9 Luglio 2019 - Francoforte - Mons. Silvano Ridolfi è stato incaricato dalla Delegazione delle Missioni cattoliche Italiane in Germania di curare anche il secondo volume della storia delle Comunità di lingua italiana in Germania. Verrà in particolare aiutato dal Coordinatore della Zona Nord don Pierluigi Vignola. Si inizierà con le Missioni al momento disponibili, di cui in fondo c’è già un testo quasi pronto (elaborato in occasione dei propri giubilei).
Mons. Ridolfi chiede l’aiuto di tutti, almeno per la preparazione della storia della propria Comunità. Il progetto in effetti, dice il delegato nazionale p. Tobia Bassanelli, è molto ambizioso: alla fine vorrebbe abbracciare tutte le Comunità. Per ognuna è prevista una presentazione di 15-20 pagine con foto. La presentazione del volume è prevista tra due anni in occasione dei primi settant’anni de il “Corriere d’Italia”, mensile delle MCI in Germania e Scandinavia,
Il volume prevede anche la storia del “Corriere d’Italia”.
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Don De Robertis: Australia meta “ambita” dai giovani italiani
8 Luglio 2019 - Roma - L’Australia non rappresenta una meta “insolita ma sempre più ambita” dei giovani italiani. Sono infatti sempre più numerosi così “come sempre più corposo si è rivelato il numero di chi ha voluto rimanere in Australia ottemperando agli obblighi di legge dello Stato del Commonwealth”. A sottolinearlo è oggi il Direttore generale della Fondazione Migrantes, don Giovanni De Robertis, presentando il volume “88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio”, a cura di Michele Grigoletti e Giuseppe Casarotto, promosso dall’organismo pastorale della Cei e presentato oggi in Senato. Si tratta di un testo che “nasce dall’esigenza di raccontare questa presenza partendo dagli stessi protagonisti ovvero dalla narrazione di sé e dei loro percorsi migratori”. Dal volume emerge, secondo don De Robertis, “un messaggio positivo della mobilità come esperienza arricchente e quanto sia importante accettare le sfide e le difficoltà che la migrazione comporta per mettere in atto un cambiamento di sé vero, reale, totale”. Dal Direttore generale della Migrantes l’impossibilità di “tacere su quanto spesso lo spostamento fuori dell’Italia possa per molti, soprattutto giovani in questo particolare momento storico, trasformarsi nel restare imbrigliati nelle maglie oscure del lavoro irregolare, dello sfruttamento e delle condizioni di vita al limite della povertà”. Di qui l’esigenza di “ritenere fondamentale accompagnare e sostenere nella mobilità di ieri e di oggi il migrante perché il suo viaggio, da qualsiasi luogo di partenza e verso qualsivoglia destinazione, sia sempre esperienza umana dignitosa e feconda”.
88 giorni nelle farm australiane: il dovere di comprendere i giovani che partono e che ritornano
8 Luglio 2019 - Roma - La maggior parte dei ragazzi che abbiamo conosciuto dall’altra parte del mondo torneranno in Italia perché, oltre alle restrittive regole migratorie australiane che ne limitano il flusso, vogliono dare una “seconda possibilità” al loro paese. Nelle interviste pubblicate nel volume “88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio”, promosso dalla Fondazione Migrantes emerge l’amore per l’Italia e dopo questa esperienza si sentono, e sono, più maturi, più capaci, più motivati. I ragazzi che tornano hanno grandi potenzialità e vogliono spendere qui in Italia ciò che hanno imparato.
Le testimonianze presenti in questo volume sono preziose perché ci rivelano chiaramente cosa i giovani vorrebbero dall’Italia e ci fanno capire in che cosa bisogna investire: nella meritocrazia; nella valorizzazione dell’ambiente naturale; nella necessaria integrazione delle diversità; nel riconoscimento lavorativo dei giovani in un’ottica di apertura alle proposte sperimentali. Non è vero che vogliono un posto di lavoro sicuro, vogliono la sicurezza di un lavoro. Non un impiego da difendere a tutti i costi perché terrorizzati dal perderlo, ma la possibilità di licenziarsi senza timore perché di sicuro ci sono altre possibilità.
Uno degli obiettivi della ricerca è di comprendere questi giovani per poterli aiutare a costruire un futuro migliore, per capire cosa li spinge a partire e per creare le condizioni perché queste partenze non siano più necessarie.
C’è un elemento fondamentale che accomuna i ragazzi che sono partiti per un’esperienza all’estero e quelli che sono rimasti qua: tutti vogliono un’Italia migliore. I giovani che abbiamo conosciuto sono pronti a spendersi per realizzarla e ci auguriamo che il loro entusiasmo e la loro motivazione diventino contagiosi per tutta la “generazione millennials”.
Molti giovani rientrano spesso in Italia con maggiore motivazione ed entusiasmo. Sono pronti a impegnarsi, a dare il meglio di sé e noi abbiamo il dovere di provare a comprenderli.
88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio: il volume Migrantes
8 Luglio 2019 - Roma - Promosso dalla Fondazione Migrantes è stato presentato questa mattina al Senato il volume 88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio.
La ricerca è strutturata in 5 sezioni:
Viaggiare e lavorare in Australia con il visto vacanza-lavoro: 88 giorni e più. Gli ultimi dati mostrano un costante flusso di giovani italiani verso l’Australia e un, altrettanto, costante utilizzo dell’esperienza degli 88 giorni nel settore dell’agricoltura; sono infatti più di 2.000 i giovani che ogni anno usufruiscono del secondo visto vacanza-lavoro. Negli ultimi tredici anni, dal 2005 al 30 giugno 2018, 114.804 giovani italiani di età compresa tra i 18 e i 30 anni sono giunti in Australia con un visto vacanza-lavoro. Di questi, 18.237 persone (15,9% del totale) hanno ottenuto il rinnovo di tale visto dopo aver completato 88 giorni di lavoro presso aziende agricole. L’Italia è la terza nazione europea che, dal punto di vista percentuale, rinnova maggiormente il secondo visto vacanza-lavoro in Australia – preceduta solo dai cittadini estoni e irlandesi – e gli 88 giorni sono un fenomeno costante tra i giovani italiani: sono il 24,8% gli italiani che rinnovano il visto per altri dodici mesi, rispetto al 14,2% dei coetanei francesi e al solo 7,7% dei giovani tedeschi. Grazie all’elaborazione di circa 63 mila nuovi record, estratti da un database del Dipartimento d’Immigrazione australiano, vengono rivelate le principali zone di raccolta e i nomi delle località australiane dove i giovani lavorano. I dati esposti chiariscono che talvolta l’esperienza nelle lontane campagne australiane non si conclude dopo i necessari 88 giorni ma procede per alcuni mesi ancora, a significare che per qualcuno la campagna diventa una nuova dimensione di vita.
Per facilitare la comprensione delle singole testimonianze raccolte nel volume il primo capitolo procede con un’analisi globale del contenuto e con una mappatura delle parole chiave presenti nelle testimonianze al fine di capire le motivazioni della partenza, i benefici degli 88 giorni trascorsi in farm e i valori personali riscoperti da questa scelta di vita. È stato inoltre necessario comprendere il significato che i giovani intervistati hanno dato al concetto di Italia e Australia perché, se il punto di partenza rappresenta negatività e mancanza di realizzazione e il punto d’arrivo positività e speranza, gli 88 giorni diventano necessariamente un passaggio voluto per proseguire la residenza in Australia. Il capitolo si conclude con l’analisi dei titoli delle testimonianze e l’interpretazione che gli intervistati danno all’esperienza degli 88 giorni in farm da loro riassunta con una singola parola o con una brevissima frase, un’esperienza spesso definita come “unica”, “rivelatrice”, “una prova di coraggio”, “costruttiva” e “formativa”.
Il secondo capitolo si incentra sull’analisi dei concetti espressi dai giovani italiani in risposta alle parole stimolo “Italia” e “Australia”. In tutto sono state raccolte 740 parole di risposta suddivise in cinque livelli e raggruppate in due categorie che identificano i significati positivi e quelli negativi; è stata poi conteggiata la frequenza delle ripetizioni e stilata la classifica delle risposte; infine sono stati mappati i percorsi d’associazione e approfondita l’analisi dei fenomeni inconsci attraverso il confronto tra le parole di primo e quinto livello.
È possibile affermare che l’Italia è definita come casa, famiglia, cultura, cibo e sapori ma allo stesso tempo si presentano immagini e sentimenti negativi quali corrotta e malgestita, vecchia e arretrata, chiusa e paradossale. L’Australia, invece, è spesso associata al concetto di opportunità e di libertà e ad altri termini positivi quali serenità, natura, meritocrazia, ricchezza e multietnica. Molte delle parole che i giovani italiani utilizzano per descrivere le due nazioni sono linguisticamente di significato opposto, l’Italia e l’Australia risultano essere agli antipodi non solo geograficamente ma anche dal punto di vista sociale, economico e culturale. Nella loro onestà però i giovani non risparmiano qualche parola di critica anche verso l’Australia perché, dopo una prolungata permanenza in territorio, hanno scoperto la solitudine e l’isolamento e hanno trovato un Paese apparentemente superficiale con valori culturali differenti. Il viaggio in Australia mostra esattamente i due lati della medaglia, da una parte l’opportunità di crescita e di realizzazione personale in un ambiente favorevole, dall’altra la lontananza dagli affetti e dalla propria radice culturale. I giovani dimostrano comunque di amare l’Italia e grazie a un periodo di distacco riscoprono l’unicità di questo rapporto d’amore.
Prendendo spunto dai racconti dei giovani viaggiatori, il terzo capitolo affronta dal punto di vista socio-psicologico temi quali la sensazione di immobilismo vissuta in Italia contrapposta alla dinamicità della società australiana, le potenzialità non sfruttate dei giovani, l’importanza della gratificazione e della meritocrazia nel lavoro, la riscoperta di una natura wild, di rapporti umani intensi e di un’esistenza più semplice e libera da convenzioni sociali.
Il capitolo analizza in dettaglio i concetti di opportunità e possibilità legati al tema del limite e del confine. I confini valicati nel viaggio in Australia sono diversi, quello fisico-geografico è il più evidente ma non il più importante, esiste anche un confine relazionale, comunicativo, culturale e sociale al quale i giovani sono chiamati ad adattarsi rapidamente. Si analizza poi il concetto di libertà, una delle parole che più spesso emergono nelle testimonianze; in farm i lavoratori devono sottostare a regole, divieti e ordini dei contadini e dei caporali, gli 88 giorni sono una situazione volontariamente cercata ma pur sempre limitativa, eppure il senso di libertà accompagna i giovani quasi sempre. Il testo ci spiega per quale motivo i ragazzi si percepiscono più liberi mentre lavorano nella campagna australiana senza nessun comfort e lontano da casa, piuttosto che quando sono, ad esempio, in un ufficio della propria città vicini agli amici e alla famiglia.
Nelle testimonianze dei giovani backpackers si ritrovano molti degli elementi tipici e fondanti dei riti di passaggio che legano alle tre fasi principali: la separazione, la fase liminale e la riaggregazione. Anche per i giovani “viaggiatori” nelle farm vi è una fase di separazione dalla propria famiglia e comunità, un distacco importante sia temporalmente sia fisicamente; il lavoro duro in zone rurali e quindi isolate rispetto ai centri urbani rappresenta bene una fase di liminalità, infine dopo gli 88 giorni di sacrifici il rientro alla vita di prima ma con uno “status” simbolicamente diverso documentato dal rinnovo del visto riassume l’ultima fase. Nel capitolo si approfondiscono altri aspetti tipici dei riti di legittimazione quali l’istituzione che sancisce ufficialmente il passaggio e le “communitas”, i gruppi di soggetti che devono affrontare il rito. In farm i giovani creano gruppi coesi in cui vi è un accentuato senso di solidarietà, comunità e vicinanza; le relazioni tendono ad essere genuine e sostenute da una comunicazione schietta e immediata in cui la spontaneità del rapporto e l’assenza di gerarchie sono elementi caratteristici.
La parte centrale del volume è composta dalla raccolta di più di 80 testimonianze scritte in prima persona dai giovani che hanno affrontato l’esperienza delle farm. Presentate in ordine d’età dei protagonisti, le testimonianze mostrano la varietà delle esperienze; raccontano le difficoltà incontrate nella ricerca di una farm e la fortuna, o meno, di trovare buoni datori di lavoro; descrivono il lavoro e le tipologie di frutta e verdura raccolte; raccontano dei legami d’amicizia, del riscoperto rispetto, della meritocrazia e della loro capacità di adattamento, e descrivono il desiderio di viaggiare in libertà scoprendo un continente nuovo.
Le testimonianze ci svelano che cosa spinge molti giovani a considerare l’esperienza di vita e di lavoro in una farm australiana un’esperienza dura ma edificante al punto da volerne proseguire la permanenza oltre il periodo minimo richiesto; le testimonianze raccolte ci fanno capire che cosa rende l’esperienza in farm un’esperienza unica e indimenticabile. Il viaggio in Australia e il lavoro nelle farm segnano, per molti giovani, lo spartiacque tra un prima e un dopo, un momento di transizione importante, un’esperienza che lascia un segno indelebile nella loro vita. Ciò che spinge i giovani a lasciare l’Italia è la ricerca di una occupazione ma ciò che trovano, una volta giunti dall’altra parte del mondo, è molto di più. I ragazzi alla fine dell’esperienza australiana, e soprattutto dopo le farm, si ritrovano più adulti, più liberi dalle paure, dai blocchi psicologici, dalle convenzioni sociali soffocanti di una società italiana che vede con sospetto la diversità di pensiero, più consapevoli delle proprie possibilità e meno spaventati dai propri limiti. Nel suo insieme le testimonianze ci permettono di capire il valore simbolico degli 88 giorni nella formazione di nuovi eroi.
Tra il primo e il secondo blocco di testimonianze sono inserite 20 pagine di illustrazioni; degli acquerelli nei quali la giovane illustratrice – Carlotta Duranti – ha voluto riassumere in maniera buffa e ironica le differenze tra Italia e Australia. In questo intermezzo intitolato “Before & After Oz” –viene evidenziato come si cambia e soprattutto che cosa cambia dopo un’esperienza di vita all’estero. I disegni mostrano la capacità di analizzare lo stesso fatto da prospettive diverse, il prima e il dopo appunto, ed evidenziano i differenti punti di vista che il giovane è capace di “acquisire” grazie al viaggio dall’altra parte del mondo. Realistiche sono le illustrazioni che mettono in evidenza l’ansia del giovane prima dell’arrivo in farm, la vita d’ufficio o nel traffico cittadino, per poi svelare una realtà fatta da una piacevole e rilassante vita di campagna che regala amicizie da tutto il mondo e dove si ritrova il piacere della guida tra paesaggi infiniti e incontaminati; divertenti le illustrazioni che mettono a confronto la differenza di comportamenti sotto il sole nei due emisferi, la capacità di adattamento nel contatto con la natura anche quando si tratta di animali per i quali si prova repulsione come, ad esempio, gli scarafaggi e il cambiamento fisico dopo un solo anno d’Australia; altre tavole sono dedicate al confronto delle relazioni fra maschi e femmine nei due continenti e svelano i corteggiamenti e gli incontri fatti al pub o al semaforo evidenziandone le differenze culturali; non mancano, infine, i disegni che ritraggono il lavoro nello smistamento della frutta e il confronto con i lavoratori asiatici definiti dei “robot” e la conclusione dei famigerati 88 giorni che rendono il giovane libero di viaggiare e di riassaporare l’Australia nella sua pienezza.
L’ultima parte del volume è dedicata alla sezione fotografica. Questa sezione raccoglie le fotografie più significative che i giovani hanno scattato in prima persona durante la loro avventura in farm. Le fotografie mostrano i vari aspetti dell’esperienza di vita nelle campagne australiane: il primo giorno, le persone e i luoghi di lavoro, i tipi di raccolto, il duro lavoro sotto alte e scottanti temperature, gli animali incontrati (ragni e serpenti), le amicizie, i gruppi e i legami creati, gli alloggi, le albe e i tramonti, il contatto con la natura e la tranquillità di spazi aperti e sconfinati, e infine la conclusione degli 88 giorni, la fine dell’esperienza australiana, il ritorno in Italia e l’abbraccio con i propri cari.
Ogni fotografia è corredata da una didascalia e da un commento che i giovani protagonisti hanno scritto per esporre le riflessioni e gli stati d’animo di quel particolare momento, e dove fanno affiorare le loro emozioni più profonde. Gli scatti fotografici (anche selfie e autoscatti), scelti tra le centinaia di ragazzi che si sono avvicinati alla realizzazione di questo progetto, ci mostrano le tappe di un viaggio fisico, quello che il giovane deve affrontare e completare per l’ottenimento del secondo visto vacanza-lavoro, tuttavia le didascalie e i testi ci raccontano anche di un’altro tipo di viaggio: un viaggio interiore, psicologico, un viaggio di riscoperta, di crescita, di maturazione e di trasformazione. Solo un’attenta lettura delle testimonianze presenti in questa pubblicazione ci permetterà di comprendere in pieno l’importanza e il significato profondo di questa esperienza di vita nelle lontane farm australiane.
L’Italia come un garage e l’Australia come un’autostrada.
8 Luglio 2019 - Roma - Molti ragazzi partono oggi dall’Italia per poi lavorare nelle farm australiane. Sono giovani ricchi di energia, idee, entusiasmo, e sono frizzanti come lo si deve essere a vent’anni. Sono inizialmente insicuri, confusi e titubanti ma anche volenterosi, capaci e intraprendenti; si impegnano fino all’estremo delle forze nell’affrontare sfide e difficoltà quotidiane per raggiungere l’obiettivo del secondo visto vacanza-lavoro, e ottengono piccoli e grandi risultati. Sono ragazzi, spiega il volume 88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio, promosso dalla Fondazione Migrantes ed presentato oggi al senato - innamorati dell’Italia che sentono il bisogno di un’esperienza totalmente nuova. Nei loro racconti portano un conflitto di appartenenza: l’Italia rimane la loro casa ma per poter crescere scelgono l’Australia. Essi sono come auto da corsa, percepiscono l’Italia come un garage e l’Australia come un’autostrada. Si sentono “Ferrari in garage”.
Il viaggio down under rappresenta l’occasione per un cambiamento profondo e la farm è il luogo che facilita la trasformazione.
88 giorni nelle farm australiane: presentata al Senato una ricerca Migrantes.
8 Luglio 2019 - Roma - Oggi è stato presentato a Roma, il volume 88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio. Promosso dalla Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana ed edito da Tau, il volume è il risultato di un percorso di ricerca iniziato con la pubblicazione del volume intitolato Giovani italiani in Australia: un viaggio da temporaneo a permanente e corredato dal video-reportage 88 giorni nelle farm australiane e continuato successivamente all’interno del Rapporto Italiani nel Mondo 2017 con la pubblicazione del capitolo I rientri dall’Australia della generazione vacanza-lavoro: cambiamenti e aspettative future, nel quale si trovano le prime analisi di quello che oggi è diventata una ricerca completa. Tale percorso di ricerca ha visto gli autori – Michele Grigoletti e Giuseppe Casarotto – incontrare e dialogare, negli ultimi 5 anni, con centinaia di giovani italiani che hanno concluso l’esperienza di vita e di lavoro nelle lontane campagne australiane. Il volume raccoglie più di 80 testimonianze, scritte in prima persona da chi ha affrontato l’esperienza delle farm, ed è corredato dalle fotografie che i giovani hanno scattato durante la loro avventura. Gli scatti ci mostrano le tappe del viaggio che il giovane deve affrontare per l’ottenimento del secondo visto vacanza-lavoro, tuttavia i testi ci parlano anche di un viaggio interiore, di crescita e di maturazione. Dopo le farm i ragazzi si riscoprono più adulti, più liberi dalle paure, dai blocchi psicologici, più consapevoli delle proprie possibilità e meno spaventati dai propri limiti. Attraverso l’analisi delle testimonianze il volume ci svela perché gli 88 giorni nelle farm australiane possono essere considerati un “moderno rito di passaggio”, un periodo duro ma edificante nel quale si ritrovano molti degli elementi tipici dei riti di passaggio che sono sempre caratterizzati da tre fasi principali: la separazione, la fase liminale e la riaggregazione.
I racconti autobiografici sono preceduti da alcuni saggi che ci permettono di capire le motivazioni della partenza, i benefici degli 88 giorni trascorsi in farm e i valori riscoperti da questa scelta di vita; rivelano le principali zone di raccolta e i nomi delle località australiane dove i backpackers lavorano e affrontano dal punto di vista socio-psicologico temi quali le potenzialità non sfruttate dei giovani, l’importanza della gratificazione e della meritocrazia nel lavoro, la riscoperta di una natura wild, di rapporti umani intensi e di un’esistenza più semplice e libera da convenzioni sociali. Il volume è accompagnato da acquerelli nei quali l’illustratrice ha voluto riassumere, in maniera ironica, le differenze tra Italia e Australia.
Migrantes: questa mattina la presentazione di “88 Giorni nelle farm australiane”
8 Luglio 2019 - Roma – Sarà presentato al Senato, questa mattina 8 luglio, il volume “88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio”. Si tratta di una ricerca della Fondazione Migrantes curata da Michele Grigoletti e Giuseppe Casarotto.
Ad aprire i lavori, moderati da Isabella Liberatori dell’Agenzia Nove Colonne, il senatore, eletto all’Estero, Francesco Giacobbe e i saluti di don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes. Seguiranno gli interventi dei curatori della ricerca Grigoletti e Casarotto, di Riccardo Giumelli dell’Università di Verona ed Eleonora Camilli dell’agenzia Redattore Sociale.
A concludere Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del MAECI.
Istat: aumentano gli italiani che si trasferiscono all’estero
4 Luglio 2019 - Roma - Il numero di cittadini stranieri che lasciano il nostro Paese è in lieve flessione (-0,8%) mentre è in aumento l’emigrazione di cittadini italiani (+1,9%). Tra questi – si legge nel Bilancio demografico dell’Istat - è consistente il numero di italiani nati all’estero.
Nel 2017 sono circa 33 mila gli emigrati italiani all’estero di origine straniera (28,6% degli espatri, +18% rispetto al 2016) . Si tratta prevalentemente di cittadini di origine straniera che emigrano in un Paese terzo o fanno rientro nel Paese d’origine dopo aver trascorso un periodo in Italia e aver acquisito la cittadinanza italiana. A questi si sommano anche i figli, nati in Italia, dei nuovi cittadini italiani che emigrano con il nucleo familiare. I saldi migratori per l’estero mostrano un bilancio negativo per gli italiani (-70 mila) e positivo per gli stranieri (+245 mila). Ancora stabile il movimento migratorio interno Nel corso del 2018 i trasferimenti di residenza interni hanno coinvolto più di 1 milione e 350 mila persone, in linea con il dato del 2017. Secondo un modello ormai consolidato, gli spostamenti di popolazione avvengono prevalentemente dalle regioni del Mezzogiorno verso quelle del Nord e del Centro. Il tasso migratorio interno oscilla tra il - 5,2 per mille della Calabria e il 3,5 per mille della provincia autonoma di Bolzano.
Tutte le regioni del Sud e delle Isole presentano valori negativi, alle quali si aggiungono valori lievemente negativi anche di Marche e Umbria. Le migrazioni interne sono dovute anche ai movimenti degli stranieri residenti nel nostro Paese che, rispetto agli italiani, presentano una maggior propensione alla mobilità, ma seguono una direttrice simile. Anche se rappresentano l’8,7% della popolazione essi contribuiscono al movimento interno per il 18,1%. In calo gli stranieri che acquisiscono la cittadinanza italiana Prosegue la diminuzione del numero di acquisizioni di cittadinanza già osservata a partire dal 2017, dopo il trend di forte crescita degli anni immediatamente precedenti.
I cittadini divenuti italiani per acquisizione della cittadinanza nel 2018 sono meno di 113 mila, 22 ogni mille stranieri, il 23% in meno rispetto al 2017. Al 1° gennaio 2018 gli italiani per acquisizione di cittadinanza sono in totale oltre 1 milione e 340 mila nella popolazione residente; nel 56,3% dei casi si tratta di donne. Sommando questa popolazione a quella dei cittadini stranieri si ottiene un contingente di quasi 6,5 milioni di cittadini stranieri o di origine straniera.
Migrantes: lunedì 8 la presentazione di “88 Giorni nelle farm australiane”
2 Luglio 2019 - Roma - Sarà presentato al senato, il prossimo 8 luglio, il volume “88 giorni nelle farm australiane. Un moderno rito di passaggio”. Si tratta di una ricerca della Fondazione Migrantes curata da Michele Grigoletti e Giuseppe Casarotto.
Ad aprire i lavori, moderati da Isabella Liberatori dell’Agenzia Nove Colonne, il senatore, eletto all’Estero, Francesco Giacobbe e i saluti di don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes. Seguiranno gli interventi dei curatori della ricerca Grigoletti e Casarotto, di Riccardo Giumelli dell’Università di Verona ed Eleonora Camilli dell’agenzia Redattore Sociale.
A concludere Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del MAECI.
Cgie: una prima verifica oggi sul seminario di Palermo
2 Luglio 2019 - Roma – Idee e progetti per connettere, assistere, informare, formare e rappresentare i giovani italiani nel mondo. A due mesi e mezzo dal Seminario di Palermo per la creazione di una rete di giovani italiani nel mondo, realizzato per iniziativa del Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, verrà presentato questo pomeriggio al Senato, lo stato dell’arte del lavoro che ha permesso la tenuta dell’iniziativa e soprattutto la dozzina di progetti che i 115 delegati di Palermo intendono realizzare.
“La dinamica generata è forte, e come istituzioni – ciascuna con le sue specifiche responsabilità e mezzi a disposizione – abbiamo il dovere morale di accompagnare questi giovani nei bisogni e nelle speranze che hanno espresso, nonché di incoraggiarli al massimo perché rinnovino le nostre istituzioni di rappresentanza l’anno prossimo, in occasione delle elezioni di Comites e CGIE” dice Maria Chiara Prodi, presidente della Commissione del CGIE “Nuove Migrazioni e Generazioni Nuove” responsabile dell’iniziativa.
Michele Schiavone, segretario generale del CGIE evidenzia che “Troppo spesso si considerano i giovani che emigrano come una fatalità, la loro voce troppo dispersa per essere raccolta. Il Consiglio Generale degli Italiani all’Estero, appoggiandosi sulle reti dei Comites e delle Consulte Regionali per l’Emigrazione, con il preziosissimo contributo delle istituzioni partner del Seminario, ha voluto dimostrare cosa può fare una rete capillare presente su ogni territorio, selezionando e formando questi giovani che rappresentano – certamente non in maniera esclusiva, ma necessaria – la meglio gioventù del Nostro Paese”.
Durante la presentazione alcuni progetti oggetto dell’azione dei ragazzi e la proiezione di u documentario realizzato da Denny Biancardi, che ha raccolto queste voci che non sono più disperse, ma parte di un progetto che intende legarli in maniera sistematica all’Italia.
Barcellona: l’esperienza “Caminem-junts-en-la-diversitat
24 Giugno 2019 - Barcellona- Domenica scorsa 16 giugno la città di Tarragona (Catalogna) ha ricevuto la visita di un gruppo di turisti davvero speciali: le tantissime persone che hanno partecipato alla Giornata di Convivenza “Caminem-junts-en-la-diversitat” organizzato dalla delegazione diocesana di Pastorale Sociale dell’arcidiocesi di Barcellona.
La capitale catalana accoglie comunità cristiane provenienti da ogni angolo del pianeta. Dal 2014 è presente sul territorio anche la Comunità Cristiana Italiana, che ha valuto partecipare a questa gita internazionale insieme alle comunità portoghese, brasiliana, filippina, cinese, ed altre ancora: in totale più di 550 persone! Un giro del mondo in 10 autobus che hanno accompagnato la comitiva fino alla città catalana – i cui resti archeologici sono iscritti trai Patrimoni mondiali dell’umanità dell’UNESCO.
Oltre alla visita culturale ed alla condivisione di un lauto picnic in vari parchi e spazi verdi della città, il momento forte della giornata è stata la celebrazione della Santa Messa nella bella cattedrale gotico-romanica dedicata a santa Tecla.
Era il giorno in cui si festeggiava la solennità della Santissima Trinità. Durante l’omelia le parole di Mn. Joan Costa Bou ci hanno fatto riflettere sulla grande allegria che la saggezza regalava a Dio, giocando alla Sua presenza mentre costruiva la sua opera; sul mistero della Trinità e sul suo significato di legame d’amore tra Padre e il Figlio, che attraverso lo Spirito abbraccia tutta l’umanità.
Trinità come espressione di unione e comunità. E la celebrazione a cui stavamo partecipando era la maniera migliore di celebrarne la festa: perché eravamo in tanti, di lingua e culture diverse, ma uniti dallo stesso desiderio di condividere un cammino sentendoci tutti parte della chiesa come della stessa famiglia. Non ci sono migranti o forestieri nella chiesa, ha ricordato Mn. Joan, ma solo persone, fratelli che la arricchiscono con la loro diversità. Ed è questa ricchezza che rende viva la diocesi di Barcellona.
Non solo le parole di Mn. Joan hanno reso speciale questa celebrazione, ma anche il meraviglioso canto delle ragazze filippine ed il momento della preghiera dei fedeli, quando ci si è rivolti al Signore perché ogni essere umano abbia la possibilità di raggiungere il luogo dove desidera vivere. E il momento del Padre Nostro, la preghiera che Gesù ci ha insegnato, che è stato cantato dalla comunità cinese nella loro lingua.
In definitiva un’occasione arricchente dal punto di vista umano, intellettuale ma anche e soprattutto spirituale; per abbattere i pregiudizi e fabbricare passaggi, fomentare il dialogo e sentirsi davvero tutti fratelli nell’abbraccio della grande madre Chiesa. (Teresa Zacchia)
Rapporto Istat: saldo migratorio, in dieci anni persi 208mila giovani 20-34enni
20 Giugno 2019 - Roma - Il saldo migratorio con l’estero degli italiani è sempre negativo dal 2008 e ha prodotto una perdita netta di circa 420mila residenti in dieci anni. Circa la metà di questa perdita (208mila) è costituita da giovani dai 20 ai 34 anni e di questi, due su tre sono in possesso di un livello di istruzione medio-alto. Lo certifica oggi l’Istat nel “Rapporto annuale 2019”.
Nel 2018, si legge nel documento, il collettivo dei giovani laureati occupati e non più in istruzione presenta un mismatch pari al 42,1%, valore che, sebbene più contenuto rispetto a quello dei giovani diplomati (52,6%), risulta ben più elevato di quello relativo alla popolazione laureata adulta (31,7%). “Il fenomeno del mismatch per i giovani laureati – spiega l’Istat – sembra avere un elevato grado di persistenza nel corso della carriera lavorativa degli occupati, mantenendosi infatti al di sopra del 40 per cento anche per coloro che hanno iniziato il primo lavoro da più di sei anni”.
Sul fronte delle migrazioni interne, si è avuto un sistematico e ancor più significativo deflusso di giovani dai 20 ai 34 anni con livello di istruzione medio-alto dalle regioni del Mezzogiorno verso il Centro-nord (circa 250mila in dieci anni). Campania, Puglia, Sicilia e Calabria hanno perso complessivamente oltre 226mila giovani con un livello di istruzione medio-alto nell’ultimo decennio. Le regioni che nello stesso periodo hanno guadagnano in termini di capitale umano sono quelle del Centro-nord, in particolare, la Lombardia e l’Emilia-Romagna che hanno in attivo circa 154mila giovani.
Secondo l’Istat, le seconde generazioni, costituite dai figli di cittadini stranieri nati nel nostro Paese e dagli stranieri che sono immigrati prima dei 18 anni, rappresentano un importante patrimonio su cui investire. Al 1° gennaio 2018 i minori di seconda generazione sono 1 milione e 316mila, pari al 13% della popolazione minorenne; di questi, il 75% è nato in Italia (991mila).
Germania: messaggio delle Chiese per la Settimana Interculturale
18 Giugno 2019 - Francoforte - Con un comune messaggio delle Chiese cristiane in Germania del 21 maggio, il Presidente della Conferenza Episcopale Tedesca (DBK) card. Reinhard Marx, il Presidente del Consiglio della Chiesa Evangelica in Germania (EKD) Heinrich Bedford-Strohm ed il Presidente della Conferenza Episcopale Ortodossa Metropolita Augoustinos, invitano a partecipare alla 44ma Settimana Interculturale, che si terrà dal 22 al 29 settembre 2019, sotto il titolo “Vivere assieme, crescere assieme”. Sono previste oltre 5 mila manifestazioni in tutta la Germania, distribuite in più di 500 località. “In primo luogo cresciamo noi - scrivono i tre Presidenti – dal momento che ci apriamo ad un mondo fino ad ora sconosciuto. L’apprendimento di un’altra lingua ci apre ad un’altra mentalità e ci rende vitale un’altra cultura. Il dialogo con persone di altre culture e religioni amplia il nostro orizzonte”. (T.B.)
Mci Germania-Scandinavia: il 24-25 giugno l’incontro di delegazione
17 Giugno 2019 - Francoforte - Avrà luogo a Norimberga, dal 24 al 25 giugno, presso la Missione locale il Consiglio di delegazione delle Missioni Cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia. Molteplici i temi all’ordine del giorno, a cominciare, dopo la normale rassegna sulle novità nelle 4 zone pastorali a cura dei rispettivi coordinatori, dal completamento dei dettagli del Convegno Nazionale del 16-19 settembre a Bergisch Gladbach (vicino a Colonia). Altri importanti punti saranno: la scelta del tema del prossimo anno pastorale e il Convegno Europeo delle Mci, che si terrà a Roma nell’ultima settimana di ottobre, in occasione della presentazione del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes.
Mons. Di Tora: l’interesse e la conoscenza della mobilità – del passato e del presente – diventa imprescindibile per il cammino formativo ed educativo dei giovani
14 Giugno 2019 -
Roma - “Sono sempre più numerosi gli italiani che stanno lasciando l’Italia in questi anni. Vanno all’estero per difficoltà economiche, per trovare lavoro. Partono intere famiglie. Partono giovani e giovani adulti, studenti che vanno a frequentare corsi di specializzazione o anni di liceo. Partono gli anziani.
Muoversi, oggi, equivale a vivere e arricchirsi anche se, nella maggior parte dei casi, il problema nasce dal motivo che è alla base della partenza, ovvero che alla necessità di partire non equivale il poter scegliere di ritornare”. Lo ha detto questo pomeriggio il vescovo, Mons. Guerino Di Tora, presidente della Fondazione Migrantes, intervenendo, alla Camera dei Deputati, in occasione della
Presentazione del Rim Junior 2017-2019” della Migrantes. Il presule auspica che la mobilità sia sempre più “elemento di conoscenza, di confronto e di incontro, di arricchimento culturale e umano. È quanto siamo chiamati a insegnare alle nuove generazioni: non aver paura del diverso, ma viverlo come un’opportunità vera e concreta. L’interesse e la conoscenza della mobilità – del passato e del presente – diventa imprescindibile per il cammino formativo ed educativo dei giovani cittadini che saranno gli adulti di domani, di una Terra che reclama pacifica convivenza, civile e democratica, nel rispetto dell’altro e dell’ambiente”. La Fondazione Migrantes si augura che questo libro possa essere scelto come testo obbligatorio all’interno dei percorsi scolastici in modo che si “valorizzi – ha detto ancora Mons. Di Tora - la nostra identità, la memoria del Paese e si conoscano i cambiamenti che stanno attraversando la società italiana in particolare, ma anche l’Europa e il Mondo nel tempo che viviamo”.
La Migrantes, ha quindi ricordato, da diversi anni, ha inteso aprire, accanto ai già consolidati ambiti di ricerca e di intervento, un nuovo fronte di approfondimento e di supporto all’educazione interculturale con specifici strumenti culturali dedicati ai bambini e ai ragazzi. Tra questi “Il Mondo in Gioco. L’intercultura spiegata ai bambini” e il progetto “Amici della Terra. Vivere nel rispetto del Creato che si rivolge al complesso tema del rispetto del Creato a partire dall’Enciclica Laudato si’ che Papa Francesco ha dedicato all’attenzione per il mondo e gli esseri viventi”. E poi, dalla più che decennale esperienza maturata attraverso il Rapporto Italiani nel Mondo, nel 2017 è nato Il Racconto degli Italiani nel Mondo (RIM Junior) nella consapevolezza che “la mobilità tutta, e quella italiana in particolare, sia un segno distintivo dell’umanità da sempre e che nel futuro la mobilità sarà sempre più protagonista della vita di ciascuno. Quello che presentiamo qui è la seconda edizione relativa appunto al 2018-2019 anche se abbiamo scelto di mettere a disposizione in omaggio questa sera per tutti i presenti entrambi i volumi che sono profondamente diversi tra loro”. (R.Iaria)
L’arte di raccontare l’emigrazione ai ragazzi
14 Giugno 2019 - Roma - Lo sapevate che? E’ questa la domanda alla quale vuole rispondere questa nuova edizione del “Rim Junior 2018-2019. Le migrazioni italiane nel mondo raccontate ai ragazzi” della Fondazione Migrantes, presentata oggi alla Camera dei Deputati. Un volume dedicato quest’anno alle città e ai luoghi dell’emigrazione degli italiani e dove i giovani lettori potranno fare un istruttivo e appassionante viaggio virtuale in alcune di queste città del mondo più rappresentative per la presenza storica e culturale dei nostri connazionali, oggi oltre cinque milioni.
Nel corso del viaggio i nostri lettori scopriranno chi era il nostro concittadino che nel Cinquecento insegnava l’italiano alla regina di Londra, perché ad Amsterdam c’è una strada dedicata ai banchieri lombardi e come mai ad Alessandria d’Egitto tutti volevano le balie italiane. Chi ha costruito il primo grattacielo a San Paolo e perché i giovani italiani a Sydney vogliono raccogliere zucche per 88 giorni. Si potranno leggere le affascinanti avventure delle spie di Shangai che sapevano pilotare gli aerei e le storie avvincenti dei pescatori che andarono a Wellington, all’altro capo del mondo, e impararono l’inglese e il maori. E ancora chi era la modella di Parigi che si trasformò in pittrice e chi la dottoressa che curava tutte le donne di Tangeri. Perché a Cracovia le verdure hanno nomi italiani, chi fu l’uomo che inventò la berlina e qual era la colazione “politicamente corretta” dei bambini della Little Italy di New York. Un viaggio dunque che porta alla scoperta di come gli italiani hanno trasformato le città del mondo: dall’America alla vicina vecchia Europa; da chi ha tentato la sorte in Africa ea chi ha raggiunto le terre “ai confini del mondo, come Australia e Nuova Zelanda. Tutti portarono nei nuovi paesi di arrivo le loro conoscenze, il loro modo di vedere le cose e il loro stile di vita, spiega il volume: le città di destinazione si trasformarono per sempre grazie alla loro presenza. Nei posti dove andavano gli italiani interagivano con il territorio modificandolo. A volte ricrearono le loro piazze, il luogo per ritrovarsi tipicamente italiano, con metodi semplici e ingegnosi. Altre diedero il nome alle vie, come nel caso delle Lombard street dei paesi anglofoni. Altre ancora erano interi quartieri che finivano per assomigliare alle città degli italiani e venivano chiamati Little Italy.
Tra le storie quella di Giovan Battista Castiglione, un giovane intellettuale arrivato dall’Italia, che a Londra, nel 1544 fu nominato “maestro di insegnar la lingua italiana” di una piccola allieva undicenne di sangue reale. Il suo nome era Elisabetta Tudor, figlia di Enrico VIII, destinata a diventare una delle più grandi regine d’Inghilterra. La principessa “era molto portata per le lingue, aveva un’intelligenza fervida e una memoria eccellente. Imparò l’italiano perfettamente, anche se non mise mai piede nel continente, e pare che la dolce lingua del sì fosse proprio la sua preferita. Adorava il suo maestro e gli rimase affezionata per tutta la vita”. Sempre a Londra Giuseppe Mazzini, che in Italia era un ricercato politico e in Inghilterra sognava un’Italia unita e repubblicana, aprì una scuola serale completamente gratuita per tutti i bambini, i ragazzi e anche gli adulti della comunità italiana londinese. A Parigi esiste la Rue des Lombard intitolata ai banchieri lombardi, ma non è l’unica. A Londra esiste la Lombard Street, ad Anversa una Lombardenstraat. La più famosa è quella di San Francisco, la più fotografata dai turisti. Ad Amsterdam molte le scuole con il metodo di Maria Montessori. Durante il periodo fascista, infatti, Ada Pierson, figlia di un banchiere olandese, invitò la grande pedagoga italiana a trasferirsi a Laren, vicino Amsterdam. Il suo metodo educativo ebbe un grande successo in Olanda e già all’inizio degli anni Trenta si contavano più di 200 scuole Montessori. In Germania a Berlino, l’invenzione, tutta italiana, di una carrozza a quattro ruote con abitacolo. La volle Federico Guglielmo, detto il “re guerriero”. Alla sua corte chiamò l’italiano Filippo di Chiese dandogli l’incarico, fra l’altro, di occuparsi della costruzione del castello a Klein-Glienicke sull’Have. Ma Filippo di Chiese è noto soprattutto, si legge nel volume, per un’invenzione destinata ad avere molto successo in tutta Europa: l’elegante e comoda carrozza a quattro ruote con abitacolo, sportelli laterali e finestrini con i vetri, chiamata berlina in onore della città dove fu creata. Ancora oggi il nome berlina si usa per le macchine completamente chiuse a tre volumi e a quattro o cinque porte. A Tangeri, in Marocco, si deve al filosofo e giardiniere Umberto Pasti la creazione di un giardino dove ha piantato e salvato tantissime specie vegetali marocchine in via di estinzione. Inoltre ha scavato un pozzo aperto agli abitanti del luogo, che prima erano costretti a percorrere tre chilometri a piedi per rifornirsi d’acqua. Ma anche tante le “iniziative” italiane a New York, a San Paolo in Brasile dove Giuseppe Martinelli, agli inizi del 900 costruì il primo grattacielo della città con ben 30 piani.
Un libro quindi di tante curiosità grazie al lavoro di Daniela Maniscalco che ha scritto i testi, dell’illustratrice Carmela D’Errico, della direzione artistica di Mirko Notarangelo del coordinamento scientifico di Delfina Licata, curatrice del Rapporto Italiani nel Mondo della Fondazione Migrantes che ha anticipato che la presentazione del prossimo Rapporto Italiani nel Mondo si svolgerà a Roma il 24 ottobre.
Il libro è introdotto da una presentazione del direttore generale della Fondazione Migrantes, don Gianni de Robertis che sottolinea come occorre che “noi adulti facciamo insieme ai bambini un cammino, non per diventare più grandi ma più piccoli, imparando a stupirci della bellezza che ci circonda, imparando a riconoscerla nelle tante cose che sono intorno a no, ma soprattutto nelle tante persone che incontriamo, al di là della loro provenienza geografica, facendoci contagiare dalla loro diversità”. (Raffaele Iaria)
MCI Germania-Scandinavia: a settembre il convegno nazionale
13 Giugno 2019 - Francoforte - Si svolgerà a Bergisch Gladbach, presso la Kardinal Schulte Haus, nei giorni 16-19 settembre, il convegno nazionale delle Missioni cattoliche Italiane in Germania e Scandinavia sul tema “Sale della terra”. Relatore sarà il prof. Marco Guzzi, dell’Università Salesiana di Roma, promotore dei Gruppi “Darsi Pace”, che approfondirà il tema dell’odierna crisi antropologica, sviluppando poi alcune indicazioni su come affrontare da cristiani questo tempo di revisioni e di cambiamenti. Il programma – informa il Delegato nazionale delle MCI, padre Tobia Bassanelli – prevede lavori dei gruppi, la visita alla città di Colonia e alla locale Missione Cattolica Italiana.
Nell’ultima giornata, dedicata alle conclusioni, saranno anche presentate indicazioni pratiche alle varie comunità.
Messico: artisti italiani per Frida all’Istituto di Cultura
12 Giugno 2019 - Roma - Sarà l’Istituto di Cultura Italiana di Città del Messico ad ospitare, dal 20 giugno prossimo, la mostra “Omaggio a Frida” in onore dell’artista messicana nota per suoi dipinti ricchi di simbolismo. L’iniziativa è del presidente del Centro di Aggregazione Culturale di Ragusa, Amedeo Fusco, che ha coinvolto diversi artisti contemporanei italiani e non solo in un progetto che li ha visti protagonisti di mostre in molte città italiane. Si tratta di opere pittura, scultura, fotografie che in qualche modo rendono omaggio alla figura di Frida Kahlo y Calderón. Solo in Italia sono state migliaia le persone che hanno avuto modo di visitare la mostra: da Milano a Firenze, Cosenza, Trieste, etc.
Fusco, originario di Scala Coeli in Calabria, è un artista a tutto tondo. Ha recitato come attore di teatro, diretto commedie, intrepretato brani musicali…e scritto canzoni anche nel suo dialetto, quello calabrese. La sua storia lo ha portato oggi a vivere in Sicilia, a Ragusa ma non ha mai dimenticato la Calabria. E ne va orgoglioso, come ripete spesso nelle sue tante interviste a emittenti nazionali e locali. Lo scorso anno ha pubblicato anche un cd da titolo “Vita mija” dove si sente forte la nostalgia per la sua terra, un sentimento che coinvolge chiunque, per varie ragioni , lascia la propria terra, le proprie origini che però non dimentica… (R. Iaria)
Migrantes: alla Camera dei deputati la presentazione del Rim Junior 2019
10 Giugno 2019 - Roma - In un momento storico in cui la crescente ondata migratoria in Italia crea tensioni e preoccupazione è importante mostrare ai giovani l’aspetto speculare dell’immigrazione nel nostro paese, quello dell’emigrazione degli italiani che, per secoli e fino ai giorni nostri, ci ha visto protagonisti di un importante flusso migratorio in tutto il mondo.
Scritto in un linguaggio semplice e accattivante, dotato di una bella veste grafica e ricche illustrazioni, il RIM (Racconto Italiani nel Mondo) JUNIOR 2018-2019, promosso dalla Fondazione Migrantes, si propone lo scopo di narrare ai meno giovani la storia dell’emigrazione italiana nel mondo. L’utilizzo del QR code cattura l’attenzione dei giovani appassionandoli ai contenuti aggiuntivi online.
I percorsi didattici sono molteplici e il giovane lettore potrà avventurarsi in solitario alla scoperta della storia dell’emigrazione italiana o sotto la guida dell’insegnante insieme a tutta la classe.
Seguendo le avventure di personaggi italiani noti e poco noti i ragazzi ripercorreranno la storia del nostro Paese. Il RIM JUNIOR 2018-2019, della Fondazione Migrantes, sarà presentato a Roma, presso la Camera dei Deputati (vedesi allegato) venerdì 14 giugno alle ore 17,00.
Alla presentazione interverranno, per i saluti istituzionali, la parlamentare eletta all’Estero Fucsia Fitzgerald Nissoli, il presidente della Commissione Cei per le Migrazioni e della Fondazione Migrantes, il vescovo mons. Guerino Di Tora e in collegamento da New York il Console Italiano Francesco Genuardi e l’Osservatore della Santa Sede all’Onu. Il volume sarà presentato dalla curatrice Daniela Maniscalco e dal direttore artistico Mirko Notarangelo. Seguiranno gli interventi di Vinicio Ongini del Miur e la giornalista di Avvenire Viviana Daloiso e, in collegamento sempre da New York, Annavaleria Guazzieri dell’Ufficio Educazione del Consolato Generale d’Italia di New York e Josephine A. Maietta dell’Association of Italian American Edicators. A moderare il Segretario Generale dell’Istituto Cooperazione Paesi Esteri, Gianni Lattanzio. (R.Iaria)
“Italiani all’estero, i diari raccontano”: una piattaforma informatica
7 Giugno 2019 - Roma – “Italiani all’estero, i diari raccontano”: questo il nome della piattaforma informatica che sarà presentata lunedì 10 giugno alle ore 17.00, alla Farnesina. Il progetto - realizzato con il contributo della Direzione Generale per gli Italiani all’Estero e le Politiche Migratorie del Ministero degli Esteri - è una selezione delle parti più significative delle testimonianze raccolte nel fondo catalogato con il soggetto “emigrazione” presso la Fondazione Archivio Diaristico Nazionale di Pieve Santo Stefano (Arezzo). Sono i diari, le lettere e le memorie che racchiudono storie di italiani “qualunque”, vissuti all’estero tra l’inizio dell’Ottocento e i giorni nostri, raccolte a partire dal 1984 dall’Archivio diaristico nazionale e offerte ai lettori di tutto il mondo.
Alla presentazione interverranno Elisabetta Belloni, Segretario Generale del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale, Luigi Maria Vignali, Direttore Generale per gli Italiani all’Estero, Nicola Maranesi, curatore del progetto e Pier Vittorio Buffa, consulente editoriale.
Nel corso della presentazione Francesca Ritrovato e Jacopo Bicocchi leggeranno alcuni brani di letture tratte dalle testimonianze raccolte nella Piattaforma informatica.