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Papa Francesco: l’integrazione “dipende da come viene fatta”

23 Ottobre 2023 - Città del Vaticano - L’integrazione “dipende da come viene fatta; dal modo in cui si fomenta la convivenza. Il problema, in Europa, è che in alcune città si formano ghetti di immigrati. Questo non è positivo né per loro né per il Paese ospitante”. Lo dice papa Francesco nel libro “Non sei solo. Sfide, risposte, speranze” in conversazione con Francesca Ambrogetti e Sergio Rubin, in uscita domani ed edito  da Salani. Il papa ricorda che “c’ è stato un caso di giovani che hanno perpetrato un attentato con decine di morti e feriti. Vivevano in un ghetto che si è trasformato in terreno fertile perché fossero sottoposti a un lavaggio del cervello. Chiediamoci quale futuro può avere un giovane a cui, quando cerca un lavoro, sbattono tutte le porte in faccia per il semplice fatto di avere origini diverse. Il rischio di cadere nell'alcolismo, nella droga odi delinquere per sopravvivere è alto. Finanche – dice il Pontefice nel testo anticipato oggi dal quotidiano “La Stampa” - nella tentazione del suicidio. Per non parlare di chi invece si ritrova coinvolto con l'ISIS”. Per papa Francesco è necessario “andare oltre i pregiudizi e che gli stessi rifugiati facciano uno sforzo e si aprano a un nuovo contesto culturale senza perdere le loro tradizioni, che sono un arricchimento. Scusate se cito il mio Paese, ma è l'esempio che conosco meglio, e in più, vista l'enorme quantità di immigrati di diversi Paesi, culture e religioni che ha accolto, l'Argentina è anche un esempio di integrazione”. Il papa racconta che quando era un ragazzo ragazzo, alla scuola pubblica “convivevano, senza nessun problema, giovani delle più diverse origini famigliari. E tuttavia capisco certe cautele da parte dei cittadini e anche la prudenza delle autorità dei Paesi ospitanti perché in alcuni casi sono plausibili. Detto ciò, che da un certo timore si passi al terrore e si chiudano le frontiere mi sembra un atteggiamento irrazionale. Perché non ci sediamo e non analizziamo come si può agire a favore dell'integrazione? E perché non stabiliamo anche quanti ne possiamo integrare? Anche in Europa ci sono eccellenti esempi di integrazione”. Il Pontefice insiste nel dire che “la chiave sta nell'integrazione è nel portarla a termine. È vero che l'ideologizzazione dell'elemento religioso, quello che in Africa si chiama islam radicale, è un problema e rappresenta una perversione della religiosità perché l'islam, in verità, è una religione di pace e la maggior parte dei suoi membri sono pacifici. Come dicono loro, o si è terroristi o si è musulmani. Che poi, detto traparentesi, il fondamentalismo lo troviamo in tutte le religioni. Inoltre, caso strano, nei Paesi africani in cui non sono filtrate organizzazioni come l'ISIS, di solito la convivenza è molto buona. In alcuni, a Natale, i musulmani fanno regali ai cristiani. E i cristiani fanno regali ai musulmani per il Ramadan o perla festa del Sacrificio. Un nunzio destinato a un Paese africano – ha detto ancora papa Francesco - mi ha raccontato che, nella cattedrale della sua capitale, si forma una lunga coda per varcare la Porta Santa e ottenere indulgenze giubilare e che tra i cristiani ci sono molti musulmani che poi si dirigono all'altare dove si trova l'immagine della Madonna perché Maria è venerata nell'islam”. (R.I.)  

Papa Francesco: integrare i migranti con il lavoro

12 Settembre 2022 - Città del vaticano - "Va sottolineato il ruolo positivo che giocano le aziende sulla realtà dell'immigrazione, favorendo l'integrazione costruttiva e valorizzando capacità indispensabili per la sopravvivenza dell'impresa nell'attuale contesto". Lo ha detto questa mattina papa Francesco ricevendo, nell'Aula Nervi, l'Assemblea di Confindustria. Per il papa occorre ribadire con forza il "'no' ad ogni forma di sfruttamento delle persone e di negligenza nella loro sicurezza". Il problema dei migranti,  ha aggiunto  a braccio,  il migrante "va accolto, accompagnato, sostenuto e integrato. E un modo di integrarlo è il lavoro. Ma se il migrante è respinto o semplicemente usato come un bracciante senza diritti questa è un'ingiustizia grande, anche fa male al proprio Paese". (Raffaele Iaria)