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Terra Santa, card. Zuppi (Cei): “Siamo prossimi alla comunità con la preghiera e con l’aiuto concreto”

30 Luglio 2025 - La Conferenza episcopale italiana resta accanto alle comunità della Terra Santa, provate da anni di violenze e ora da un conflitto che sta seminando morte e distruzione, con pesanti ricadute anche nei territori limitrofi. In questa regione così martoriata, il Servizio nazionale per gli interventi caritativi per lo sviluppo dei popoli ha finanziato 143 progetti per quasi 43 milioni di euro. Nei mesi scorsi, per l’emergenza a causa della chiusura degli altri ospedali e il grande afflusso dei profughi, è stato necessario finanziare l’ospedale nel Karak, gestito dalle Missionarie Comboniane al confine con la Cisgiordania, e in questi giorni sono stati messi a disposizione ulteriori 300mila euro. Inoltre, attraverso Caritas Italiana, sono stati sostenuti progetti di Caritas Gerusalemme e di altri partner della società civile palestinese e israeliana. Negli ultimi due anni sono stati destinati 1.645.000 euro per far fronte all’emergenza umanitaria, offrire cure mediche e supporto psicosociale alle famiglie di Gaza, di Gerusalemme Est e della Cisgiordania, avviare percorsi di riabilitazione socioeconomica, tessere un dialogo tra israeliani e palestinesi, non perdendo mai la speranza di una pace duratura. “Siamo prossimi alla comunità della Terra Santa con la preghiera e con l’aiuto concreto: il loro dolore è il nostro dolore, le loro lacrime sono le nostre. Non ci abituiamo al grido che giorno e notte sale a Dio, ma anche alle nostre orecchie. Esserci fa la differenza e promuove davvero la pace, una pace di cui la Terra Santa e il mondo intero hanno bisogno”, afferma il card. Matteo Zuppi, arcivescovo di Bologna e presidente della Cei. (Fonte: Cei) [caption id="attachment_62326" align="aligncenter" width="1024"]Palestina Gaza (Foto AFP/SIR)[/caption]

A Gaza urge cessate il fuoco. Caritas Gerusalemme: “Un sistema umanitario in caduta libera”

15 Luglio 2025 - La crisi umanitaria a Gaza ha raggiunto un livello di devastazione senza precedenti. Gli operatori di Caritas Gerusalemme operano in mezzo a una situazione tragica e complessa rispetto alla quale la comunità internazionale dimostra la propria impotenza e, al tempo stesso, la mancata volontà di individuare vie realistiche di soluzione, al di là dei ricorrenti proclami. In una comunicazione, resa nota nella giornata di ieri, la Caritas Gerusalemme di fronte a una realtà evidente e sconcertante - "ogni settore della vita civile è al collasso" - ha lanciato "un appello urgente per un intervento internazionale per prevenire ulteriori perdite di vite umane e di dignità umana" per:
  • Richiedere un cessate il fuoco immediato;
  • Garantire un accesso umanitario senza ostacoli;
  • Garantire la protezione dei civili, in particolare dei bambini e delle famiglie sfollate.
Nella nota si fa riferimento a "un sistema umanitario in caduta libera": la fame acuta ha colpito l’intera popolazione; oltre l’80% delle infrastrutture WASH (Acqua, servizi igienico-sanitari e igiene) si trova in zone di conflitto attivo; gli ospedali sono sovraffollati e con risorse insufficienti; le famiglie sono sempre più esposte a violenza di genere. In tutto questo orrore, oltre 15.800 studenti e 700 membri del personale scolastico hanno perso la vita e l'istruzione è praticamente bloccata. Inoltre, si stima che 1,3 milioni di persone abbiano urgente bisogno di rifugi di emergenza, mentre l’accesso umanitario è stato gravemente ostacolato. Oltre 680 camion rimangono bloccati al confine. La carenza di carburante minaccia di far precipitare Gaza in un blackout totale delle comunicazioni. "Nonostante gli immensi rischi - si legge nella nota - Caritas Gerusalemme è presente sul campo, offrendo supporto essenziale attraverso:
  • 10 punti medici e una clinica centrale a Gaza City;
  • Assistenza psicosociale per bambini e donne traumatizzati;
  • Assistenza in denaro per aiutare i più vulnerabili a soddisfare i bisogni primari;
  • Continua advocacy per un cessate il fuoco immediato e una pace duratura.
“Non passa giorno senza che pensiamo al nostro personale, che rischia tutto per servire gli altri. Quando finirà questa follia? Quando il mondo riconoscerà la sacralità della vita? Quando la popolazione di Gaza vivrà una vita normale? Basta”.

Caritas Gerusalemme

Gaza Caritas Gerusalemme

Al Festival della Migrazione “frammenti di guerra e percorsi di pace”

20 Dicembre 2024 - L'Ufficio Interdiocesano Migrantes di Modena e Carpi ha organizzato e realizzato un incontro dedicato al tema della pace nell'ambito del programma del "Post" Festival della Migrazione. All'evento, dal titolo "Frammenti di guerra. Percorsi di pace dal basso", moderato da Estefano Tamburrini del settimanale diocesano Nostro Tempo, sono intervenuti Katiusca Camargo (Venezuela, associazione "Unendo Voluntades"), padre Ibrahim Faltas (custodia Terra Santa), Daoud Nassar ("Tent of Nations") e Rufì Cerdan (direttore Caritas Valencia) Di particolare e drammatica attualità le testimonianze dalla Terra Santa di p. Faltas e di Nassar.

📺 Il video integrale dell'incontro.

Padre Faltas, che da 36 anni vive in Terra Santa, e ha vissuto la prima e la seconda Intifada e altri momenti sanguinosi del conflitto israelo-palestinese, ha dichiarato di non avere "mai visto una situazione del genere. La Chiesa è molto preoccupata, il Santo Padre è molto preoccupato". P. Faltas ha inoltre ricordato che l'Italia "è sempre stata vicina e sensibile al problema della terra Santa", e l'ha descritta come "la coscienza del mondo". Ha chiuso il suo intervento con un appello: "Due stati e due popoli sono l'unica soluzione per avere la pace. Chiedo al popolo italiano di tornare come pellegrini". Daoud Nassar è un esempio di resistenza pacifica: un cristiano palestinese che ha fondato Tent of Nations col motto “ci rifiutiamo di essere nemici e di cadere nella logica dello scontro”. “Dal 1991 - ha spiegato Nassar - abbiamo intrapreso una battaglia legale per evitare la confisca delle terre da parte degli israeliani". Una battaglia lunga 33 anni. "Ma non non ci arrendiamo perché siamo persone di speranza, e persone che credono nella giustizia". Le alternative sono la violenza, sedersi a piangere, oppure abbandonare. "Noi non vogliamo arrenderci e abbandonare - ha detto Nassar -. Le nostre pene, il nostro dolore, sono incanalati in modo costruttivo per resistere. Siamo testimoni di ciò che sta accadendo qui".  

Card. Bassetti: domani “ci uniamo alla veglia di preghiera dell’episcopato cattolico di Terra Santa”

21 Maggio 2021 -
Roma - La Chiesa che è in Italia si unisce alla veglia di preghiera che si terrà a Gerusalemme domani, sabato 22 maggio alle ore 17. Questa iniziativa, alla vigilia della solennità di Pentecoste, è stata organizzata dall’Assemblea degli ordinari cattolici di Terra Santa, con la collaborazione dell’Unione delle religiose e del Comitato episcopale dei religiosi.
“Invochiamo lo Spirito di pace – afferma il card. Gualtiero Bassetti, arcivescovo di Perugia-Città della Pieve e Presidente della CEI – perché illumini e sostenga il processo di pacificazione nella Terra Santa. In questo momento storico siamo tutti chiamati a costruire la pace e a impegnarci perché non si perda la consapevolezza della fratellanza universale che unisce i popoli, al di là di ogni credo. La Chiesa che è in Italia è vicina al Patriarcato latino di Gerusalemme e a tutto l’Episcopato cattolico di Terra Santa: non possiamo restare indifferenti di fronte alla sofferenza di così tante persone che c’interpella e ci scuote nel profondo. Il 22 maggio saremo in preghiera con un pungolo in più: ricorre, infatti, la festa di santa Rita da Cascia, la Santa dell’impossibile, la Santa del dialogo tra le fazioni in lotta e della preghiera fiduciosa a Dio, nella convinzione che se a Lui ci si affida tutto può accadere. E allora, con la stessa fede salda della Santa nella supplica all’Altissimo, uniamo le nostre preghiere da tutte le Chiese particolari, affinché si levi con forza l’appello alla pace tra i popoli del Mediterraneo, a partire dai luoghi martoriati della Terra Santa”.