Primo Piano

Vaticano: oggi una partita con una squadra formata da migranti

28 Febbraio 2024 -
Città del Vaticano - Prima l'Udienza con Papa Francesco e poi una partita con la squadra “Fratelli tutti”, organizzata dal Dicastero per la Cultura e l’Educazione. E' la cooperativa sociale pugliese Rinascita, con sede a Copertino, composta da migranti africani e sostenuta dalla diocesi di Nardò Gallipoli e dall'Ufficio pastorale diocesano Migrantes. In campo migranti, rifugiati e richiedenti asilo che stanno dando vita a una esperienza inclusiva attraverso lo sport, con lo stesso stile che Athletica Vaticana vive nelle diverse discipline sportive.  Da tre anni - riferisce l'Osservatore Romano - il calcio è divenuto un’opportunità di accoglienza e inclusione per migranti, rifugiati e richiedenti asilo, tanto che la squadra oggi milita nel campionato di promozione e sta per giocarsi la finale di Coppa Italia di categoria. E a novembre, a Roma, ha anche vinto il torneo del progetto inclusivo “Rete” per minori stranieri non accompagnati. Ed è proprio questa esperienza inclusiva e solidale di vita e di speranza che la cooperativa desidera condividere oggi con il papa, dice il vescovo  mons. Fernando Filograna, che con don Antonio Bottazzo, direttore dell’Ufficio Migrantes accompagna il percorso della cooperativa.
 

Romania: da domani il viaggio di mons. Felicolo. Incontro con la Migrantes romena e la comunità italiana

27 Febbraio 2024 - Roma - Si ritroveranno a Ciofliceni (Bucarest), da domani a sabato, i direttori per la pastorale delle migrazioni della Conferenza Episcopale della Romania su iniziativa della Commissione Episcopale per le Migrazioni presieduta da mons. Cristian Dumitru Crișan. All’incontro parteciperà mons. Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes al quale è stato chiesto, durante le varie sessioni, di parlare dell’esperienza pastorale con i migranti in Italia. Mons. Felicolo relazionerà e dialogherà con i direttori Migrantes della diocesi della chiesa romena. In particolare il direttore di Migrantes si soffermerà sui compiti dell’organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, sul ruolo dei direttori diocesani e su alcune esperienze portate avanti in Italia sul tema della migrazione e dell'accoglienza. Mons. Felicolo al termine si recherà a Bucarest per alcuni incontri con le comunità italiane qui residenti e celebrerà domenica una liturgia eucaristica con loro. In Romania le Missioni cattoliche italiane sono sei.

Cei: il 1° marzo in preghiera per la pace

27 Febbraio 2024 - Roma - In preghiera perché la Chiesa in Italia e le Chiese in Europa “insegnino a costruire legami di pace e di verità attraverso l’insegnamento autentico del Vangelo per essere un solo corpo e un solo spirito”, perché i governanti delle Nazioni “promuovano il bene comune a partire dai compiti loro affidati affinché si estinguano le contese e le divisioni a favore di una reale comunione tra i popoli della terra” e perché i popoli dell’Ucraina, della Terra Santa e di tutte le terre martoriate dalla guerra “non perdano mai la speranza in te, o Signore, ma, alimentanti dal tuo amore e dalla tua presenza, disprezzino l’odio e favoriscano la giustizia”. Venerdì 1° marzo, aderendo all’iniziativa del Consiglio delle Conferenze Episcopali d’Europa (CCEE), le comunità ecclesiali si ritroveranno per celebrare una Messa per l’attuale Sinodo e per le vittime delle guerre che imperversano in Ucraina e in Terra Santa. Per l’occasione, l’Ufficio Liturgico Nazionale della Cei ha predisposto un testo ad hoc della Preghiera dei fedeli.

Mons. Panzetta: mantenere la memoria della tragedia di Cutro

27 Febbraio 2024 - Crotone - Il territorio e ancor più i parenti delle vittime e i sopravvissuti hanno diritto alla verità. Non ci possono essere sconti. È un diritto naturale sapere come sono andate le cose e poi assumersi le responsabilità. Questo è un bisogno primario. Tutti abbiamo diritto di sapere perché non siamo riusciti a evitare una strage a 50 metri dalle nostre spiagge”. A dirlo, ad un anno dal naufragio di Cutro, con la more di 94 persone, è l'arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Angelo Raffaele Panzetta secondo il quale l'interesse deve essere sempre quello di “colpire i trafficanti che vendono la carne umana” mentre “la povera gente che si butta in mare in cerca di condizioni migliori non può essere criminalizzata. Non è questa la strada”, sottolinea il presule in una intervista al quotidiano “Avvenire”. Per ricordare questo anniversario la diocesi, attraverso anche l’ufficio Migrantes, ha promosso un momento di preghiera, perché nella “nostra tradizione la preghiera per i defunti ha un valore importante, ma anche quella per le loro famiglie, per i superstiti, e anche per quegli uomini e quelle donne che ancora cercano di fare la stessa cosa che volevano le persone morte un anno fa, cioè provare ad abbandonare le loro terre per una vita più umana. Però la preghiera non toglie le responsabilità”. “Come comunità cristiana – ha spiegato mons. Panzetta - ci siamo chiesti con forza se la strage di Cutro ci ha fatto crescere: siamo diventati migliori, più umani, più credenti? E devo dire che qualcosa lo abbiamo fatto. Abbiamo allargato gli spazi fisici dell'accoglienza: avevamo a Crotone un dormitorio che però era fruito soprattutto da uomini e così abbiamo creato un centro di accoglienza per le famiglie e abbiamo in cantiere la realizzazione di una casa di accoglienza multifunzione per tutte le esigenze delle persone che si trovano in difficoltà”. Papa Francesco in occasione della strage disse che quel naufragio non doveva avvenire e si doveva fare il possibile perché non si ripetesse. “Purtroppo – dice oggi l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina - queste parole non sono state ascoltate. Bisogna lavorare per una risposta al fenomeno del flusso migratorio, questa massa di disperati, di persone piene di speranza che cercano un futuro migliore. Ci vuole una risposta strutturale, condivisa, solidale. E questo non si vede ancora. I Paesi della Ue non riescono ad affrontarlo insieme e quindi il rischio serio è che la questione sia la cartina di tornasole di un'Europa nella quale si sono seduti a un tavolo gli egoismi nazionali. Serve un cuore aperto, mentre l'egoismo acceca. Non bastano interventi provvisori. Ci vorrebbe una progettazione alta. Anche la gente semplice della nostra terra sa che un'immigrazione sicura, regolare, è nell'interesse di tutti i Paesi. Qui in Calabria sarebbe una panacea per il problema demografico e lo spopolamento”. Mons. Panzetta ricorda poi l’itinerario di formazione promosso dalla Migrantes diocesana e dalla Consulta delle aggregazioni laicali per riflettere su problemi complessi: “bisogna studiare la questione migratoria che richiede una conoscenza umile e profonda per servire le persone e aiutarle. Questi penso che siano i frutti di una tragedia terribile: siamo cresciuti nella comprensione di queste dinamiche mondiali. Mantenendo la memoria della tragedia. Mai dimenticare. Ogni anno dovremo fare qualcosa per ricordare, ma soprattutto per organizzare momenti di confronto, di consapevolezza e di responsabilità”  

Alarm Phone: 69 alla deriva, non si hanno più notizie

27 Febbraio 2024 - Milano - Non si hanno notizie dal 24 febbraio scorso di un'imbarcazione che ha bordo 69 migranti. Alarm Phone ha affermato ieri di aver avvisato subito le autorità, ma di aver poi perso i contatti con l'imbarcazione, che si trovava al largo della Tunisia. «Non sappiamo cosa sia accaduto - spiega oggi l'Ong - a questo gruppo di persone. Secondo le autorità di Libia e Tunisia l'imbarcazione non è stata trovata. Siamo molto preoccupati e speriamo che le persone a bordo stiano bene».  

Perugia: celebrati i primi cinque anni della parrocchia greco-cattolica romena

26 Febbraio 2024 - Perugia - "Visitando i malati, entrando nelle case, trovo tante romene al fianco delle nostre famiglie. Gli italiani sanno che nel momento in cui voi smetteste di lavorare, le nostre famiglie si troverebbero in serie difficoltà. Mi auguro e auguro a voi che possiate trovare sempre accoglienza e dignità e, quando queste non ci fossero, possiate trovare in noi dei fratelli che si fanno carico di questa sofferenza". Così l’arcivescovo di Perugia-Città della Pieve, mons. Ivan Maffeis alla divina liturgia concelebrata con il visitatore apostolico per le comunità greco-cattoliche europee, l’arcivescovo Cristian Crişan, ieri nella chiesa greco-cattolica romena di Perugia, in occasione dei primi cinque anni di questa comunità parrocchiale guidata da don Lucian Cordis. "Una sofferenza – ha proseguito mons. Maffeis – che si aggiunge a quella da voi provata per la lontananza dai vostri cari. Nell’esprimere gratitudine al parroco don Lucian, che costruisce comunità portando alla nostra Chiesa, tante volte arida di spiritualità, un polmone della tradizione orientale, non posso non essere grato ai romeni perché in voi troviamo un popolo dignitoso e lavoratore che ci aiuta a camminare insieme, ricordandoci che siamo un’unica Chiesa con quella ricchezza che vive nella diversità senza mai far venire meno l’unità in Cristo Gesù nostro Salvatore". Lo stesso arcivescovo Crişan ha parlato della Chiesa cattolica che "respira meglio quando ha due polmoni sia per gli orientali che per gli occidentali, mostrando la bellezza della Chiesa della diversità. Siamo un segno profetico di unità all’interno di questa diversità, come ci ricorda il documento conciliare 'Lumen gentium'". "L’Italia è la nostra seconda patria e la Chiesa italiana – ha commentato mons. Crişan – ha saputo accogliere la nostra presenza che in Romania è testimoniata a prezzo di sangue. Con il parroco don Lucian abbiamo voluto collocare in chiesa l’icona raffigurante i sette beati martiri greco-cattolici romeni beatificati dal Santo Padre Francesco nel 2019. Noi crediamo molto all’ecumenismo del sangue e del martirio e siamo sicuri che, nel coraggio dei martiri, la Chiesa sa trovare degli spunti nei tempi non facili in cui viviamo". Alla celebrazione dei primi cinque anni della parrocchia greco-cattolica romena di Perugia, una delle 73 presenti in tutt’Europa di cui 35 in Italia, sono intervenuti diversi parroci provenienti da Nord a Sud della Penisola e alcuni seminaristi di Roma. Si è pregato anche per le vocazioni alla vita sacerdotale e alla vita consacrata, non trascurando la preghiera per la pace in un mondo segnato da guerre e violenze come in Ucraina, Paese confinante con la Romania.      

Viminale: da inizio anno sbarcate 4.441 migranti sulle nostre coste

26 Febbraio 2024 -
Roma - Sono  4.441 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane sall'inizio dell'anno secondo il dato diffuso dal ministero degli Interni, considerati gli sbarchi rilevati entro le 8 di questa mattina. Di questi 976 sono di nazionalità bengalese (22%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Siria (747, 17%), Tunisia (681, 15%), Egitto (496, 11%), Pakistan (244, 6%), Eritrea (214, 5%), Etiopia (174, 4%), Sudan (134, 3%), Guinea (109, 2%), Gambia (66, 1%) a cui si aggiungono 600 persone (14%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione. I minori non accompagnati arriviati sulle coste italiane da inizio anno sono stati 520

Cutro: questa mattina una fiaccolata sul luogo del naufragio

26 Febbraio 2024 - Roma - La notte del 26 febbraio di un anno fa un barcone con a bordo circa 180 migranti naufragò a poche centinaia di metri dalla costa di Steccato di Cutro, in Calabria. 94 i morti e tra questi 35 minori. 80 i sopravvissuti. Questa mattina, all’ora della tragedia una fiaccolata su quella spiaggia. Nei giorni scorsi una Via Crucis presieduta dall’arcivescovo di Crotone-Sabta Severina, mons. Raffaele Panzetta. Gli uffici della Migrantes e della Caritas della diocesi dal giorno del naufragio sono in prima linea per l’accoglienza e la collaborazione con le Istituzioni. “Non dobbiamo perdere la memoria di eventi che in qualche modo hanno cambiato la storia locale, ma anche quella di ciascuno di noi”, ha detto al Sir sr. Loredana Pisani, direttrice dell’Ufficio Migrantes: “Questo è un dramma che non ha fine. Tutto quello che si è fatto da un punto di vista socio politico non chiude l’emorragia di situazioni di questo tipo. Tutto è ancora abbastanza insufficiente”. La Migrantes e la Consulta delle aggregazioni laicali della diocesi stanno portando avanti un percorso formativo sui temi dell’immigrazione e dell’accoglienza. Giovedì prossimo sarà anche presentato il rapporto “Il Diritto d’Asilo” della Fondazione Migrantes: “Ci auguriamo – ha detto sr. Pisani – che questo percorso di studi sia realmente formativo per le nostre comunità parrocchiali, le quali in questo anno si sono sempre impegnate in un processo di accoglienza e di integrazione, come lo hanno manifestato nei giorni della strage. Un crocifisso dalle gambe mozzate fatto coi resti di un barcone è all’interno del Museo pitagorico, dove si tiene il convegno. È lì, solo. Quasi trascurato, mentre i familiari rendono le loro testimonianze. Ma è un segno silenzioso. Anche quello dice l’impegno della Chiesa locale: ‘Creare percorsi di speranza’”. (R.I.)

Mons. Caiazzo ad un anno dal naufragio di Cutro: “il mare giudicherà questo tempo così disamorato della vita”

26 Febbraio 2024 -
Roma - “Quale monito dalla tragedia di Steccato di Cutro? Ora si celebrerà l’anniversario. Si riaccenderanno i riflettori per qualche ora, sentiremo le solite dichiarazioni, rivedremo, con gli occhi del ricordo e di uno sgomento non ancora spento, i corpi galleggianti: i ‘più fortunati’ recuperati, riconosciuti e seppelliti; tantissimi altri rimarranno senza nome in una tomba comune. Il mare, che oggi accoglie e custodisce la loro memoria, domani giudicherà questo nostro tempo così grigio e disamorato della vita; questa umanità, non più popolata da amici, figli o fratelli che, riconoscendosi, si incontrano, ma da nemici che si scansano quando non si uccidono”. Lo ha scritto mons. Antonio Giuseppe Caiazzo, arcivescovo di Matera-Irsina e vescovo di Tricarico, in una riflessione diffusa in occasione del primo anniversario del naufragio a pochi metri dalla riva di Steccato di Cutro dove si infranse “il sogno di libertà di circa 100 persone, sotto le onde furiose del mare”. Il presule ricorda di essere stato, circa due mesi dopo la strage, su quella spiaggia: il 19 aprile 2023 “c’è il riflesso dorato del sole che solca quelle calme e deliziose acque come grembo che ha accolto l’ultimo alito di vita sulla terra di bambini, giovani, adulti. Raccolgo due piccoli pezzi di legno di quella barca. Li porto gelosamente con me fino a Matera, dove, nella mia cappella li pongo per sempre a forma di Croce. Ogni giorno un ricordo nella preghiera per i tanti, troppi innocenti che nel nostro splendido mare trovano la morte”. “Sono almeno 40 anni – prosegue l’arcivescovo – che si assiste, a volte sgomenti, altre volte addolorati, altre volte, purtroppo, stanchi o meglio scocciati, nel vedere corpi senza vita recuperati in tutto il bacino del Mediterraneo. C’è la morte sulle rotte tracciate nel nostro mare: partono dalle coste africane o da quelle dei Balcani per approdare su quelle siciliane o calabresi, a volte pugliesi”. “Purtroppo, ormai, siamo abituati a conoscere o, meglio, vedere i migranti solo quando arrivano sulle nostre terre, ma difficilmente si parla delle motivazioni che li portano a scappare”, denuncia mons. Caiazzo, ricordandone, ad esempio, “una su tutte: i loro Paesi sono fortemente segnati dalle conseguenze lasciate dagli Stati postcoloniali. Quindi l’Occidente! Quindi anche l’Italia!”. “Oggi – continua – la malavita organizzata ha investito sui poveri disgraziati: sono una risorsa da sfruttare che rende bene con ‘carrette’ del mare, con il racket della prostituzione delle donne, del caporalato per gli uomini”. “Se nei secoli precedenti le motivazioni che spingevano la nostra gente a spostarsi, dall’Italia in altri Paesi, erano sintetizzati nel sogno americano o australiano, oggi – ricorda l’arcivescovo – si scappa da povertà, miseria, guerre, ingiustizie, persecuzioni. Sta emergendo sempre di più una nuova figura del migrante che è quella del rifugiato che scappa dai deboli regimi dittatoriali, da guerre civili che hanno procurato e continuano a procurare milioni di vittime senza che l’occidente sia adeguatamente informato e nel silenzio delle istituzioni europee e mondiali”.

La luce di Gesù

26 Febbraio 2024 -
Città del Vaticano - Sono passati due anni dall’inizio dell’invasione russa dell’Ucraina; 171 sono i giorni trascorsi dal 7 ottobre, da quelle violenze indicibili compiute da Hamas e dalla risposta militare di Israele: e la pace sembra essere solo un miraggio, mentre al mondo non rimane altro che il conto dei morti, dei feriti, e delle distruzioni. Una “guerra su vasta scala”, ricorda “con dolore” Papa Francesco nelle parole che pronuncia dopo la preghiera dell’Angelus: “quante vittime, feriti, distruzioni, angustie, lacrime in un periodo che sta diventando terribilmente lungo e di cui non si intravvede ancora la fine”. Una guerra, la prima, che “sta devastando quella regione d’Europa”, e “scatena un’ondata globale di paura e odio”. La preghiera del Papa è per il “martoriato popolo ucraino”, e per le “numerosissime vittime innocenti”; così supplica “che si ritrovi quel po’ di umanità che permetta di creare le condizioni di una soluzione diplomatica alla ricerca di una pace giusta e duratura”. Preghiere ancora per la Palestina, per Israele, e per i tanti popoli “dilaniati dalla guerra”; e non manca nemmeno l’invito a aiutare concretamente chi soffre: “pensiamo a tanta sofferenza, pensiamo ai bambini feriti, innocenti”. Ma i conflitti non sono solo in Europa e Medio Oriente. Un pensiero Francesco lo rivolge alle violenze che si consumano nella Repubblica Democratica dal Congo – auspica la fine degli scontri “e la ricerca di un dialogo sincero e costruttivo – e ai frequenti rapimenti in Nigeria. Infine, la Mongolia colpita da un’ondata di freddo intenso con “gravi conseguenze umanitarie”; un “fenomeno estremo, segno del cambiamento climatico e dei suoi effetti” che incide sulla vita di donne e uomini, soprattutto quella delle persone più vulnerabili, per questo chiede “scelte sagge e coraggiose per contribuire alla cura del creato”. Angelus nella domenica in cui le letture ci propongono due monti: Moira e Tabor, Antico e Nuovo testamento, storie fatte di ascolto e obbedienza. Il primo – che in ebraico significa “ordine di Dio” – è il luogo indicato a Abramo per offrire in olocausto, per fedeltà al Signore, il figlio unigenito Isacco, ma sarà fermato dall’angelo del Signore, come leggiamo nella Genesi. Il secondo, il Tabor, è il monte della trasfigurazione di Gesù; anche qui si manifesta il Signore che mostra a Pietro, Giovanni e Giacomo il figlio amato, l’agnello da sacrificare, il Salvatore. È interessante notare che nella Sacra Scrittura è sui monti che sempre accade qualcosa che li lega al sacro: sul monte Oreb Mosè riceve la rivelazione del Nome e sul Sinai le tavole della legge; il monte Moira – più correttamente Moirah – secondo la tradizione ebraica è l’altura di Gerusalemme, il luogo dove venne edificato il tempio di Salomone, mentre per i padri della chiesa è la collina fuori dalle mura di Gerusalemme, chiamato il Cranio, là dove Gesù si consegna al Padre per la nostra salvezza. È, dunque, sul monte Tabor che Gesù viene visto trasfigurato, “le sue vesti divennero splendenti, bianchissime” leggiamo in Marco, e apparve ai tre discepoli “Elia con Mosè e conversavano con Gesù”. Aveva annunciato ai discepoli la sua Passione, dice Papa Francesco all’Angelus, sul monte Tabor Gesù “svela loro il senso di ciò che avevano vissuto insieme fino a quel momento. La predicazione del Regno, il perdono dei peccati, le guarigioni e i segni compiuti erano infatti scintille di una luce più grande: la luce di Gesù, la luce che è Gesù”. La risposta di Pietro – “Rabbi è bello per noi essere qui, facciamo tre capanne…” – in qualche modo manifesta un legame con il passato, con la tradizione antica, Gesù, Elia e Mosè insieme, e non coglie ancora la novità del Nuovo Testamento. Il messaggio del Tabor, afferma il Papa, è proprio “non staccare mai gli occhi dalla luce di Gesù” specialmente “nei momenti di prova”. Come cristiani, dice ancora Francesco, nel cammino della vita siamo chiamati a “tenere sempre davanti agli occhi il volto luminoso di Gesù, non staccare mai gli occhi da Gesù … Lungo i sentieri dell’esistenza, a volte tortuosi, cerchiamo il suo volto, pieno di misericordia, di fedeltà, di speranza. Ci aiutano a farlo la preghiera, l’ascolto della Parola, i Sacramenti”. (Fabio Zavattaro - Sir)

Migrantes Fidenza: una mappatura di strutture e servizi per “migliorare la comunione fraterna”

23 Febbraio 2024 - Fidenza - Una indagine su tutto il territorio diocesano di Fidenza per mappare realtà, strutture e servizi che si occupano o intercettano persone straniere sul territorio. Lo promuove l'Ufficio Migrantes diocesano insieme agli uffici Scuola, Sociale e Lavoro con l'obiettivo di conoscere e valorizzare l’esistente, ma anche quello di accompagnare la riflessione diocesana su una tematica come quella della comunione fraterna, che coinvolge tutti. L’indagine verrà svolta con l’ausilio di un agile questionario on line che consentirà agli uffici pastorali di avere necessarie e preziose informazioni circa le problematiche via via emerse per un loro approfondimento. Il questionario è rivolto al territorio della città di Fidenza e della diocesi di Fidenza. Il questionario è compilabile anche dal sito della diocesi e tutti coloro che fanno attività per e con le persone migranti lo possono compilare e diffondere a tutti coloro che fossero interessati.    

Testimoniare la Parola nell’ambiente digitale: una iniziatiav Cei per la Quaresima

23 Febbraio 2024 -
Roma - E' iniziato con il Mercoledì delle Ceneri una nuova campagna di comunicazione sui canali social della Conferenza Episcopale Italiana. Nelle domeniche di Quaresima vengono pubblicati dei “caroselli” (illustrazioni ad hoc) con riflessioni spirituali a partire dal Vangelo del giorno. Questa nuova iniziativa, promossa dall’Ufficio nazionale per comunicazioni sociali (Ucs) in collaborazione con il Settore dell’Apostolato biblico della Cei, è un ulteriore tassello che si aggiunge al sito BibbiaEdu.it e all’app Bibbia Cei. I disegni sono realizzati da Mariella Matera, grafica creativa, in arte Alumera. “L’obiettivo principale – spiega Vincenzo Corrado, direttore dell’Ucs – è testimoniare nell’ambiente digitale la presenza viva della Parola. Abbiamo immaginato questo progetto come naturale continuazione del sito e dell’App. A muoverci è sempre la linfa vitale dell’annuncio e dell’evangelizzazione. In questo senso, le illustrazioni di Mariella, che ringraziamo per la disponibilità, offrono dinamicità e concretezza alla profondità delle riflessioni proposte. È un punto di partenza per nuove idee”. “La Parola di Dio – aggiunge don Dionisio Candido, responsabile del Settore dell’Apostolato biblico – parla sempre, ma assume connotazioni nuove nei tempi forti dell’anno liturgico come la Quaresima. Con questa iniziativa i testi della Bibbia prendono corpo in immagini, destinate a restare impresse nella memoria e a favorire la meditazione”. mercoledi_logoCEI_01-004-scaled-e1707907153891-664x373

Consiglio d’Europa: “porre fine alla repressione dei difensori dei diritti umani che assistono rifugiati, richiedenti asilo e migranti”

23 Febbraio 2024 -
Bruxelles - “Proteggere i difensori: porre fine alla repressione dei difensori dei diritti umani che assistono rifugiati, richiedenti asilo e migranti in Europa”: questo il messaggio che arriva da Strasburgo, attraverso una “raccomandazione” pubblicata ieri dalla Commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa, Dunja Mijatović. “In tutta Europa, individui e organizzazioni si trovano ad affrontare crescenti molestie, intimidazioni, violenze e criminalizzazione semplicemente per aver contribuito alla protezione dei diritti umani dei rifugiati, dei richiedenti asilo e dei migranti”, si legge nel testo, che invita gli Stati europei a fermare la repressione. Si criticano “politiche di asilo e migrazione repressive, improntate sulla sicurezza e militarizzate”, Stati che trascurano sempre più i loro obblighi di garantire che i difensori dei diritti umani possano lavorare in un ambiente sicuro e favorevole. Secondo la Commissaria, “i governi europei dovrebbero considerare i difensori dei diritti umani come partner chiave nel garantire politiche di asilo e migrazione efficaci e conformi ai diritti umani”. Là dove ciò non avviene, questa politica “danneggia il tessuto democratico delle società”. Mijatović chiede quindi azioni urgenti, tra cui riforme legislative, politiche e pratiche, leggi sul traffico di migranti che non criminalizzano chi fa lavoro umanitario, un linguaggio che non ceda alla retorica stigmatizzante e dispregiativa.

Vangelo Migrante: II Domenica di Quaresima (Vangelo Mc 9, 2-10)

22 Febbraio 2024 -
In questa seconda domenica le letture del giorno ci offrono una riflessione importante sul dono. Farsi dono, consegnarsi per amore come Cristo ha fatto morendo sulla croce. Non solo il Natale è celebrazione mistagogica del dono del Verbo all’umanità, con la quaresima ci prepariamo a vivere il culmine, la pienezza dell’incarnazione. La Pasqua è il pleroma del Natale, cioè la manifestazione della pienezza dei poteri di Dio. Gesù uomo si fa dono, si consegna liberamente nelle mani degli uomini, per sciogliere le catene del peccato e riportarci alla libertà dei figli di Dio. Abramo non rimprovera Dio di essere crudele e accetta di sacrificare il proprio figlio Isacco. Lo porta sul monte Moria, lì dove si realizza il disegno provvidenziale di Dio che non vuole la morte dei peccatori ma la loro conversione e che vivano in eterno. Lutero aveva rimproverato Dio, secondo lui crudele per aver mandato a morire il figlio Suo sulla Croce. Ma la croce non è un atto di crudeltà, bensì di estrema e infinita generosità. Quando si ama fino in fondo e fino alla fine, si dona tutto di noi stessi anche il proprio sangue. “Nessuno ha un amore più grande di questo, dare la vita per i propri amici” (Gv 15, 9-17). Questo amore teleologico, ci fa comprendere il senso profondo anche della Trasfigurazione. L’evento del Tabor non è un evento miracolistico, ma un invito a pregustare il dono di Dio: Cristo.  I tre prescelti per recarsi sul monte, Pietro, Giacomo e Giovanni sono chiamati a trasfigurarsi anch’essi con Gesù, a entrare con Lui nella passione e con Lui uscirne da risorti. Ma non si riesce ancora a capire cosa sia la resurrezione. La Resurrezione sembra un grattacapo di teologi e maestri di Scrittura, i Sadducei addirittura non ci credono. Cristo scopre le carte delle cose invisibili e ci mostra la sua vera identità. Per credere nella luce della vita bisogna passare attraverso il buio della morte. Gesù attraverso la luce del tabor, dove le vesti sono più bianche e luminose, ci fa assaporare la bellezza della salvezza e della gloria di Dio. La Gloria della resurrezione è vicina, occorre però imparare ad abbandonare oasi felici e paradisi artificiali e piantare bene i piedi a terra per affrontare il giudizio, la condanna e la morte. Gesù ci consegna il dono di sé nell’Eucaristia: ogni volta che mangiamo di questo pane e beviamo a questo calice annunciamo la tua morte o Signore e proclamiamo la tua Resurrezione. Non sono solo parole di un rituale ma il cuore del mistero, la profezia della liturgia. Le nostre liturgie a volte sono così poco mistagogiche, appiattite dalle troppe parole e non sempre capaci di far trapelare il mistero della vita che supera la morte. Nel Tabor il miraggio diventa per un istante la realtà, anche se dura lo spazio di pochi istanti. Tra breve Gesù non sarà vestito di bianco ma di porpora, non solo, sarà denudato, oltraggiato, coronato di spine, apparentemente sconfitto, inchiodato sul legno crudo della croce. Senza la “croce” non c’è nessuna via di uscita. In questa domenica la Trasfigurazione ci rivela quindi la gioia e il dolore, la luce e la notte, la morte e la vita che si affrontano in un poderoso duello da cui però noi sappiamo chi uscirà vincitore. Prepariamo allora anche la nostra vita su questa sicura e inoppugnabile vittoria che supera, per sempre, le aspettative di chi vede nella morte solo il nulla e il fallimento. Incamminiamoci con il maestro in questo itinerario che dal Tabor ridiscende per poi risalire sul Calvario e fino al sepolcro. In queste tappe divine si manifesta il vero volto di Dio e il suo messaggio più vero: solo chi perde la propria vita e la dona in riscatto per molti la troverà. Non siamo gelosi di ciò che abbiamo, anche Abramo dovrà fare i conti con i suoi possessi e le sue dipendenze perché niente e nessuno può essere amato più di Cristo.  Dio ama chi dona con gioia e chi si consuma per il regno di Dio, non perde, anzi avrà sempre la vittoria, perché “se Dio è con noi – direbbe San Giovanni Bosco –, noi siamo sempre la maggioranza”. (Andrea Fulco)  

Unhcr: in Italia 185.000 richieste di Protezione temporanea dall’inizio del conflitto in Ucraina

22 Febbraio 2024 -
Roma - Dall’inizio del conflitto, oltre 185.000 persone hanno fatto richiesta di protezione temporanea e circa 4.400 di protezione internazionale in Italia con un tasso di riconoscimento sulle richieste di protezione internazionale esaminate che sfiora il 90%. Oltre l’87% dei rifugiati nel nostro Paese sono donne e minori. È quanto emerge da un nuovo Rapporto pubblicato oggi dall’Unhcr, l’Agenzia Onu per i rifugiati a due anni di guerra su vasta scala in Ucraina. La ricerca contiene anche un’indagine a campione di carattere socioeconomico, realizzata in Italia dall’organizzazione in partnership con Intersos ed in collaborazione con la Protezione Civile fra novembre e dicembre 2022. Dalla ricerca emerge che quasi tre su quattro adulti profilati avevano una formazione universitaria e più della metà erano alla ricerca di un impiego in Italia. Nel 39% dei nuclei familiari era presente, inoltre, una persona con vulnerabilità. Unhcr sottolinea quanto sia importante che i tanti bambini fuggiti dall’Ucraina possano andare a scuola. Il 30-50% dei circa 5,9 milioni di rifugiati ucraini in Europa sono bambini, ma che solo circa la metà di loro è stata iscritta nelle scuole dei Paesi ospitanti per l’anno accademico 2022-2023. In Italia i bambini ucraini non accompagnati registrati sono al 31 dicembre 2023 oltre 4.000. In base alle informazioni raccolte da Unhcr in Italia in collaborazione con Intersos, se il primo anno di vita fuori dal proprio paese è stato caratterizzato da un’alta percentuale di studenti in “dad”, nel 2023 è cresciuto il numero di studenti iscritti a scuola, con i genitori che vedono allontanarsi un possibile rientro in patria. Gli studenti più piccoli generalmente hanno mostrato migliori capacità di integrazione, mentre fra gli studenti adolescenti sono stati riscontrati maggiori problemi di carattere psicologico.

Unhcr: incertezza ed esilio per milioni di persone ancora in fuga dall’Ucraina

22 Febbraio 2024 -
Roma - Le condizioni umanitarie rimangono disastrose in Ucraina: circa il 40% della popolazione ha bisogno di supporto umanitario e di protezione ma i finanziamenti coprono 13% dei bisogni. Per molti non si tratta della prima esperienza di guerra e di fuga, questa settimana ricorrono infatti anche i 10 anni dall’inizio del conflitto in Ucraina orientale. Attualmente sono quasi 6,5 milioni i rifugiati ucraini che hanno cercato riparo fuori dal loro Paese, mentre circa 3,7 milioni di persone sono ancora sfollate all’interno dell’Ucraina. È quanto si legge nel nuovo Rapporto pubblicato oggi dall’Agenzia Onu per i rifugiati a due anni di guerra su vasta scala in Ucraina. La maggior parte dei rifugiati e degli sfollati interni ucraini intervistati (rispettivamente il 65 e il 72%) ha ancora espresso il desiderio di poter tornare a casa un giorno. Tuttavia, la percentuale è diminuita, con un numero crescente di persone che esprimono incertezza a causa della guerra in corso. Lo studio dell’Unhcr – dal titolo “Vite in sospeso: intenzioni e prospettive dei rifugiati, delle persone rientrate e degli sfollati interni dell’Ucraina” -, si basa su interviste condotte a gennaio e febbraio di quest’anno con circa 9.900 famiglie ucraine di rifugiati, sfollati interni e persone rientrate all’interno e fuori del Paese. Le prospettive di ritorno a casa si allontanano: la percentuale di rifugiati che sperano di tornare in Ucraina è diminuita rispetto a un anno fa (dal 77 al 65%). Stessa tendenza per gli sfollati interni rispetto ad un possibile ritorno nelle proprie abitazioni (dal 84 al 72%). Dall’indagine emerge che una priorità fondamentale è quella di riparare le case in Ucraina in modo che le persone possano rimanere nelle loro abitazioni. Ad oggi sono state riparate più di 27.500 case. La crisi dei rifugiati ucraini è caratterizzata anche da un ampio grado di separazione familiare. Molti membri maschi della famiglia sono rimasti in Ucraina, con conseguenti difficoltà per chi è stato costretto a fuggire dal Paese e chi è rimasto indietro, senza il sostegno della famiglia. Questo rapporto rivela che il ricongiungimento familiare è stato uno dei principali fattori che hanno spinto i rifugiati a tornare a casa in modo permanente. Un numero maggiore di rifugiati si reca in Ucraina per brevi periodi – circa il 50% rispetto al 39% dello scorso anno – principalmente per visitare i familiari, ma anche per controllare le proprietà. L’Unhcr esorta gli Stati ospitanti a mantenere un approccio flessibile nei confronti delle visite di breve durata dei rifugiati in Ucraina e a fare in modo che lo status giuridico dei rifugiati e i diritti ad esso associati in un Paese ospitante non siano influenzati da visite di durata inferiore ai tre mesi. La protezione e i bisogni dei rifugiati devono essere garantiti fino a quando non potranno tornare a casa volontariamente e in modo sostenibile, in sicurezza e dignità. (SIR)

“Dio cammina con il Suo popolo”: il tema scelto da papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

22 Febbraio 2024 - Città del Vaticano - “Dio cammina con il Suo popolo”: questo il tema scelto da papa Francesco per la prossima Giornata Mondiale el Migrante e del Rifugiato che si celebra domenica 29 settembre. Il messaggio del Papa per questa Giornata - fa sapere oggi il Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale - si concentrerà sulla dimensione itinerante della Chiesa con uno sguardo particolare rivolto ai "fratelli e alle sorelle migranti, icona contemporanea della Chiesa in cammino". Si tratta - spiega il Dicastero nella nota pubblicata nel Bollettino della Sala Stampa della Santa Sede - di "un cammino da fare sinodalmente per raggiungere insieme, superando ogni ostacolo e minaccia, la vera patria. Durante il tragitto, ovunque ci si trovi, è essenziale riconoscere la presenza di Dio che cammina con il Suo popolo, assicurandogli guida e protezione ad ogni passo; ma è altrettanto fondamentale riconoscere la presenza del Signore, Emmanuele, Dio-con-noi, in ogni migrante che bussa alla porta del nostro cuore e si offre all’incontro". (R.Iaria)

Cutro: 94 alberi in memoria delle vittime

22 Febbraio 2024 -
Crotone - Per non dimenticare. In molti lunedì 26 febbraio si ritroveranno a Cutro per il primo anniversario della strage di Steccato, costata la vita ad almeno 94 migranti, tra cui 35 bambini, mentre decine di corpi non sono mai stati ritrovati. Un dramma umanitario sul quale non è stata ancora scritta una verità giudiziaria, per quanto possa servire. Anche i familiari delle vittime ancora aspettano che siano mantenute le promesse di ricongiungimento fatte nei giorni successivi al naufragio che commosse il mondo. Nei giorni scorsi il gup della città di Pitagora ha condannato uno dei presunti scafisti a vent'anni con rito abbreviato. Lo stesso tribunale sta giudicando con rito ordinario altri tre presunti scafisti (due pachistani e un turco). Un secondo troncone d'indagine è puntato sui mancati soccorsi all'imbarcazione e al momento vede sotto accusa tre finanzieri e altrettanti militari della capitaneria di porto. Il Comune di Cutro, intanto, ha realizzato un cimitero islamico, inumando nove persone, sei senza nome, tra cui un bambino di otto anni. Una manciata di chilometri più a nord, di fronte allo stesso Jonio, si sta preparando al doloroso anniversario pure il Comune di Crotone che metterà a dimora 94 alberi per ricordare altrettante vite spezzate. Saranno piantati all'ingresso della città per testimoniare la volontà accogliente della città pitagorica. L'area si chiamerà "il giardino di Ali'" in ricordo del piccolo morto nel disastro che riposa nel cimitero cittadino e di cui nessuno ha chiesto il corpicino. «Un giardino che non vuole celebrare la morte ma il diritto alla vita. Per questo, a ricordo di tutti i bambini coinvolti nella tragedia, sono stati scelti i tamerici, alberi dalla bella e colorata fioritura, sempreverdi, in grado di resistere a qualsiasi temperatura. Una contrapposizione alla fragilità dell'imbarcazione con cui le vittime hanno affrontato il viaggio, alla fragilità delle loro speranze» ha dichiarato il sindaco Vincenzo Voce. «Un anno dopo la strage di migranti superstiti e familiari delle vittime torneranno nel Crotonese. Siamo pronti ad accoglierli e ad unirci al loro dolore e alle loro rivendicazioni. A tale scopo abbiamo organizzato tre giorni di iniziative sul tema "Mai più morti in mare", coinvolgendo le scuole per raccontare le loro storie ai più giovani », ha anticipato la "Rete 26 febbraio" costituita dopo il disastro e composta da oltre quattrocento realtà e associazioni. S'è assunta il costo del viaggio per i circa cinquanta familiari e superstiti. Sabato 24 ci sarà un'amichevole di calcio antirazzista in collaborazione con ResQ People Saving People e col patrocinio del Crotone calcio. A seguire l'inaugurazione nel Museo di Pitagora della mostra fotografica "I sogni attraversano il mare" con 94 fotografie a cura del bisettimanale "il Crotonese". Quindi la pièce teatrale "La renaissance des filles afghanes". Domenica alle 15 un corteo nelle strade di Crotone con tappa davanti al PalaMilone che un anno fa divenne la camera ardente. La marcia si concluderà al Museo di Pitagora per un dibattito con associazioni, attivisti e ong. Nel museo sarà possibile firmare l'iniziativa dei Cittadini Europei (Ice) "Stop border violence" la quale chiede la corretta applicazione dell'articolo 4 della Carta dei diritti fondamentali dell'Ue che proibisce qualsiasi tipo di tortura o trattamento inumano ai confini dell'Europa. Lunedì 26 febbraio, alle 4 del mattino, l'orario del naufragio, è in programma una fiaccolata sulla spiaggia di Steccato di Cutro promossa dalla redazione di "Crotone News". Parteciperanno superstiti e familiari delle vittime che poi, alle 9, nel Museo di Pitagora, racconteranno le loro storie e rilanceranno le loro denunce. «Tutto questo immaginato insieme ai familiari e ai superstiti - spiega la Rete - sono ispirati da richieste e rivendicazioni chiare: corridoi umanitari; politiche migratorie efficienti e concrete, rispettose dei diritti umani universali, della dignità di tutti, in particolare di chi fugge da conflitti, catastrofi ambientali e umanitarie, contesti di gravi crisi sociali ed economiche, persecuzioni». Ieri, sempre a Crotone, riflessione provocatoria sul tema "La criminalizzazione della solidarietà" organizzata da Anpi, Agorà Kroton, Arci e Cgil. Tra i relatori il vescovo di Cassano e vicepresidente della Cei Francesco Savino, l'ex sindaco di Riace Mimmo Lucano, il sindaco di Crotone Vincenzo Voce e Alidad Shiri in rappresentanza dei familiari della vittima. Iniziativa accompagnata da una mostra fotografica di Fabrizio Carbone. (Domenico Marino)

Migrantes Rossano-Cariati: domenica una veglia diocesana contro la Tratta

22 Febbraio 2024 - Corigliano-Rossano - Domenica 25 Febbraio 2024 alle ore 19:00 nella Parrocchia San Giovanni XXIII in CoriglianoRossano (A.U. Corigliano) si terrà la veglia di preghiera diocesana contro il fenomeno della Tratta degli esseri umani. L’evento sarà presieduto dall'arcivescovo di Rossano-Cariati, mons. Maurizio Aloise ed è promosso dalla Commissione Pastorale Migrantes assieme alle suore dell’Immacolata del PIME presenti in diocesi. La veglia è stata preceduta e proseguirà con un pellegrinaggio di preghiera che ha visto e vedrà coinvolte tutte le congregazioni presenti nella diocesi di Rossano-Cariati e si concluderà l’8 marzo 2024, giorno in cui tradizionalmente si celebra la Festa della Donna. Durante il pellegrinaggio nelle varie congregazioni è stata accolta, per un breve periodo, la reliquia di Santa Giuseppina Bakhita, suora canossiana vittima di tratta. La giornata mondiale contro la tratta è giunta alla sua X edizione e quest’anno ha come titolo: “Camminare per la dignità: ascoltare, sognare, agire”. L’iniziativa accende, almeno per un giorno, i riflettori su questo fenomeno, al fine di abbattere ogni forma di ingiustizia e sfruttamento che nelle "nostre zone - spiega una nota - è presente sotto l’evidente forma della prostituzione e dello sfruttamento lavorativo. La tratta di esseri umani è una ferita aperta sul corpo della società contemporanea, un flagello sul corpo di Cristo. È un crimine contro l'umanità, come afferma Papa Francesco, e noi non possiamo che essere d’accordo con lui”.

Comunicazione e immigrazione: oggi a Roma una giornata di studio

21 Febbraio 2024 - Roma – “Raccontare le migrazioni è senza dubbio oggi uno dei compiti meno facili per diverse ragioni. Anzitutto, perché il fenomeno della mobilità umana non è qualcosa di statico ma di dinamico, continuamente in cambiamento. I numeri ce lo ricordano: nel 2023 le persone in movimento hanno superato il numero di 300 milioni. In secondo luogo, il fenomeno della mobilità umana, delle migrazioni interessa in maniera diversa tutti i Continenti e i Paesi, ricchi e poveri: è un fenomeno globale”. A dirlo questa mattina mons. Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della Fondazione Migrantes aprendo i lavori della V Giornata di Studio su “La Comunicazione su migranti e rifugiati tra solidarietà e paura”: promossa dall’Associazione ISCOM insieme con il Comitato “Informazione, migranti e rifugiati” e la collaborazione della Pontificia Università della Santa Croce. La Giornata ha offerto una nuova occasione di confronto tra autorità, accademici, giornalisti e responsabili di organizzazioni umanitarie per mettere a fuoco le sfide del sistema dei media e per contribuire a una informazione più accurata nella lettura e nella rappresentazione del fenomeno migratorio. Per Padre Fabio Baggio, Sottosegretario Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale, il messaggio di papa Francesco per la 109a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si è celebrata lo scorso mese di settembre, è intitolato “Liberi di scegliere se migrare o restare”. Partendo dalle considerazioni delle cause delle migrazioni contemporanee, il pontefice – ha detto p. Baggio – “mette in discussione tale libertà, così come la possibilità di esercizio del diritto a non dover emigrare. Il ripristino di tale diritto fondamentale necessita di una serie di azioni da parte di diversi attori politici e sociali, che devono essere interpetrate nel segno di una corresponsabilità globale. Tra questi ci sono anche gli operatori della comunicazione”. Fabio Baggio “Da tempo evocati come possibile soluzione ad una migliore gestione migratoria, i canali regolari di migrazione si presentano come una misura in grado di fare incontrare interessi e necessità di paesi di origine e destinazione”, ha detto Laurence Hart, Direttore OIM Italia: la Banca Mondiale riferisce che “la mancata strutturazione di canali regolari ha un’influenza sullo sviluppo dell’economia mondiale: ogni anno le perdite ammontano a circa 1,3 trilioni di dollari e circa 30 milioni di posti di lavoro restano vacanti”. “Lo Stato Islamico ha perso la capacità di inviare terroristi in Europa, ma gli individui ispirati dall'organizzazione rappresentano ancora una minaccia”, ha detto Claudio Bertolotti dell’ISPI: “con l'Europa che ha migliorato le sue difese, i rischi di attacchi camuffati e incitamenti alla violenza sussistono”. Per Rocco Iodice dell’Università di Napoli “Federico II” i flussi migratori riguardanti individui stranieri che lasciano le terre d’origine alla ricerca di migliori condizioni economiche, costituiscono “un dato di realtà che impone l’adozione di interventi pubblici di carattere organico, nell’ottica di contemperare i diversi interessi coinvolti. Tanto a livello nazionale quanto a livello eurounitario, il tema dell’accesso al lavoro dei cittadini dei Paesi terzi è divenuto centrale nel dibattito politico: interessante comprendere i pilastri alla base del diritto vigente e le novità intervenute di recente in materia”. Per Francesca Cuomo del Centro Astalli comunicare le migrazioni è una “sfida complessa da affrontare confrontandosi con eventi di portata storica in continuo divenire: le guerre, le crisi internazionali, i cambiamenti climatici”. Nell’esperienza del Centro Astalli, Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati in Italia, “dare voce ai rifugiati, creare spazi affinché le persone migranti siano protagoniste di un’offerta culturale, narratrici in prima persona della loro storia e testimoni di una presenza culturale con ricadute positive per l’intera società è la priorità. Come lo è pure rendere visibili Paesi e contesti da cui hanno origine molte delle migrazioni forzate, raccontando temi che spesso rimangono ai margini come conflitti endemici, persecuzioni e carestie. Rendere la narrazione delle migrazioni un tema non più divisivo ma su cui costruire una nuova idea di società è possibile”.  Per questo il Centro Astalli, in collaborazione con alcune biblioteche di Roma, ha in programma degli incontri dal titolo “Ti racconto una storia, ti racconto di me” in cui alcuni uomini e donne rifugiate si raccontano attraverso il metodo della “biblioteca vivente”. Una sessione del convegno è stata riservata all’esperienza dei Corridoi Umanitari. Per Giacomo Zucconi, segretario generale della Comunità di Sant’Egidio  - che ha dato vita dal 2016, insieme alle Chiese protestanti in Italia, alla Cei e altre associazioni ai “corridoi umanitari”. Si tratta ormai – ha detto - di una best practice, una soluzione legale e sicura per evitare le morti in mare, così come la tratta degli esseri umani e facilitare l'accoglienza dei migranti vulnerabili senza costi per lo Stato. Un’iniziativa che incoraggia alla solidarietà e libera dalla paura. Un ruolo fondamentale lo svolgono infatti i cittadini e le comunità locali che accolgono gratuitamente permettendo un’efficace integrazione anche a beneficio di chi accoglie. Il modello dei corridoi umanitari dovrebbe essere implementato in Europa ed esteso anche a chi emigra per motivi di lavoro per far fronte alla grande necessità di forza lavoro”. “La parola-chiave è umanità: quella che è urgentemente necessario restituire a persone che, obbligate a lasciare le loro terre, cercano un futuro di dignità e diritti. A noi, sulla sponda nord del Mediterraneo, il dovere di perseguire soluzioni basate su quella parola”, ha sottolineato Riccardo Noury, portavoce di  Amnesty International Italia. “Renitenti alla leva di chi pretende solo notizie con l’elmetto o alla moda, indisponibili alla chiamata alle armi di chi da opposte sponde ideologiche vuole schiacciarli su una comunicazione ‘di scopo’. Per i cronisti é la trincea di autodifesa dalla ‘pornografia’ dell’immigrazione” ha detto l’inviato del Corriere della Sera, Luigi Ferrarella. Oggi si è tornato a parlare di migranti. E si è tornato a “parlarne male”, ha detto Anna Maria Pozzi, scrittrice e giornalista. Nel 2023, è aumentata l’informazione in termini quantitativi ma è “peggiorata in termini qualitativi. Vocaboli come la parola ‘clandestino’ e toni allarmistici che in parte erano stati abbandonati sono di nuovo riemersi, specialmente nel discorso politico. E così i migranti sono tornati a far paura. Mentre le vittime di tratta, soprattutto per sfruttamento sessuale, sono diventate completamente ‘invisibili’ sia nella realtà che nella narrazione”. Dentro la cornice dei resoconti giornalistici, le fotografie hanno spesso – ha quindi aggiunto Giulia Tornari, Presidente dell’Associazione “ Zona” - la funzione di “legittimare il contenuto testuale. Altro intento ad esse attribuito è quello di nutrire il nostro immaginario: la fotografia di un barcone pieno di migranti rappresenta l’invasione imminente di migliaia di persone nel nostro Paese. Ma la fotografia è anche uno strumento che può essere impiegato per sfidare le narrazioni mediatiche dominanti, mostrando il migrante quale soggetto che agisce in un contesto stratificato e ostile ma che può ribaltarsi per diventare positivo e di integrazione”. Nel concludera la Giornata Raffaele Iaria. Responsabile Comunicazione della Fondazione Migrantes, ha sottolineato come  fenomeno migratorio oggi coinvolge milioni di uomini, donne, bambini appartenenti a mondi, etnie, culture, lingue, religioni diverse. Raccontare questo mondo in modo serio e consapevole è uno dei compiti della Fondazione Migrantes che ogni anno pubblica tre Report con numeri e riflessioni che hanno l’obiettivo di aiutare la comprensione. Si tratta del Rapporto Immigrazione con Caritas Italiana, del Rapporto Italiani nel Mondo, unico studio sulla mobilità italiana e il Rapporto sul Diritto d’Asilo”. La Giornata si era aperta con il saluto di Antonino Piccione dell’Iscom che ha sottolineato come probabile, con l'avvicinarsi delle Europee, che i partiti tornino a “cavalcare il tema Migranti e a marcare la propria ‘identità’, incoraggiati dal sistema di voto proporzionale. L'approccio analitico sarà soppiantato dalle scorciatoie ideologiche. Il fenomeno, strutturale com'è, tornerà a essere spacciato come emergenziale. L'informazione – ha detto - non abdichi al proprio ruolo, non si faccia megafono delle opposte tifoserie, incalzi le forze politiche e i candidati a un confronto improntato alla verità: contribuisca a civilizzare un contesto da anni avvelenato da slogan e cinismo”.