Mons. Panzetta: mantenere la memoria della tragedia di Cutro

27 Febbraio 2024 – Crotone – Il territorio e ancor più i parenti delle vittime e i sopravvissuti hanno diritto alla verità. Non ci possono essere sconti. È un diritto naturale sapere come sono andate le cose e poi assumersi le responsabilità. Questo è un bisogno primario. Tutti abbiamo diritto di sapere perché non siamo riusciti a evitare una strage a 50 metri dalle nostre spiagge”. A dirlo, ad un anno dal naufragio di Cutro, con la more di 94 persone, è l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina, mons. Angelo Raffaele Panzetta secondo il quale l’interesse deve essere sempre quello di “colpire i trafficanti che vendono la carne umana” mentre “la povera gente che si butta in mare in cerca di condizioni migliori non può essere criminalizzata. Non è questa la strada”, sottolinea il presule in una intervista al quotidiano “Avvenire”. Per ricordare questo anniversario la diocesi, attraverso anche l’ufficio Migrantes, ha promosso un momento di preghiera, perché nella “nostra tradizione la preghiera per i defunti ha un valore importante, ma anche quella per le loro famiglie, per i superstiti, e anche per quegli uomini e quelle donne che ancora cercano di fare la stessa cosa che volevano le persone morte un anno fa, cioè provare ad abbandonare le loro terre per una vita più umana. Però la preghiera non toglie le responsabilità”. “Come comunità cristiana – ha spiegato mons. Panzetta – ci siamo chiesti con forza se la strage di Cutro ci ha fatto crescere: siamo diventati migliori, più umani, più credenti? E devo dire che qualcosa lo abbiamo fatto. Abbiamo allargato gli spazi fisici dell’accoglienza: avevamo a Crotone un dormitorio che però era fruito soprattutto da uomini e così abbiamo creato un centro di accoglienza per le famiglie e abbiamo in cantiere la realizzazione di una casa di accoglienza multifunzione per tutte le esigenze delle persone che si trovano in difficoltà”. Papa Francesco in occasione della strage disse che quel naufragio non doveva avvenire e si doveva fare il possibile perché non si ripetesse. “Purtroppo – dice oggi l’arcivescovo di Crotone-Santa Severina – queste parole non sono state ascoltate. Bisogna lavorare per una risposta al fenomeno del flusso migratorio, questa massa di disperati, di persone piene di speranza che cercano un futuro migliore. Ci vuole una risposta strutturale, condivisa, solidale. E questo non si vede ancora. I Paesi della Ue non riescono ad affrontarlo insieme e quindi il rischio serio è che la questione sia la cartina di tornasole di un’Europa nella quale si sono seduti a un tavolo gli egoismi nazionali. Serve un cuore aperto, mentre l’egoismo acceca. Non bastano interventi provvisori. Ci vorrebbe una progettazione alta. Anche la gente semplice della nostra terra sa che un’immigrazione sicura, regolare, è nell’interesse di tutti i Paesi. Qui in Calabria sarebbe una panacea per il problema demografico e lo spopolamento”.
Mons. Panzetta ricorda poi l’itinerario di formazione promosso dalla Migrantes diocesana e dalla Consulta delle aggregazioni laicali per riflettere su problemi complessi: “bisogna studiare la questione migratoria che richiede una conoscenza umile e profonda per servire le persone e aiutarle. Questi penso che siano i frutti di una tragedia terribile: siamo cresciuti nella comprensione di queste dinamiche mondiali. Mantenendo la memoria della tragedia. Mai dimenticare. Ogni anno dovremo fare qualcosa per ricordare, ma soprattutto per organizzare momenti di confronto, di consapevolezza e di responsabilità”