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Pavia: la Veglia per i migranti morti in mare presieduta da mons. Sanguineti

7 Maggio 2021 - Pavia - Si è svolta mercoledì 28 aprile nella chiesa di San Primo, a Pavia, alle ore 19.30, la veglia di preghiera in memoria dei migranti morti in mare. La veglia è stata presieduta dal vescovo, mons. Corrado Sanguineti nella chiesa di San Primo, da don Davide Rustioni, ed è stata animata dalla Comunità di Sant’Egidio. “Chissà quanti scompaiono inghiottiti dalla morte e di cui non sapremo mai nulla – ha detto il Vescovo, Mons. Sanguineti, durante la veglia, particolarmente partecipata –: noi siamo qui proprio per lasciarci inquietare e ferire dal dolore dei nostri fratelli. E pregare, anche se ci sentiamo poveri e impotenti. A guidarci è la parabola del buon samaritano, che ci fa entrare in uno sguardo capovolto, aperto alla sofferenza di chi ci sta accanto. Così come ci fornisce una prospettiva nuova la risposta di Gesù che ribalta la domanda del dottore della legge dicendo che prossimo è semplicemente chi sentiamo tale. Si tratta dunque – ha proseguito il Vescovo – di accogliere la chiamata che il fratello e la sorella ci rivolgono: prossimo è colui a cui ci facciamo prossimi ascoltando il suo grido di aiuto”. Soccorrere concretamente, prendersi cura fino in fondo sono dunque due delle direttrici che vanno prese per evitare le tragedie del mare, in cui numeri sempre maggiori di persone perdono la vita alla ricerca di una esistenza più dignitosa: “Certo, non è un problema di facile soluzione, ha considerato Monsignor Sanguineti –: c’è la questione dei trafficanti di uomini, che usano sofferenza e disperazione per costruire un sistema basato sulla violenza, sull’estorsione e sul ricatto; poi ci sono altri tipi di ‘briganti’: coloro che rimbalzano le proprie responsabilità, coloro che costruiscono sulla tratta e sulle migrazioni il proprio impero personale. Questa sera preghiamo, affinché ci siano sempre più uomini di buona volontà che salvino e soccorrano. E liberiamo la vergogna che proviamo quando ci rendiamo conto di far parte di una umanità cieca, sorda e indifferente; anche perché nessuno è esente dal rischio di far finta di non vedere e di voltarsi dall’altra parte. lasciamo che il nostro cuore faccia spazio a commozione, inquietudine e vergogna e che impari a far nascere dentro di sé una domanda di pietà e misericordia per i fratelli e le sorelle affogati nell’indifferenza, senza un volto e senza un nome: Dio raccoglie ogni lacrima e accoglie ogni anima nel suo abbraccio tenero e fedele, santo e misericordioso”. (Si.Ra. – Il Ticino)