29 Aprile 2019 – Roma – Il racconto vivo di una realtà aiuta a superare ogni barriera e ogni paura. Ne è convinto il vescovo Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes e della Commissione CEI per le Migrazioni, che ha guidato, insieme al Direttore Generale della Fondazione Migrantes, il convegno nazionale sul tema “Tessitori di comunità. Colori diversi per un’unica tenda” conclusosi a Seveso venerdì scorso.
“E’ l’incontro con Cristo che ci fa superare ogni paura e ci fa sentire tutti uniti”, ha detto il presule evidenziato come il primo invito rivolto da Gesù dopo la Resurrezione è stato quello alla pace e a toccare le sue ferite: “lui non è un fantasma ma una persona viva. E l’incontro con una persona viva ci fa superare ogni nostra paura ed essere veramente Chiesa dalle genti”.
La paura si supera solo con l’incontro, ribadisce il Direttore Migrantes della Liguria, don Giacomo Martino: “solo se si guarda ai volti dei migranti e si ascoltano le loro storie si impara un nuovo linguaggio e si inizia a vivere una nuova storia anche personale”. Ed è l’esperienza del Campus Coronata nato come centro di accoglienza e scuola dei richiedenti asilo e che oggi propone progetti di integrazione sia per i migrati che per le fasce deboli del territorio. “La prima cosa per superare ogni paura – spiega don Martino – è quella dell’amicizia con l’altro”.
Del racconto e dell’incontro come “veicolo” per superare ogni diffidenza si fa portavoce anche Pino Fabiano, delegato Migrantes della Calabria dove si sta lavorando su questi temi in diverse parrocchie “per superare il racconto non reale che oggi emerge dell’immigrazione e avvicinare i diversi mondi”.
Da sempre la Chiesa è “un popolo in cammino, non sedentario, e immobile”, dice p. Renato Zilio, delegato regionale Migrantes delle Marche spiegando come il vescovo di Loreto, Fabio Dal Cin ha invitato tutte le comunità straniere a celebrare le loro feste nella Santa Casa e “poterle incontrare per “farle sentire a casa propria”. Oggi, per il religioso – è tempo di “costruire un ‘mondo nuovo’ non più contrapposto ma più unito e fraterno. Lo straniero non è un idea ma un volto e una storia concreta, una ricerca di pane e dignità”. E la dimensione concreta per questo incontro è quella della “frontiera” – dice Mario Affronti delegato Migrantes della Sicilia- che rappresenta “non un limite ma una risorsa. Ecco allora l’urgenza di gesti concreti che fanno superare ogni diffidenza”.
Da qui un nuovo linguaggio, “quello dell’amore”, come ci dice don Antonello Martinenghi della Migrantes lombarda: un “linguaggio che invita all’accoglienza”. Gli italiani che oggi vivono in Romania, ci dice don Valeriano Giacomelli, delegato delle MCI in Romania – sono riusciti ad essere costruttori di comunità, sia a livello sociale che ecclesiale “grazie al clima di accoglienza che hanno trovato al di là delle differenze e delle difficoltà”. (Raffaele Iaria)