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Papa Francesco: la fraternità umana e la cura del creato formano l’unica via verso lo sviluppo integrale e la pace

4 Ottobre 2020 - Città del Vaticano – “Ieri sono stato ad Assisi per firmare la nuova Enciclica ‘Fratelli tutti’ sulla fraternità e l’amicizia sociale. L’ho offerta a Dio sulla tomba di San Francesco, che me l’ha ispirata, come la precedente ‘Laudato sì’”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco dopo la preghiera dell’Angelus e poco prima che venisse diffusa la nuova enciclica “Fratelli tutti” che il Pontefice ha voluto firmare ieri sula tomba del Poverello d’Assisi alla vigilia della sua festa. “I segni dei tempi mostrano chiaramente – ha detto il Papa - che la fraternità umana e la cura del creato formano l’unica via verso lo sviluppo integrale e la pace, già indicata dai Santi Papi Giovanni XXIII, Paolo VI e Giovanni Paolo II”. Papa Francesco ha poi regalato a tutti i presenti all’Angelus la nuova Enciclica, nell’edizione straordinaria dell’Osservatore Romano che da oggi ritorna nella versione cartacea. A distribuire il giornale  migranti dall’America Latina, dal Bangladesh e giovani afgani arrivati da Lesbo con i corridori umanitari. “Che San Francesco – ha quindi pregato il papa - accompagni il cammino di fraternità nella Chiesa, tra i credenti di ogni religione e tra tutti i popoli”. Nel dopo Angelus anche un del centenario della Stella Maris nata il 4 ottobre 1920 in Scozia a “sostegno della gente del mare. In questo anniversario così importante – ha detto papa Francesco - incoraggio i cappellani e i volontari a testimoniare con gioia la presenza della Chiesa nei porti, tra i marittimi, i pescatori e le loro famiglie”. E poi la beatificazione, oggi a Bologna, di Don Olinto Marella, sacerdote “oriundo della diocesi di Chioggia, pastore secondo il cuore di Cristo, padre dei poveri e difensore dei deboli. Possa la sua straordinaria testimonianza essere modello per tanti sacerdoti, chiamati ad essere umili e coraggiosi servitori del popolo di Dio”. E l’invito ad un “applauso al nuovo Beato!”.

Raffaele Iaria

Papa Francesco: “Fratelli tutti”, un “cuore aperto al mondo intero” per accogliere chi ha bisogno

4 Ottobre 2020 - Città del Vaticano - La fraternità va promossa nei fatti e non solo a parole. Il papa nella sua Enciclica “Fratelli tutti”, firmata ieri ad Assisi e diffusa questa mattina al termine della preghiera dell’Angelus, evidenzia che una società fraterna è quella che promuove l’educazione al dialogo per sconfiggere “il virus dell’individualismo radicale” e permettere a tutti di dare il meglio di sé. E per una società fraterna occorre volere concretamente il bene dell’altro e la solidarietà che ha cura delle persone più fragili e che non guardi le ideologie lontano contro ogni povertà. Per il papa il diritto a vivere con dignità non può essere negato a nessuno e ribadisce che i diritti sono senza frontiere. “Nessuno – scrive papa Francesco - può rimanere escluso, a prescindere da dove sia nato, e tanto meno a causa dei privilegi che altri possiedono per esser nati in luoghi con maggiori opportunità. I confini e le frontiere degli Stati – aggiunge - non possono impedire che questo si realizzi. Così come è inaccettabile che una persona abbia meno diritti per il fatto di essere donna, è altrettanto inaccettabile che il luogo di nascita o di residenza già di per sé determini minori opportunità di vita degna e di sviluppo”. E al tema dei migranti il pontefice dedica un intero capitolo dell’Enciclica, la terza del suo Pontificato dopo la prima “Lumen fidei” del 29 giugno 2013, iniziata da papa Benedetto XVI e completata e firmata da papa Bergoglio e la “Laudato si” del 24 maggio 2015, sull’ecologia integrale. Per il papa i migranti con le loro “vite lacerate” e in fuga da guerre, persecuzioni, catastrofi ambientali vanno accolti, protetti, promossi ed integrati come ha ricordato anche recentemente nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si è celebrata domenica scorsa. “In alcuni Paesi di arrivo, i fenomeni migratori suscitano allarme e paure, spesso fomentate e sfruttate a fini politici. Si diffonde così una mentalità xenofoba, di chiusura e di ripiegamento su se stessi. I migranti vengono considerati non abbastanza degni di partecipare alla vita sociale come qualsiasi altro, e si dimentica che possiedono la stessa intrinseca dignità di qualunque persona. Pertanto, devono essere ‘protagonisti del proprio riscatto”, scrive dopo aver sottolineato che da “alcuni regimi politici populisti quanto da posizioni economiche liberali, si sostiene che occorre evitare ad ogni costo l’arrivo di persone migranti. Al tempo stesso si argomenta che conviene limitare l’aiuto ai Paesi poveri, così che tocchino il fondo e decidano di adottare misure di austerità. Non ci si rende conto che, dietro queste affermazioni astratte difficili da sostenere, ci sono tante vite lacerate”, dice papa Francesco. E “ non si dirà mai che non sono umani, però in pratica, con le decisioni e il modo di trattarli, si manifesta che li si considera di minor valore, meno importanti, meno umani. È inaccettabile che i cristiani condividano questa mentalità e questi atteggiamenti, facendo a volte prevalere certe preferenze politiche piuttosto che profonde convinzioni della propria fede: l’inalienabile dignità di ogni persona umana al di là dell’origine, del colore o della religione, e la legge suprema dell’amore fraterno”. Il papa dice di comprendere che di fronte alle persone migranti “alcuni nutrano dubbi o provino timori. Lo capisco come un aspetto dell’istinto naturale di autodifesa. Ma è anche vero – sottolinea - che una persona e un popolo sono fecondi solo se sanno integrare creativamente dentro di sé l’apertura agli altri” ed invita ad “andare oltre queste reazioni primarie”, perché “il problema è quando [esse] condizionano il nostro modo di pensare e di agire al punto da renderci intolleranti, chiusi, forse anche – senza accorgercene – razzisti. E così la paura ci priva del desiderio e della capacità di incontrare l’altro”. Nell’enciclica, che il papa definisce “sociale” evidenzia che affermare che tutti siamo fratelli e sorelle come esseri umani “se non è solo un’astrazione ma prende carne e diventa concreta, ci pone una serie di sfide che ci smuovono, ci obbligano ad assumere nuove prospettive e a sviluppare nuove risposte”. E quando il prossimo è una persona migrante “si aggiungono sfide complesse”. Certo, spiega, “l’ideale sarebbe evitare le migrazioni non necessarie e a tale scopo la strada è creare nei Paesi di origine la possibilità concreta di vivere e di crescere con dignità, così che si possano trovare lì le condizioni per il proprio sviluppo integrale. Ma, finché non ci sono seri progressi in questa direzione, è nostro dovere rispettare il diritto di ogni essere umano di trovare un luogo dove poter non solo soddisfare i suoi bisogni primari e quelli della sua famiglia, ma anche realizzarsi pienamente come persona. I nostri sforzi nei confronti delle persone migranti che arrivano si possono riassumere in quattro verbi: accogliere, proteggere, promuovere e integrare. Infatti, ‘non si tratta di calare dall’alto programmi assistenziali, ma di fare insieme un cammino attraverso queste quattro azioni, per costruire città e Paesi che, pur conservando le rispettive identità culturali e religiose, siano aperti alle differenze e sappiano valorizzarle nel segno della fratellanza umana’”. E papa Francesco indica alcune “risposte indispensabili” come il semplificare la concessione di visti, aprire corridoi umanitari, assicurare alloggi, sicurezza e servizi essenziali, offrire possibilità di lavoro e formazione, favorire i ricongiungimenti familiari, tutelare i minori, garantire la libertà religiosa e promuovere l’inserimento sociale. E per quanti sono arrivati già da tempo e sono inseriti nel tessuto sociale, è importante – per il pontefice - applicare il concetto di “cittadinanza”, che “si basa sull’eguaglianza dei diritti e dei doveri sotto la cui ombra tutti godono della giustizia. Per questo è necessario impegnarsi per stabilire nelle nostre società il concetto della piena cittadinanza e rinunciare all’uso discriminatorio del termine minoranze, che – scrive - porta con sé i semi del sentirsi isolati e dell’inferiorità; esso prepara il terreno alle ostilità e alla discordia e sottrae le conquiste e i diritti religiosi e civili di alcuni cittadini discriminandoli”. E per fare questo serve un “lavoro comune” con una “legislazione globale per le migrazioni” con lo stabilire “progetti a medio e lungo termine che vadano oltre la risposta di emergenza. Essi dovrebbero da un lato aiutare effettivamente l’integrazione dei migranti nei Paesi di accoglienza e, nel contempo, favorire lo sviluppo dei Paesi di provenienza con politiche solidali, che però non sottomettano gli aiuti a strategie e pratiche ideologicamente estranee o contrarie alle culture dei popoli cui sono indirizzate”. Il papa ribadisce che l’altro diverso da noi è un dono ed un arricchimento per tutti perché le differenze rappresentano una possibilità di crescita: “l’arrivo di persone diverse, che provengono da un contesto vitale e culturale differente, si trasforma in un dono, perché ‘quelle dei migranti sono anche storie di incontro tra persone e tra culture: per le comunità e le società in cui arrivano sono una opportunità di arricchimento e di sviluppo umano integrale di tutti’”. Da qui la richiesta in particolare ai giovani di “non cadere nelle reti di coloro che vogliono metterli contro altri giovani che arrivano nei loro Paesi, descrivendoli come soggetti pericolosi e come se non avessero la stessa inalienabile dignità di ogni essere umano”. Quando si accoglie di cuore la persona diversa, “le si permette – si legge ancora nel documento magisteriale - di continuare ad essere sé stessa, mentre le si dà la possibilità di un nuovo sviluppo. Le varie culture, che hanno prodotto la loro ricchezza nel corso dei secoli, devono essere preservate perché il mondo non si impoverisca. E questo senza trascurare di stimolarle a lasciar emergere da sé stesse qualcosa di nuovo nell’incontro con altre realtà. Non va ignorato il rischio di finire vittime di una sclerosi culturale”. Perciò “abbiamo bisogno di comunicare, di scoprire le ricchezze di ognuno, di valorizzare ciò che ci unisce e di guardare alle differenze come possibilità di crescita nel rispetto di tutti. È necessario un dialogo paziente e fiducioso, in modo che le persone, le famiglie e le comunità possano trasmettere i valori della propria cultura e accogliere il bene proveniente dalle esperienze altrui”. Oggi abbiamo sempre più bisogno di far crescere la consapevolezza che oggi “o ci salviamo tutti o nessuno si salva. La povertà, il degrado, le sofferenze di una zona della terra sono un tacito terreno di coltura di problemi che alla fine toccheranno tutto il pianeta. Se ci preoccupa l’estinzione di alcune specie, dovrebbe assillarci il pensiero che dovunque ci sono persone e popoli che non sviluppano il loro potenziale e la loro bellezza a causa della povertà o di altri limiti strutturali. Perché questo finisce per impoverirci tutti”. Solo una cultura sociale e politica che “comprenda l’accoglienza gratuita potrà avere futuro”, è il pensiero del pontefice.

Raffaele Iaria

Oggi la giornata della Carità del Papa

4 Ottobre 2020 -

Roma - Si tiene oggi in tutte le chiese la tradizionale colletta per sostenere l’azione del Papa in favore dei più bisognosi e delle comunità ecclesiali in difficoltà, l’Obolo di San Pietro. Tutte le offerte raccolte saranno devolute a questo scopo. Alla fine del secolo VIII gli anglosassoni, dopo la loro conversione al cristianesimo, decisero di inviare ogni anno un contributo al Papa. Nacque il “Denarius Sancti Petri” (elemosina a san Pietro), che presto si diffuse in altri Paesi. Dopo molte vicissitudini fu Pio IX, con l’enciclica “Saepe venerabilis” del 1871, a istituirla come pratica.

La data dell’Obolo di San Pietro ricade sempre in prossimità della festa dei santi Pietro e Paolo; quest’anno, come è noto, a causa della pandemia è stata posticipata a oggi, festa di san Francesco d’Assisi. Sul sito dell’Obolo di San Pietro è possibile risalire ai progetti realizzati con la Carità del Papa.

Papa Francesco: “Fratelli tutti” per “reagire con un nuovo sogno di fraternità e amicizia”

3 Ottobre 2020 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha oggi firmato ad Assisi la sua terza enciclica “Fratelli tutti”. Dopo i la firma un tweeet: “Consegno questa Enciclica sociale come un umile apporto alla riflessione affinché, di fronte a diversi modi attuali di eliminare o ignorare gli altri, siamo in grado di reagire con un nuovo sogno di fraternità  e di amicizia sociale che non si limiti alle parole. #FratelliTutti", scrive.

R.I.

“Fratelli tutti”: papa Francesco ha firmato la sua terza enciclica

3 Ottobre 2020 - Assisi – E’ appena terminata la celebrazione eucaristica presieduta da Papa Francesco, terminata nella cripta della Basilica inferiore di San Francesco, ad Assisi e il pontefice ha voluto firmare la sua terza enciclica dal titolo “Fratelli tutti”, sulla fraternità  e l’amicizia sociale che sarà diffusa domani mattina. E’ la terza enciclica di questo pontificato: la prima “Lumen fidei” del 29 giugno 2013, iniziata da papa Benedetto XVI e completata e firmata da papa Bergoglio e poi la “Laudato si” del 24 maggio 2015, sull’ecologia integrale. “Fratelli tutti” è la prima enciclica che il papa firma fuori da Roma e il viaggio ad Assisi di oggi è il primo dopo il periodo di restrizioni a causa della pandemia che è ancora in corso. Prima di arrivare alla Basilica di San Francesco il papa ha fatto due visite a “sorpresa”: la proma in mattinata a Spello dalle Clarisse dove si è anche fermato pe run momento di preghuera e per il pranzo e dalle Clarisse di Santa Chiara ad Assisi. Prima della firma dell’Enciclica il papa ha ringraziato la prima sezione della Segreteria di Stato: “Adesso – ha detto - firmerò l’enciclica che porterà sull’altare mons. Paolo Braida, incaricato delle  traduzioni e dei  discorsi del Papa. Lui sorveglia tutto, per questo ho voluto fosse qui”. “Con lui - ha aggiunto - due traduttori”. Un "segno di gratitudine alla Prima sezione della segreteria  di Stato  che ha lavorato alla stesura e alla  traduzione. Sono umili questi traduttori, si nascondono”, ha concluso. Dopo la celebrazione Papa Francesco ha salutato tutti i frati presenti.

Raffaele Iaria

Papa Francesco ad Assisi per la firma dell’Enciclica “Fratelli tutti”

3 Ottobre 2020 - Assisi - E’ iniziata con una tappa alle suore Clarisse di Spello la visita di Papa Francesco in Umbria. Nel primo pomeriggio, poco prima delle 15, il pontefice è atteso presso il Sacro Convento di Assisi, dove celebrerà la Messa presso la tomba di san Francesco e al termine firmerà la sua terza enciclica dal titolo “Fratelli tutti” il cui testo sarà diffuso domani, 4 ottobre – festa di San Francesco – alle 12. Quella ad Assisi è la quarta visita di Papa Francesco nella città del Poverello dopo quella del 4 ottobre 2013, del 4 agosto 2016 e del 20 settembre dello stesso anno. Il programma di oggi è molto stringato e prevede, dopo l’arrivo ad Assisi, la celebrazione della messa nella cripta della Basilica di San Francesco, presso la tomba del santo, alla presenza solo di pochi frati. Al termine la firma dell’Enciclica che sarà presentata domani alle 10 dal cardinale Segretario di Stato, Pietro Parolin, in una conferenza stampa in Vaticano, insieme al card. Miguel Angel Ayuso Guixot, presidente del Pontificio Consiglio per il Dialogo interreligioso, al giudice Mohamed Mahmoud Abdel Salam, segretario generale dell’Alto Comitato per la Fratellanza Umana, ad Anna Rowlands, docente all’Università  inglese di Durham, e ad Andrea Riccardi fondatore della Comunità di Sant’Egidio.

Raffaele Iaria

 

Papa Francesco: Comunicare incontrando le persone

29 Settembre 2020 - Città del vaticano - “ 'Vieni e vedi’ (Gv 1,46). Comunicare incontrando le persone come e dove sono” è il tema che Papa Francesco ha scelto per la 55ª Giornata mondiale delle comunicazioni sociali che si celebra nel maggio 2021. Le parole dell’apostolo Filippo sono centrali nel Vangelo, si legge in una nota diffusa dalla Sala Stampa della Santa Sede, “l’annuncio cristiano prima che di parole, è fatto di sguardi, testimonianze, esperienze, incontri, vicinanza. In una parola, vita”. “Nel cambio epocale che stiamo vivendo, in un tempo che ci obbliga alla distanza sociale a causa della pandemia, la comunicazione può rendere possibile la vicinanza necessaria per riconoscere ciò che è essenziale e comprendere davvero il senso delle cose. Non conosciamo la verità se non ne facciamo esperienza – prosegue la nota -, se non incontriamo le persone, se non partecipiamo delle loro gioie e dei loro dolori. Il vecchio detto “Dio ti incontra dove sei” può essere una guida per coloro che sono impegnati nel lavoro dei media o delle comunicazioni nella Chiesa. Nella chiamata dei primi discepoli, con Gesù che va a incontrarli e li invita a seguirlo, vediamo anche l’invito ad utilizzare tutti i media, in tutte le loro forme, per raggiungere le persone come sono e là dove vivono”.

Papa Francesco: l’abc della fratellanza

29 Settembre 2020 - Città del Vaticano - Fratellanza come terapia. Come unico antidoto ad un mondo malato, e non solo di Covid. In attesa di “Fratelli tutti”, la terza enciclica di Papa Francesco che verrà firmata il 3 ottobre ad Assisi e diffusa il giorno seguente, ripercorriamo l’abc della virtù che Bergoglio raccomanda come via d’uscita dalla pandemia. E che ha fatto da sfondo alle sue ultime udienze del mercoledì, dedicate alla guarigione dalle “malattie sociali”. Fratellanza è armonia. “Cercare di arrampicarsi nella vita, di essere superiori agli altri, distrugge l’armonia. È la logica del dominio. Di dominare gli altri. L’armonia è un’altra cosa: è il servizio. Chiediamo, dunque, al Signore di darci occhi attenti ai fratelli e alle sorelle, specialmente quelli che soffrono. Guardare il fratello e tutto il creato come dono ricevuto dall’amore del Padre suscita un comportamento di attenzione, di cura e di stupore. Così il credente, contemplando il prossimo come un fratello e non come un estraneo, lo guarda con compassione ed empatia, non con disprezzo o inimicizia”. (12 agosto 2020) Fratellanza è opzione preferenziale per i poveri. “L’opzione preferenziale per i poveri non è un’opzione politica, è al centro del Vangelo. Che scandalo sarebbe se tutta l’assistenza economica che stiamo osservando – la maggior parte con denaro pubblico – si concentrasse a riscattare industrie che non contribuiscono all’inclusione degli esclusi, alla promozione degli ultimi, al bene comune e alla cura del creato”. (19 agosto 2020) Fratellanza è distribuzione universale dei beni. “Noi siamo amministratori di beni, non padroni. Quando l’ossessione di possedere e dominare esclude milioni di persone dai beni primari; quando la disuguaglianza economica e tecnologica è tale da lacerare il tessuto sociale; e quando la dipendenza da un progresso materiale illimitato minaccia la casa comune, allora non possiamo stare a guardare”. (26 agosto 2020) Fratellanza è solidarietà. “Per uscire migliori da questa crisi, dobbiamo farlo insieme, tutti quanti, nella solidarietà. Ognuno di noi è uno strumento comunitario che partecipa con tutto sé stesso all’edificazione della solidarietà. San Francesco d’Assisi lo sapeva bene, e animato dallo Spirito dava a tutte le persone, anzi, alle creature, il nome di fratello e sorella. La solidarietà è la strada da percorrere verso un mondo post-pandemia, verso la guarigione delle nostre malattie interpersonali e sociali”. (2 settembre 2020) Fratellanza è amore sociale. “Il coronavirus ci mostra che il vero bene per ciascuno è un bene comune non solo individuale e, viceversa, il bene comune è un vero bene per la persona. E’ tempo di accrescere il nostro amore sociale, contribuendo tutti, a partire dalla nostra piccolezza. Il bene comune richiede la partecipazione di tutti. Se ognuno ci mette del suo, e se nessuno viene lasciato fuori, potremo rigenerare relazioni buone a livello comunitario, nazionale, internazionale e anche in armonia con l’ambiente” (9 settembre 2020) Fratellanza è prendersi cura. “I nostri fratelli più poveri e la nostra madre terra gemono per il danno e l’ingiustizia che abbiamo provato e reclamano un’altra rotta. Reclamano da noi una conversione, un cambio di strada: prendersi cura anche della terra, del creato. Chi non sa contemplare la natura e il creato, non sa contemplare le persone nella loro ricchezza. E chi vive per sfruttare la natura, finisce per sfruttare le persone e trattarle come schiavi. Potremmo chiamarla la ‘rivoluzione della cura’. Contemplare per curare, contemplare per custodire, noi, il creato, i nostri figli, i nostri nipoti e custodire il futuro. Contemplare per curare e per custodire e per lasciare un’eredità alla futura generazione”. (16 settembre 2020) Fratellanza è sussidiarietà. “Oggi si ascoltano più i potenti che i deboli. Si ascoltano pù le grandi compagnie farmaceutiche che gli operatori sanitari. Tutti vanno ascoltati, quelli che sono in alto e quelli che sono in basso. Per uscire migliori da una crisi, il principio di sussidiarietà dev’essere attuato, rispettando l’autonomia e la capacità di iniziativa di tutti, specialmente degli ultimi. O insieme, o non funziona. O lavoriamo insieme per uscire dalla crisi, a tutti i livelli della società, o non ne usciremo mai. Uscire dalla crisi significa cambiare, e il vero cambiamento lo fanno tutti. Non c’è vera solidarietà senza partecipazione sociale, senza il contributo dei corpi intermedi: delle famiglie, delle associazioni, delle cooperative, delle piccole imprese, delle espressioni della società civile. Tutti devono contribuire”. (23 settembre 2020)

Michela Nicolais

Papa Francesco prega per gli sfollati

27 Settembre 2020 - Città del Vaticano - "Preghiamo per i milioni di sfollati interni che, proprio come Gesù e i suoi genitori nella fuga in Egitto, vivono ogni giorno situazioni di paura, incertezza e disagi". Lo scrive papa Francesco su suo profilo Twitter nella giornata in cui la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato.

R.I.

Papa Francesco: il ricordo degli sfollati, migranti, rifugiati nella GMMR

27 Settembre 2020 - Città del Vaticano -  "Oggi la Chiesa celebra la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. Saluto i rifugiati e migranti presenti qui in piazza intorno al monumento intitolato 'Angeli senza saperlo' che ho benedetto un anno fa". Lo ha detto questa mattina Papa Francesco dopo la preghiera dell'Angelus ricordando la celenrazione della Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiati che si celebra oggi in tutto il mondo. Il papa ha ricordato che quest'anno ha voluto dedicare il suo messaggio agli sfollati interni, "i quali sono costretti a fuggire come capitò anche a Gesù e alla sua famiglia, come Gesù costretti a fuggire, a loro in modo particolare e a chi li assiste va il nostro ricordo e la nostra preghiera". In piazza San Pietro era presente una rappresentanza delle comunità etniche cattoliche di Roma che hanno voluto partecipare all’Angelus, accompagnati dalla Migrantes di Roma. Dieci delegati - ha spiegato il direttore Migrantes mons, Pierpaolo Felicolo - per comunità con le bandiere dei Paesi di provenienza e dire "grazie a papa Francesco perché non perde occasione per ribadire costantemente l’attenzione e il sostegno della Chiesa verso il mondo della mobilità umana.

R.Iaria

Papa Francesco: una donazione per i migranti in Bosnia

26 Settembre 2020 - Roma - In occasione della Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebra domani, 27 settembre, Papa Francesco ha deciso di inviare, attraverso la Nunziatura apostolica in Bosnia Erzegovina, un “segno concreto di sostegno e vicinanza ai migranti”, e ai loro accompagnatori, che attualmente vivono in diversi campi del Paese, riferisce l'agenzia Sir.  “Nel 2019 – si legge in un comunicato della Nunziatura apostolica di Sarajevo – circa 30.000 migranti sono transitati per la Bosnia, divenuta tappa fondamentale della cosiddetta rotta balcanica, sempre più frequentata dai migranti che dall’oriente tentato di entrare nell’Unione europea. Con questa donazione – si legge ancora nella nota – il Papa sosterrà l’istituzione di due servizi: accoglienza, animazione e supporto psicologico nei centri di transito di Ušivak (vicino a Sarajevo) e Sedra (vicino a Bihać), dove al momento sono ospitate numerose famiglie con bambini e minori non accompagnati”. Il secondo servizio prevede, invece, “la fornitura di indumenti, coperte, cibo e articoli sanitari, tra questi anche presidi anti-Covid”.Sulla situazione e sulla Giornata del migrante e del rifugiato, è intervenuto anche il nunzio apostolico in Bosnia, mons. Luigi Pezzuto: “Paure e numerosi pregiudizi ci tengono lontani dai migranti e spesso ci impediscono di essere loro vicini e di servirli con amore”. “Abbiamo accolto con grande felicità il gesto di Papa Francesco – dichiara al Sir Daniele Bombardi, coordinatore dei progetti Caritas Italiana nei Balcani – per noi è anche un grazie e un riconoscimento del lavoro che da tanti anni Caritas sta portando avanti in tutta la rotta balcanica. Un gesto che ci offre la possibilità di continuare sentendo ancora di più la vicinanza e il sostegno del Pontefice di tutta la Chiesa”. (D.R.)

Papa Francesco: “inaccettabile” respingere migranti

26 Settembre 2020 - Città del Vaticano - “Il progresso tecnologico è utile e necessario, purché serva a far sì che il lavoro delle persone sia più dignitoso, più sicuro, meno gravoso e spossante”. Lo dice il Papa, che nel videomessaggio inviato all’Onu torna a chiedere “un quadro di riferimento etico più forte” per superare la “cultura dello scarto”, alla base della quale c’è “una promozione ideologica con visioni riduzioniste della persona”. I diritti fondamentali, infatti, “continuano a essere violati impunemente”, denuncia Francesco, che parla di “umanità violata” e cita per “persecuzioni” a cui sono sottoposti i credenti, “compreso il genocidio dovuto alle loro credenze”, come accade ai cristiani. Poi il riferimento a rifugiati, migranti, sfollati interni: “In migliaia vengono intercettati in mare e rispediti con la forza in campi di detenzione dove sopportano torture e abusi. Molti sono vittime della tratta, della schiavitù sessuale o del lavoro forzato, sfruttati in compiti umilianti, senza un salario equo. Tutto ciò è intollerabile, ma oggi è una realtà che molti ignorano intenzionalmente!”. Ciononostante, sostiene il Papa, “la crisi attuale è un’opportunità: è un’opportunità per l’Onu, è un’opportunità per generare una società più fraterna e compassionevole”, superando il “rapido aumento delle disuguaglianze tra i super ricchi e i permanentemente poveri”. Condonare il debito dei Paesi poveri e chiudere i paradisi fiscali, le altre richieste di Francesco in ambito economico e finanziario. Tra le questioni più urgenti da affrontare, i cambiamenti climatici.

Papa Francesco: l’enciclica “Fratelli tutti” sarà diffusa nella festa di San Francesco d’Assisi

16 Settembre 2020 - Città del Vaticano - L’Enciclica “Fratelli tutti” sulla fraternità e l’amicizia sociale sarà diffusa domenica 4 ottobre 2020, Festa di San Francesco d’Assisi. Lo rende noto oggi la sala Stampa della Santa Sede. Sabato, 3 ottobre, l’enciclica, terza del pontificato di Papa Francesco – sarà firmata ad Assisi dove il Papa si recherà in visita e dove celebrerà la liturgia eucaristica. (R.I.)    

Papa Francesco ricorda don Roberto Malgesini, ucciso ieri a Como

16 Settembre 2020 - Città del vaticano – “Desidero ricordare in questo momento don Roberto Malgesini, il sacerdote della diocesi di Como che ieri mattina è stato ucciso da una persona bisognosa che lui stesso aiutava, una persona malata di testa”. Lo ha detto questa mattina papa Francesco al termine dell’Udienza generale ricordando al figura del sacerdote ucciso ieri mentre si apprestava a portare la colazione ai più bisognosi della città. “Mi unisco al dolore e alla preghiera dei suoi familiari e della comunità comasca e – ha aggiunto il papa - come ha detto il suo Vescovo, rendo lode a Dio per la testimonianza, cioè per il martirio, di questo testimone della carità verso i più poveri”. E poi l’invito ad un momento di preghiera “in silenzio” per don Roberto Malgesini e per “tutti i preti, suore, laici, laiche che lavorano con le persone bisognose e scartate dalla società”.  

Settanta volte sette

14 Settembre 2020 - Città del Vaticano - La parola chiave di ieri (domenica ndr) , vigilia della festa dell’esaltazione della croce – “un patibolo di condanna che Cristo ha trasformato nella condanna del patibolo”, scriveva il cardinale Angelo Comastri – è perdono. La stessa parola che Gesù pronuncia inchiodato a quel legno di sofferenza, tortura e morte. Davvero il modo di agire di Dio è eccessivo, tutto è dono oltre ogni misura – per-dono – oltre ogni attesa e speranza. L’uomo, insomma noi, siamo lì a misurare le cose, come fa Pietro, lo racconta Matteo, che non mette in dubbio il perdono, non ne esclude la possibilità, ma, appunto, chiede fino a quante volte perdonare. La parabola che ci viene proposta è quella dei due servi debitori. Papa Francesco, all’Angelus, mette in evidenza anzitutto la sproporzione fra il servo che “deve al suo padrone diecimila talenti, una somma enorme, milioni e milioni di euro” e l’altro servo che deve, al primo, un debito ”piccolissimo, forse come lo stipendio di una settimana”. Risposte differenti: il re, cioè Dio, perdona tanto, mentre l’uomo, il servo, fa imprigionare il debitore. “Nell’atteggiamento divino la giustizia è pervasa dalla misericordia, mentre l’atteggiamento umano si limita alla giustizia. Gesù ci esorta ad aprirci con coraggio alla forza del perdono, perché nella vita non tutto si risolve con la giustizia. C’è bisogno di quell’amore misericordioso”. Dio è insieme giustizia e misericordia. Quanto è difficile saper perdonare, mettere da parte ira, vendetta, offesa e avere la capacità di dire: ti ho perdonato. Le cronache dei nostri tempi ci portano atteggiamenti e parole molto distanti dall’idea del perdono: voglio che patisca la stessa sorte. Quante volte la ferita di un distacco non ha permesso che si pronunciasse la parola perdono. Il brano del Vangelo di Matteo di ieri indica a tutti noi una strada diversa. Pietro si rivolge a Gesù e gli chiede: Signore quante volte dovrò perdonare il fratello che commette colpe contro di me? E la risposta – settanta volte sette – non può non lasciarci senza parole. Non ci sono limiti al perdono ci dice Gesù con quella risposta a Pietro. C’è da dire che ci portiamo dietro un’idea sbagliata di perdono, quasi fosse una spugna che cancella le colpe, la memoria di un gesto, dell’offesa ricevuta. L’urgenza del perdono è sottolineata dal Papa all’Angelus: “è necessario applicare l’amore misericordioso in tutte le relazioni umane: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, all’interno delle nostre comunità, nella Chiesa e anche nella società e nella politica”. Se perdono e misericordia fossero “lo stile della nostra vita”, afferma il Papa, “quanta sofferenza, quante lacerazioni, quante guerre potrebbero essere evitate […] Quante famiglie disunite che non sanno perdonarsi! Quanti fratelli che hanno questo rancore dentro! È necessario applicare l’amore misericordioso in tutte le relazioni umane: tra i coniugi, tra i genitori e i figli, all’interno delle nostre comunità, nella Chiesa e anche nella società e nella politica”. Ricorda poi le parole della lettura del Siracide – “ricorda la fine e smetti di odiare” – e dice: “pensiamo a questa frase tanto toccante. E non è facile perdonare. Nei momenti tranquilli diciamo: questo me ne ha fatto di tutti i colori! Ma anche ne ho fatte tante. Ma poi il rancore torna come una mosca fastidiosa d’estate. Occorre perdonare sempre, non in un solo momento”. E ricorda la preghiera del Padre nostro, quel “rimetti a noi i nostri debiti come noi li rimettiamo ai nostri debitori”. Parole che contengono “una verità decisiva”, cioè “non possiamo pretendere per noi il perdono di Dio”, se non lo concediamo a nostra volta, “se non ci sforziamo di perdonare e di amare, nemmeno noi verremo perdonati e amati”. Nel dopo Angelus, il pensiero del Papa va a quanto accaduto nel campo di Moira, isola di Lesbo – Francesco aveva visitato quel campo 16 aprile 2016 – e chiede che sia assicurata “un’accoglienza umana e dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi, a chi cerca asilo in Europa”. E lancia, infine, un duplice appello: ai partecipanti alle manifestazioni popolari di protesta perché non cedano “alla tentazione dell’aggressività e della violenza”; ai politici e governanti perché ascoltino “la voce dei loro concittadini”, vadano incontro “alle giuste aspirazioni”, nel “pieno rispetto dei diritti umani e delle libertà civili”. Fabio Zavattaro

Papa Francesco: solidarietà e vicinanza a profughi Lesbo

13 Settembre 2020 - Lesbo - La grave situazione del campo profughi di Moria è stata ricordata oggi da Papa Francesco con l’appello ad una accoglienza umana e dignitosa ai profughi. “Nei giorni scorsi – ha detto dopo la preghiera mariana dell’Angelus - una serie di incendi ha devastato il campo profughi di Moria nell’isola Lesbo lasciando  migliaia di persone senza rifugio”. Il papa ha ricordato il suo viaggio, nel 2016, a Lesbo: “è sempre vivo in me il ricordo  della visita compiuta là e l’appello lanciato con il patriarca  ecumenico e l’arcivescovo ad assicurare accoglienza umana e  dignitosa a donne e uomini migranti, ai profughi e a chi cerca  asilo in Europa”. Papa Francesco ha quindi espresso “solidarietà e vicinanza a tutte le  vittime di queste drammatiche vicende”, ha detto.

Raffaele Iaria

Papa Francesco: cambiare il modo di vedere e raccontare la migrazione

10 Settembre 2020 - Città del Vaticano – “E’ fondamentale cambiare il modo di vedere e raccontare la migrazione: si tratta di mettere al centro le persone, i volti, le storie. Ecco allora l’importanza di progetti, come quello da voi promosso, che cercano di proporre approcci diversi, ispirati dalla cultura dell’incontro, che costituisce il cammino verso un nuovo umanesimo. E quando dico ‘nuovo umanesimo’ non lo intendo solo come filosofia di vita, ma anche come una spiritualità e uno stile di comportamento”. Lo ha detto questa mattina Papa Francesco ricevendo i partecipanti al progetto europeo “Snapshots from the Borders” (Voci ed esperienze dai confini), guidati dal sindaco di Lampedusa e Linosa, Salvatore Martello. Il papa ha rivolto un appello affinchè non si rimanga “indifferenti alle tragedie umane che continuano a consumarsi in diverse regioni del mondo. Tra queste ci interpellano spesso quelle che hanno come teatro il Mediterraneo, un mare di confine, ma anche di incontro di culture”. “Il vostro è un progetto lungimirante”, ha sottolineato il Papa in quanto “si propone di promuovere una comprensione più profonda della migrazione, che permetta alle società europee di dare una risposta più umana e coordinata alle sfide delle migrazioni contemporanee”. Lo scenario migratorio attuale è “complesso” e spesso presenta “risvolti drammatici. Le interdipendenze globali che determinano i flussi migratori sono da studiare e capire meglio. Le sfide sono molteplici e interpellano tutti”, ha quindi aggiunto il pontefice che ha anche rocordato l’Incontro con i Vescovi del Mediterraneo, che si è svolto a Bari nel febbraio scorso. E di fronte a queste sfide “appare evidente come sono indispensabili la solidarietà concreta e la responsabilità condivisa, a livello sia nazionale che internazionale”. L’attuale pandemia ha evidenziato “la nostra interdipendenza: siamo tutti legati, gli uni agli altri, sia nel male che nel bene”, aveva detto il papa lo scorso 2 settembre durante l’Udienza generale. Per Papa Francesco le frontiere, da sempre considerate come “barriere di divisione”, possono invece diventare “finestre”, spazi di “mutua conoscenza, di arricchimento reciproco, di comunione nella diversità; luoghi in cui si sperimentano modelli per superare le difficoltà che i nuovi arrivi comportano per le comunità autoctone”. Da qui l’incoraggiamento a “lavorare insieme per la cultura dell’incontro e della solidarietà”.

R.Iaria

 

Papa Francesco: pregare per gli studenti che “vengono privati così gravemente del diritto all’educazione, a causa di guerre e terrorismo”

9 Settembre 2020 - Città del Vaticano - Oggi si celebra la prima Giornata internazionale della tutela dell’educazione dagli attacchi, nell’ambito dei conflitti armati. Al termine dell'Udienza generale di questa mattina papa Francesca ha ricorsato la Giornata ed ha invitato a pregare per gli studenti che "vengono privati così gravemente del diritto all’educazione, a causa di guerre e terrorismo" ed esortato la Comunità internazionale ad "adoperarsi affinché vengano rispettati gli edifici che dovrebbero proteggere i giovani studenti. Non venga meno - ha concluso - lo sforzo per garantire ad essi ambienti sicuri per la formazione, soprattutto in situazioni di emergenza umanitaria".

Correzione fraterna

7 Settembre 2020 - Città del Vaticano - “Il chiacchiericcio è una malattia più brutta del covid”. Non ha dubbi, Papa Francesco, nel condannare l’abitudine di parlar male delle persone. Il chiacchiericcio, il pettegolezzo sono come le bombe del terrorismo aveva detto nel marzo di tre anni fa. E incontrando la Curia romana, Natale 2014, aveva parlato delle chiacchiere come malattia grave “che inizia semplicemente, magari solo per fare due chiacchiere, e si impadronisce della persona facendola diventare ‘seminatrice di zizzania’ (come satana), e in tanti casi ‘omicida a sangue freddo’ della fama dei propri colleghi e confratelli. È la malattia delle persone vigliacche, che non avendo il coraggio di parlare direttamente parlano dietro le spalle”. Proprio non vanno giù, a papa Francesco, chiacchiere e pettegolezzi, perché una parola chiave nella vita del credente è proprio comunione. Diceva Sant’Agostino: dimentica l’offesa ricevuta, non la ferita di un tuo fratello. Accostare le chiacchiere al covid ci porta anche a riflettere su un termine che ormai è entrato nel parlare comune: distanziamento sociale. Cioè invito a essere asociali, prendere le distanze dall’altro, quasi rifiutarlo. Non sarebbe stato meglio parlare di distanza fisica, distanza fra persone. Ma tant’è. Ma torniamo al Vangelo di domenica. Facile amare una persona cara, che ci vuole bene, con la quale condividiamo pensieri e gesti; meno facile quando l’altro è distante da noi per parole, gesti; difficilissimo quando da questa persona riceviamo un’offesa. Papa Benedetto XVI, all’angelus di settembre del 2011, ricordava che “tutta la legge di Dio trova la sua pienezza nell’amore, così che, nei nostri rapporti con gli altri, i dieci comandamenti e ogni altro precetto si riassumono in questo: amerai il tuo prossimo come te stesso”. Il comandamento dell’amore non conosce distanze: non c’è un prossimo da amare e un altro da tenere distante, da non amare. Questa è la grande sfida cui il cristiano è chiamato, e in questo amore reciproco il cristiano scopre il potere della misericordia divina; scopre che il fratello non può essere abbandonato. In questo amore che supera il rifiuto, che si apre all’altro, si sgretolano tutti i muri e crollano le barriere che noi stessi abbiamo eretto. Nelle parole prima della preghiera dell’Angelus, papa Francesco commenta il brano di Matteo, che contiene il cosiddetto discorso ecclesiale, comunitario, che mette in evidenza alcune difficoltà che già si presentavano nelle prime comunità cristiane. È il brano della correzione fraterna, dice papa Francesco, della “duplice dimensione dell’esistenza cristiana: quella comunitaria, che esige la tutela della comunione, cioè dell’unità della Chiesa, e quella personale, che impone attenzione e rispetto per ogni coscienza individuale”. Così Gesù suggerisce una “pedagogia del recupero”, per correggere il fratello che ha sbagliato, che si articola in tre momenti: vi è innanzitutto l’incontro personale, cioè “non mettere in piazza il suo peccato”, ma “andare dal fratello con discrezione, non per giudicarlo ma per aiutarlo a rendersi conto di quello che ha fatto”. Se questo non basta, mai dire “si arrangi, me ne lavo le mani. No, questo non è cristiano”. Il secondo passo è presentarsi a lui con una o due persone: “i due testimoni – precisa il Papa – sono richiesti non per accusare e giudicare, ma per aiutare”. Se anche questo non basta ecco il terzo passo: dirlo alla comunità. “Gesù aggiunge”, ricorda Francesco: “se non ascolterà neanche la comunità, sia per te come il pagano e il pubblicano”. Una frase, ha spiegato, “in apparenza così sprezzante, in realtà invita a rimettere il fratello nelle mani di Dio: solo il Padre potrà mostrare un amore più grande di quello di tutti i fratelli messi insieme”. Andare incontro all’altro, dunque, non chiacchierare alle sue spalle, non raccontarlo agli altri. Dice il Papa: “quando noi vediamo uno sbaglio, un difetto, una scivolata, in quel fratello o quella sorella, di solito la prima cosa che facciamo è andare a raccontarlo agli altri, a chiacchierare. E le chiacchiere chiudono il cuore alla comunità, chiudono l’unità della Chiesa. Il grande chiacchierone è il diavolo, che sempre va dicendo le cose brutte degli altri, perché lui è il bugiardo che cerca di disunire la Chiesa, di allontanare i fratelli e non fare comunità”.

Fabio Zavattaro

Fratelli tutti: la nuova enciclica di papa Francesco

5 Settembre 2020 - Fratelli tutti” è il titolo della nuova Enciclica, la terza, di papa Francesco. Il testo sulla fraternità e l’amicizia sociale sarà firmata dal pontefice ad Assisi sabato 3 ottobre prossimo. Lo annuncia questa mattina la Sala Stampa della Santa Sede con una dichiarazione del direttore, Matteo Bruni. Il pontefice, come informa la Prefettura della Casa Pontificia arriverà al Sacro Convento di Assisi dove celebrerà la Santa Messa presso la Tomba di San Francesco, e al termine firmerà l’Enciclica. “A motivo della situazione sanitaria, è desiderio del Santo Padre che la visita si svolga in forma privata, senza alcuna partecipazione dei fedeli. Appena terminata la celebrazione, il Santo Padre farà rientro in Vaticano”, dice Bruni. Il documento papale anticipa nei tempi di poco oltre un mese il grande convegno convocato ad Assisi per la fine di novembre, dedicato all’Economia di Francesco. L’annuncio della visita è stata data anche dal portavoce del Convento di Assisi, p. Enzo Fortunato. “È con grande gioia e nella preghiera - ha affermato il Custode del Sacro Convento, p. Mauro Gambetti - che accogliamo e attendiamo la visita privata di papa Francesco. Una tappa che evidenzierà l'importanza e la necessità della fraternità”. “A nome di tutta questa Chiesa che al Poverello diede i natali di luce e di fede – ha detto il vescovo di Assisi, mons. Domenico Sorrentino  - e lo vide contrassegnare di sé tutti gli angoli di questa Città benedetta, ringrazio papa Francesco per questo gesto che ci riempie di commozione e di gratitudine”. “Fratelli tutti” è la terza enciclica di Papa Francesco, dopo Lumen Fidei – la cui stesura era stata iniziata da Papa Benedetto XVI – e Laudato sì. Papa Francesco aveva firmato un un altro documento magisteriale  fuori dalle mura vaticane. Nel marzo 2019, infatti, a Loreto, firmò l’esortazione apostolica postsinodale “Christus vivit”.  

Raffaele Iaria