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Papa Francesco alla Fai Cisl: “regolarizzare migranti auspicabile

29 Aprile 2020 -

Città del Vaticano - “È certamente condivisibile la necessità di venire incontro a quanti, privati di dignità, avvertono in modo più acuto le conseguenze di un’integrazione non realizzata, venendo ora maggiormente esposti ai pericoli della pandemia. È dunque auspicabile che le loro situazioni escano dal sommerso e vengano regolarizzate, affinché siano riconosciuti ad ogni lavoratore diritti e doveri, sia contrastata l’illegalità e siano prevenute la piaga del caporalato e l’insorgere di conflitti tra persone disagiate”.

È un passaggio della risposta recapitata al segretario generale della Fai Cisl, Onofrio Rota, da parte della Segreteria di Stato a nome del Sommo Pontefice. Il sindacato agroalimentare aveva infatti scritto nei giorni scorsi a Papa Francesco chiedendo conforto e incoraggiamento per i lavoratori della filiera agroalimentare e per sottoporre il tema della regolarizzazione dei braccianti irregolari come priorità. “Il cibo sulle nostre tavole ha sempre continuato ad arrivare, e in parte è proprio per via del lavoro di queste persone; oggi questa contraddizione rischia di esplodere in tutta la sua enorme portata, soprattutto davanti all’emergenza sanitaria, che rischia di creare nuove guerre tra poveri e rappresenta una minaccia reale per tutti, ancora di più per i braccianti stranieri”, afferma la lettera del sindacato al Papa:  “Bisogna avere il coraggio di decidere sul tema della regolarizzazione, che da tempo stiamo promuovendo per far emergere il lavoro nero, per riconoscere diritti e doveri ai tanti immigrati lasciati ai margini della società. Il tema è stato scansato per tanto tempo, ora le conseguenze emergono in tutta la loro gravità a causa del Coronavirus, tra rischio pandemia, nuove opportunità per i caporali, mancanza di manodopera”. “A nome del Sommo Pontefice – si legge  nella risposta al sindacato, firmata dal Sostituto della Segreteria di Stato Edgar Peña Parra – mi pregio di riferirle la Sua vicinanza ai tanti lavoratori che, nell’ambito della filiera agroalimentare, si stanno notevolmente impegnando, tra non pochi rischi e difficoltà, per provvedere i necessari generi alimentari alla comunità. Il Papa li ricorda nella preghiera, mentre porta nel cuore la dolorosa situazione dei braccianti provenienti da vari Paesi, che si vedono relegati ai margini della società e patiscono condizioni di sfruttamento inaccettabili”.

Papa Francesco prega per l’Europa

29 Aprile 2020 - Città del Vaticano – Papa Francesco prega per l’unità dell’Europa nel giorno in cui la Chiesa celebra la Festa di santa Caterina da Siena, patrona dell’Europa. “Oggi è Santa Caterina da Siena, Dottore della Chiesa, Patrona d’Europa. Preghiamo per l’Europa, per l’unità dell’Europa, per l’unità dell’Unione Europea: perché tutti insieme possiamo andare avanti come fratelli”, ha detto introducendo la celebrazione a Casa Santa Marta questa mattina. Commentando le letture del giorno il pontefice, nell’omelia, si è soffermato sul peccato sottolineando che chi dice di essere senza peccato, inganna se stesso, ma se confessa il suo peccato, Dio lo perdona e lo purifica da ogni iniquità. Da qui la richiesta di riconoscersi peccatori ma in modo concreto e non in forma astratta. Per il papa è “importante che noi, dentro di noi, diamo nomi ai peccati nostri. La concretezza. Perché se manteniamo nell’aria, finiremo nelle tenebre. Siamo come i piccoli, che dicono quello che sentono, quello che pensano: ancora non hanno imparato l’arte di dire le cose un po’ incartate perché si capiscano ma non si dicano. Questa è un’arte dei grandi, che tante volte non ci fa bene”. Se confessiamo i nostri peccati, Il Signore – ha detto papa Francesco - è “fedele e giusto tanto da perdonarci: ci perdona quando noi siamo concreti. È tanto semplice la vita spirituale, tanto semplice; ma noi la facciamo complicata con queste sfumature, e alla fine non arriviamo mai …Chiediamo al Signore - ha concluso - la grazia della semplicità e che Lui ci dia questa grazia che dà ai semplici, ai bambini, ai ragazzi che dicono quello che sentono, che non nascondono quello che sentono. Anche se è una cosa sbagliata, ma lo dicono. Anche con Lui, dire le cose: la trasparenza. E non vivere una vita che non è una cosa né l’altra. La grazia della libertà per dire queste cose e anche la grazia di conoscere bene chi siamo noi davanti a Dio”.

R.Iaria

 

Papa Francesco prega per il comportamento del popolo di fronte alla fine della quarantena “perché la pandemia non torni”

28 Aprile 2020 - Città del Vaticano – “In questo tempo, nel quale si incomincia ad avere disposizioni per uscire dalla quarantena, preghiamo il Signore perché dia al suo popolo, a tutti noi, la grazia della prudenza e dell’ obbedienza alle disposizioni, perché la pandemia non torni”. E’ la preghiera di Papa Francesco di questa mattina introducendo la celebrazione eucaristica a Casa Santa Marta. Un pensiero, quindi, al comportamento del popolo di Dio di fronte alla fine della quarantena. E nell’omelia, commentando l’uccisione di Stefano, primo martire cristiano, il pontefice evidenzia come su false testimonianze si è costruita la condanna a morte dell’apostolo. È una bestialità partire dalle false testimonianze per “fare giustizia”: notizie false, calunnie, che riscaldano il popolo per “fare giustizia”, è un vero linciaggio, ha detto il Papa. “Questo succede anche con i martiri di oggi: che i giudici non hanno possibilità di fare giustizia perché vengono già giudicati. Pensiamo ad Asia Bibi, per esempio, che abbiamo visto: dieci anni in carcere perché è stata giudicata da una calunnia e un popolo che ne vuole la morte. Davanti a questa valanga di notizie false che creano opinione, tante volte non si può fare nulla: non si può fare nulla”, ha commentato papa Francesco citando anche la Shoah: “è stata creata l’opinione contro un popolo e poi era normale: ‘Sì, sì: vanno uccisi, vanno uccisi’. Un modo di procedere per fare fuori la gente che è molesta, che disturba”. Tutti – ha quindi proseguito – “sappiamo che questo non è buono, ma quello che non sappiamo è che c’è un piccolo linciaggio quotidiano che cerca di condannare la gente, di creare una cattiva fama alla gente, di scartarla, di condannarla: il piccolo linciaggio quotidiano del chiacchiericcio che crea un’opinione”. E anche noi “tante volte con i nostri commenti, iniziamo un linciaggio del genere. E nelle nostre istituzioni cristiane, abbiamo visto tanti linciaggi quotidiani che sono nati dal chiacchiericcio. Il Signore – ha concluso - ci aiuti a essere giusti nei nostri giudizi, a non incominciare o seguire questa condanna massiccia che provoca il chiacchiericcio”.

Papa Francesco prega per gli artisti che hanno capacità di creatività

27 Aprile 2020 - Città del Vaticano – “Preghiamo oggi per gli artisti, che hanno questa capacità di creatività molto grande e per la strada della bellezza ci indicano la strada da seguire. Che il Signore ci dia a tutti la grazia della creatività in questo momento”. Papa Francesco introduce così la Santa Messa da Casa Santa Marta celebrata questa mattina. Il pontefice, commentando il Vangelo odierno evidenzia come corregge il cammino dei suoi discepoli e delle persone che avevano preso una strada più mondana che evangelica, dopo il miracolo della moltiplicazione dei pani e dei pesci. Per il papa questo succede anche a noi quando ci allontaniamo dalla strada del Vangelo e perdiamo la memoria del primo entusiasmo per la parola del Signore”. Il Signore – ha detto Papa Francesco - “fa tornare sempre al primo incontro, al primo momento in cui ci ha guardato e ha fatto nascere dentro di noi la voglia di seguirlo”, e in fondo lo fa anche dopo la Resurrezione, quando dice alle donne di dire ai discepoli di andare in Galilea, dove lo troveranno”. La Galilea è “dove è cominciato tutto” e tutti noi dobbiamo tornare là, nella nostra Galilea. Quindi la preghiera al Signore affinché ci faccia tornare sempre alla prima chiamata, al primo momento, perché avremo sempre la tentazione di allontanarci”.

R.Iaria

Il Papa prega per chi è triste a causa di questa crisi, ma Gesù è sempre accanto a noi

26 Aprile 2020 -

Città del Vaticano - Nella Messa a Santa Marta, Francesco prega per quanti sono pieni di tristezza perché sono soli o senza lavoro e non sanno come mantenere la famiglia a causa delle conseguenze della pandemia. Nell'omelia, ricorda che Gesù cammina sempre accanto a noi, anche nei momenti bui

VATICAN NEWS Francesco ha presieduto la Messa a Casa Santa Marta nella III Domenica di Pasqua. Nell’introduzione rivolge il suo pensiero a quanti sono afflitti dalla tristezza nel tempo della pandemia: "Preghiamo oggi, in questa Messa, per tutte le persone che soffrono la tristezza, perché sono sole o perché non sanno quale futuro le aspetta o perché non possono portare avanti la famiglia perché non hanno soldi, perché non hanno lavoro. Tanta gente che soffre la tristezza. Per loro preghiamo oggi". Nell’omelia, il Papa ha commentato il Vangelo odierno (Lc 24, 13-35) che racconta l’incontro di Gesù risorto con i discepoli di Emmaus e di come questi abbiano riconosciuto il Signore nello spezzare il pane. Il cristianesimo - ha detto il Papa - è un incontro con Gesù, il cristiano è uno che si lascia incontrare dal Signore. Noi siamo nati con un seme di inquietudine, anche senza saperlo: il nostro cuore ha sete dell’incontro con Dio, lo cerca, tante volte per strade sbagliate. E Dio ha sete di incontrarci, a tal punto che ha inviato Gesù per incontrarci, per venire incontro a questa inquietudine. Nel Vangelo vediamo che Gesù rispetta il nostro cammino, segue i nostri tempi, è il Signore della pazienza, cammina accanto a noi, ascolta le nostre inquietudini, le conosce. A Gesù piace sentire come noi parliamo. Non accelera il passo: è la sua pazienza. Gesù va al passo della persona più lenta. Gesù ascolta, poi risponde, spiega, fino al punto necessario. Noi incontriamo Gesù lungo tutto il nostro cammino anche nei nostri momenti bui: ci accompagna perché ha voglia di incontrarci. Per questo diciamo che il nocciolo del cristianesimo è l’incontro con Gesù. Alcuni incontrano Gesù senza accorgersene. La vita della grazia inizia quando incontriamo Gesù. Il Signore - è la preghiera conclusiva del Papa - ci dia la grazia di incontrarlo e sapere che cammina con noi in tutti i momenti: è il nostro compagno di pellegrinaggio. (VaticanNews)

Papa Francesco prega per coloro che svolgono servizi funebri

25 Aprile 2020 - Città del Vaticano – Il papa prega per coloro che svolgono servizi funebri. “Preghiamo insieme oggi per le persone che svolgono servizi funebri. È tanto doloroso, tanto triste quello che fanno, e sentono il dolore di questa pandemia così vicino. Preghiamo per loro”, ha detto nell’introduzione della messa mattutina a Casa Santa Marta. Il Papa ha parlato, poi, nell’omelia, della testimonianza cristiana partendo dal Vangelo odierno che racconta dell’apparizione di Gesù ai discepoli e ala sua esortazione ad andare in tutto il mondo per proclamare il Vangelo a ogni creatura. E’ la “missionarietà della fede. La fede, o è missionaria o non è fede”, ha detto papa Francesco sottolineando che “la fede non è una cosa soltanto per me, perché io cresca con la fede: questa è un’eresia gnostica. La fede sempre ti porta a uscire da te. Uscire. La trasmissione della fede; la fede va trasmessa, va offerta, soprattutto con la testimonianza”. La fede “necessariamente ti porta fuori, ti porta a darla, perché la fede va trasmessa essenzialmente. Non è quieta”, ha sottolineato ancora Papa Francesco: “la fede sociale, è per tutti” e questo “non vuol dire fare proselitismo, come se io fossi una squadra di calcio che fa proselitismo o fossi una società di beneficenza. No, la fede è ‘niente proselitismo’” ma “far vedere la rivelazione, perché lo Spirito Santo possa agire nella gente con la testimonianza, e come testimone con servizio”. Per il papa la fede “va trasmessa, ma non per convincere” ma per “offrire un tesoro”.

R.Iaria

   

Papa Francesco prega per gli insegnanti

24 Aprile 2020 - Città del Vaticano – “Preghiamo oggi per gli insegnanti che devono lavorare tanto per fare lezioni via internet e altre vie mediatiche e preghiamo anche per gli studenti che devono fare gli esami in un modo nel quale non sono abituati. Accompagniamoli con la preghiera”. Ha pregato così Papa Francesco introducendo la liturgia eucaristica mattutina a Casa Santa Marta. Nell’omelia il papa, commentando il bravo evangelico della moltiplicazione dei pani e dei pesci, ha evidenziato la vicinanza di Gesù alla gente e il suo costante insegnamento ai discepoli con l’invito a essere vicini al popolo di Dio. “Una delle cose che Gesù amava di più era essere con la folla perché anche questo è un simbolo dell’universalità della redenzione. E una delle cose che più non piaceva agli apostoli era la folla perché a loro piaceva stare vicino al Signore, sentire il Signore, sentire tutto quello che il Signore diceva”, ha detto il Papa aggiungendo che “il popolo di Dio stanca il pastore, stanca: quando c’è un buon pastore si moltiplicano le cose, perché la gente va sempre dal buon pastore per un motivo, per l’altro”. Gesù oggi dice agli apostoli “Dategli voi da mangiare”. Sono i pastori che devono rispondere ai bisogni del popolo di Dio. Il potere del pastore è “il servizio, non ha un altro potere e quando sbaglia su un altro potere si rovina la vocazione e diventano, non so, gestori di imprese pastorali ma non pastore”, ha detto Papa Francesco sottolineando che la “struttura non fa pastorale: il cuore del pastore è quello che fa la pastorale. E il cuore del pastore è quello che Gesù ci insegna adesso. Chiediamo oggi al Signore per i pastori della Chiesa perché il Signore gli parli sempre, perché li ama tanto: ci parli sempre, ci dica come sono le cose, ci spieghi e soprattutto ci insegni a non avere paura del popolo di Dio, a non avere paura di essere vicini”.

R.Iaria

Papa Francesco prega per le famiglie in difficoltà

23 Aprile 2020 - Città del Vaticano - Papa Francesco questa mattina ha pregato per le famiglie in difficoltà soprattutto in questo tempo di emergenza sanitaria. “In tante parti si sente uno degli effetti di questa pandemia: tante famiglie che hanno bisogno, fanno la fame e purtroppo li aiuta il gruppo degli usurai. Questa è un’altra pandemia. La pandemia sociale: famiglie di gente che ha un lavoro giornaliero o purtroppo un lavoro in nero che non possono lavorare e non hanno da mangiare … con figli. E poi gli usurai gli prendono il poco che hanno. Preghiamo. Preghiamo per queste famiglie, per quei tanti bambini di queste famiglie, per la dignità di queste famiglie e preghiamo anche per gli usurai: che il Signore tocchi il loro cuore e si convertano”, ha detto il pontefice introducendo la messa mattutina a Casa Santa Marta. Papa Francesco inizia la sua riflessione, nell’omelia, dal rimprovero che Pietro e i discepoli fanno ai capi dei sacerdoti che li intimavano e volevano proibire loro di insegnare al popolo. E la risposta di Pietro e degli altri apostoli è chiara: loro volevano obbedire a Dio piuttosto che agli uomini e accusando loro di aver ucciso Gesù. Il papa si chiede come Pietro è arrivato a questo coraggio e franchezza lui che lo aveva rinnegato. Pietro che “poteva arrivare a dei compromessi e dire ai sacerdoti: ‘Ma state tranquilli, noi andremo, parleremo un po’ con un tono più basso, non vi accuseremo mai in pubblico, ma voi lasciateci in pace … ‘, e arrivare a dei compromessi. Nella storia, la Chiesa ha dovuto fare questo tante volte per salvare il popolo di Dio. E tante volte, anche lo ha fatto per salvare se stessa - ma non la Santa Chiesa! - fino ai dirigenti. I compromessi possono essere buoni e possono essere cattivi. Ma loro potevano uscire dal compromesso? No, Pietro ha detto: ‘Niente compromesso. Voi siete i colpevoli’, e con questo coraggio”. Gesù ha pregato per Pietro. E Gesù prega per noi, “prega davanti al Padre. Noi siamo abituati a pregare Gesù perché ci dia questa grazia, quell’altra, ci aiuti, ma non siamo abituati a contemplare Gesù che fa vedere al Padre le piaghe, a Gesù, l’intercessore, a Gesù che prega per noi. E Pietro è stato capace di fare tutta questa strada da codardo a coraggioso con il dono dello Spirito Santo grazie alla preghiera di Gesù”. “Che il Signore – ha concluso il papa - ci insegni a chiedergli la grazia di pregare per ognuno di noi”.

R.Iaria

Papa Francesco prega per l’Europa unita nello spirito dei padri fondatori

22 Aprile 2020 - Città del Vaticano - Papa Francesco prega per l’Europa unita nello spirito dei padri fondatori. “In questo tempo nel quale è necessaria tanta unità tra noi, tra le nazioni, preghiamo oggi per l’Europa, perché l’Europa riesca ad avere questa unità, questa unità fraterna che hanno sognato i padri fondatori dell’Unione Europea”, ha detto il papa introducendo la messa mattutina a Casa Santa Marta. E parlando del bravo evangelico sul dialogo tra Gesù e Nicodemo papa Francesco ha detto che questo passo del Vangelo di Giovanni “è un vero trattato di teologia: qui c’è tutto”. C’è “il kerygma, la catechesi, la riflessione teologica, la parenesi … c’è tutto”. Il papa parla quindi della “rivelazione dell’amore di Dio. Dio ci ama e ci ama – come dice un santo – come una pazzia: l’amore di Dio sembra una pazzia. Ci ama: ‘ha tanto amato il mondo da dare il Figlio unigenito’. Ha dato suo Figlio, ha inviato suo Figlio e lo ha inviato per morire in croce. Ogni volta che noi guardiamo il crocifisso, troviamo questo amore. Il crocifisso – ha detto papa Francesco - è proprio il grande libro dell’amore di Dio. Non è un oggetto da mettere qui o da mettere là” ma “l’espressione dell’amore di Dio. Dio ci ha amato così: ha inviato suo Figlio, [che] si è annientato fino alla morte di croce per amore. Tanto ha amato il mondo, Dio, da dare il suo Figlio”. E davanti al crocifisso i cristiani “lì trovano tutto, perché hanno capito, lo Spirito Santo ha fatto capire loro che lì c’è tutta la scienza, tutto l’amore di Dio, tutta la saggezza cristiana”. Papa Francesco invita a guardare la luce: “c’è gente – anche noi, tante volte – che non possono vivere nella luce perché sono abituati alle tenebre. La luce li abbaglia, sono incapaci di vedere. Sono dei pipistrelli umani: soltanto sanno muoversi nella notte. E anche noi, quando siamo nel peccato, siamo in questo stato: non tolleriamo la luce. È più comodo per noi vivere nelle tenebre; la luce ci schiaffeggia, ci fa vedere quello che noi non vogliamo vedere. Ma il peggio è che gli occhi, gli occhi dell’anima dal tanto vivere nelle tenebre si abituano a tal punto che finiscono per ignorare cosa sia la luce. Perdere il senso della luce perché mi abituo più alle tenebre. E tanti scandali umani, tante corruzioni ci segnalano questo. I corrotti non sanno cosa sia la luce, non conoscono. Anche noi, quando siamo in stato di peccato, in stato di allontanamento dal Signore, diventiamo ciechi e ci sentiamo meglio nelle tenebre e andiamo così, senza vedere, come i ciechi, muovendoci come possiamo”. "Io cammino nella luce o cammino nelle tenebre?", è stata, quindi la domanda per oggi del Papa.

R.Iaria

Rinviati l’Incontro Mondiale delle Famiglie e la GMG

21 Aprile 2020 -

Città del Vaticano - A causa dell’attuale situazione sanitaria e delle sue conseguenze sullo spostamento e l’aggregazione di giovani e famiglie, papa Francesco,  insieme al Dicastero per i Laici, la Famiglia e la Vita, ha ritenuto di posporre di un anno il prossimo Incontro Mondiale delle Famiglie, in programma a Roma nel giugno del 2021, e la prossima Giornata Mondiale della Gioventù, in programma a Lisbona nell’agosto del 2022, rispettivamente a giugno 2022 e ad agosto 2023. Lo ha detto in una  dichiarazione il direttore della Sala Stampa della Santa Sede, Matteo Bruni.

Papa Francesco: “sentire” il silenzio in questo tempo

21 Aprile 2020 - Città del Vaticano – Papa Francesca prega affinchè il silenzio di questi giorni ci insegni ad ascoltare. “In questo tempo c’è tanto silenzio. Si può anche sentire il silenzio. Che questo silenzio, che è un po’ nuovo nelle nostre abitudini, ci insegni ad ascoltare, ci faccia crescere nella capacità di ascolto. Preghiamo per questo”, ha detto introducendo la messa mattutina a Casa Santa Marta. Nell’omelia il papa parla della prima comunità cristiana e dello Spirito Santo che fa meraviglie. Per il Papa noi “non possiamo prendere lo Spirito Santo, soltanto possiamo lasciare che Lui ci trasformi e la nostra docilità apre la porta allo Spirito Santo ed è Lui che fa la trasformazione, la rinascita. Lo Spirito Santo è il maestro dell'armonia, è capace di farla e la deve fare nel nostro cuore, deve cambiare tante cose da noi, fare l'armonia perché Lui è l'armonia". Ma anche nelle comunità cristiane ci sono problemi e il papa ricorda la lettera dell’apostolo Giacomo dove si dice: “Che la vostra fede sia immune di favoritismi personali” e “Non fate discriminazioni”. Raggiungere l’armonia non è facile: “ci sono tante cose che dividono una comunità, sia una comunità cristiana parrocchiale o diocesana o presbiterale o di religiosi o religiose … tante cose entrano per dividere la comunità”. Il papa cita tra le cose che dividono i soldi, la vanità e poi il chiacchiericcio. “Ma lo Spirito viene sempre con la sua forza per salvarci da questa mondanità dei soldi, della vanità e del chiacchiericcio, perché lo Spirito non è il mondo: è contro il mondo. È capace di fare questi miracoli, queste grandi cose”, ha spiegato il papa che ha chiesto al Signore questa “docilità allo Spirito perché Lui ci trasformi e trasformi le nostre comunità, le nostre comunità parrocchiali, diocesane, religiose: le trasformi, per andare sempre avanti nell’armonia che Gesù vuole per la comunità cristiana”.

R.Iaria

 

Papa Francesco: i politici lavorino per il bene delle proprie comunità

20 Aprile 2020 - Città del Vaticano – Il pensiero e la preghiera di Papa Francesco questa mattina è andato a chi è impegnato nel campo politico. “Preghiamo oggi per gli uomini e le donne che hanno vocazione politica: la politica è una forma alta di carità. Per i partiti politici nei diversi Paesi, perché in questo momento di pandemia cerchino insieme il bene del Paese e non il bene del proprio partito”, ha detto il papa introducendo la celebrazione eucaristica a Casa Santa Marta. Commentando il Vangelo della liturgia di oggi il papa si sofferma su Nicodemo che di notte fa a trovare Gesù e con lui ha un dialogo sullo Spirito. Ci si lascia guidare dallo Spirito – ha detto il pontefice – è una persona “docile e libera”. La definizione dello Spirito che Gesù dà qui è “interessante”, dice il papa: “Il vento soffia dove vuole e ne senti la voce, ma non sai da dove viene né dove va: così è chiunque è nato dallo Spirito”, cioè “libero. Una persona che si lascia portare da una parte e dall’altra dallo Spirito Santo: questa è la libertà dello Spirito. E chi fa questo è una persona docile e qui si parla della docilità allo Spirito”. Per il papa essere cristiano “non è soltanto compiere i Comandamenti: si devono fare, questo è vero; ma se tu ti fermi lì, non sei un buon cristiano. Essere un buon cristiano è lasciare che lo Spirito entri dentro di te e ti porti, ti porti dove lui vuole. Nella nostra vita cristiana tante volte ci fermiamo come Nicodemo, davanti al ‘dunque’, non sappiamo quale passo fare, non sappiamo come farlo o non abbiamo la fiducia in Dio per fare questo passo e lasciare entrare lo Spirito. Nascere di nuovo è lasciare che lo Spirito entri in noi e che sia lo Spirito a guidarmi e non io, e qui, libero, con questa libertà dello Spirito che tu non saprai mai dove finirai”. Il cristiano – è stato il messaggio del Papa – “non deve fermarsi mai soltanto al compimento dei Comandamenti: si deve fare, ma andare oltre, verso questa nascita nuova che è la nascita nello Spirito, che ti dà la libertà dello Spirito”. Davanti alle difficoltà, davanti a una porta chiusa, gli apostoli di gesù, dopo la sua morte, “non sapevano come andare avanti, vanno dal Signore, aprono il cuore e viene lo Spirito e dà loro quello di cui hanno bisogno e vanno fuori a predicare, con coraggio, e avanti. Questo è nascere dallo Spirito, questo è non fermarsi al ‘dunque’, al ‘dunque’ delle cose che ho sempre fatto, al ‘dunque’ del dopo i Comandamenti, al ‘dunque’ dopo le abitudini religiose: no! Questo è nascere di nuovo. E come si prepara uno a nascere di nuovo? Con la preghiera. La preghiera è quella che ci apre la porta allo Spirito e ci dà questa libertà, questa franchezza, questo coraggio dello Spirito Santo. Che mai saprai dove ti porterà. Ma è lo Spirito. Che il Signore ci aiuti ad essere sempre aperti allo Spirito, perché sarà Lui a portarci avanti nella nostra vita di servizio al Signore”, ha concluso il papa.    

Papa Francesco: “preghiamo per gli operatori sanitari che assistono i disabili”

18 Aprile 2020 - Città del Vaticano - “Ieri ho ricevuto una lettera di una suora, che lavora come traduttrice nella lingua dei segni per i sordomuti, e mi raccontava il lavoro tanto difficile che hanno gli operatori sanitari, gli infermieri, i medici, con i malati disabili che hanno preso il Covid-19. Preghiamo per loro che sono sempre al servizio di queste persone con diverse abilità, ma non hanno le abilità che abbiamo noi”. È l’intenzione di preghiera con cui il Papa ha iniziato la Messa a Santa Marta, alla vigilia della Domenica della Misericordia. Al centro dell’omelia, sulla scorta del libro degli Atti degli Apostoli, la parola “franchezza”, che in greco è “parresia” e ha a che fare con il “coraggio cristiano di andare avanti”. “Non si può essere cristiani senza che venga questa franchezza: se non viene, non sei un buon cristiano”, il monito di Francesco: “Se non hai il coraggio, se per spiegare la tua posizione tu scivoli sulle ideologie o sulle spiegazioni casistiche, ti manca quella franchezza, ti manca quello stile cristiano, la libertà di parlare, di dire tutto. Il coraggio”.”La forza dello Spirito Santo che si manifesta in questa franchezza della predicazione, in questa pazzia della predicazione, non può entrare nei cuori corrotti”, ha spiegato il Papa a proposito dello stile della predicazione degli apostoli: “Per questo, stiamo attenti: peccatori sì, corrotti mai. E non arrivare a questa corruzione che ha tanti modi di manifestarsi”. Pietro “non  era un coraggioso nato, è stato un codardo, ha rinnegato Gesù”, ha ricordato Francesco, ma poi è subentrato “il dono dello Spirito Santo: la franchezza, il coraggio, la parresìa è un dono, una grazia che dà lo Spirito Santo il giorno di Pentecoste. Proprio dopo aver ricevuto lo Spirito Santo sono andati a predicare: un po’ coraggiosi, una cosa nuova per loro. Questa è coerenza, il segnale del cristiano, del vero cristiano: è coraggioso, dice tutta la verità perché è coerente”.”La missione nasce proprio da qui, da questo dono che ci fa coraggiosi, franchi nell’annuncio della parola”, ha spiegato il Papa: “Che il Signore ci aiuti sempre a essere così: coraggiosi. Questo non vuol dire imprudenti: no, no. Coraggiosi. Il coraggio cristiano sempre è prudente, ma è coraggio”. Il Santo Padre ha terminato la celebrazione con l’adorazione e la benedizione eucaristica, invitando a fare la Comunione spirituale: “Ai tuoi piedi, o mio Gesù, mi prostro e Ti offro il pentimento del mio cuore contrito che si abissa nel suo nulla e nella Tua santa presenza. Ti adoro nel sacramento del Tuo amore, l’Eucaristia. Desidero riceverTi nella povera dimora che Ti offre il mio cuore; in attesa della felicità della comunione sacramentale voglio possederTi in spirito. Vieni a me, o Gesù, che io vengo da Te. Possa il Tuo amore infiammare tutto il mio essere per la vita e per la morte. Credo in Te, spero in Te, Ti amo”.    

Papa Francesco: le donne in gravidanza “abbiano coraggio e fiducia”

17 Aprile 2020 - Città del Vaticano - Papa Francesco prega per le donne che attendono un figlio e sono preoccupate. “Vorrei – ha detto introducendo la liturgia eucaristica questa mattina a Casa Santa Marta - che oggi pregassimo per le donne che sono in attesa, le donne incinte che diventeranno mamme e sono inquiete, si preoccupano. Una domanda: ‘In quale mondo vivrà mio figlio?. Preghiamo per loro, perché il Signore dia loro il coraggio di portare avanti questi figli con la fiducia che sarà certamente un mondo diverso, ma sempre sarà un mondo che il Signore amerà tanto”. Nell’omelia ha poi evidenziato  che la situazione che viviamo oggi è una “situazione di emergenza” ma “l’ideale della Chiesa è con il popolo e i sacramenti”, ed è lì che si deve tornare. E commentando la pesca miracolosa avvenuta dopo la resurrezione di Gesù il papa parla di una scena “che si svolge con naturalezza, perché i discepoli erano cresciuti nella familiarità con Gesù”. La familiarità degli apostoli con il Signore “era cresciuta. Anche noi cristiani, nel nostro cammino di vita – ha quindi aggiunto il Papa - siamo in questo stato di camminare, di progredire nella familiarità con il Signore”. Quella del cristiano è una “familiarità quotidiana con il Signore”, ha detto il Papa sottolineando che la familiarità con il Signore, dei cristiani, è “sempre comunitaria. Sì, è intima, è personale ma in comunità. Una familiarità senza comunità, una familiarità senza il pane, una familiarità senza la Chiesa, senza il popolo, senza i sacramenti è pericolosa. Può diventare una familiarità – diciamo – gnostica, una familiarità per me soltanto, staccata dal popolo di Dio”. In questa pandemia, ha detto Papa Francesco, si comunica attraverso i media, ma non si sta insieme, come accade ogni mattina anche per la messa del Papa dove a ricevere la comunione sono solo i pochissimi partecipanti. Mentre il “popolo di Dio” fa la comunione spirituale. “Dobbiamo uscire dal tunnel per tornare insieme. Che il Signore ci insegni questa familiarità con i sacramenti e col santo popolo di Dio”.

R.Iaria

 

Papa Francesco: “preghiamo per i farmacisti che lavorano per aiutare gli ammalati”

16 Aprile 2020 - Città del Vaticano – Papa Francesco questa mattina ha voluto pregare per i farmacisti che lavorano tanto per aiutare gli ammalati ad uscire dalla malattia. “In questi giorni mi hanno rimproverato perché ho dimenticato di ringraziare un gruppo di persone che anche lavora … Ho ringraziato i medici, infermieri, i volontari… ‘Ma lei si è dimenticato dei farmacisti’: anche loro lavorano tanto per aiutare gli ammalati ad uscire dalla malattia. Preghiamo anche per loro”, ha detto il Papa introducendo la celebrazione eucaristica da Casa Santa Marta. Commentando il Vangelo di oggi che racconta l’incontro con i discepoli ha sottolineato che per la gioia “erano sconvolti e pieni di paura perché credevano di vedere un fantasma”. Per la gioia non riuscivano a credere. La gioia è “l’esperienza più alta della consolazione”. La gioia è “il frutto dello Spirito Santo, senza lo spirito non si può avere questa gioia”. Ricevere la gioia dello spirito – ha detto il Papa è “una grazia” e consiglia di leggere gli ultimi paragrafi della enciclica Evangelium nuntiandi di Paolo VI dove parla dei cristiani gioiosi, dell'evangelizzatore gioioso”.

R.Iaria

 

Papa Francesco prega per gli anziani

15 Aprile 2020 - Città del Vaticano - Il pensiero di Papa Francesco va oggi agli anziani. “Preghiamo oggi per gli anziani, specialmente per coloro che sono isolati o nelle case di riposo. Loro hanno paura, paura di morire da soli. Sentono questa pandemia come una cosa aggressiva per loro. Loro – ha detto il papa introducendo la celebrazione a Casa Santa Marta - sono le nostre radici, la nostra storia. Loro ci hanno dato la fede, la tradizione, il senso di appartenenza a una patria. Preghiamo per loro perché il Signore sia loro vicino in questo momento”. Nell’omelia si sofferma ancora una volta sulla fedeltà del Signore che è vicino al suo popolo. “Dio che è fedele alla sua parola, che è fedele alla sua promessa, che cammina con il suo popolo portando avanti la promessa vicino al suo popolo. Fedele alla promessa: Dio, che – ha detto il Papa - continuamente si fa sentire come Salvatore del popolo perché è fedele alla promessa. Dio, che è capace di rifare le cose, di ricreare”, come ha fatto con lo storpio che stava sempre alla Porta Bella del Tempio a Gerusalemme: il Dio “che guarisce, il Dio che sempre porta una consolazione al suo popolo. Il Dio che ricrea. Una ricreazione nuova: questa è la sua fedeltà con noi. Una ricreazione che è più meravigliosa della creazione”. Per essere fedeli a noi Dio “fa gli straordinari, ma non a pagamento: gratuitamente. È la fedeltà della gratuità, dell’abbondanza”. La fedeltà di Dio “sempre ci precede”: è “il fiore del mandorlo, in primavera: fiorisce per primo. Essere fedeli è lodare questa fedeltà, essere fedeli a questa fedeltà. È una risposta a questa fedeltà”.    

Papa Francesco per l’unità e la comunione tra noi

14 Aprile 2020 - Città del Vaticano – Papa Francesco prega per la comunione e unità tra noi in questo tempo di difficoltà. “Preghiamo – ha detto questo mattina introducendo la celebrazione a Casa Santa Marta - perché il Signore ci dia la grazia dell’unità fra noi. Che le difficoltà di questo tempo ci facciano scoprire la comunione fra noi, l’unità che sempre è superiore ad ogni divisione”. Nell’omelia il pontefice ha parlato della conversione e della fedeltà “nei tempi buoni e nei tempi brutti”. Per il papa convertirsi vuol dire “tornare a essere fedeli. La fedeltà, quell’atteggiamento umano che non è tanto comune nella vita della gente, nella nostra vita. Sempre ci sono delle illusioni che attirano l’attenzione e tante volte noi vogliamo andare dietro queste illusioni”, ha spiegato. “Tante volte, quando noi ci sentiamo sicuri - ha detto il pontefice - incominciamo a fare i nostri progetti e ci allontaniamo lentamente dal Signore, non rimaniamo nella fedeltà. E la sicurezza mia non è quella che mi dà il Signore. È un idolo”. E riferendosi al Vangelo della Resurrezione il papa cita la fedeltà di Maria di Magdala “icona della fedeltà: quella donna fedele che non aveva dimenticato mai tutto quello che il Signore aveva fatto per lei. Era lì, fedele, davanti all’impossibile, davanti alla tragedia, una fedeltà che la fa anche pensare che è capace di portare il corpo … Una donna debole, ma fedele. L’icona della fedeltà di questa Maria di Magdala, apostola degli apostoli”. Papa Frabcesco ha quindi pregato: “chiediamo oggi al Signore la grazia della fedeltà, di ringraziare quando Lui ci dà sicurezze, ma mai pensare che sono le ‘mie’ sicurezze e sempre, guardare oltre le proprie sicurezze; la grazia di essere fedeli anche davanti ai sepolcri, davanti al crollo di tante illusioni. La fedeltà, che rimane sempre, ma non è facile mantenerla. Che sia Lui, il Signore a custodirla”.  

Papa Francesco perché si trovino soluzioni a favore dei popoli, non del denaro

13 Aprile 2020 - Città del Vaticano - Politici e scienziati trovino soluzioni a favore dei popoli, non del denaro. E’ stata questa la preghiera di papa Francesco questa mattina. “Preghiamo oggi per i governanti, gli scienziati, i politici, che hanno incominciato a studiare la via d’uscita, il dopo-pandemia, questo ‘dopo’ che è già incominciato: perché trovino la strada giusta, sempre in favore della gente, sempre in favore dei popoli”, ha detto il pontefice introducendo la liturgia eucaristica celebrata da Casa Santa Marta. Commentando il vangelo il Papa ha spiegato che c’è sempre un’opzione tra la gioia della resurrezione e la nostalgia del sepolcro. E parla del coraggio delle donne che hanno visto il sepolcro vuoto mentre i discepoli avevano dei dubbi e poi i sacerdoti che scelgono di rinnegare tutto nascondendo la realtà pagando i soldati: “hanno pagato il silenzio. Il silenzio dei testimoni. Una delle guardie aveva confessato, appena morto Gesù: ‘Davvero quest’uomo era Figlio di Dio!’. Questi poveretti non capiscono, hanno paura perché ne va della vita … e sono andati dai sacerdoti, dai dottori della Legge. E loro hanno pagato: hanno pagato il silenzio, e questo, cari fratelli e sorelle – ha setto il Papa - non è una tangente: questa è corruzione pura, corruzione allo stato puro. Se tu non confessi Gesù Cristo il Signore, pensa perché dove c’è il sigillo del tuo sepolcro, dove c’è la corruzione. È vero che tanta gente non confessa Gesù perché non lo conosce, perché noi non lo abbiamo annunciato con coerenza, e questo è colpa nostra. Ma quando davanti alle evidenze si prende questa strada, è la strada del diavolo, è la strada della corruzione”. E oggi davanti alla prossima, “speriamo che sia presto”, fine di questa pandemia, “c’è la stessa opzione: o la nostra scommessa sarà per la vita, per la resurrezione dei popoli o sarà per il dio denaro: tornare al sepolcro della fame, della schiavitù, delle guerre, delle fabbriche delle armi, dei bambini senza educazione … lì c’è il sepolcro”. Da qui la preghiera affinchè il Signore “ci aiuti a scegliere l’annuncio: l’annuncio che è orizzonte, è aperto, sempre; ci porti a scegliere il bene della gente. E mai cadere nel sepolcro del dio denaro”.

R.Iaria

 

Papa Francesco: uno sguardo a profughi e migranti

12 Aprile 2020 - Città del Vaticano - Non lasciare soli poveri, profughi e senza tetto. E’ uno degli appelli rivolti da Papa Francesco questa mattina nel messaggio “Urbi et Orbi” recitato per la prima volta dalla Basilica di San Pietro e non dalla Loggia. Il papa ha evidenziato che in queste settimane, “la vita di milioni di persone è cambiata all’improvviso”: “per molti, rimanere a casa è stata un’occasione per riflettere, per fermare i frenetici ritmi della vita, per stare con i propri cari e godere della loro compagnia”. In papa ha incoraggiato quanti hanno responsabilità politiche affinché si adoperano “attivamente in favore del bene comune dei cittadini, fornendo i mezzi e gli strumenti necessari per consentire a tutti di condurre una vita dignitosa e favorire, quando le circostanze lo permetteranno, la ripresa delle consuete attività quotidiane”. “Non è questo – ha spiegato - il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia”. “Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto”. “Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. Non facciamo loro mancare i beni di prima necessità, più difficili da reperire ora che molte attività sono chiuse, come pure le medicine e, soprattutto, la possibilità di adeguata assistenza sanitaria”, è stato l’appello del pontefice che ha anche chiesto che “si allentino le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli Stati, specialmente quelli più poveri, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui loro bilanci”. Il papa ha pregato anche per chi ha “responsabilità nei conflitti”, perché questi “abbiano il coraggio di aderire al cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”. E sottolinea che “non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbe essere usati per curare le persone e salvare vite”. Lo sguardo del pontefice, nel suo “viaggio” tra le zone del mondo è andato anche a rifugiati e sfollati per guerre e siccità, e a migranti e rifugiati che vivono in condizioni insopportabili. Il Signore “riscaldi il cuore delle tante persone rifugiate e sfollate, a causa di guerre, siccità e carestia. Doni protezione ai tanti migranti e rifugiati, molti dei quali sono bambini, che vivono in condizioni insopportabili, specialmente in Libia e al confine tra Grecia e Turchia”, ha detto: “non voglio dimenticare l’isola di Lesbo”.

Raffaele Iaria

Papa Francesco: Passione alle 18 e alle 21 la Via Crucis in piazza

10 Aprile 2020 - Roma - Oggi papa Francesco presiederà la celebrazione della Passione del Signore alle ore 18 presso l’Altare della Cattedra nella Basilica di San Pietro. Dopo la processione iniziale Francesco compirà la prostrazione sotto i gradini del presbiterio. Il bacio alla croce sarà limitato al solo celebrante. A tenere l’omelia sarà padre Raniero Cantalamessa, predicatore della casa pontificia. Alle ore 21, sul sagrato della Basilica Vaticana, avrà quindi luogo la Via Crucis. La croce sarà condotta da due gruppi di cinque persone ciascuno, quello della casa di reclusione “Due Palazzi” di Padova e quello della Direzione sanità e igiene del Vaticano. Il percorso avrà inizio nei pressi dell’obelisco, girerà attorno allo stesso poi procederà verso il ventaglio sotto cui sarà collocato il Crocifisso di San Marcello. Le celebrazioni di oggi saranno trasmesse in diretta da Tv2000, che alle 16 manderà in onda anche la Via Crucis da Amatrice con il vescovo di Rieti, Domenico Pompili. Domani su Tv2000, in diretta alle ore 17, la ostensione straordinaria della Sindone accompagnata dalla preghiera dell’arcivescovo di Torino, Cesare Nosiglia.