21 Maggio 2025 – Hamid Badoui, cittadino di origine marocchina di 42 anni, si è suicidato nel carcere di Torino. In Italia da oltre 10 anni, Hamid avrebbe più volte dichiarato al suo avvocato: «È meglio il carcere del CPR, in Albania non ci torno».
Come riporta il quotidiano Il Manifesto, era purtroppo caduto in un circolo vizioso di tossicodipendenze e piccoli furti, tra condanne e soggiorni in carcere. “Circa due mesi fa aveva finito di scontare l’ultima pena al Lorusso Cutugno, ma il giorno dopo, siccome i documenti di permanenza erano scaduti, era stato trasferito nel Cpr di Bari, dove è rimasto per tre mesi. Da lì l’Albania, da cui era venuto via dopo che la giudice aveva stabilito l’irregolarità della sua detenzione. Una decisione arrivata «in attesa della definizione di costituzionalità, sollevata negli analoghi giudizi, dalla Corte costituzionale»”.
Era assistito dal Gruppo Abele di Torino, che ha reso noto che Hamid stava cercando di intraprendere un percorso di riabilitazione e disintossicazione, ma il periodo passato al Cpr in Albania avrebbe “annientato le sue difese emotive”.
Molto duro il commento del Tavolo Asilo Immigrazione (Tai), che considera la sua morte “l’effetto diretto di politiche strutturali di segregazione ed esclusione che colpiscono le persone con background migratorio”, ricordando che “nei Cpr in Italia e nei nuovi centri in Albania le persone vivono in condizioni degradanti, senza accesso a cure adeguate, in un clima di costante abbandono e assenza di informazioni”.
Secondo il Tai, “Il modello Albania – promosso dal governo italiano come strumento innovativo di gestione delle migrazioni – esaspera ulteriormente questa logica: strutture extraterritoriali, isolamento geografico, accesso difficoltoso e limitato alle garanzie legali, ostacoli all’accesso al diritto alla salute, detenzione amministrativa diffusa e usata in maniera punitiva, anziché come extrema ratio prevista dal diritto internazionale”.


