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Dall’Ucraina a Firenze: quando si parla di Mediterraneo si parla di pace

21 Febbraio 2022 - Firenze - Quant’è grande il Mediterraneo? Non finisce sulle spiagge sudeuropee, nordafricane o mediorientali. Non si limita neanche ai territori dei Paesi che bagna, né ai loro popoli. Il Mediterraneo va dall’Atlantico agli Urali, come diceva Giorgio La Pira, e in effetti, non solo gli eventi del Mediterraneo, come sassi in acqua, spandono i loro echi fin dentro i tre continenti, ma il ruolo strategico che questo mare svolge da millenni e per milioni di persone lo rende un riferimento naturale anche a grandi distanze. Il fenomeno migratorio ne è lo specchio migliore: dal Mediterraneo originano le difficoltà legate alla sua cattiva gestione insieme a pratiche virtuose, come i corridoi umanitari, che finiscono per riguardare una regione ben più vasta. In virtù di un così forte intreccio, l’attualità è destinata ad irrompere nel dialogo sul Mediterraneo che sta per aprirsi a Firenze, anche se oggi la crisi brucia lontano dal mare, sul confine ucraino. Nella confusione di dichiarazioni incrociate tra le quali si fatica a distinguere verità e propaganda, è certo che la militarizzazione russa della frontiera, che sia reale preludio di guerra o drastico strumento di pressione su NATO e Stati Uniti, ha già fatto riaccendere le tensioni tra separatisti filorussi ed esercito ucraino. Nell’Ucraina orientale si è tornati a sparare sui civili. Ne parleranno i Vescovi e i Sindaci mediterranei tra il 23 e il 27 febbraio. La suggestione è già stata evidente nella conferenza di presentazione dell’evento, quando la crisi ucraina è fatalmente emersa in ciascuno degli interventi. Non è un caso, d’altra parte, che il convegno dei Vescovi si chiami “Mediterraneo frontiera di pace”. Rinsaldare i legami da una sponda all’altra ha la mira di cementare la pace e irradiarla nella vastissima area di influenza mediterranea. Ad ogni frattura della pace, ovunque si apra, le acque del Mediterraneo si increspano: si può dire con don Tonino Bello che in qualunque angolo di mondo si accenda la guerra, noi, nel Mediterraneo, entriamo in crisi e dobbiamo agire. Da Firenze partirà certo un appello alla pace e magari, tramite i mezzi qui sperimentati del confronto e della diplomazia, la concreta azione per la pace invocata dal Card. Gualtiero Bassetti, presidente della Cei e ispiratore dell’incontro. (Livia Cefaloni)  

Cei: un incontro di pace nel segno di La Pira

8 Febbraio 2022 - Firenze - Si terrà a Firenze, dal 24 al 27 febbraio 2022, il convegno della Conferenza episcopale italiana dal tema: “Mediterraneo frontiera di pace”. L’evento segue quello che si è già tenuto a Bari nel febbraio del 2020. La scelta di Firenze, come sede del convegno, non è casuale, ma densa di significato; quest’ultima, infatti, ha sempre svolto un ruolo importante per quanto riguarda il tema della pace, del mediterraneo e dell’ecumenismo. Nel suo comunicato, inoltre, la Conferenza episcopale italiana ci ha ricordato che Firenze è la città di Giorgio La Pira, evidenziando in tal modo l’ispirazione del convegno al pensiero e alla testimonianza di colui che, a cavallo degli anni ‘50 e ‘60 del secolo scorso, è stato il sindaco di questa città. La seconda guerra mondiale si chiude con lo sgancio di due bombe atomiche in Giappone, un evento sconvolgente, che, tra i tanti personaggi dell’epoca, segnò in particolar modo il pensiero e l’azione politica di Giorgio La Pira. Gli inizi degli anni ’50 sono caratterizzati da una drastica corsa agli armamenti e alcuni Stati, come la Russia, annunciano di essere in possesso di bombe di gran lunga più potenti rispetto a quelle sganciate dagli Stati Uniti: veniva inaugurata l’era del nucleare. Giorgio La Pira è inorridito dall’idea che quanto accaduto a Hiroshima e Nagasaki possa nuovamente ripetersi. Il nome di ogni città è al femminile. Esse rappresentano l’utero dal quale ognuno di noi è venuto al mondo, trasmettendoci l’eredità dei padri attraverso il loro corredo di opere d’arte, tradizioni e cultura. Essendo, poi, le istituzioni più vicine alla persona umana, le città hanno anche il dono di indicarci quanto compreso e vissuto dal discernimento di chi ci ha preceduto. La Pira è convinto che la loro costruzione non è casuale, la composizione non è fortuita, in quanto sono determinate così come noi le contempliamo da un istinto universale, che si concretizza nello spazio e nel tempo. Gerusalemme, Atene e Roma, sono il modello da cui hanno preso vita le altre città e la loro perfetta sintesi si concretizza in Firenze. In qualunque parte del Mediterraneo, così come in tutta Europa e nel mondo occidentale, ogni città è stata edificata su questi modelli. La città esprime pienamente l’anelito di ogni persona, che è quello dell’armonia e della pace. Gli Stati, invece, perseguono sentieri diversi, che non incarnano il pensiero della gente che abita nelle loro città. In La Pira, l’idea della pace costituisce la finalità da realizzare nella città di Firenze, per poi contagiare tutte le altre. Animato da una tale prospettiva, egli avvia delle iniziative importanti, come il “Convegno dei sindaci di tutte le città del mondo” e i “Colloqui di pace del Mediterraneo”, prodigandosi per il dialogo ecumenico tra le tre grandi religioni monoteistiche, che ha come fine primario non l’unione religiosa, ma quella ideologica e politica. Tra il 1952 e il 1956, promuove, in piena guerra fredda, il primo “Convegno internazionale per la pace e la civiltà cristiana”, onde favorire il dialogo tra le tre grandi religioni monoteiste che hanno in Abramo un’unica radice comune: Ebrei, Musulmani e Cristiani. Nel 1955, prende il via l’iniziativa degli incontri dei sindaci delle città del mondo, i quali, proprio in quell’anno siglano, nel Palazzo Vecchio di Firenze, un patto di amicizia da cui sono nati i gemellaggi tra le varie città. Giorgio La Pira nasce il 9 gennaio del 1904 a Pozzallo (Rg), un piccolo paese che si affaccia sul Mediterraneo. Nella collocazione del suo paese natio, posizionato sul mare chiamato dai romani con l’appellativo di “mare nostrum”, si manifesta uno degli aspetti essenziali del suo pensiero: considerare il Mediterraneo non come un mare di divisione o distinzione dei popoli che si affacciano su di esso, ma come un mare d’unione, d’interdipendenza e di mondialità, proprio come l’evangelico lago di Tiberiade. Nel 1959, invitato in Russia, parla dinanzi al Soviet supremo sul disarmo e in favore della pace. In quell’occasione, nel suo discorso, affronta il tema della libertà religiosa. Il modo in cui La Pira si accosta alle problematiche della città non è di tipo descrittivo, basato sull’uso esclusivo del metodo positivista o della sociologia. Per lui, tutto ciò che è oggetto dell’osservazione deve essere indirizzato verso un fine che è il raggiungimento dell’armonia e della pace. Solo da questo processo si potrà realizzare un cammino di unione tra le città, per poi conseguire, come effetto più prossimo, l’unione degli Stati. Tale condizione, dunque, si realizza tramite la città, che costituisce l’istituzione più vicina ai bisogni della persona umana, in quanto capace di rispondere al meglio alle sue esigenze. La scelta della Conferenza episcopale italiana di celebrare in Firenze un tale convegno ci porta a ricordare l’importanza e la concretezza della riflessione lapiriana sul tema delle migrazioni nel mediterraneo, sulla questione della libertà religiosa, facendoci, infine, riflettere sulla attuale gravità della situazione determinatasi in Ucraina tra la Russia e i Paesi della Nato. (Luca De Santis)

Mediterraneo frontiera di pace”: ad un anno dall’Incontro di Bari l’impegno continua

23 Febbraio 2021 - Roma - «Ricostruire i legami che sono stati interrotti, rialzare le città distrutte dalla violenza, far fiorire un giardino laddove oggi ci sono terreni riarsi, infondere speranza a chi l’ha perduta ed esortare chi è chiuso in sé stesso a non temere il fratello. E guardare questo, che è già diventato cimitero, come un luogo di futura risurrezione di tutta l’area». Questa l’«opera di riconciliazione e di pace» affidata da Papa Francesco ai Vescovi di 20 Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum, al termine dell’Incontro di riflessione e spiritualità “Mediterraneo frontiera di pace” svoltosi a Bari dal 19 al 23 febbraio 2020. A distanza di un anno, «l’impegno a dialogare e a costruire la pace in un’area cruciale per il mondo intero non è venuto meno», sottolinea la CEI: «sebbene la dimensione pubblica dell’esperienza abbia subito un’interruzione a causa della pandemia, il confronto tra Chiese sorelle e il supporto vicendevole hanno continuato a caratterizzare i mesi della crisi sanitaria. E proprio la pandemia, che continua ad attraversare frontiere e continenti, dimostra ancora una volta che l’umanità è una sola e che i destini dei popoli sono strettamente correlati in questa era globale. In risposta al COVID-19, la nostra rete nel Mediterraneo ha visto confermare, dopo Bari, forme di collaborazione e solidarietà, tese a dare risposte comuni a problemi comuni. Ne sono esempio la solidarietà portata dalla Chiesa che è in Italia al Libano, colpito ad agosto da una tremenda esplosione nella zona portuale di Beirut, e alla popolazione della Croazia, devastata da una serie di scosse sismiche nel mese di dicembre». L’incontro di Bari, sottolinea il card. Gualtiero Bassetti, Presidente della CEI, è stato “la prima tappa, l’inizio di un cammino che era necessario intraprendere, per dare la nostra risposta col Vangelo ai problemi della Chiesa, alle nostre Chiese e alla società di oggi”. Nel solco di “Mediterraneo frontiera di pace” si è «alimentato lo spirito di fraternità e condivisione maturati durante l’incontro». In questo anno infatti, segnato in tutto il bacino dal diffondersi del COVID-19 e dalle sue tragiche conseguenze, i Vescovi dei Paesi che si affacciano sul Mare Nostrum hanno convenuto sulla necessità di individuare piste per far sì che l’evento di un anno fa non resti un unicum, ma apra cammini di riflessione e di azione a livello locale e internazionale. Ne è segno la recente visita di una delegazione della CEI in Niger (per la Migrantes il direttore generale don Gianni De Robertis, ndr) e, ancora di più, la volontà del card. Bassetti di riprendere l’intuizione di Bari per rendere il Mare Nostrum quel «grande lago di Tiberiade» che fu in passato, come lo definiva Giorgio La Pira, le cui sponde tornino ad essere simbolo di unità e non di confine. «È essenziale proseguire in questo percorso di comunione – conclude il card. Bassetti -, nell’orizzonte indicatoci da Papa Francesco che, nella Fratelli tutti, ci ricorda che il dialogo perseverante e coraggioso, anche se non fa notizia, aiuta il mondo a vivere meglio, molto più di quanto possiamo rendercene conto”.