Tag: Immigrati e rifugiati

Capitani reggenti San Marino in visita a Sant’Egidio: “collaborazione per i corridoi umanitari”

27 Maggio 2021 - Roma - I Capitani Reggenti della Repubblica di San Marino, Giancarlo Venturini e Marco Nicolini, assieme al Segretario di Stato per gli Affari Esteri Luca Beccari, hanno visitato oggi Sant’Egidio, dove hanno incontrato il fondatore Andrea Riccardi, il presidente Marco Impagliazzo, una delegazione della Comunità e alcuni rifugiati provenienti dalla Siria e dall’Africa accolti in Italia grazie ai corridoi umanitari. Durante la visita è stata riaffermata la volontà di lavorare insieme concretamente per l’accoglienza e l’integrazione di migranti e rifugiati, favorendo le vie legali e sicure. Le massime autorità di San Marino hanno illustrato il contenuto della legge “Disposizioni in materia di accoglienza di minori stranieri non accompagnati”, approvata lo scorso 30 aprile con procedura d’urgenza e all’unanimità da parte del Consiglio Grande e Generale. Per rendere operativa tale legge, il governo di San Marino e la Comunità di Sant’Egidio hanno sottoscritto un memorandum, che consentirà nei prossimi mesi l’arrivo di alcuni minori stranieri non accompagnati attraverso i corridoi umanitari. Durante la firma dell’accordo, il Segretario di Stato Luca Beccari ha affermato la volontà di San Marino di “fare la sua parte per rispondere alla grande sfida del fenomeno migratorio in uno spirito di solidarietà”. Sottolineando l’amicizia pluriennale che lega la Comunità di Sant’Egidio alla Repubblica di San Marino, Andrea Riccardi ha osservato come “San Marino ha saputo guardare lontano con interesse e lungimiranza, assumendosi la responsabilità di affrontare problemi complessi”.    

Gli ultimi morti in Libia: “Sono bimbi, non spazzatura”, l’urlo del vescovo

27 Maggio 2021 - Milano - Nuovamente corpi di bambini sulla spiaggia, quasi fossero spazzatura. Una vergogna indicibile per l’umanità, una sconfitta per l’Europa le immagini arrivate dalle coste della Libia, mentre nei nostri orecchi e nel nostro cuore c’è ancora l’eco del grido della mamma del piccolo Joseph scomparso, come tanti altri bambini, nel Mar Mediterraneo. Quando il 30 settembre del 2013, in una delle tante (troppe) tragedie che hanno reso il Mare nostrum un cimitero, furono trovati i corpi di 13 giovani sulle spiagge di Sampieri, ricordo il contrasto stridente tra una turista che continuava il suo jogging come se niente fosse accaduto e il grido di un’anziana donna in dialetto siciliano: «Fimmativi! Sunu figghi di mamma» (Fermatevi! Sono figli di mamma). E poi tante donne avvolsero i corpi in coperte scelte tra le più belle. Il sensus fidei del popolo di Dio è anche questo: la vita vale, va onorata, senza se e senza ma. E quindi ogni vita va salvata! Legge degli uomini di mare e della coscienza che spinge ONG, ma anche tanti pescatori, ad “esserci” per salvare vite… Legge della coscienza e legge di Dio; anzi, prima che legge, il modo con cui Dio interviene nella storia: salvando! Salvando «a caro prezzo», restando «in agonia fino alla fine dei tempi» – come ricordava Pascal – e quindi indicando il luogo dove ancora oggi incontrarlo, soccorrerlo, riconoscerlo. Chiedendo alla Chiesa di essere “Chiesa in uscita” per sintonizzarsi sul primerear di Dio, sul prendere l’iniziativa per salvare – ci ha detto papa Francesco nell’ Evangelii gaudium, chiarendo come l’annuncio del Vangelo diventa profezia nella storia. Se ora sono dei bambini a diventare “scarti” o, come nel caso del piccolo Juan Francisco, ad essere salvati, questo rinnova il gesto di Gesù: mettendo al centro i bambini, ci chiarisce come accoglierli, difenderli, «mettersi ai piedi della loro crescita» diventa vera conversione a Dio e vero futuro dell’umanità. Per questo sui numeri (usati spesso per creare paura) prevalgano i volti! L’epifania del volto continua a dirci, come ricordava il filosofo Levinas, «Non mi uccidere!»: non mi uccidere con la tua indifferenza, non mi uccidere con una politica che non parte dai beni essenziali, non mi uccidere con una religiosità che separa rito e vita. Come ci ricorda papa Francesco nella “Fratelli tutti” commentando la parabola dell’uomo lasciato mezzo morto per strada, «in quelli che passano a distanza c’è un particolare che non possiamo ignorare: erano persone religiose […] il fatto di credere in Dio e di adorarlo non garantisce di vivere come a Dio piace» (FT74). E poi un messaggio per tutti, per risvegliare la comune responsabilità: «I “briganti della strada” hanno di solito come segreti alleati quelli che “passano per la strada guardando dall’altra parte”» (FT75). E quindi la prospettiva della responsabilità comune, per ricostruire il “noi” che ci farà uscire diversi dalla crisi di umanità che stiamo attraversando. «Con i suoi gesti – sottolinea papa Francesco - il buon samaritano ha mostrato che “l’esistenza di ciascuno di noi è legata a quella degli altri: la vita non è tempo che passa, ma tempo di incontri» (FT 66). Dovrà essere tenuto presente anche nel cammino sinodale delle nostre Chiese, che dovrà avere il respiro della compagnia delle donne e degli uomini del nostro tempo, tutti amati dal Signore, e la “misura alta” del Vangelo che ritroviamo facendo nostra la predilezione di Gesù per i piccoli e poveri. E questo ci permetterà di offrire con coraggio e libertà alla politica, alla cultura, all’economia la spinta al “di più” del Vangelo e la prospettiva di una storia che si compie in Dio. Con quella speranza incarnata a cui fanno pensare i versi di Tesfalidet Tesfom, giovane migrante morto all’ospedale di Modica per le torture subite in Libia: «Nulla è irragiungibile / sia che si ha poco o niente/ tutto si può risolvere/ con la fede in Dio //. Ciao, ciao. Vittoria agli oppressi». (mons. Antonio Stagliano – Vescovo delegato Migrantes Sicilia – www.famigliacristiana.it)  

Trentino: campagna di sensibilizzazione per aiutare chi attraversa la rotta balcanica

26 Maggio 2021 - Trento - “Cambiamo rotta!”. È lo slogan al centro della campagna di sensibilizzazione sulla situazione dei migranti che attraversano la rotta balcanica nel tentativo, per lo più vano, di raggiungere l’Europa. A lanciarla, in Trentino, è una rete di realtà tra cui la diocesi di Trento, Ipsia (Acli), Osservatorio Balcani Caucaso Transeuropa/Cci, Forum Trentino per la pace, Cnca, Movimento dei Focolari. L’obiettivo – hanno spiegato oggi in una conferenza stampa all’aperto, riferisce il Sir – è “richiamare l’attenzione dei trentini su un dramma alle porte di casa, eppure nascosto ai più. A soli 500 chilometri dalla nostra provincia, infatti, centinaia di migranti, soprattutto dal Medio Oriente, tentano di approdare nel vecchio continente, ma ad attenderli trovano quasi sempre confini sbarrati. E un destino da profughi nei campi di accoglienza”. La campagna si pone l’obiettivo “di suscitare maggiore consapevolezza su questa ferita aperta nel cuore dell’Europa, negli stessi territori insanguinati dalla guerra degli anni Novanta”. Nel concreto punta a raccogliere fondi per sostenere l’attività di accoglienza in particolare nel campo profughi di Lipa, in Bosnia Erzegovina, dove operano anche volontari trentini, coordinati da Ipsia. Con i finanziamenti si vorrebbe realizzare una lavanderia, fondamentale per garantire l’igiene e scongiurare la diffusione della scabbia. L’evento di lancio si svolgerà in diretta on line il 29 maggio alle ore 17.30 sul canale YouTube della diocesi di Trento (Servizio comunicazione), sulle pagine Facebook di Vita Trentina e Obc Transeuropa e in Tv su Telepace Trento. Il 29 maggio è la Giornata internazionale dei peacekeeper, i promotori di pace, ed è anche una data significativa per la storia del Trentino. I primi evangelizzatori di questa terra – Sisinio, Martirio ed Alessandro, uccisi in val di Non il 29 maggio 397 -, provenivano dalla Cappadocia, nel cuore dell’attuale Turchia. Per arrivare in Anaunia si trovarono anche loro ad attraversare i Balcani, più di 1600 anni fa. L’arcivescovo Lauro Tisi li ricorderà con una messa a Sanzeno sabato 29 alle ore 20.

 

Tre corpi di migranti sulla spiaggia di Zuwara

26 Maggio 2021 - Roma - Sono stati rinvenuti sulla spiaggia di Zuwara tre corpi: appartengono a un neonato, a un bambino e ad una donna. Le loro foto stanno facendo il giro del mondo suscitando sdegno. Si ipotizza siano vittime del naufragio di una imbarcazione che aveva a bordo 90 persone. Secondo l’OIM, l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni, l’incidente risale ai giorni scorsi. Un barcone con molte donne e bambini tra i passeggeri, partito nella notte tra il 18 e il 19 maggio, è naufragato davanti alle coste libiche: circa 50 i dispersi e solo 33 i superstiti. I corpi dei bambini e della donna sono rimasti abbandonati e dimenticati sulla spiaggia libica per giorni. “Immagini che oggi come allora dovrebbero risvegliare le nostre coscienze e quella di tutta l’Europa. Non si può rimanere indifferenti e immobili di fronte al dramma e alla morte di esseri umani, occorre rimette al centro la vita e i diritti delle persone”, sottolinea il Centro Astalli. “È doloroso e inaccettabile osservare le immagini dei tre corpi di bambini senza vita da giorni riversi su una spiaggia in Libia ma non c’è più tempo per l’indignazione a orologeria. Ora occorre un risveglio collettivo, da fare tutti insieme, governi e società civile”, ha aggiunto Andrea Iacomini, portavoce di Unicef: “a farne le spese sono centinaia di bambine e bambini di cui decidiamo di ricordarci solo se ci vengono iniettate dosi di immagini di corpi tragicamente lasciati morire sulle nostre spiagge o in quelle di altri paesi. I bambini non devono morire in mare, deve essere il nostro mantra quotidiano, non possiamo ricordarci di loro solo quando accadono tragedie sempre tristemente evitabili”.  

Acli: domani convegno sulla cittadinanza alle seconde generazioni

25 Maggio 2021 - Roma – Domani, mercoledì 26 maggio, si svolgerà, presso la Sede Nazionale delle Acli a Roma il convegno Ius Soli. Italiano, modestamente, lo nacqui”. Introdurrà i lavori Antonio RussoVicepresidente nazionale Acli e poi ci sarà lo spazio per gli interventi di Mohamed Abdallah Tailmoun, Portavoce Rete G2 – Seconde Generazioni, l’attore Jonis Bascir e la Pluricampionessa di lancio del peso italiana nelle categorie giovanili, Danielle Madam. A seguire interverranno la Senatrice Emma Bonino e il Segretario nazionale del Partito Democratico, Enrico Letta. Le conclusioni sono affidate al Presidente nazionale delle Acli, Emiliano Manfredonia.  

CEI, mons. Brambilla sul tema migrazione: non dare immagine deformata del fenomeno

25 Maggio 2021 - Roma – Durante l’Assemblea dei vescovi italiani questa mattina diversi interventi sul tema dei migranti. “Abbiamo sentito – ha detto il vescovo di Novara, mons. Franco Giulio Brambilla, vice presidente uscente della CEI per il Nord Italia durante una conferenza stampa - gli interventi accorati dei vescovi della Sicilia, la questione deve essere assunta a livello europeo”.  È importante – ha aggiunto - "un’accoglienza reale che preveda anche l’integrazione" e, riferendosi al ruolo dei media, ha chiesto di dare della questione "una immagine non deformata”. “È un problema di comunicazione decisivo”, ha detto il presule che ha voluto evidenziare “la differenza tra immigrazione reale e immigrazione percepita”. Da qui la necessità di “non dare immagini deformate” del fenomeno immigrazione. (R. Iaria)    

Viminale: 13.766 le persone migranti sbarcate quest’anno sulle coste italiane

25 Maggio 2021 - Roma - Sono 13.766 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno. Il dato è stato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 2.284 sono di nazionalità bengalese (16%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Tunisia (1.789, 13%), Costa d’Avorio (1.329, 10%), Guinea (866, 6%), Egitto (837, 6%), Eritrea (829, 6%), Sudan (818, 6%), Marocco (545, 4%), Mali (512, 4%), Algeria (407, 3%) a cui si aggiungono 3.550 persone (26%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. Fino ad oggi sono stati 2.279 i minori stranieri non accompagnati ad aver raggiunto il nostro Paese via mare. Il dato è aggiornato a ieri, 24 maggio.  

Sassoli sull’immigrazione: “salvare vite umane, canali umanitari e una politica di accoglienza comune”

25 Maggio 2021 - Bruxelles - Durante l’intervento al Consiglio europeo, David Sassoli, ieri, ha affrontato il tema dell’immigrazione. “So che oggi – ha detto rivolgendosi ai 27 leader Ue - non parlerete di immigrazione, ma credo che l’anno che abbiamo alle spalle - in cui siamo stati insieme capaci di scelte coraggiose e inedite - ci ponga davanti alla responsabilità di fare scelte altrettanto coraggiose”. “Una grande potenza come l’Unione europea può presentarsi come attore globale solo se mostra di essere capace di gestire unita un fenomeno strutturale come quello della mobilità umana. Anche in questi giorni assistiamo invece a naufragi di carrette del mare nel Mediterraneo, a persone disperate che arrivano a nuoto sulle coste spagnole, a tante tragedie umane che si consumano nel cammino attraverso i Balcani o sulle Alpi italiane e francesi. Siamo davvero sicuri che questa sia la nostra carta di identità? Che questa assenza di concertazione sia all’altezza della nostra storia? Io credo di no e penso che sia necessario insieme agire su tre versanti”. Il Presidente dell’Europarlamento li ha quindi elencati: “Primo, salvare vite umane. Questo è un obbligo giuridico e morale e non possiamo lasciare questa responsabilità solo alle Ong che svolgono una funzione di supplenza nel Mediterraneo. Dobbiamo tornare a pensare a una grande operazione comune dell’Unione europea nel Mediterraneo che salvi vite e tolga terreno ai trafficanti. Occorre un meccanismo europeo di ricerca e salvataggio in mare, che utilizzi le competenze di tutti gli attori coinvolti, dagli Stati membri alla società civile alle agenzie europee”. Secondo: “Le persone bisognose di protezione devono poter arrivare nell’Unione europea in modo sicuro e non rischiando la vita. Abbiamo bisogno di canali umanitari da definire insieme all’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati e di un sistema europeo di reinsediamento fondato sulla nostra responsabilità comune”. E infine “abbiamo bisogno di una politica europea di accoglienza degli immigrati. Il Parlamento europeo ha adottato proprio la scorsa settimana la sua risoluzione in materia. Definiamo insieme i criteri di un permesso unico di ingresso e di soggiorno e valutiamo a livello nazionale le necessità dei nostri mercati del lavoro, che sono grandi - lo abbiamo visto durante la pandemia quando interi settori economici si sono fermati per l’assenza di lavoratori immigrati. Saremo all’altezza della ripresa se sapremo aprire le porte a una immigrazione regolata e necessaria per il futuro delle nostre società e dei nostri sistemi di protezione sociale”.    

La morte di Musa, dimenticato

25 Maggio 2021 - Torino - Era in attesa di essere rimpatriato, Musa Baide, 23 anni, originario della Guinea. Ma non ce l’ha fatta, non riusciva a superare lo stato di choc determinato dopo quel terribile pestaggio, a Ventimiglia, due settimane fa. Si è tolto la vita domenica notte nel Cpr di Torino. Si trovava in isolamento per motivi sanitari e si è impiccato usando le lenzuola in dotazione nella sua camera. Musa non si era più ripreso da quella terribile aggressione subita a Ventimiglia lo scorso 9 maggio. Le immagini erano rimbalzate sui social: tre italiani che lo prendevano a bastonate. Per quei cazzotti in testa e in faccia, per quei calci all’addome inflitti quando il ragazzo era già a terra sono stati denunciati a piede libero per rispondere del reato di lesioni aggravate. Il ragazzo, che era irregolare sul territorio nazionale e che era già stato espulso dall’Italia, avrebbe tentato di rubare il telefono cellulare a uno dei tre all’interno di un supermercato. Musa Baide era stato portato in ospedale a Bordighera e dimesso con prognosi di 10 giorni per lesioni e trauma facciale: si sarebbe dovuto nuovamente procedere all’espulsione, ma il suo gesto ha posto fine alla sua difficile vita. La procura di Torino ha avviato degli accertamenti sul caso. «È un segno molto doloroso. Ho deciso di fare una preghiera particolare per questo fratello. La faremo con la Comunità di Sant’Egidio lunedì prossimo. Vogliamo suscitare in tutta la città una presa di coscienza dell’impegno che serve per far sì che queste persone si trovino nella condizione di non arrivare a questo punto. Se ci arrivano vuol dire che sono veramente disperate, è evidente. Dobbiamo dare loro la possibilità di sentirsi accolte e sostenute» ha dichiarato l’arcivescovo di Torino, monsignor Cesare Nosiglia. «Una vicenda triste e grave – commenta Maurizio Marmo, Caritas Intermelia – capiremo nei prossimi giorni se ha avuto cure e assistenza adeguate». Perché per il garante dei detenuti, Mauro Palma, il giovane non è stato seguito in modo corretto. «Una persona affidata alla responsabilità pubblica – dice Palma – deve essere presa in carico e trattenuta nei modi che tengano conto della sua specifica situazione, dell’eventuale vulnerabilità e della sua fragilità. Questo non è avvenuto». Per Gianfranco Schiavone di Asgi (Associazione studi giuridici sull’immigrazione) questa vicenda tiene in sé "tre questioni gravissime”: «Innanzitutto vorremmo sapere per quale motivo a questa persona non è stato dato un permesso di soggiorno per rimanere in Italia in quanto vittima di violenza – sottolinea –. Non solo, tenuto conto del paese di provenienza, il suo rimpatrio era a rischio. E, dunque, non capiamo perché la prefettura di Imperia abbia emanato un permesso di espulsione in violazione dell’articolo 19 del Testo Unico». «La cosa più grave – conclude Schiavone – è che lì proprio non doveva stare». (D. Fas. - Avvenire)    

Dal semaforo a testimone nelle classi: la storia di Dullal

24 Maggio 2021 -

Roma - La comunità bengalese italiana è una delle più grandi d’Europa: è formata da migliaia di giovani che lasciano il Bangladesh, anche irregolarmente, per un’Europa ricca di speranze.

Dullal Ghosh, per esempio, ha lasciato il suo paese per non gravare economicamente sulla sua famiglia dopo essere stato bocciato un anno a scuola. In Bangladesh infatti l’istruzione è molto costosa, e mandare i figli a scuola ha un impatto notevole sul bilancio familiare. Il giovane non può più studiare e cerca un lavoro, ma non lo trova. Spinto dai genitori, decide di partire per l’Europa.

Arrivato qui, tra mille difficoltà, il “lavoro” lo trova: per racimolare qualcosa, vende fazzoletti e accendini ai semafori, per un uomo che gli affitta anche un posto dove dormire. Una vita faticosa e stressante: sveglia alle 5 del mattino e ritorno a casa alle 23 dove convive insieme ad altre 6 persone. Non solo, guadagna sempre un po’ di meno di quello che costa la sua vita. Non può mettere nulla da parte per studiare l’italiano e ottenere i documenti.

L’indifferenza e gli sguardi sprezzanti di chi dalle macchine gli fa no con il capo lo feriscono profondamente, ma continua lo stesso. Del resto non può fare altrimenti.

Una mattina però qualcosa cambia. All’ennesimo “No grazie” Dullal disperato grida in un italiano stentato al guidatore: “You help me christian”.

In quella macchina ci sta Marco, presidente di Sophia Impresa Sociale con un suo amico. Scosso dalla veemenza delle parole di quel giovane, il giorno dopo torna a quel semaforo per chiedere al giovane di vedersi e parlare.

Dullal comincia così il suo percorso di accompagnamento con Sophia, grazie al quale in breve tempo riesce a trovare un impiego, una sistemazione abitativa dignitosa e a migliorare con l’italiano. La stabilità però non è l’unica esigenza di un migrante. Dullal infatti avverte il bisogno di raccontarsi e rendersi testimone di quanto la vita di un migrante sia difficile in Italia, e soprattutto, vuole raccontare la sua terra, perché si accorge che qui in Italia è di fatto sconosciuta ai più.

In Sophia, la storia di Dullal colpisce Caterina, socia fondatrice, che decide di raccogliere il suo vissuto in un libro “Là non morirai di fame”. Il libro sarà solo il primo passo. Nei membri di Sophia e in Dullal cresce il desiderio di costruire qualcosa insieme partendo proprio dalla sua biografia. Il giovane bengalese accoglie di buon grado la proposta di diventare relatore in “Confini”, progetto educativo realizzato insieme a Fondazione Migrantes fin dal 2014, che ha l’obiettivo di sensibilizzare i ragazzi degli istituti superiori sul fenomeno dell’immigrazione.

Grazie a Confini Dullal scopre il suo grande talento nel raccontare e nell’esporre davanti ad un pubblico e la sua testimonianza ha una grande presa sugli studenti.

Dullal è diventato socio di Sophia: alla conclusione del suo quarto anno scolastico del progetto Confini è ancora emozionato come per il primo incontro. Per ogni scuola e ogni classe cerca modi nuovi di farsi conoscere e far entrare una parte della sua cultura nel cuore dei giovani studenti che non smettono di sorprenderlo con le loro domande.

Mons. Lorefice: “No alla globalizzazione dell’indifferenza”

21 Maggio 2021 - Roma - «Ancora una volta ritornano i bambini, il nostro futuro, a richiamarci alle scelte che vogliamo compiere per il futuro dell’Europa. La commozione che proviamo oggi, dinanzi all’occasionale miracolo del piccolo Juan Francisco strappato al naufragio, ci ricorda ancora una volta i volti di tutti i suoi fratelli che non hanno trovato braccia pronte a salvarli. E ci chiama ancora una volta a pretendere dall’Europa un radicale cambio di prospettiva sul fronte delle migrazioni». L’arcivescovo di Palermo, mons. Corrado Lorefice, chiama a raccolta la comunità cristiana affinché non venga dimenticato il destino di così tanti uomini, di così tante donne: «Ricordiamo tutti il piccolo Joseph, sei mesi fa, il grido di sua madre nel silenzio del Mediterraneo? Ricordiamo il piccolo Alan Kurdi, sei anni fa, il nostro sgomento dinanzi al suo corpo? Oggi la nostra coscienza è chiamata a ricordare il nome di tutti i bambini, le madri, i fratelli che hanno perduto il loro destino tra le onde, e a conoscere i nomi di tutti i bambini, le madri, i fratelli che come il piccolo Juan Francisco sperano ancora in un approdo di dignità». «Ecco perché è sul futuro di tutti che ci interroga la vita salva di Juan Francisco. Finché ci sarà ancora un bambino che rischierà di annegare, finché ci sarà ancora un bambino che rischieremo di lasciar morire, dobbiamo dirci ancora una volta che rischiamo di lasciar morire il futuro dell’umanità», prosegue mons. Lorefice: «Ecco perché dobbiamo dire ad alta voce ‘no!’ alla globalizzazione dell’indifferenza, ‘no!’ all’ininterrotto protrarsi di una tragedia che ci vede tutti coinvolti, tanto più che proprio nelle stesse ore in cui ci siamo tutti idealmente presi cura di questo neonato, abbiamo visto l’esercito spagnolo muoversi verso Ceuta e altre imbarcazioni disperdersi o naufragare al largo della Tunisia e nella zona SAR di Malta. Ecco perché le donne e gli uomini di buona volontà hanno il compito di spingere il Governo italiano e, tramite esso, le istituzioni europee, verso l’assunzione definitiva di scelte che vadano nella direzione di una responsabilità chiara sui compiti di vigilanza, sui compiti di salvataggio e soprattutto sulle politiche di accoglienza. L’uomo che ha salvato il piccolo Juan Francisco è l’unica immagine che ci rappresenta come italiani, come europei: l’immagine di un’Italia e di un’Europa che si indignano e che si sbracciano per trovare soluzioni concrete a monte del problema. Il futuro non verrà da una gretta chiusura nelle mura di una fortezza, ma dall’ascolto dell’insegnamento che ci è venuto dalla pandemia: un mondo di pochi ricchi e di tanti poveri, un mondo squilibrato e offeso dal dolore e dalla povertà, è un mondo infelice e insensato, un mondo privo di speranza». «“Perché mi chiamate: Signore, Signore, e poi non fate ciò che dico? (Lc 6,46)”», conclude mons. Lorefice, rivolgendosi a tutti i cristiani: «Noi battezzati, noi immersi nella Pasqua di Cristo, non possiamo dimenticare che siamo stati salvati dalle acque di morte e siamo riemersi alla vita perché Cristo ha donato la sua vita per amore: dal suo amore siamo stati salvati, dal suo amore siamo custoditi. Egli è il custode di noi suoi fratelli. È questo ciò che rende messianici i cristiani: custoditi, custodiamo; salvati, salviamo! “Sogniamo – lo ha scritto Papa Francesco in Fratelli Tutti – come un’unica umanità, come viandanti fatti della stessa carne umana, come figli di questa terra che ospita tutti noi”».  

Lamorgese: “maggiore flessibilità sulle regole dei rimpatri”

21 Maggio 2021 - Roma - Maggiore flessibilità sulle regole dei rimpatri e disponibilità ad attivare da subito una “linea diretta dedicata” per lo scambio di informazioni tra autorità italiane e tunisine sui natanti partiti dalle coste del Paese africano. È quanto hanno concordato il ministro dell’Interno, Luciana Lamorgese, ed il capo del governo tunisino, Hichem Mechichi, che mantiene anche l’interim del ministero dell’Interno nel corso dell’incontro che la titolare del Viminale ha avuto a Tunisi insieme al commissario europeo per gli Affari interni, Ylva Johansson. I colloqui con il presidente della Repubblica, Kais Saied, e successivamente il capo del governo hanno rappresentato un nuovo passo avanti dopo la prima missione congiunta Ue-Italia, effettuata lo scorso 17 agosto, in cui – ricorda il Viminale – sono state gettate le basi di un accordo complessivo di partenariato strategico tra l’Unione europea e la Tunisia finalizzato al conseguimento di un “pacchetto” di obiettivi: controllo dei flussi migratori irregolari, contrasto alla rete criminale che sfrutta il traffico di esseri umani, nonché sviluppo delle attività economiche legali colpite anche in Tunisia da una crisi senza precedenti e ampliamento dei canali regolari di immigrazione nell’Unione europea. “Ho manifestato al presidente Saied e al premier Mechichi la vicinanza dell’Italia e dell’Ue che intendono continuare ad essere parte attiva per aiutare concretamente la Repubblica tunisina ad affrontare sfide molto complesse, prima tra tutte quella che riguarda il futuro dei giovani di questo Paese che legittimamente aspirano, come i loro coetanei europei, a soddisfacenti condizioni lavorative e di vita”, ha spiegato Lamorgese che, negli incontri ha voluto ribadire “il comune interesse dell’Italia e della Tunisia a smantellare il business criminale dei trafficanti di migranti”. Da parte del Viminale è stato manifestato l’apprezzamento per le operazioni di interdizione che le autorità tunisine hanno realizzato anche negli ultimi giorni e che hanno consentito di fermare oltre mille migranti irregolari e di sequestrare diverse imbarcazioni utilizzate dai trafficanti.

Mohammed e l’integrazione che crea valore: aiutare chi non vuole aiuto con i fondi 8X1000

21 Maggio 2021 - Roma - Le barriere all’integrazione spesso sono invisibili. Sophia Impresa Sociale, da sempre impegnata nel sostegno e supporto ai giovani che arrivano in Italia, ha imparato che il passo più difficile da compiere per un migrante è l’affidarsi.  Lo ha imparato con Mohammed, giovane guineano, arrivato in Italia appena maggiorenne e beneficiario del progetto Creare Valore Attraverso l’Integrazione di Sophia dal 2019. Mohammed, che si appoggiava alla Caritas per vivere, si presentò sotto l’ufficio di Sophia, avendo sentito del progetto che prometteva attestati abilitanti per lavorare, corsi di italiano e assistenza legale e abitativa. “La sua risolutezza ci ha sorpreso e lo abbiamo accolto tra i beneficiari con gioia”, dicono alla cooperativa. Ciò che Mohammed aveva sottovalutato era la parte del progetto che prevedeva il dialogo con un tutor. “In Creare Valore abbiamo scoperto che, per migliorare veramente le condizioni di vita di una persona vulnerabile, spesso non bastano documenti e attestati, ma c’è bisogno soprattutto di dialogo, guida e punti di riferimento.” Questo richiede la faticosa costruzione di un rapporto di fiducia con persone che diffidano di chiunque cerchi di aiutarle. Il giovane guineano, come molti altri migranti passati per la Libia, ha eretto una barriera tra lui e il resto del mondo: vuole ottenere quello che cerca e niente di diverso, anche quando questo qualcosa è un di più. Durante i soli 18 mesi di progetto, Mohammed è stato cacciato da tre centri di accoglienza per comportamenti aggressivi e ha rifiutato innumerevoli mani tese. “Se non lo aiutiamo noi, non lo fa nessun altro”, dice Giuseppe, tutor e formatore di Sophia,  all’ennesima crisi nel percorso del giovane. “E’ per questo che il sostegno di iniziative come la campagna Liberi di Partire, Liberi di Restare promossa dalla Conferenza Episcopale Italiana con i fondi dell’8x1000 è fondamentale.” dice Marco Ruopoli presidente di Sophia: “E’ grazie a questi fondi che abbiamo potuto continuare il progetto e siamo riusciti, piano piano, ad aiutare veramente anche un ragazzo in difficoltà come Mohammed”. Oggi infatti, il giovane riceve assistenza psicologica, lavora nella squadra di ediliza privata di Sophia e soprattutto, chiama Erik, il suo tutor, quando ha un problema. Erik, paziente e affezionato, commenta: “E’ forse la persona con cui abbiamo avuto più problemi ma, aiutare chi è pronto ad accogliere il tuo aiuto sarebbe troppo facile: la sfida di Sophia, da sempre, è proprio aiutare chi non riesce ad avere fiducia”.

Vescovi Piemonte: “sull’accoglienza non possiamo fare passi indietro, la Chiesa è disposta a fare la sua parte”

20 Maggio 2021 - Torino – “Ancora una volta il mondo dolorante bussa alle nostre porte,  nel mezzo di una pandemia per cui noi stiamo iniziando a cantare vittoria e tanti altri continuano a pagare prezzi altissimi ed insostenibili. Il Governo centrale si è attivato con la collaborazione delle Prefetture che in tanti territori, Piemonte compreso, hanno già identificato opportunità e assicurato  la disponibilità di accoglienza per gruppi limitati di persone”. Lo scrivono i vescovi del Piemonte in una nota firmata dal presidente della Conferenza episcopale regionale, mons. Cesare Nosiglia, dall’incaricato per la Caritas, mons. Piero Delbosco, e dall’incaricato per Migrantes mons. Marco Prastaro. Nelle ultime ore una presa di posizione da parte regionale  ha evidenziato – si legge nella nota firmata anche dai direttori regionali Migrantes e Caritas, Sergio Durando e Pierluigi Davis -  “perplessità e sollevato eccezioni.  Lo sguardo concentrato su di sé non è mai stato lo stile della gente del Piemonte.  Nemmeno in momenti molto faticosi e difficili come gli attuali. L’impegno profuso in passato non solo non è scusante per un ritiro nel presente,  ma è stimolo a costruire l’oggi e il domani in continuità con scelte che hanno dato qualità al vivere civile, al sentire umano,  alla percezione religiosa della nostra regione”. Per questo i vescovi piemontesi chiedono di “non chiudere, di non escludere, di non rifiutare persone che sono già parte del nostro futuro”. “La solidarietà, con lo sforzo che tutto il nostro Paese sta mettendo, è un valore che va difeso e promosso anche quando affronta temi finora divisivi, perché il bene comune non è mai ‘contro’ ma ‘insieme’”. “Ringraziamo la Prefettura che accoglierà questi immigrati in apposite sedi già individuate, ma in ogni modo – aggiungono – anche la Chiesa è disposta, se necessario, a fare la sua parte”. “Siamo certi che, dopo una prima reazione allarmata, la nostra Regione saprà ancora percorrere convintamente un cammino di apertura verso i migranti, indirizzando così le scelte delle collettività locali e dei singoli, delle famiglie e dei gruppi. In gioco c’è la dignità delle persone”. “Non lasciamoci – conclude la nota frenare da uno sguardo corto, ma osiamo accettare una sfida di umanità”. (R.Iaria)

Migrantes Cosenza-Bisignano: parte un “punto Migrante” a Rende

20 Maggio 2021 - Cosenza - Nasce a Rende, presso la parrocchia Sant’Antonio da Padova, su impulso dell’Ufficio Migrantes e della stessa comunità parrocchiale e con il sostegno della Fondazione Migrantes (che sostiene il progetto “Comunità accoglienti. Liberi dalla paura”), il “Punto Migranti”, un centro di incontro e servizi rivolto agli stranieri. L’inaugurazione è avvenuta lo scorso 18 maggio. “L’esigenza che ci ha spinti a mettere su il Punto è l’osservazione dei bisogni del territorio di questo periodo”, afferma Pino Fabiano, direttore dell’Ufficio Migrantes. “Soprattutto durante la pandemia, lo smart working e il lavoro a distanza hanno creato difficoltà per l’accesso ai servizi pubblici. Infatti spesso si accede agli uffici tramite pec e mail, che gli amici e fratelli migranti non hanno”. Così, l’aiuto che si vuole dare a Sant’Antonio è pratico, rispetto alle esigenze burocratiche dei migranti. “Questo però vuole essere proprio un centro di incontro, di relazioni tra fratelli e anche della valorizzazione di quanto è esistente”. Da Pino Fabiano un appello: “Mancano servizi del genere nelle nostre realtà sociali ed ecclesiali. Per questo vogliamo essere ‘punto’ di riferimento e ‘punto’ per andare avanti, non in senso autoreferenziale, ma avviando legami e nuove esperienze in altre parti della diocesi. Per questo cerchiamo parrocchie, associazioni e volontari nelle periferie della diocesi per mettere su altri punti migranti”. Un cammino, quello dell’Ufficio, che negli ultimi anni ha visto diverse iniziative. “Stiamo costruendo con alcune associazioni di migranti e mediatori una rete di supporto per i migranti, perché la valorizzazione delle associazioni migranti dei rumeni, dei filippini, dei senegalesi significa mostrare attenzione ai bisogni e alle culture”. Tra le necessità dei migranti, quella di favorire la conoscenza della lingua per potersi muovere meglio sul territorio. “Saper parlare significa poter camminare in libertà e dignità” - afferma due volte Pino Fabiano. Il fatto che la parrocchia, guidata da padre Luigi Loricchio, metta a disposizione locali e volontari rappresenta l’ennesimo momento di collaborazione con l’ufficio Migrantes, già iniziato con “Allarga lo spazio della tua tenda”, finanziato con la campagna “Liberi di partire” che oggi vede tre giovani maggiorenni in cammino di formazione anche lavorativa. (F.M. – Parola di Vita)    

Palermo: un ambulatorio per i torturati

20 Maggio 2021 - Palermo - Medici Senza Frontiere e l’Azienda sanitaria di Palermo hanno aperto un ambulatorio per la riabilitazione di migranti e rifugiati sopravvissuti a violenze e torture. Il nuovo servizio è gratuito e svolto in collaborazione con diverse realtà del territorio. A beneficiarne sono uomini, donne e minori non accompagnati che hanno subito torture e trattamenti inumani e degradanti. «L’esperienza della tortura, per molti vissuta nei centri di detenzione in Libia, lascia segni indelebili. Senza un’assistenza specialistica, gli esiti di traumi e violenze rischiano di segnare profondamente lo stato di salute di queste persone» dichiara Ester Russo, psicoterapeuta di MSF a Palermo.  

Marocco: fonti cattoliche, “continuiamo ad accogliere i più vulnerabili”

19 Maggio 2021 - Roma - “La Chiesa cattolica in Marocco come sempre continua ad accogliere, proteggere e aiutare i più vulnerabili tra i migranti, quelli che sono malati e in situazione difficile. Noi li accogliamo ma non entriamo nelle questioni politiche”: è quanto ribadisce una fonte ecclesiale locale contattata dal Sir a proposito delle migliaia di migranti che nelle ultime ore hanno tentato di raggiungere l’enclave spagnola di Ceuta in Marocco. Sono circa 4.800 i migranti già rimandati in Marocco dei circa 8.000 che sono riusciti a entrare tra lunedì e martedì. La stampa spagnola riferisce che una parte dei migranti entrati a Ceuta sta ritornando volontariamente in Marocco dopo aver constatato la mancanza di cibo e alloggi. Tra gli osservatori c’è chi sospetta che si tratti di una ritorsione di Rabat per la decisione di Madrid di consentire il ricovero in un ospedale iberico di Brahim Ghali, leader del Fronte Polisario, il movimento per l’indipendenza del Sahara occidentale, considerato nemico dal Marocco.  

Da Lesbo a Milano: una famiglia arrivata con i Corridoi Umanitari

19 Maggio 2021 - Milano - "New Life": così ha commentato, emozionata, una ragazza della famiglia afghana arrivata l'altro ieri sera a Milano, con i corridoi umanitari, dall’isola greca di Lesbo. Fa parte del gruppo di quaranta profughi, appartenenti a nove nazionalità, atterrati a Fiumicino e che hanno raggiunto le ospitalità in casa in diverse regioni italiane secondo il modello, ormai sperimentato, dei corridoi umanitari, che dal febbraio 2016 fino ad oggi hanno permesso di giungere in sicurezza, al riparo dai trafficanti di esseri umani, oltre 3.500 persone in Italia, Francia, Belgio e Andorra. La famiglia, ospitata ora in un appartamento della zona sud di Milano, è di etnia hazara, composta da una madre con tre figli, era bloccata nell'isola greca di Lesbo da due anni. Nei primi racconti, emerge il ricordo delle fiamme dell'incendio del campo profughi e la fatica mentale nel resistere a una situazione in cui tutto appare bloccato e senza speranza. Ora, finalmente, il sogno di una nuova vita e del ritorno a scuola per i ragazzi, fa sapere la Comunità di Sant'Egidio di Milano. L’obiettivo dei corridoi umanitari da Lesbo è quello di risolvere la situazione di una parte dei profughi (famiglie con bambini, persone vulnerabili e minori non accompagnati) presenti nell’isola greca ormai da tempo, in attesa di una collocazione, con condizioni di vita rese ancora più difficili in questi ultimi mesi per gli effetti della pandemia. L’accoglienza diffusa rappresenta un elemento decisivo di un progetto, totalmente autofinanziato, che sta favorendo l’inserimento dei profughi arrivati nel tessuto civile e sociale del Paese, nel circuito scolastico per i minori e in quello lavorativo per gli adulti, con grande beneficio per la società.  

OIM: un’altra tragedia nel Mediterraneo, “almeno 50 i morti”

18 Maggio 2021 -

Roma - “Sfortunatamente, un altro naufragio è accaduto al largo di Sfax, in Tunisia. Probabilmente almeno 50 migranti risultano dispersi, 33 i superstiti, tutti provenienti dal Bangladesh”: a dare l’annuncio su Twitter è il portavoce dell’Organizzazione internazionale delle migrazioni Flavio Di Giacomo. L’imbarcazione era partita, scrive il Sir, domenica scorsa da Zwara, in Libia.

Migrantes Cosenza-Bisignano: nasce il “Punto Migranti”

17 Maggio 2021 - Rende - Su iniziativa dell'Ufficio Migrantes di Cosenza-Bisignano domani, martedì 18 aprile, sarà aperto il Centro di Incontro e Servizi rivolto agli stranieri presenti sul territorio.  Il servizio sarà aperto Martedì e Giovedì pomeriggio dalle 15.30 alle 17.30. E' possibile prenotare - dice il direttore Pino Fabiano - un appuntamento telefonando o inviando un messaggio WhatsApp al 379-3606042 oppure inviando una mail a puntomigranti.rende@gmail.com