13 Maggio 2019 - Torino – Nei giorni scorsi nella Sala Colonne del Palazzo Civico del Comune di Torino è stato presentato alla stampa il ricco programma di iniziative per festeggiare il 25esimo anno di vita dell’Ambulatorio dell’Associazione Camminare Insieme, con l’obiettivo di fare conoscere le sue attività e di sensibilizzare l’opinione pubblica su problemi sempre più urgenti di disagio che colpisce un numero crescente di persone. L’Associazione promuove, coordina, indirizza e svolge iniziative finalizzate all’assistenza sanitaria e sociale delle persone più indigenti, cittadini italiani e stranieri.
“In quest’ultimo anno sono state 14973 le prestazioni gratuite offerte per un valore di oltre un miliardo di euro. 150 le nazionalità delle pazienti, 5000 ogni anno. Le prestazioni più richieste riguardano la medicina di base e la ginecologia”, ha raccontato Sergio Durando, presidente neo eletto dell’Associazione. Oltre all’ambulatorio è attivo il centro Salute mamma-bambino che si occupa di educazione e di cura dei piccoli e accompagna le mamme dal momento del parto fino ai primi mesi del bimbo. Un aiuto fondamentale soprattutto per le donne straniere che affrontano l’esperienza della maternità, da sole, in un Paese straniero. L’Associazione nacque a Torino nell’aprile del 1993 con l’intento, condiviso da un gruppo di persone provenienti sia dalla realtà delle comunità parrocchiali torinesi sia da ambienti laici, di fornire assistenza medica qualificata e gratuita a tutti coloro che non possono usufruire del Servizio Sanitario Nazionale, manifestando in tal modo la propria solidarietà verso i più poveri ed emarginati. Fin dall’inizio, poté contare sull’aiuto concreto di molti volontari e simpatizzanti e dell’Opera Pia Barolo, che mise a disposizione i locali dell’Ospedaletto di Santa Filomena (fatto erigere nel 1834 dalla marchesa Giulia di Barolo per la cura dei più poveri), e dove ancora oggi l’Associazione ha sede. Il presidente dell’Opera Barolo, l’arcivescovo Mons. Cesare Nosiglia, ha ribadito nel suo intervento l’importanza dell’opera della Camminare insieme: “Sono lieto di questa ricorrenza e che si celebri l’evento in Comune, quale segno dell’importanza anche civile che ha la realtà di ‘Camminare insieme’ nella nostra città. Nel mondo della salute e della sanità, l’associazione tiene un suo specifico posto, di grande importanza non solo per quanto fa a favore di tante persone italiane e non, ma per i valori stessi che esprime in sé e testimonia nella nostra Torino”. A ribadire le parole dell’arcivescovo, l’assessora alle politiche sociali del Comune di Torino, Sonia Schellino, che ha ricordato come la Città sia parte di progetti quali l’odontoiatria sociale e la psichiatria sociale, che rispondono a esigenze forti e concrete di una parte della popolazione cittadina che rischia di non accedere alle dovute cure mediche. Così come il direttore dell’Asl di Torino, Valerio Alberti, che ha ribadito nel suo intervento l’impegno del servizio pubblico a sviluppare maggiori connessioni con il privato sociale, rafforzando le reti e attuando all’interno un processo di ottimizzazione del sistema di offerta delle prestazioni mediche. Marzia Sica, responsabile dell’Area sociale della Compagnia di San Paolo, ha espresso la sua gratitudine per il lavoro svolto in questi 25 anni dall’Associazione, sostenuta dalla Fondazione sin dal lontano 1998 in un’ottica di promozione e sviluppo del cosiddetto “secondo welfare”.
Nei suoi 25 anni di attività volontaristica l’Associazione ha potuto crescere e sperimentare un diverso approccio al paziente, aspetto sottolineato dall’Arcivescovo Mons. Nosiglia: “Quello che conta molto non sono solo le cure e le medicine, ma che ogni persona debba sentirsi accolta, valorizzata, promossa nelle proprie potenzialità e non solo nell’essere ‘oggetto di cura’… C’è infatti differenza tra il curare e il prendersi cura dell’altro”.
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Roma: Festa dei Popoli con il card. Parolin
13 Maggio 2019 - Roma – Sarà il Segretario di Stato, il card. Pietro Parolin, a presiedere la celebrazione eucaristica - alle ore 12 nella Basilica di San Giovanni in Laterano domenica 19 maggio - per la ventottesima edizione della Festa dei Popoli organizzata dagli uffici Migrantes e Caritas della diocesi di Roma in collaborazione con i missionari scalabriniani.
Una iniziativa, la Festa dei popoli di Roma, che mira a valorizzare le diverse comunità etniche che vivono nella capitale e nei suoi dintorni per superare i pregiudizi, spiega Mons. Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma e del Lazio.
Dopo la celebrazione eucaristica sul sagrato della Basilica di San Giovanni in Laterano la festa con la partecipazione dei diversi gruppi e comunità etniche presenti nella diocesi.
Inaugurata la mostra sull’impegno di “Talitja Kum”
10 Maggio 2019 - Città del Vaticano - Papa Francesco ha presieduto oggi all’inaugurazione della Mostra Fotografica “Nuns Healing Hearts” e dell’omonima Campagna, realizzata in occasione dei 10 anni di “Talitha Kum”, la Rete mondiale della Vita Consacrata impegnata contro la tratta delle persone.
Le foto sono state realizzate dalla statunitense Lisa Kristine e documentano l'impegno di “Talitha Kum” nel mondo.
Migrantes Rieti: incontro oggi sul tema degli stereotipi e pregiudizi
9 Maggio 2019 - Rieti - L’incontro per superare e stereotipi e pregiudizi come punto di partenza, con la consapevolezza che il confronto, l’incontro maturo e consapevole tra le fedi oggi è fondamentale, urgente e inevistabile, sul piano culturale ma anche su quello sociale e politico.
È partendo da questi presupposti che l’Ufficio Migrantes di Rieti e lo Sprar Caritas organizzano un primo incontro per favorire il dialogo interculturale e interreligioso, con relatore il vescovo mons. Domenico Pompili che si terrà oggi, 9 maggio alle ore 18 presso la Sala Calasanzio di via Sant’Agnese.
Lo scopo dell’iniziativa sarà quello di promuovere l’apertura naturale verso l’accetttazione dell’altro, partendo dalla diversità di religione che spesso la gente vede come un problema, una sorta di barriera culturale e comunicativa.
«Se la propria fede è salda – spiega suor Luisella Maino, direttrice dell’Ufficio Migrantes – le religioni altrui non la minano di certo, anzi, la aiutano. La diversità tra religioni non è un problema come spesso si è portati a pensare: se la nostra spiritualità è solida, l’apertura verso l’altro non può che fornire uno stimolo in più».
Talitha Kum: venerdì il lancio della campagna “Nuns Healing Hearts” con Papa Francesco
8 Maggio 2019 - Città del Vaticano - “Nuns Healing Hearts” è il titolo di una campagna che celebra i 10 anni di instancabile lavoro fatto dalla rete internazionale Talitha Kum, un progetto creato dieci anni fa dalla UISG, l’Unione Internazionale delle Superiore Generali. La campagna cerca di mostrare il volto reale di una realtà nascosta ed ingiusta, mostrando gli sforzi, le sofferenze e la gioia delle suore coinvolte in questo lavoro, si legge in una nota diffusa oggi.
Venerdì 10 Maggio, Papa Francesco, lanciando la campagna, “farà onore a Talitha Kum per sostenere le religiose affinché possano continuare ad accompagnare i sopravvissuti alla tratta di persone e a prevenire la tratta”.
Papa Francesco, alla presenza di 850 Superiore Generali, visiterà la mostra fotografica che sarà allestita per questa occasione, e benedirà le foto che saranno poi disponibili in formato digitale. Attraverso la campagna “Nuns Healing Hearts”, Talitha Kum auspica la raccolta di fondi per le sorelle coinvolte in questa missione “delicata e rischiosa”.
Le foto di Lisa Kristine, fotografa statunitense di fama internazionale, ritraggono l’impegno delle suore di Talitha Kum nel mondo. “Ciò che desidero trasmettere attraverso queste immagini è il potente lavoro che le suore di Talitha Kum stanno facendo in tutto il mondo in prima linea contro la schiavitù”, ha affermato Kristine circa la sua esperienza con le reti, che attualmente coinvolgono circa 2000 suore e loro collaboratori, in 76 paesi nei 5 continenti. E continua: “La cosa più importante di questo progetto è stato lavorare a stretto contatto con le suore, e fare l’esperienza di come lavorano instancabilmente e umilmente, spesso con scarse risorse, per aiutare coloro che si trovano in situazione di maggior bisogno”.
La mostra fotografica è stata realizzata in collaborazione con la Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale con il patrocinio della Fondazione Galileo. Dopo il lancio in Vaticano, la mostra sarà trasferita alla sede della UISG in Roma, a pochi passi da San Pietro (Piazza di Ponte Sant’Angelo, 28), dove rimarrà fino al 10 luglio 2019.
Migrazioni: complessità e conflitto
8 Maggio 2019 - Messina – Domani, giovedì 9 maggio 2019, alle ore 10.30, presso il Dipartimento COSPECS – aula SBA di Messina si terrà la presentazione del progetto “Migrazioni: complessità e conflitto”, percorso di formazione e ricerca finanziato dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, grazie ai fondi dell’8xmille destinati alla Chiesa cattolica.
L’incontro darà l’opportunità ai due soggetti promotori, l’Ufficio Migrantes dell’Arcidiocesi di Messina-Lipari-S. Lucia del Mela, e il COSPECS (Dipartimento di Scienze Cognitive Psicologiche Pedagogiche e degli Studi Culturali) dell’Università degli Studi di Messina, di “esplicitare la proposta formativa rivolta a quanti sono impegnati, per la loro professione o per il loro impegno civile ed ecclesiale, in contesti interculturali”. “La premessa fondamentale che muove la proposta formativa – si legge in una nota della Migrantes diocesana - è la consapevolezza che nel contesto
attuale, in cui i flussi migratori hanno cambiato il volto delle Città e in cui l’incontro con la diversità è quotidiano e costante, le competenze interculturali diventano abilità chiave per promuovere opportunità di incontro e conoscenza reciproca, di accoglienza e cittadinanza attiva”.
La proposta di formazione e ricerca, elaborata dal Dipartimento COSPECS dell’Ateneo messinese e
dall’Ufficio diocesano Migrantes, vuole offrire gli strumenti di lettura della realtà e di gestione delle
differenze all’interno della relazione di aiuto, a partire dalle categorie di “complessità” e di
“conflitto”, con l’intento di acquisire “un habitus di azione che caratterizzi la figura dell’animatore e dell’educatore in contesti interculturali”.
Alla presentazione prenderanno parte il direttore dell’Ufficio diocesano Migrantes e responsabile
del progetto, Santino Tornesi, il direttore del COSPECS, Pietro Perconti e Tiziana Tarsia, docente del Dipartimento e coordinatore scientifico del progetto.
Solo cose belle: dal 9 maggio nelle sale cinematografiche
7 Maggio 2019 - Roma - L’imprevisto irrompe nella tranquilla normalità di un paese romagnolo e innesca una serie di reazioni a catena che sconvolgono la vita di molti dei suoi abitanti. È un imprevisto che ha le fattezze di una famiglia con un cuore grande, che si è “allargata” nel tempo fino ad accogliere - oltre a un figlio naturale - un profugo africano scappato dalla guerra, un giovane che sconta la condanna con una misura alternativa al carcere, un’ex prostituta con la sua piccola figlia, due disabili di cui uno di origine cinese colpito da ipossia al momento del parto. Tutte persone raggiunte dal carisma di don Oreste Benzi e da quel fiume d’amore scaturito dalla sua testimonianza che ha preso il nome di Comunità Papa Giovanni XXIII. Dal 9 maggio ne possiamo avere un saggio guardando “Solo cose belle”, un film proiettato nelle sale cinematografiche delle principali città italiane che documenta quanto l’impatto con la diversità può rompere equilibri consolidati, provocare reazioni stizzite ma anche generare frutti di umanità rinnovata e germi di cambiamento. È Benedetta - la figlia sedicenne del sindaco uscente impegnato in una complicata campagna elettorale per la riconferma - l'emblema di questo cambiamento. Costretta ad adeguarsi a un ruolo sociale e a un ideale di perfezione che le vanno dannatamente stretti, la ragazza viene terremotata dall’incontro con i membri di una casa famiglia della Comunità Papa Giovanni XXIII. A dispetto di ogni convenzione sociale, e con sommo rammarico dei genitori, la ragazza si innamora del giovane Kevin che sta scontando la condanna in affidamento alla casa famiglia, e si coinvolge ogni giorno di più con l’esistenza di questa realtà umana che vive all’insegna di una precarietà totalmente consegnata alle mani della Provvidenza. Benedetta fa i conti con un mondo ai margini che risulta minaccioso fino a quando rimane sconosciuto, ma che si rivela uno scrigno di vitalità umana quando lei e molti dopo di lei decidono di guardarlo da vicino, scoprendo i tesori nascosti nelle pieghe di vite apparentemente “storte”, sbagliate e difettose, e sperimentando quanto l’incontro con la diversità può favorire la riscoperta della propria identità e diventare fonte di arricchimento.
Il film è stato presentato in anteprima il 7 dicembre in occasione del cinquantennale della Comunità Papa Giovanni XXIII alla presenza del Presidente della Repubblica Sergio Mattarella ed è ora disponibile nelle sale italiane, con una circuitazione nelle principali città e molte proiezioni-evento (www.solocosebelleilfilm.it). Potremmo definirlo un “frutto cinematografico” della lunga esperienza sul campo maturata dai seguaci di don Oreste Benzi e dalle tante case-famiglia che da anni praticano l’accoglienza e diffondono il profumo della carità cristiana e di un’inclusione che non lascia indietro nessuno. Per questo hanno collaborato alla realizzazione della pellicola - in scena o a supporto della produzione - sia attori professionisti come Giorgio Borghetti, Carlo Maria Rossi e Barbara Abbondanza, sia membri della Comunità e persone che hanno maturato un’esperienza in case famiglia o in altre esperienze sociali.
In definitiva, un film che mette al centro la periferia e sfida gli spettatori a misurare il tasso di umanità che alberga nel loro cuore. (Giorgio Paolucci)
Vecchiarelli nuovo direttore del Sir, Corrado vice-direttore dell’Ucs Cei
7 Maggio 2019 - Roma – La Presidenza della CEI ha nominato Vincenzo Corrado, finora direttore dell’Agenzia Sir, vice-direttore dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali della Conferenza Episcopale Italiana. Contestualmente il Cda del Sir ha nominato Amerigo Vecchiarelli, finora caporedattore centrale di Tv2000, nuovo direttore dell’Agenzia.
Il disegno complessivo, con la regia della Segreteria Generale e nello specifico dell’Ufficio Nazionale per le comunicazioni sociali – si legge in una nota - punta a sviluppare una sempre maggiore convergenza e interattività tra le diverse testate che fanno capo alla Chiesa italiana.
A Corrado e Vecchiarelli vanno gli auguri di buon lavoro da parte di tutta la Presidenza della CEI e anche della nostra testata.
Fisc: A Faenza e Forlì il convegno “Colori d’Europa, le sfide del terzo millennio”
7 Maggio 2019 - Roma - Sarà “Colori d’Europa, le sfide del terzo millennio” il tema del convegno nazionale della Fisc (Federazione italiana settimanali cattolici) in programma il 17 e il 18 maggio tra Fognano, Faenza e Forlì. L’iniziativa è promossa da Il Piccolo e Il Momento, settimanali diocesani rispettivamente di Faenza e di Forlì, per celebrare i 120 anni del primo e i 100 anni del secondo.
“Il convegno – spiegano gli organizzatori – vuole essere un contributo alle riflessioni per costruire la cittadinanza europea e favorire il processo democratico di scelta dei propri rappresentanti”.
Il convegno si aprirà alle 9.30 del 17 maggio nei saloni del Mic, Museo delle ceramiche di Faenza. La mattinata sarà dedicata al tema “Tra cittadinanza e globalità: comunicare l’Europa”, con un intervento incentrato sulla deontologia di Alessandro Rondoni, responsabile dell’Ufficio comunicazioni sociali dei vescovi dell’Emilia Romagna; quello su “Europa e spiritualità” di suor Andrey Pascale della Fraternità monastica di Gerusalemme; con l’esperienza di Paola Cairo, direttrice di Passa Parola (mensile italiano in Lussemburgo); dell’assessore faentina Simona Sangiorgi e di Samuele Marchi della redazione del Piccolo. La mattinata si chiuderà con una tavola rotonda a partire dalle esperienze concrete di alcuni giovani che hanno conosciuto l’Europa attraverso esperienze di volontariato o di Erasmus. Nel pomeriggio l’appuntamento è alla chiesa di S. Maria dell’Angelo per parlare di “Come costruire l’Europa; comunicare valori e linee di sviluppo”.
Ai saluti iniziali dei vescovi mons. Toso (Faenza) e mons. Ghirelli (Imola), seguiranno gli interventi del vescovo di Piacenza, mons. Gianni Ambrosio, dei giornalisti Alessandro Di Maio e Anatolij Guljaev (Bielorussia); di Marco Venturelli, segretario nazionale di ConfCooperative, e di Marco Granelli, imprenditore, vice presidente nazionale di Confartigianato.
Sabato 18 maggio, nella sala don Bosco di Forlì, interverranno Giuliana Laschi e Marco Borraccetti, docenti dell’Università di Bologna, e i giornalisti Gianni Borsa (Sir) e Roberta Brunazzi (Il Momento).
Al convegno saranno affiancanti alcuni eventi culturali, come l’istallazione che sarà inaugurata mercoledì 15 maggio: la porta principale del duomo di Faenza sarà rivestita delle coperte termiche dorate con le quali vengono soccorsi i migranti nel Mar Mediterraneo, un’installazione di Giovanni De Gara già ospitata da diverse città e che potrà essere ammirata fino al 26 maggio sul sagrato del duomo.
Scout cattolici: scegliamo l’accoglienza
7 Maggio 2019 - Roma – “Sentiamo la solitudine e l’indifferenza come le principali malattie del nostro tempo, da cui vogliamo guarire innanzitutto noi stessi: siamo consapevoli che non è in gioco solo l’umanità di chi rischia ogni giorno di soccombere, ma la nostra stessa umanità, la nostra capacità di amare e di rimanere disponibili all’incontro e alla condivisione, alla conoscenza e alla relazione”. È un passaggio del documento La scelta di accogliere, approvato dal 45° Consiglio generale Agesci che si è riunito a Bracciano, dal 25 aprile al 28 aprile, a cui hanno partecipato circa 350 capi scout provenienti da tutta Italia. “Noi, capi e capo dell’Agesci – si legge ancora nel testo – 'scegliamo di accogliere' perché lo facciamo da sempre. Sentiamo oggi ancora più forte l’esigenza di confermare questa scelta in ogni ambito della nostra vita, della nostra azione educativa, politica e di servizio, nelle nostre famiglie, nei nostri gruppi, nella comunità civile e nella Chiesa. Scegliamo innanzitutto di ascoltare con rispetto e delicatezza; vogliamo accogliere l’altro con la sua storia, il suo presente e il suo desiderio di futuro e rimaniamo nella disponibilità ad essere accolti a nostra volta, riconoscendo le nostre stesse fragilità, resistenze e paure. Siamo consapevoli che l’accoglienza richiede costanza e continuità, un tempo disteso, che possa andare oltre i bisogni immediati e urgenti”. Il documento contiene dieci punti che spiegano perché l’Agesci “sceglie di accogliere”, a cui si aggiungono 13 impegni, compreso quello di “raccogliere l’invito di Papa Francesco a essere costruttori di ponti e non di muri”.
Mons. Lojudice: il pensiero al mondo rom e ai migranti
6 Maggio 2019 - Roma – “Forse sarà un caso ma saluterò e ringrazierò il Papa della fiducia che mi ha accordato, per la prima volta dopo la mia nomina ad arcivescovo di Siena – Colle di Val d’Elsa – Montalcino, ‘circondato dal popolo rom’: è un’eredità che ormai mi appartiene e a cui resterò legato per tutta la vita”. Lo ha detto questa mattina il neo arcivescovo della diocesi toscana, Mons. Paolo Lojudice parlando anche dell’incontro che circa 500 tra rom e sinti avranno la mattina del 9 maggio con Papa Francesco promosso dalla Fondazione Migrantes.
Nel comunicare la nomina, il Cardinale Angelo De Donatis, Vicario di Papa Francesco per la diocesi di Roma ha “ringraziato il Signore” per tutti gli anni che “don Paolo ha vissuto nella Chiesa di Roma”; ne ha ricordato “lo spirito spiccatamente romano” e ha sottolineato una curiosa coincidenza: la nomina arriva nel giorno in cui monsignor Lojudice festeggia i trent’anni di ordinazione sacerdotale. Del nuovo Arcivescovo di Siena, il Cardinale vicario ha evidenziato “l’attenzione al popolo di Dio”, alla “dimensione caritativa e alla realtà missionaria”, i suoi “stretti rapporti con la popolazione rom”, la “particolare attenzione ai migranti”, lo stile fatto di “presenza, tenacia, dedizione, coinvolgimento, inventiva”.
“Siamo fatti tutti di una comune umanità, tutti, come si dice in una battuta comune, ‘sulla stessa barca’ ", ha detto Mons. Lojudice: "questa consapevolezza mi ha spinto sempre più a superare e a far superare barriere, ostacoli, muri che spesso si ergono tra le persone; a capire che la nostra vocazione e la nostra vita sacerdotale sono “impastate” con quella della gente a cui siamo mandati, che non sono prima alcuni o prima altri, vicino o lontani, bianchi o neri, ma tutti… A comprendere e a far comprendere che noi preti per primi dobbiamo scendere dai ‘piedistalli di argilla’ dove qualche volta saliamo con il rischio di precipitare rovinosamente a terra, per servire prima di essere serviti”. Infine, il “saluto al popolo rom della città di Roma”, in “un momento storico molto delicato, in cui il rischio di discriminazione sociale è molto alto, anche all’interno della Chiesa”. (R.Iaria)
Mons. Lojudice nuovo arcivescovo di Siena- Colle Val d’Elsa-Montalcino
6 Maggio 2019 - Roma - Mons. Paolo Lojudice è stato nominato oggi da Papa Francesco nuovo Arcivescovo di Siena. Per anni impegnato nella pastorale migratoria con la Migrantes della diocesi di Roma il neo arcivescovo senese è attualmente vescovo ausiliare di Roma per il settore Sud, Segretario della Commissione Episcopale per le Migrazioni e Vescovo delegato Migrantes della Conferenza Episcopale del Lazio. Nato il 1° luglio del 1964 e ordinato sacerdote il 6 maggio 1989 nella diocesi di Roma Mons. Lojudice, dopo l’ordinazione sacerdotale è stato Vicario parrocchiale della parrocchia S. Maria del Buon Consiglio (1989-1992); Vicario parrocchiale della parrocchia S. Virgilio (1992-1997); Parroco della parrocchia S. Maria Madre del Redentore a Tor Bella Monaca (1997-2005); Padre Spirituale al Pontificio Seminario Romano Maggiore e parroco a S. Luca al Prenestino.
Mons. Mons. Antonio Buoncristiani dimessosi per raggiunti limiti di età. L’annuncio è stato dato in contemporanea con la Sala Stampa della Santa Sede nella diocesi di Siena e al Vicariato di Roma.
A Mons. Lojudice gli auguri di un ministero proficuo nella nuova diocesi dalla Fondazione Migrantes e dalla nostra testata. (R.I.)
Un popolo per tutti. Riscoprirsi Fratelli nella città
30 Aprile 2019 - Roma - Si svolgerà a Chianciano Terme (SI) dal 3 al 5 maggio, presso il Grand Hotel Excelsior, il prossimo Convegno nazionale delle Presidenze diocesane di Azione cattolica dal titolo “Un popolo per tutti. Riscoprirsi fratelli nella città”. Parteciperanno oltre 600 quadri dirigenti dell’Azione Cattolica, espressione della fitta e popolare rete che vede l’Ac presente in oltre 5400 parrocchie di 219 diocesi italiane. L’appuntamento aprirà di fatto i lavori dell’anno associativo che porterà alla XVII Assemblea nazionale in programma dal 30 aprile/3 maggio 2020.
L’impegno politico nei territori, la costruzione di alleanze per il bene comune, il futuro dell’Europa… sono alcune tracce intorno alle quali sarà declinato il tema “Popolo”, nella prospettiva della “Fraternità” intesa come categoria unificante, attraverso la quale l’Azione cattolica vuole continuare ad essere protagonista nel paese, contro la globalizzazione dell’indifferenza e per la costruzione di legami di speranza e di futuro.
Interverranno al Convegno, tra gli altri, Mons. Matteo Maria Zuppi, arcivescovo di Bologna, Claudia Fiaschi, portavoce del Forum del Terzo Settore, Giuseppina Paterniti, direttrice del TG3- Rai, Matteo Truffelli, presidente nazionale Ac, Mons. Gualtiero Sigismondi, assistente generale Ac e vescovo di Foligno, Mons. Stefano Manetti, vescovo di Montepulciano-Chiusi-Chianciano, Carlo Fornari, responsabile relazioni Fond. Telethon, Massimo Pallotino, campagna “Chiudiamo la forbice”, Nunzia De Capite, Alleanza contro la povertà, don Armando Zappolini, campagna “Mettiamoci in gioco”, Laila Simoncelli, campagna “Ministero della Pace”.
Convinta che il nostro sia un tempo che ha molto bisogno di recuperare il valore e il significato del “sentirsi popolo” e del “prendersi cura” dei problemi e delle sfide che attraversano le nostre comunità, per “servire” e non per “servirsi” del popolo, l’Azione cattolica con il Convegno di Chianciano intende ribadire il suo sì al magistero della Chiesa e alla costruzione di una “città dell’uomo” globale e connessa, che non dimentica le sue radici e il valore della memoria, multiculturale (con la sua pluralità di lingue, culture e fedi), dove nessuno è «scartato» e il grido dei poveri trova ascolto.
Nel programma del Convegno, il ricordo di Antonio Megalizzi, il giovane giornalista di «Europhonica» morto in seguito alle ferite riportate nell’attentato di Strasburgo dell’11 dicembre 2018. So(g)no l’Europa… è il titolo della tavola rotonda a lui dedicata.
A Chianciano Terme anche l’avvio di un nuovo cammino, che vedrà insieme Azione cattolica e Fondazione Telethon.
L’incontro con Cristo che ci fa superare ogni paura
29 Aprile 2019 - Roma - Il racconto vivo di una realtà aiuta a superare ogni barriera e ogni paura. Ne è convinto il vescovo Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione CEI per le Migrazioni, che ha guidato, insieme al Direttore Generale della Fondazione Migrantes, il convegno nazionale sul tema “Tessitori di comunità. Colori diversi per un’unica tenda” conclusosi a Seveso venerdì scorso.
“E’ l’incontro con Cristo che ci fa superare ogni paura e ci fa sentire tutti uniti”, ha detto il presule evidenziato come il primo invito rivolto da Gesù dopo la Resurrezione è stato quello alla pace e a toccare le sue ferite: “lui non è un fantasma ma una persona viva. E l’incontro con una persona viva ci fa superare ogni nostra paura ed essere veramente Chiesa dalle genti”.
La paura si supera solo con l’incontro, ribadisce il Direttore Migrantes della Liguria, don Giacomo Martino: “solo se si guarda ai volti dei migranti e si ascoltano le loro storie si impara un nuovo linguaggio e si inizia a vivere una nuova storia anche personale”. Ed è l’esperienza del Campus Coronata nato come centro di accoglienza e scuola dei richiedenti asilo e che oggi propone progetti di integrazione sia per i migrati che per le fasce deboli del territorio. “La prima cosa per superare ogni paura – spiega don Martino – è quella dell’amicizia con l’altro”.
Del racconto e dell’incontro come “veicolo” per superare ogni diffidenza si fa portavoce anche Pino Fabiano, delegato Migrantes della Calabria dove si sta lavorando su questi temi in diverse parrocchie “per superare il racconto non reale che oggi emerge dell’immigrazione e avvicinare i diversi mondi”.
Da sempre la Chiesa è “un popolo in cammino, non sedentario, e immobile”, dice p. Renato Zilio, delegato regionale Migrantes delle Marche spiegando come il vescovo di Loreto, Fabio Dal Cin ha invitato tutte le comunità straniere a celebrare le loro feste nella Santa Casa e “poterle incontrare per “farle sentire a casa propria”. Oggi, per il religioso - è tempo di “costruire un ‘mondo nuovo’ non più contrapposto ma più unito e fraterno. Lo straniero non è un idea ma un volto e una storia concreta, una ricerca di pane e dignità”. E la dimensione concreta per questo incontro è quella della “frontiera” - dice Mario Affronti delegato Migrantes della Sicilia- che rappresenta “non un limite ma una risorsa. Ecco allora l’urgenza di gesti concreti che fanno superare ogni diffidenza”.
Da qui un nuovo linguaggio, “quello dell’amore”, come ci dice don Antonello Martinenghi della Migrantes lombarda: un “linguaggio che invita all’accoglienza”. Gli italiani che oggi vivono in Romania, ci dice don Valeriano Giacomelli, delegato delle MCI in Romania – sono riusciti ad essere costruttori di comunità, sia a livello sociale che ecclesiale “grazie al clima di accoglienza che hanno trovato al di là delle differenze e delle difficoltà”. (Raffaele Iaria)
“Storie in movimento. Italiani a Lima, Peruviani a Milano”: una mostra al Museo delle Culture di Milano
29 Aprile 2019 - Milano - “Storie in movimento. Italiani a Lima, Peruviani a Milano”. Questo il tema di una mostra, in corso il 14 luglio a Milano presso il Museo delle Culture di Milano. La mostra nasce all’interno del progetto “Milano Città Mondo”, un progetto di ricerca sociale e antropologica che ogni anno propone mostre e palinsesti di eventi su una delle numerose comunità che vivono in città. Questa edizione – la quarta - traccia le vicende legate ai flussi migratori tra Perù e Italia, con un approfondimento sulla comunità milanese, la quarta comunità per numero di presenze in città. Figure cardine dell’esposizione sono l’economista e storico delle idee Antonello Gerbi e l’artista Jorge Eduardo Eielson, illustri esempi della migrazione tra Milano e Lima.
L’esposizione prende avvio con una breve introduzione in cui vengono riassunti i rapporti secolari che uniscono Italia e Perù ed in particolare Milano e Lima e prosegue concentrandosi sulle voci e sulle esperienze di due figure di spicco del panorama culturale e artistico italiano e peruviano del XX secolo: Antonello Gerbi e Jorge Eduardo Eielson. L’ultima sezione della mostra presenta, poi, sotto forma di video-affresco le attuali e contemporanee “storie in movimento” di peruviani a Milano. L’esposizione, frutto della collaborazione tra Mudec e il Dipartimento di Scienze della Mediazione Linguistica e di Studi Interculturali dell’Università degli Studi di Milano ed ha visto la collaborazione di numerosi archivi privati.
Mons. Delpini: “costruire una Chiesa di tutti”
26 Aprile 2019 - Seveso - “Il vero nostro tesoro è la fede in Gesù. La sollecitudine nell’accoglienza di chi arriva da noi non vede dimenticare questo e capire perché lo facciamo. Lo facciamo perché siamo cristiani. E questo non dobbiamo tacerlo”.
Ne è profondamente convinto l’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini che ha partecipato alla mattinata conclusiva del convegno della Fondazione Migrantes sul tema “Tessitori di comunità. Colori diversi per una unica tenda”. La “logica del “nostro servizio di prossimità deve proprio essere quello di mettere al centro il messaggio evangelico. Siamo prima di tutto Chiesa”. E “dobbiamo guardare la chiesa che dobbiamo costruire, una chiesa fatta da tutti”. Ecco perché il presule ambrosiano evidenzia ed invita a “costruire una chiesa nuova insieme a tutti i popoli. Questa la responsabilità che abbiamo” Da qui l’ invito anche a “non lamentarci se le cose non vanno come noi vorremmo” perché questo “non è evangelico”: “evangelico è ascoltare lo Spirito”.
Mons. Delpini: “ogni lingua è una cultura, una storia”
26 Aprile 2019 - Seveso - “Ogni lingua è una cultura, una storia”. La terza ed ultima giornata del convegno nazionale Migrantes a Seveso – sul tema “Tessitori di comunità. Colori diversi per una unica tenda” - si è aperta con una celebrazione eucaristica presieduta dall’arcivescovo di Milano, mons. Mario Delpini. Una “pluralità” delle lingue che oggi, spesso, crea “speranze, difficoltà”. Facendo un richiamo biblico il presule ambrosiano ha descritto queste pluralità in una doppia dimensione: quella di Babele con la confusione delle lingue e quella della Pentecoste dove tutti parlano una unica lingua.
Mons. Delpini ha quindi indicato, tra i percorsi oggi da seguire quella del silenzio che”ci aiuta ad ascoltare la voce di Dio”ed ha evidenziato come lo “spirito dell’operatore pastorale con i migranti è quello dell’ascolto” ma anche l’atteggiamento “umile pronto all’accoglienza”.
Mons. Nosiglia: “il male capace di colpire chi opera per il bene di tutti, ma non vincerà”
26 Aprile 2019 - Torino - “Noi siamo certi che il bene alla fine vincerà il male, anche se sembra che questo sia più organizzato e capace di colpire pesantemente chi opera per il bene di tutti”. Lo ha detto l’arcivescovo di Torino, mons. Cesare Nosiglia, nell’omelia della messa in suffragio delle vittime dell’attentato, nel giorno di Pasqua, ai cristiani in Sri Lanka, che ha celebrato ieri sera nel santuario della Consolata. Ricordando la “lunga schiera di martiri”, il presule ha affermato che “mai le barbare uccisioni di persone innocenti hanno potuto fermare il messaggio di pace, di giustizia e di libertà proposto e diffuso nel cuore del popolo fino a pagare di persona il prezzo più alto della morte violenta e omicida”. Segnalando che “niente e nessuno può combattere contro Dio e illudersi di vincerlo”, l’arcivescovo ha ribadito che “se una fede o un valore civile viene da Lui, principio e fonte primo della giustizia e dell’amore, non sarà mai sconfitto e risorgerà come è risorto Cristo dalla morte”. “La Pasqua del Signore è un fascio di luce che sconvolge le tenebre del peccato, di ogni male che esiste e si fa nel mondo e ne rivela l’impotenza”. Chiamando in causa gli atti terroristici in Sri Lanka, mons. Nosiglia ha citato la lettera a Diogneto del primo secolo e ha evidenziato che “come è l’anima nel corpo così nel mondo sono i cristiani”. “Si rinnova anche oggi nel mondo questa stessa situazione per cui la religione più perseguitata è proprio quella cristiana. Appare sorprendente che dopo oltre duemila anni che i cristiani predicano e vivono l’amore più grande che è quello di dare persino la vita per il proprio prossimo, debbano subire tali ingiuste condanne”.
Attentati Sri Lanka: una preghiera a Bologna domenica con mons. Zuppi
26 Aprile 2019 - Bologna - La Comunità srilankese di Bologna nelle due componenti cingalese e tamil si uniranno domenica 28 aprile per una messa di suffragio per le vittime delle stragi di Pasqua, presieduta dall’arcivescovo mons. Matteo Zuppi. Il rito avrà luogo alle 12.30 nella chiesa di Sant’Antonio Maria Pucci, sede abituale della comunità. Concelebreranno con il cappellano don Christo Viraj, i vicari generali e il direttore diocesano di Migrantes mons. Andrea Caniato. Sarà presente anche una rappresentanza del Consiglio Pastorale diocesano.
Nessuno dei numerosi membri della comunità srilankese (sia di etnia cingalese che tamil) di Bologna ha subito lutti familiari negli attentati, come invece è accaduto a altre comunità in Italia, riferisce sdn Caniato: il cappellano di Bologna don Christo Viraj è “personalmente molto colpito, perché ha prestato i suoi primi anni di ministero sacerdotale proprio nella Chiesa di San Sebastiano di Negombo, dove sono morti molti collaboratori parrocchiali e amici”, aggiunge il sacerdote. Il gruppo cingalese che vive a Bologna si trovava a Lourdes per celebrare il triduo pasquale insieme a migliaia di connazionali provenienti dall’Italia. La mattina del giorno di Risurrezione, molto presto, hanno cominciato ad arrivare sui cellulari le notizie e le prime immagini dell’orrore, seminando panico e smarrimento.
Il gruppo dei cattolici di etnia tamil si era invece riunito nella cripta della Cattedrale dove un sacerdote tamil ha celebrato la messa della Risurrezione e ha confortato “con la luce della fede la comunità visibilmente scioccata”. In una delle chiese dove è avvenuta l’esplosione infatti, era in corso la messa in lingua Tamil. Il direttore diocesano di Migrantes ha subito visitato il gruppo tamil, esprimendo il cordoglio e la vicinanza dell’arcivescovo e di tutta la Chiesa bolognese.
Anche a Bologna gli srilankesi di religione buddhista hanno voluto rendersi presenti per manifestare la loro solidarietà alla comunità cristiana e parteciperanno rispettosamente al dolore comune. Ala preghiera anche una rappresentanza della comunità musulmana locale.
La diocesi ha invitato tutte le parrocchie alla preghiera, diffondendo il testo di due intenzioni per la preghiera dei fedeli: “Per la Chiesa di Dio in Sri Lanka, fatta oggetto di un attacco feroce nel giorno della risurrezione del Signore, perché con la forza della fede possa superare questa prova e crescere nella pace, perseverando nell’opera di riconciliazione. Preghiamo”; “Per quanti hanno perso la vita nell’attentato di Pasqua, per tutti i fratelli cristiani perseguitati e per tutte le vittime della violenza, per i feriti e i loro familiari, perché, sostenuti dalla grazia e dalla nostra solidarietà, sperimentino la potenza della Spirito che risuscita e consola. Preghiamo”.
Mons. Delpini: “Il nostro grido, no al terrorismo”
26 Aprile 2019 - Milano - «Noi vogliamo che tutte le religioni costruiscano pace. Vogliamo che i fedeli di tutte le religioni siano operatori di pace per essere riconosciuti come figli di Dio». E «di fronte all’attacco alle chiese, all’aggressione che ha seminato morte di persone innocenti radunate per pregare», come è avvenuto il giorno di Pasqua nello Sri Lanka, «il nostro grido chiede che questo terrorismo venga rifiutato da tutti». E chiede «che il terrorismo islamico sia rifiutato dagli islamici, e che coloro che credono in una religione così antica, e ricca di tanti valori, siano loro stessi a dichiarare che non possono accettare di essere confusi con i terroristi che seminano morte». Così l’arcivescovo di Milano, Mario Delpini, dà voce al «dolore», alla «fede», al «grido di giustizia» che si eleva dal popolo dello Sri Lanka. Lo fa nella Messa di suffragio per le vittime degli attentati nell’isola asiatica, che lo stesso presule ha presieduto ieri sera nella Basilica di Santo Stefano, la parrocchia generale dei migranti.
È letteralmente gremita la grande, antica basilica nel cuore di Milano. Gremita di nuovi ambrosiani. Un migliaio i fedeli, immigrati dallo Sri Lanka con i loro figli, volto eloquente dell’ambrosiana Chiesa dalle genti.
Una trentina i concelebranti, fra cui i tre cappellani della comunità cattolica srilankese di Milano «Our Lady of Lanka», col loro stendardo alla balaustra del presbiterio. In prima fila il console dello Sri Lanka, Denzil Fonseka, e un gruppo di monaci buddisti (che l’arcivescovo saluterà dopo la Messa). Nella celebrazione italiano e srilankese si intrecciano. Struggenti alcuni canti. Come la processione dei bambini e degli adulti che porta all’altare e consegna nelle mani di Delpini le buste con le offerte raccolte per le vittime e i loro familiari. Si prega per loro. E si prega per i terroristi, perché «Dio tocchi i loro cuori».
«Hanno incendiato nel paese tutte le dimore di Dio... Volgi lo sguardo alla tua alleanza; gli angoli della terra sono covi di violenza ». In omelia l’arcivescovo riprende il salmo 74 e dice: «Ecco il nostro grido» di fronte al massacro «degli innocenti radunati per pregare». Un grido che chiede ai«fedeli di tutte le religioni» di diventare operatori di pace. «Noi siamo qui radunati – scandisce Delpini – anche per dire il nostro grido, la nostra
impotenza, perché mentre il terrorismo si organizza a livello internazionale, le forze della giustizia e le istituzioni preposte al bene comune non sono capaci di organizzarsi a livello internazionale per proteggere i loro cittadini, per difendere gli inermi, le persone che vivono la loro vita, tranquilli, costruendo il bene per sé e per le loro famiglie. Noi dobbiamo fare appello alle istituzioni perché siano forti, intelligenti, alleate per il bene».
«Noi oggi, però, siamo qui a celebrare l’Eucaristia – riprende l’arcivescovo – e riconoscere che Gesù il Risorto è presente in mezzo a noi». Come riconoscerlo? Raccogliendo l’invito del Signore a guardare le sue mani, i suoi piedi, le sue ferite. Di crocifisso. Per amore. Il suo soffrire «ha rivelato la gloria di Dio – dice l’arcivescovo –. L’amore che non si stanca mai di amare, l’amore che ama anche quando è perseguitato, l’amore che offre tutto. E quando non ha più niente da offrire, offre se stesso». «In questo tragico momento – conclude Delpini – ciascuno di noi è invitato a guardare le mani di Gesù, trafitte per la crudeltà degli uomini, eppure offerte da Cristo stesso come Agnello immolato condotto al macello. E ciascuno è chiamato a guardare le proprie mani, per domandarsi cosa posso fare io per imitare Gesù, cosa posso fare io per offrire conforto a chi soffre, per stringere amicizia con chi è solo, per incoraggiare il cammino di chi è ferito da una troppo ingiusta ferita, da una cattiveria incomprensibile. Guardate le vostre mani: quanto bene resta da compiere». (Lorenzo Rosoli)