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Non solo formazione: la forza di Scuola Cantiere Sophia

21 Settembre 2021 - Roma - Se sei nero, un euro in meno. Sono i termini contrattuali - quando si riesce ad avere un contratto - tra un bracciante e il suo datore di lavoro. Una discriminazione sorpresa e denunciata dai sindacati della Flai Cgil, che hanno contestato lo sfruttamento che accade nelle campagne piemontesi: un lavoro tosto e duro, svolto per molte ore sotto al sole cocente, per una paga misera, raccogliendo frutta nei campi. Diritti sbiaditi, calpestati ai quali spesso i migranti rinunciano per mancanza di informazioni o semplicemente per necessità. Molto spesso infatti chi arriva nel nostro Paese viene catapultato in una realtà che non conosce, finendo in balia degli eventi e delle persone. “Questa notizia ci lascia sconvolti, anche se purtroppo, accade più spesso di quanto possiamo pensare. Lo abbiamo imparato in questi anni. Molti ragazzi migranti che abbiamo accompagnato in percorsi e progetti infatti ci hanno raccontato storie simili: sfruttamento, abbandono a sé stessi, degrado e solitudine. Per questo, all'inizio sono sempre molto diffidenti, e prima di aprirsi con noi passa molto tempo”, spiega Giuseppe, educatore di Sophia Impresa Sociale che in questi anni ha formato moltissimi ragazzi. L’ultima “impresa” è stata la “Scuola Cantiere Sophia”, percorso di formazione ai mestieri artigianali che, con il sostegno di Fondazione Cattolica Assicurazioni e dell’Elemosineria Apostolica di Papa Francesco ha avviato 15 giovani ad operare interventi di manutenzione nelle parrocchie di Roma. “La parte più importante è creare un legame. Un rapporto personale che vada oltre alla semplice formazione professionale o al semplice ‘ti do una mano’: un accompagnamento a 360 gradi che riesca a far comprendere ai ragazzi la loro unicità, i propri diritti; e ancora la relazione con colleghi e con amici, l'importanza della fiducia in sé e negli altri”, continua Giuseppe. “L’esistenza di una squadra di lavoro con un obiettivo preciso, la manutenzione delle parrocchie di Roma, permette ai giovani di focalizzarsi meglio e pensare alle proprie qualità e limiti in relazione agli altri”. E i frutti di questo tipo di percorso sono sempre maturati, come testimoniano i racconti dei ragazzi seguiti, che, inseriti nel mondo del lavoro, prendono in mano il proprio percorso. “Siamo come una famiglia. Giuseppe è molto bravo, riesce a spiegare a tutti” commenta Mustafa Ibrahim che ha terminato con successo la prima parte di “Scuola Cantiere Sophia”. Il giovane del Sudan lavora adesso come magazziniere presso una nota catena di arredamento fai da te, ma ha fatto un piccolo passo in più verso il suo sogno di diventare muratore nel suo paese d'origine.  (Alessio Mirtini)