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Mons. Moraglia: “non è possibile ignorare l’esistenza” di migliaia di persone senza diritti

8 Maggio 2020 - Venezia - “Quello che in questi mesi saremo chiamati a riconoscere è la dignità della persona; siamo chiamati ad una vera traversata del deserto, la traversata della ‘speranza-difficile’; è il tempo dell’ottimismo della volontà, non dobbiamo assolutamente cedere al pessimismo che è strada senza sbocco; solo insieme e con l’aiuto di Dio, sarà possibile uscire da questo guado terribilmente insidioso”. Lo scrive il Patriarca di Venezia, mons. Francesco Moraglia, in una lettera sull’emergenza economica e sociale dal titolo “Antonio, i braccianti e la dignità della persona umana”. Il presule cita la storia di Antonio, l’imprenditore che si è tolta la vita in questi giorni e sottolinea che si “deve fare il possibile per evitare che angoscia e solitudine s’impossessino, come per il passato - e in crisi anche meno gravi dell’attuale -, di tanti onesti lavoratori che hanno ritenuto di non potercela fare”. Tragedie come quella di Antonio “non devono ripetersi” afferma mons. Moraglia secondo il quale la dignità della persona è “la stella polare che deve accompagnarci in questa traversata, che non è solo della speranza difficile ma anche della dignità della persona, di tutte le persone”. “Sì – scrive - la dignità della persona! Essa non può prescindere dal quadro dei diritti che la legislazione le attribuisce, quindi dare diritti a chi non li ha è riconoscere concretamente tale dignità; non ci si può limitate ad affermare un principio, bisogna fare in modo che tale principio diventi reale”. Oltre a quella di Antonio, ci sono anche questioni che riguardano centinaia di migliaia di persone, “italiani e stranieri, di cui non è possibile ignorare l’esistenza”: “chi non ha diritti diventa socialmente invisibile finendo per costituire una triste risorsa per la malavita, o come potenziale soggetto che pone in essere azioni delittuose o come potenziale oggetto che diventa bersaglio e vittima di tali azioni. I braccianti agricoli non devono essere considerati solo una risorsa economica, e quindi regolamentati in un’ottica di mera produttività, ma vanno considerati, appunto, come persone degne di ogni rispetto, con tutte le conseguenze”.