero. Il flusso su cui si sofferma l' INPS è quello in uscita, delle pensioni pagate all’estero. È lo specchio di una popolazione italiana fuori dall’Italia – oltre 5 milioni e mezzo di persone, l’unica parte di popolazione che cresce, come ha ricordato la sociologa di Migrantes Delfina Licata – e di una mobilità verso l’esterno, prevalentemente diretta in Europa, meno in Nord e Sud America, poco ma sempre di più in Africa e Asia. Si tratta in misura molto ridotta di persone che emigrano dopo il pensionamento, qualche migliaio ogni anno, ha confermato Susanna Thomas della direzione centrale pensioni INPS. Queste pensioni raccontano piuttosto la storia dell’emigrazione italiana dello scorso secolo, combaciano con la geografia degli accordi bilaterali per lo scambio di lavoratori – che giustificano, ad esempio, la massima presenza di beneficiari in Germania e Svizzera – e si vanno esaurendo, mentre l’Italia cambia da luogo di partenze a meta di arrivi. Lo ha descritto il presidente dell’INPS Pasquale Tridico: crescono e cresceranno sempre più le pensioni pagate all’estero a non cittadini, a chi cioè, dopo aver trascorso la vita lavorativa in Italia, torna nel Paese d’origine (anche in questo caso, per lo più un Paese europeo). La mobilità in fuori è prevalentemente giovane – solo per il 20% costituita da anziani – e femminile: le donne trainano l’aumento degli italiani all’estero, emigrando con l’obiettivo di mettere a frutto le proprie competenze nel mondo del lavoro globale. Il flusso inverso è in entrata. Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, ha fatto subito chiarezza: l’immigrazione di chi cerca lavoro è diversa da quella di chi fugge da persecuzioni e violenza e tenerle distinte è importante non per discriminare – come si fa di solito – ma perché l’una e l’altra esigono risposte specifiche. Il bisogno di manodopera in Italia è una realtà: l’apporto di chi paga i contributi è un apporto alla costruzione del futuro, ha sottolineato Mons. Perego. Per questo, l’attuale combinazione di un decreto flussi all’anno – peraltro in quote molto limitate – e di sanatorie cicliche ma aleatorie risulta largamente insufficiente. Serve un intervento normativo che supplisca alle carenze della legge vigente sull’immigrazione (del 2002, detta Bossi-Fini) e che disegni un meccanismo strutturale di incontro tra domanda e offerta di lavoro al di là dei confini nazionali. La larga diffusione del lavoro irregolare, diretta conseguenza di queste mancanze, danneggia la ricchezza del Paese e la dignità delle persone. Anche il sistema pensionistico può aiutare a combatterlo: il presidente dell'Inps, Pasquale Tridico ha spiegato come la certezza della pensione disincentiverebbe la preferenza per un salario più alto (perché svincolato dalla corresponsione dei contributi) nell’immediato. Anche su questo, serve più politica. L’ha chiesta Mons. Perego, ricordando come intervenire sull’accesso alla casa, al ricongiungimento familiare, al riconoscimento dei titoli, per esempio, favorirebbe un legame autentico tra l’Italia e i lavoratori migranti che vi si trovano: permetterebbe loro di esprimere le proprie capacità, la propria intera personalità, e rappresenterebbe un bene non solo per loro, ma per il Paese. Un Paese, a ben guardare, già in debito: secondo i dati del 2019 – rappresentativi dell’era pre-pandemia – i lavoratori non europei versano oltre 10,8 miliardi di contributi (su un totale di 163) e percepiscono appena 1,2 miliardi (su 300) di prestazioni pensionistiche e 3 miliardi (su quasi 27) di altre prestazioni previdenziali. A palazzo Wedekind, nel centro di Roma, si è parlato soprattutto di Italia, ma il tema è in realtà europeo e globale. Vi hanno impattato temi mondiali, come la pandemia – durante la quale, ad esempio, l’Italia ha sostenuto economicamente il rimpatrio, l’istruzione a distanza, la formazione finalizzata alla riqualificazione professionale dei cittadini all’estero, come illustrato da Giovanni De Vita, vicedirettore della direzione generale italiani all’estero del Ministero degli esteri – e come la guerra – che ha spinto ad una solidarietà senza precedenti nei confronti dei profughi ucraini e ha forse rivitalizzato una cooperazione europea anche rispetto a richiedenti asilo di diversa provenienza, benché solo tra i più volenterosi e in misura ancora insufficiente. Il quadro emerso è di un Paese solcato da percorsi di vita che si incrociano: “partenze e ritorni”, come recitava il titolo del convegno, ma anche primi arrivi, che la politica ha il compito di rendere stabili e così arricchenti per i singoli migranti e insieme per la collettività. Più in generale, è il quadro di un mondo che brulica di movimento, vivificato da un’aspirazione alla mobilità che è bella quanto inarrestabile e il cui primo motore è il lavoro, desiderato quale mezzo di realizzazione della persona. Un movimento che si perpetua ma cambia: coglierne le tendenze – come lo scambio di competenze tra INPS e Fondazione Migrantes ha permesso di fare – significa prevedere il mondo che sarà. La sfida lanciata alla politica è di prepararsi a viverci, correggendo le brutte inclinazioni e promuovendo quelle positive, per fare dell’esperienza della migrazione, connaturata nell’esperienza umana, non una necessità, non un trauma, bensì l’occasione di crescita di uno e di tutti. (Livia Cefaloni)    

Card. Zuppi: “concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono il corso di studi con i nostri ragazzi deve suscitare delle idee e non delle ideologie per trovare le risposte adeguate”.

5 Luglio 2022 - Roma - Attenzione alla persona, comunione e rinnovamento sono state le tre parole chiave dell’indirizzo di saluto che il card. Matteo Zuppi, presidente della CEI, ha rivolto in apertura della sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente, che si è svolta oggi  in videoconferenza. “Credo che le attese, espresse in tanti modi all’inizio della Presidenza, ci coinvolgano tutti”, ha affermato ricordando “con stima e riconoscenza” tutti i predecessori. Nel suo intervento il card. Zuppi ha evidenziato come una delle sfide su cui anche la Chiesa è chiamata a misurarsi è quella del fenomeno migratorio, un tema “sempre seguito con attenzione dalla CEI”. “La migrazione – ha detto il porporato - è stata troppo a lungo affrontata come fenomeno emergenziale o con approccio ideologico, mentre rappresenta un fatto strutturale della società e richiede approccio umanitario, realistico, istituzionale, di sistema e di visione del futuro per difendere e onorare la propria identità”. In questo senso, “concedere la cittadinanza italiana ai bambini che seguono il corso di studi con i nostri ragazzi – il cosiddetto ius scholae o ius culturae – deve suscitare delle idee e non delle ideologie per trovare le risposte adeguate”. Nel ricordare che su tale istanza la CEI si è espressa da tempo, ha fatto riferimento a quanto pronunciato dal Cardinale Angelo Bagnasco nel 2013 quando affermava che “è in gioco il diritto fondamentale della persona che in quanto tale deve essere salvaguardato”. Senza dimenticare l’appello di Benedetto XVI che, nel Messaggio per la Giornata mondiale del migrante e del rifugiato del 2013, invitava “ad evitare il rischio del mero assistenzialismo, per favorire l’autentica integrazione, in una società dove tutti siano membri attivi e responsabili ciascuno del benessere dell’altro, generosi nell’assicurare apporti originali, con pieno diritto di cittadinanza e partecipazione ai medesimi diritti e doveri”. Secondo il Presidente inoltre è indispensabile “una politica nuova della famiglia e dell’accoglienza, che permetta di uscire dal precariato, dall’incertezza e promuova uno sguardo fiducioso nel futuro”. Zuppi ha poi concluso citando padre Pino Puglisi, ucciso nel 1993 a 56 anni, “parroco che a partire dai ragazzi voleva cambiare i cuori e la vita dei giovani e dei suoi fedeli a Palermo” e confidando il desiderio di recarsi, all’inizio del suo mandato, a Brancaccio e sulla tomba di don Primo Mazzolari.

Ue: a Melilla strage inaccettabile

5 Luglio 2022 - Bruxelles - «Inaccettabile»: così il commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson dell'Ue definisce quanto accaduto il 24 giugno nellexclave spagnola di Melilla, al confine tra Marocco e Spagna, dove decine di migranti sono morti schiacciati dalla calca, mentre tentavano di varcare la frontiera. «È inaccettabile che le persone siano costrette a varcare il confine dellUe usando mezzi violenti ed è inaccettabile che le persone muoiano in questo modo - sottolinea Johansson, rivolgendosi alla plenaria del Parlamento Ue . La priorità ora è stabilire con chiarezza i fatti».
Per questo, il commissario Ue sostiene la richiesta di indagini avanzata da Onu.

Ismu: anche se in calo la maggioranza degli stranieri in Italia è di fede cristiana

5 Luglio 2022 - Milano - Al 1° gennaio 2022 gli stranieri residenti in Italia di religione cristiana (prevalentemente ortodossi, cattolici, evangelici e copti) si confermano come il gruppo maggioritario per appartenenza religiosa: ISMU stima che siano meno di 2,8 milioni (dodici mesi prima erano 2,9 milioni), contro gli oltre 1,5 milioni di stranieri residenti di fede musulmana[1]  (dodici mesi prima erano 1,4 milioni). Rispetto al 1° gennaio 2021 si assiste quindi, da un lato, a un aumento del numero di musulmani la cui incidenza sul totale degli stranieri residenti passa dal 27,1% al 29,5%, dall’altro, a una diminuzione dei cristiani, in calo dal 56,2% al 53,0%. All’interno del collettivo cristiano - sottolinea Ismu - ha perso numerosità soprattutto la componente ortodossa che scende a meno di 1,5 milioni di migranti residenti in Italia al 1° gennaio 2022, contro gli oltre 1,6 milioni alla stessa data del 2021 (l’incidenza è del 28,9%). Aumentano invece i cattolici che si attestano sulle 892mila unità (pari al 17,2% del totale delle appartenenze religiose tra gli immigrati), contro gli 866mila del 1° gennaio 2021. Passando all’analisi delle singole appartenenze religiose, rispetto al 2021, cambiano le posizioni in classifica: al 1° gennaio 2022 al primo posto, anziché i cristiani ortodossi, troviamo i musulmani. Il 27,4% dei musulmani residenti in Italia al 1° gennaio 2022 è di cittadinanza marocchina, per un totale di quasi 420mila persone. Seguono gli albanesi, che nell’ultimo anno hanno visto una crescita importante (passando da 137mila a 159mila), i bangladeshi (133mila) e i pakistani (129mila). Per quanto riguarda i cattolici stranieri tra le nazionalità più numerose si contano i filippini (144mila) e gli albanesi (89mila). Tra i cristiani ortodossi, primeggiano i rumeni (853mila), gli ucraini (209mila) e i moldovi (106mila).  E sugli ucraini in Italia Ismu stima, al 1 gennaio 2022, 237mila ucraini. Tra di loro si contano in particolare 209mila ortodossi e 13mila cattolici, mentre gli atei o agnostici sono circa 5mila. Secondo le ultime informazioni diffuse dal Ministero dell’Interno al 3 luglio 2022 “sono 144.519 le persone in fuga dalla crisi bellica in Ucraina giunte finora in Italia” e, se per loro ipotizziamo la medesima distribuzione religiosa dei loro connazionali già residenti ad inizio anno, è realistico calcolare ulteriori 127mila ucraini ortodossi sul territorio nazionale (per un totale di 336mila ucraini di fede ortodossa).

Cei: il messaggio per la Domenica del Mare

5 Luglio 2022 -
Roma - Nella seconda domenica di luglio di ogni anno le comunità cristiane celebrano la Domenica del Mare. Oggi ricordiamo il lavoro essenziale di oltre un milione di marittimi che, tutti i giorni dell'anno, lavorano sulle navi che trasportano merci nel mondo intero. Chi vive nell'entroterra raramente può vedere le navi o i marittimi che vi lavorano. Anche coloro che vivono sulla costa di solito intravedono un’unica nave "laggiù" all'orizzonte. Ma nessuno può vedere le migliaia di navi che navigano all'orizzonte. Sono invisibili, ma ci sono. Così come invisibili sono i marittimi che vi lavorano, e che non solo muovono l'economia mondiale, ma incidono anche direttamente sulla vita quotidiana di ciascuno di noi. Giorno dopo giorno, essi ci forniscono i beni che utilizziamo e consumiamo, e senza di loro la qualità della nostra vita sarebbe notevolmente inferiore. Per capire quanto siano essenziali, basta ricordare ciò che abbiamo nelle nostre case e nei nostri luoghi di lavoro, così come il cibo sulle nostre tavole. Chiediamoci: 'Da dove viene?' Sono i marittimi che ci permettono di beneficiare di ciò che abbiamo. Dobbiamo ricordare che essi lavorano tutti i giorni della settimana, ogni settimana di contratto, per fornire tutto ciò di cui disponiamo. È tempo di dire: 'Grazie!'
In questa giornata proviamo a immaginare la vita dei marittimi e le sfide quotidiane che affrontano per noi. Negli ultimi anni il mondo marittimo è stato colpito da una serie di crisi. L'aumento della richiesta di merci fa sì che un numero maggiore di navi resti all'ormeggio per periodi di tempo più lunghi. Con la guerra in Ucraina le navi ora devono affrontare l’arduo compito di navigare attraverso le mine nel Mar Nero e nel Mar d'Azov. Molte navi sono affondate e molte vite umane sono andate perdute durante questa guerra ingiusta e immorale. A causa della pandemia globale oltre 400.000 marittimi sono rimasti bloccati a bordo, impossibilitati a lasciare la nave alla fine del contratto e ritornare a casa dalla famiglia. Invece, hanno continuato a lavorare giorno dopo giorno aggiungendo fatica su fatica. Gli equipaggi che dovevano sostituirli non hanno potuto raggiungere le navi, cosa che per alcuni ha significato un disastro economico perché non sono stati in grado di prendersi cura dei bisogni quotidiani dei loro cari. In ogni caso, i marittimi non hanno scelta. Qui il messaggio integrale: Messaggio per la Domenica del Mare_ 2022

Cei: mons. Baturi nuovo segretario. Gli auguri della Fondazione Migrantes

5 Luglio 2022 - Roma - Papa Francesco ha nominato mons. Giuseppe Andrea Salvatore Baturi, Arcivescovo di Cagliari, Segretario Generale della Conferenza Episcopale Italiana. “Accogliamo questa nomina con gioia, fiducia e gratitudine al Santo Padre”, ha detto il card.  Matteo Zuppi, presidente della CEI, commentando la nomina aggiungendo che questa mattina, durante la sessione straordinaria del Consiglio Episcopale Permanente, abbiamo rinnovato il nostro ringraziamento a mons. Stefano Russo per lo stile e lo zelo con cui ha vissuto il suo mandato. "Mi piace leggere la nomina odierna come un ulteriore segno della prossimità e della cura con cui Papa Francesco accompagna il cammino delle nostre Chiese". A Mons. Baturi, che dividerà il suo ministero tra Cagliari e Roma, "vanno la nostra vicinanza, la nostra preghiera e il nostro augurio. Lo ringraziamo già sin d’ora per lo spirito di servizio con cui ha accolto questo incarico”. “Accolgo questa nomina come un’ulteriore chiamata a servire le Chiese che sono in Italia, delle quali la CEI è figura concreta di unità”, ha detto il neosegretario della Cei: “Ringrazio il Santo Padre per la fiducia che rinnova nei miei confronti e per l’attenzione e la premura pastorale verso la Chiesa di Cagliari, di cui resterò pastore. Esprimo un grazie sincero alla Presidenza della CEI e al Consiglio Episcopale Permanente. La mia gratitudine al Presidente, Cardinale Matteo Zuppi, con cui avrò modo di condividere un servizio di comunione. Con lui desidero ringraziare i Cardinali Bagnasco e Bassetti con cui ho condiviso la mia precedente esperienza nella Segreteria Generale, come direttore dell’Ufficio giuridico e sottosegretario. Un pensiero affettuoso ai precedenti Segretari Generali: il Cardinale Betori e i Vescovi Crociata, Galantino e Russo. Consapevole dell’impegno richiesto, confido nella cordiale partecipazione di tutta la Diocesi di Cagliari, che potrà arricchirsi di un più profondo inserimento nel cammino della Chiesa in Italia”. Nato il 21 marzo 1964 a Catania, mons. Baturi mons. Baturi ha conseguito la Laurea in Giurisprudenza presso l’Università di Catania, il Baccalaureato in Teologia presso lo Studio Teologico San Paolo di Catania e successivamente la Licenza in Diritto Canonico presso la Pontificia Università Gregoriana. Ordinato sacerdote nel 1993, è stato parroco di Valcorrente, frazione di Belpasso (Catania) dal 1997 al 2010 ed Economo Diocesano (1999-2008). È stato, inoltre, Vicario Episcopale per gli Affari Economici. Dal 2012 al 2019 è stato Direttore dell’Ufficio Nazionale per i Problemi Giuridici e Segretario del Consiglio per gli Affari Giuridici della Conferenza Episcopale Italiana. Eletto alla sede arcivescovile di Cagliari il 16 novembre 2019, lo scorso anno è stato eletto Vice-presidente della Conferenza Episcopale Italiana. Al neo Segretario generale gli auguri di un proficuo lavoro da parte della Fondazione Migrantes certi del contributo che saprà dare nell’attuale contesto sociale, culturale ee ecclesiale della Chiesa che è in Italia.     [caption id="attachment_28583" align="alignnone" width="200"] Foto Siciliani-Gennari/Sir[/caption]

Israele accoglierà più profughi ucraini

5 Luglio 2022 - Tel Aviv - Nessun limite per il numero di rifugiati ucraini che Israele potrà accogliere: lo ha stabilito la Corte suprema del Paese, annullando una decisione precedente. Il ministro dell’Interno, Ayelet Shaked, aveva infatti fissato un tetto di 5.000 profughi, esclusi quelli con stretti legami familiari con israeliani e quelli idonei a immigrare secondo la legge del ritorno, che garantisce la cittadinanza agli ebrei o a chi ha un genitore o un nonno ebreo. A presentare ricorso all’Alta Corte, con il sostegno dell’ambasciata di Kiev a Tel Aviv, è stato un avvocato privato, Tomer Warsha. Secondo i media, la decisione della Corte esenta tutti i cittadini ucraini dall’ottenere un visto per l’ingresso in Israele, dove possono restare fino a tre mesi, così come era previsto prima dell’inizio del conflitto esploso a Kiev e dintorni. Le ultime stime diffuse il 28 giugno dall’Alto commissariato Onu per i rifugiati (Unhcr) rilevano che, dal 24 febbraio scorso, primo giorno di conflitto, le persone uscite dall’Ucraina sono state pari a 8.402.336. La maggior parte di loro (5.493.437) è andata nei Paesi europei, soprattutto in Polonia, dove ormai i rifugiati ucraini rasentano i 4.000.000. Le statistiche riscontrano anche ulteriori 8 milioni di persone sfollate all’interno dell’Ucraina, nonché 15,7 milioni di cittadini con urgente bisogno di protezione e assistenza umanitaria. Per loro, l’Unhcr ha organizzato la distribuzione di materiali come teloni, taniche e lampade solari, raggiungendo già oltre 10.000 famiglie.

Parte il Museo nazionale dell’italiano

5 Luglio 2022 - Roma - Sarà inaugurata domani, presso l’ex monastero della Santissima Concezione all’interno del complesso di Santa Maria Novella, una prima sezione del Museo nazionale dell’Italiano (Mundi). Due sale permetteranno di scoprire l’origine e l’evoluzione della nostra lingua, a partire da alcune iscrizioni provenienti dal Museo nazionale Romano, dal Parco archeologico di
Pompei e dal Museo delle Civiltà, passando dalle prime testimonianze in volgare come il “Placito capuano”, all’opera di Dante che fissa la lingua del “sì”, fino al manuale culinario di Pellegrino
Artusi. L’allestimento - che arriverà a coprire oltre 2mila metri quadri - spiega il rapporto dell’italiano di oggi con i dialetti e le minoranze linguistiche e la diffusione della lingua di Dante in tutto il mondo, veicolata dall’emigrazione e da un immaginario di simpatia che la lingua aggrega. Il progetto - finanziato dal Ministero della Cultura su impulso del ministro Dario Franceschini - è promosso dall’Accademia della Crusca, dall’Accademia dei Lincei, dall’Istituto della Enciclopedia Italiana Treccani, dall’Associazione per la storia della lingua italiana e dalla Società Dante Alighieri. Si tratta di uno snodo fondamentale all’interno di un percorso avviato da tempo: nel 2003 venne organizzata dalla Società Dante Alighieri la grande mostra "Dove il sì suona", inaugurata agli Uffizi dal Presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi e replicata ancora oggi in diverse nazioni. Il Mundi sottolinea proprio il rapporto con il latino, lingua madre, ma nello stesso
tempo rimanda all’italiano come lingua del mondo. Il Comitato scientifico è coordinato da Luca Serianni ed è composto da Giuseppe Antonelli, Francesco Bruni, Michele Cortelazzo, Paolo D’Achille, Nicoletta Maraschio, Marco Mancini e Lucilla Pizzoli.

Morto don Sigurani: aveva guidato l’ufficio Migrantes della diocesi di Roma

4 Luglio 2022 - Roma - È morto don Pietro Sigurani, 86 anni dei quali 61 trascorsi come sacerdote. E' stato rettore a Sant’Eustachio dal 2012 al 2021; prima, dal 1975 al 2012, era stato parroco della Natività a via Gallia e aveva guidato l'Ufficio Migrantes della diocesi di Roma e Lazio. I funerali verranno celebrati mercoledì 6 luglio 2022, alle ore 18.30, nella chiesa di Sant’Andrea della Valle.