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Vescovi Messico: “accogliere e integrare i migranti”

29 Aprile 2019 - Roma - “Un appello ai Governi del Messico e degli Stati Uniti per accogliere e integrare le migliaia di migranti che attualmente sono nel nostro Paese, e ai mezzi di comunicazione di dare copertura obiettiva e giusta, di fronte alle carovane che continuano ad arrivare. E un appello agli uomini di buona volontà, che vivono nel nostro Paese, a guardare con carità e misericordia al fratello migrante che soffre, a non chiudere il cuore e a continuare ad aiutare”. È questo l’invito dei vescovi messicani, espresso in una nota firmata dal presidente della Conferenza episcopale (CEM), Mons. Rogelio Cabrera López, arcivescovo di Monterrey, e dal segretario generale, Mons. Alfonso Gerardo Miranda Guardiola, vescovo ausiliare di Monterrey. Il comunicato è stato scritto, riferisce il Sir, in primo luogo per esprimere gratitudine a Papa Francesco per il contributo di 500mila dollari, destinati a 27 progetti di accoglienza di 16 diocesi. “La crisi umanitaria continuerà ad aumentare”, si legge nel comunicato della CEM, con l’arrivo di nuove carovane. Il peso dell’accoglienza è in gran parte sulle spalle della Chiesa cattolica, pur con l’apporto di numerosi organismi della società civile e di altre Chiese cristiane, ma alle frontiere nord e sud “i centri di accoglienza sono sovrappopolati” e non mancano nelle città di frontiera “campagne di criminalizzazione dei migranti”, attraverso le quali viene impedito loro di “trovare lavoro, affittare un appartamento o circolare tranquillamente per la strada”. La Conferenza episcopale denuncia: “Sono le reti dei centri di accoglienza delle diverse diocesi, congregazioni religiose e organizzazioni della società civile ad assistere attualmente decine di migliaia di migranti, mentre le autorità, in molti luoghi, non riescono a far fronte alla situazione e sono sopraffatte in termini di aiuto e trattamento dignitoso che i migranti meritano”. Perciò, “è necessario un maggiore e migliore coordinamento tra la forte struttura pastorale nazionale della Chiesa cattolica e il Governo in tutte le sue articolazioni, cosa che finora non è accaduta nella modalità desiderata e sperata, di fronte a un’emergenza di questa natura”.  

Papa Francesco: corridoi umanitari per i profughi nei campi libici

29 Aprile 2019 - Città del Vaticano – “Vi invito ad unirvi alla mia preghiera per i profughi che si trovano nei centri di detenzione in Libia, la cui situazione, già molto grave, è resa ancora più pericolosa dal conflitto in corso”. E’ l’invito rivolto ieri da Papa Francesco al termine della preghiera del Regina Coeli che sostituisce l’Angelus nel tempo pasquale. Il pontefice Papa Francesco mostra di avere sempre a cuore la situazione dei profughi nei centri di detenzione libici e fa appello  perché “specialmente le donne, i bambini e i malati possano essere al più presto evacuati attraverso corridoi umanitari”. L’invito del Papa alla preghiera riguarda anche "quanti hanno perso la vita o hanno subito gravi danni" a causa delle alluvioni che hanno colpito nei giorni scorsi il Sudafrica, provocando oltre 50 vittime. "Anche a questi nostri fratelli non manchi la nostra solidarietà  e il concreto sostegno della Comunità  internazionale". Papa Francesco rivolge anche “auguri cordiali” ai "nostri fratelli e sorelle delle Chiese Orientali", cattolici e ortodossi, che oggi "celebrano la Santa Pasqua".

Il mondo nella nostra Chiesa”: Mons. Nosiglia visita le comunità migranti di Torino

17 Aprile 2019 - Torino – L’arcivescovo di Torino, Mons. Cesare Nosiglia, nelle prossime settimane,  visiterà le comunità migranti della diocesi. Slogan dell’iniziativa “Il mondo nella nostra Chiesa”. Inizierà domenica 28 aprile nella Chiesa di san Domenico alle 11,30 con le comunità africane. Domenica 5 maggio “L’arcivescovo incontra l’Europa e le sue genti” nella Chiesa della Madonna del Carmine. Le visite proseguiranno domenica 19 maggio con “L’Arcivescovo incontra l’Asia e le sue genti” nella Chiesa di San Giovanni Evangelista mentre domenica 26 maggio l’incontro con le popolazioni provenienti dalle America nella chiesa del Sacro Cuore. Domenica 26 maggio l’incontro coi i giovani migranti nella Chiesa di San Domenico e  il 23 giugno conclusione della visita con una celebrazione eucaristica per tutte le comunità migranti nella Cattedra di San Giovanni Battista.

Consiglio d’Europa: garantire ai profughi i diritti e le libertà fondamentali

17 Aprile 2019 - Strasburgo - Gli Stati non devono utilizzare le politiche d’integrazione come strumento per regolare i flussi migratori, ma per assicurare che migranti e rifugiati possano godere dei loro diritti e libertà fondamentali. Sono le conclusioni del rapporto di Tomas Bocek, rappresentante speciale del Segretario Generale del Consiglio d’Europa per la migrazione e i rifugiati. Il dossier esamina le politiche di 11 stati membri (tra cui Italia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Gran Bretagna, Svezia, ma anche Russia e Turchia). La valutazione delle politiche d’integrazione si concentra sui requisiti che i rifugiati già presenti nel Paese, o che chiedono il ricongiungimento familiare, debbono soddisfare: da un reddito minimo alla conoscenza della lingua e delle leggi nazionali. Secondo Bocek, i percorsi di apprendimento dell’idioma locale dovrebbero essere volontari e gratuiti e il reddito minimo dovrebbe essere «proporzionale».

Autorità Infanzia e Adolescenza: il 10 per cento dei minorenni in Italia ha genitori di origini immigrate

16 Aprile 2019 - Roma - Un minorenne su dieci, in Italia, ha genitori di origini immigrate. Si tratta di un milione di under 18, equamente ripartiti tra maschi e femmine, che crescono all’incrocio tra due mondi: quello della famiglia di origine e la società italiana. Ragazzi che si trovano a far da mediatori tra due culture, quasi fossero talora genitori dei loro stessi genitori. Minorenni che, a causa della provenienza della loro famiglia, affrontano discriminazioni e malintesi. Come quello di essere considerati stranieri, anche se parlano e vivono da italiani. O quello di dover far accettare ai familiari comportamenti “da italiani”. E’ quanto emerge dal documento “L’inclusione e la partecipazione delle nuove generazioni di origine immigrata. Focus sulla condizione femminile” realizzato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) in collaborazione con la Consulta delle associazioni e organizzazioni dell’Agia con il supporto tecnico dell’Istituto degli Innocenti. A tutela dei loro diritti di persone di minore età l’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) ha formulato una serie di raccomandazioni rivolte a ministeri, regioni, comuni, servizi sociali, assistenti sociali e giornalisti contenute nel documento. “Quelli di nuova generazione sono bambini e ragazzi per i quali i diritti della Convenzione di New York valgono come per tutti i loro coetanei” avverte l’Autorità garante Filomena Albano. “Fino a qualche anno fa erano soprattutto ragazzi nati all’estero. Oggi la maggioranza, sette su 10, è nata in Italia. Con lo studio avviato a maggio scorso dalla Consulta delle associazioni e delle organizzazioni dell’Agia abbiamo rilevato buone pratiche e criticità, grazie a docenti universitari, esperti, magistrati, avvocati e rappresentanti delle associazioni dei ragazzi di seconda generazione e delle comunità straniere in Italia”.  “Abbiamo ascoltato la voce dei ragazzi di nuova generazione, e ne sono scaturite, oltre che storie e testimonianze, una serie di indicazioni sulle azioni possibili per la loro inclusione e partecipazione” prosegue Filomena Albano. “Azioni che le istituzioni - in particolare la scuola - gli operatori, i professionisti e le organizzazioni sono sollecitate a porre in atto. Anche il linguaggio e le narrazioni che li riguardano hanno bisogno di una revisione. Per questo abbiamo invitato l’Ordine dei giornalisti a collaborare con gli stessi immigrati o con le nuove generazioni di origine immigrata come testimoni privilegiati per pervenire a questo risultato”. Tra le raccomandazioni presentate questa mattina la sensibilizzazione del personale che entra in contatto con bambini e ragazzi di nuova generazione sulle loro specificità culturali, in particolare a scuola. E ancora: la presenza di mediatori linguistici e culturali ai colloqui dei genitori con gli insegnanti. Particolare attenzione è stata attribuita, a scuola, alla cultura della prevenzione, in termini di educazione alla relazione e alla salute riproduttiva e sessuale e, presso i consultori, all’informazione sull’esistenza di sportelli di educazione alla salute e alla sessualità.  

Roma: un documento di studio su l’inclusione e la partecipazione delle nuove generazioni di origine immigrata

15 Aprile 2019 - Roma – Domani, 16 aprile, nella sede del Parlamento del Cnel a Roma la presentazione del documento “L’inclusione e la partecipazione delle nuove generazioni di origine immigrata. Focus sulla condizione femminile” realizzato dall’Autorità garante per l’infanzia e l’adolescenza (Agia) in collaborazione con la Consulta delle associazioni e organizzazioni dell’Agia con il supporto tecnico dell’Istituto degli Innocenti. Nel corso della mattinata saranno illustrate anche le raccomandazioni che l’Autorità garante Filomena Albano rivolgerà al Miur, al Ministero dell’Interno, a quello della Salute, alle Regioni, ai Comuni, ai servizi sociali, agli Ordini degli assistenti sociali e dei giornalisti. Tra i partecipanti gli esperti che hanno lavorato al documento e alcuni giovani che porteranno la loro testimonianza di ragazze e ragazzi appartenenti alle nuove generazioni di origine immigrata. Prevista anche una tavola rotonda con rappresentanti delle istituzioni, tra cui quelle destinatarie delle raccomandazioni.

Andria: a “Il caffè della Parola” si parla di immigrazione

15 Aprile 2019 - Andria - Proseguono gli incontri de “Il caffè della Parola – dalle parole al Verbo” promosso dall’Ufficio Migrantes della diocesi di Andria in collaborazione l'Associazione di volontariato Salah. Ospite di questo terzo appuntamento, oggi pomeriggio, è don Giovanni De Robertis, Direttore generale della Fondazione Migrantes con il quale si approfondirà il tema della prossima Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: “Non si tratta solo di migranti”.  

Ambasciatore Malta in Italia: “Nave Alan Kurdi? Situazione risolta nelle prossime ore”

12 Aprile 2019 - Roma - “Sono sicura che la situazione della nave Alan Kurdi, dell'Ong tedesca Sea-Eye, a largo delle coste di Malta, verrà risolta nelle prossime ore o domani. Ci sarà una soluzione. Purtroppo vuol dire che vedremo ancora casi come questo”. Lo ha detto ieri sera l’ambasciatore di Malta in Italia, Vanessa Frazier, ospite del programma Today su Tv2000.

Papa Francesco: la tratta è una “mercificazione della persona umana”

11 Aprile 2019 - Città del Vaticano - La tratta è una “mercificazione della persona umana”. Papa Francesco ancora una volta lo ha ribadito questa mattina, nell’Aula Nuova del Sinodo in Vaticano, ricevendo in udienza i partecipanti alla Conferenza Internazionale sulla Tratta di Persone, organizzata dalla Sezione Migranti e Rifugiati del Dicastero per il Servizio dello Sviluppo Umano Integrale che si è svolta a Sacrofano. La Tratta, nelle sue molteplici forme, costituisce una ferita “nel corpo dell’umanità contemporanea”, una “piaga profonda nell’umanità di chi la subisce e di chi la attua. La tratta, infatti, deturpa l’umanità della vittima, offendendo la sua libertà e dignità. Ma, al tempo stesso, essa – ha detto il pontefice - disumanizza chi la compie, negandogli l’accesso alla ‘vita in abbondanza’. La tratta, infine, danneggia gravemente l’umanità nel suo insieme, lacerando la famiglia umana e anche il Corpo di Cristo”. Quello dalla Chiesa è quindi non solo un impegno sociale ma una vera missione “evidente nella lotta contro ogni forma di tratta e nell’impegno proteso verso il riscatto dei sopravvissuti; una lotta e un impegno che hanno effetti benefici anche sulla nostra stessa umanità, aprendoci la strada verso la pienezza della vita, fine ultimo della nostra esistenza”. Nel suo discorso il papa ha quindi voluto ringraziare le tante congregazioni religiose impegnate a sconfiggere questa tragedia come “avanguardie” dell’azione missionaria della Chiesa contro ogni forma di tratta anche se c’è ancora da fare: “Gli uffici preposti delle Chiese locali, le congregazioni religiose e le organizzazioni cattoliche sono chiamati a condividere esperienze e conoscenze e ad unire le forze in un’azione sinergica che interessi i Paesi di origine, transito e destinazione delle persone oggetto di tratta”. La Chiesa, per rendere più adeguata ed efficace la sua azione deve sapersi avvalere dell’aiuto di “altri attori politici e sociali. La stipulazione di collaborazioni strutturate con istituzioni e altre organizzazioni della società civile sarà garanzia di risultati più incisivi e duraturi”. Infine il ricordo di Santa Giuseppina Bakhita, ridotta in schiavitù da bambina, venduta e comprata, ma poi liberata e “fiorita” in “pienezza come figlia di Dio”. Da qui la preghiera alla santa per tutti coloro che “si impegnano nella lotta contro la tratta”. (R.Iaria)

Mons. Felicolo: serve una accoglienza “intelligente”

11 Aprile 2019 - Roma – “La paura, alimentare la paura dei migranti, è il peggiore dei modi per affrontare la dimensione umana del fenomeno della migrazione. La paura ci fa chiudere, ci fa reagire in modo istintivo, la paura fa comodo, è utile e talvolta strumentale a chi la produce. La paura genera altra paura”. A parlare è Mons. Pierpaolo Felicolo, direttore dell’Ufficio Migrantes della diocesi di Roma in una intervista al periodico del Masci, “Strade Aperte”. Per il sacerdote nella paura “perdiamo di vista i nostri valori. L’altro diviene un nemico da cui difendersi”. Se poi la paura diviene da “individuale collettiva”, allora “si corre anche il serio rischio di fenomeni di reazione sociale non sempre controllabili. Tutto ciò va evitato”. E questo si evita – spiega Mons. Felicolo – attraverso la conoscenza dell’altro, “andando incontro all’altro per capirne le ragioni, le motivazioni, la disperazione della sua esistenza. La conoscenza dell’altro è come un faro che si accende sull’umanità delle persone. La conoscenza è luce, la paura è il buio. Dobbiamo perseguire la luce; dobbiamo, attraverso la conoscenza, sviluppare, e far nostro, il tema dell’accoglienza. Perché la buona accoglienza nasce dall’ascolto, dalla compartecipazione, dalla misericordia, dalla condivisione. La conoscenza allontana la paura e genera la buona accoglienza. E si accoglie prima con il ‘cuore’ e poi con la ‘mente’. Si accoglie con piccoli e grandi gesti, si accoglie personalmente o in modo comunitario. Si accoglie aprendo noi stessi alla speranza che le Persone possano cambiare e migliorare il proprio destino”. Per questo occorre quella che il direttore Migrantes chiama accoglienza “intelligente”. Ancora prima delle “regole” – spiega -  serve “intelligenza” nel “comprendere cosa proporre nell’interesse del Paese e cosa offrire a queste Persone. L’accoglienza intelligente non è solo una questione di carattere economico ma è la giusta predisposizione personale e sociale ad includere l’altro, a farlo sentire parte di un progetto di inclusione sociale. Serve rispetto dell’altro, delle sue debolezze, dei suoi bisogni. La mancata accoglienza, il respingimento generano solitudine, abbandono, talvolta forme di violenza. Tutto ciò sviluppa un circolo di negatività che si può interrompere solo attraverso un ‘paziente cammino d’integrazione”. Per Mons. Felicolo si può accogliere in tanti modi e cita l’esempio del piccolo centro del crotonese dove gli abitanti si  si sono gettati in mare, al buio ed al freddo, per salvare la vita di 51 curdi la cui barca a vela stava affondando nel mare antistante Crotone. “Quanta umanità in quel gesto bellissimo di accoglienza. Prima di tutto, la vita delle persone, poi parliamo di ‘regole’ e di come gestire sul piano organizzativo e politico il fenomeno dei migranti. Se non mettiamo davanti a tutto la vita, ogni risposta, anche la migliore sul piano organizzativo, rischia di essere vuota, inconsistente. Accogliere è accettare l’altro, conoscerlo, donargli qualcosa ben sapendo che un gesto d’amore può cambiare il verso di una ‘esistenza negata’”. (Raffaele Iaria)

Coldiretti: fare presto con iter burocratico per l’ingresso di migranti con il nuovo decreto flussi

10 Aprile 2019 - Roma - Scatta la corsa all’ingresso di 18 mila lavoratori stagionali non comunitari in Italia sulla base del Decreto Flussi 2019. Il provvedimento che regola l’arrivo di manodopera straniera in Italia – spiega la Coldiretti – è stato appena pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale e prevede la presentazione fino al 31 dicembre 2019 delle domande telematiche di ingresso attraverso il sistema attivo sul sito del Ministero dell’Interno. La quota riguarda lavoratori subordinati stagionali di Albania, Algeria, Bosnia-Herzegovina, Corea (Repubblica di Corea), Costa d’Avorio, Egitto, El Salvador, Etiopia, Macedonia, Filippine, Gambia, Ghana, Giappone, India, Kosovo, Mali, Marocco, Mauritius, Moldova, Montenegro, Niger, Nigeria, Senegal, Serbia, Sri Lanka, Sudan, Tunisia, Ucraina. Dal “click day”, fissato per mercoledì 24 aprile – sottolinea la Coldiretti – è possibile presentare le domande di ingresso on line per i lavoratori stagionali non comunitari che troveranno occupazione soprattutto in agricoltura che, insieme al turismo, è il settore con maggiori opportunità occupazionali in particolare nelle grandi campagne di raccolta delle principali produzioni Made in Italy: dalla frutta alla verdura, dai fiori al vino fino, ma anche negli allevamenti. In totale – evidenzia la Coldiretti – fra stagionali e permanenti sono 345mila i lavoratori stranieri impiegati in agricoltura, per un totale di giornate di occupazione pari a 29.437.000. Viene anche confermata la quota di 100 lavoratori non stagionali di origine italiana da Argentina, Uruguay, Venezuela e Brasile oltre a 4.750 conversioni di permessi per lavoro stagionale in permessi di soggiorno per lavoro subordinato che consentiranno a molte aziende agricole di stabilizzare il rapporto con i propri dipendenti stranieri entrati in questi anni con i flussi stagionali, spiega Coldiretti. In base all’ultimo Testo Unico sull’Immigrazione – si legge in una nota -– risultano semplificati anche i requisiti per la richiesta del permesso stagionale pluriennale e la procedura di accoglimento dell’istanza per “silenzio-assenso”, essendo sufficiente che lo straniero abbia fatto regolare ingresso con permesso di soggiorno stagionale almeno una volta nei cinque anni precedenti per potervi avere accesso. “Adesso occorre fare presto con l’iter burocratico sia in Italia che nei nostri consolati all’estero al fine di consentire alle imprese di poter assumere il personale nel momento del bisogno – aggiunge la Coldiretti – i lavoratori immigrati sono una componente bene integrata nel tessuto economico e sociale come nel caso della raccolta delle fragole nel Veronese, della preparazione delle barbatelle in Friuli, delle mele in Trentino, della frutta in Emilia Romagna, dell’uva in Piemonte fino agli allevamenti da latte in Lombardia dove a svolgere l’attività di bergamini sono soprattutto gli indiani mentre i macedoni sono coinvolti principalmente nella pastorizia”.    

Flussi migratori: pubblicato il decreto su Gazzetta Ufficiale

10 Aprile 2019 - Roma – “A titolo di programmazione transitoria dei flussi d'ingresso dei lavoratori non comunitari per l'anno 2019, sono  ammessi  in  Italia, per motivi di lavoro subordinato stagionale e  non  stagionale  e  di lavoro  autonomo,  i  cittadini  non  comunitari  entro   una   quota complessiva massima di 30.850 unità”. E’ quanto prevede il Decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 12 marzo – pubblicato sulla gazzetta Ufficiale di ieri, 9 aprile – “Programmazione transitoria dei flussi d’ingresso dei lavoratori non comunitari nel territorio della Stato per l’anno 2019”.

Cosenza: domani la presentazione del volume “L’Afrique c’est chic”

10 Aprile 2019 - Roma - “Mi sento male – mi dice Mauro con un filo di voce – ma non è niente, mi è già capitato, ma ogni volta che vado in ospedale non mi trovano mai nulla; ormai con questi disturbetti ci convivo”, aggiunge quasi per rassicurarmi. Gli sento il polso, decisamente accelerato e aritmico. “Mi devo stendere”, aggiunge mentre poggia la testa al muro. Bene, penso tra me e me, è giunto il momento di provare il servizio di telemedicina. Avevo previsto questa fase dell’inaugurazione, ma mai avrei pensato che il primo paziente potesse essere un malato vero e per di più italiano. In pochi minuti gli elettrodi sono sul torace e sugli arti di Mauro e poco dopo il teleconsulto è pronto per essere inviato, in codice rosso, alla categoria “Cardiologia”. Dopo soli nove minuti, arriva la risposta dai colleghi del San Camillo di Roma. Segue un WhatsApp privato del cardiologo romano con un consiglio piuttosto perentorio. “Metti l’amico tuo sotto Eparina e spediscilo in Italia prima possibile”. Ma Mauro si sente meglio, non ne vuole assolutamente sapere di interrompere una missione appena iniziata; anzi, è decisamente soddisfatto di avere una diagnosi a un disturbo che si presentava da anni e che in Italia non era mai riuscito a documentare e diagnosticare. Il fatto che tutto questo sia accaduto in uno sperduto villaggio africano non solo ha dell’incredibile ma è la riprova che il servizio che abbiamo appena avviato a Kapeni funziona decisamente bene.” Così, con un aneddoto decisamente particolare, il dott. Michelangelo Bartolo, angiologo presso l’ospedale San Camillo di Roma, racconta un episodio dei suoi tanti viaggi in Africa, dove da molti anni realizza progetti di telemedicina, questa volta al contrario. L’esperienza del dott. Bartolo è raccolta nel volume in “L’Afrique c’est chic. Diario di viaggio di un medico euro-africano” (Infinito Edizioni), dove con ironia e molta sensibilità, si propongono nuovi orizzonti e ci aiuta a guardare alla globalizzazione con occhi diversi. Il volume sarà presentato domani, 11 aprile, a Cosenza, presso il Salone degli Stemmi del Palazzo Arcivescovile. A presentarlo, modera da don Enzo Gabrieli, direttore dell’Ufficio Comunicazioni Sociali della diocesi di Cosenza-Bisignano e vice presidente Fisc, oltre all’autore, don Battista Cimino, Gino Murgi e Pino Fabiano, direttore Migrantes della Calabria.  Concluderà i lavori l’arcivescovo Mons. Francesco Nolè.

Alarm phone: “20 persone su un gommone in difficoltà, 8 sono caduti in mare”

10 Aprile 2019 - Roma - Alarm phone, il servizio telefonico che usano le persone migranti che tentano la traversata nel Mediterraneo per segnalare il rischio naufragi, è stato chiamato stamattina verso le 6 da 20 persone, incluse donne e bambini, in difficoltà al largo della Libia. Segnalano che “8 persone sono cadute in mare e sono scomparse. Hanno perso il motore, l’acqua sta entrando nella barca. Le autorità sono informate”.

Migrantes Roma: concluso il percorso formativo sul tema delle migrazioni

10 Aprile 2019 - Roma - L’incontro, il dialogo interreligioso, la conoscenza sono le uniche strade percorribili per costruire ponti, in un contesto storico in cui si registrano particolari tensioni sociali: basti pensare alle proteste di Torre Maura verificatesi nei giorni scorsi per il trasferimento di 70 rom. Se ne è parlato sabato mattina, 6 aprile, nell’ultimo appuntamento di quest’anno del percorso di formazione e informazione missionaria. Un dibattito a due voci sul tema: “La diversità religiosa come fattore della migrazione. La sfida dell’evangelizzazione e una sua rilettura alla luce del rispetto delle diversità”. Promosso dal Centro diocesano per la cooperazione missionaria tra le Chiese e dall’Ufficio Migrantes diocesano, l’incontro, moderato dalla giornalista Stefania Falasca (Avvenire), ha visto al tavolo dei relatori Ambrogio Bongiovanni, docente di pedagogia del dialogo interreligioso, e Shahrzad Houshmand, teologa musulmana ed esperta di teologia islamica e di teologia fondamentale cristiana e per questo da tempo impegnata nel dialogo fra islam e cristianesimo. La teologa si è soffermata a lungo sul documento sulla “Fratellanza umana per la pace mondiale e la convivenza comune” firmato da Papa Francesco e dal grande imam di Al-Azhar Ahamad al-Tayyib il 4 febbraio scorso ad Abu Dhabi. Un testo «vitale» per questo momento storico, da divulgare nelle scuole, nelle università, nelle istituzioni pubbliche «per mostrare al mondo che la falsa teoria dello scontro tra le civiltà non è reale», ha affermato Shahrzad Houshmand. Ribadendo che il dialogo interreligioso è «possibile, fattibile e concreto se siamo veri credenti», ha ricordato che nel 2019 ricorre l’800° anniversario dell’incontro tra san Francesco d’Assisi e il sultano al-Malik al-Kāmil avvenuto a Damietta, in Egitto, nel 1219. «Questo deve essere l’anno della rivolta della misericordia, della fratellanza e dell’incontro – ha aggiunto la teologa musulmana -, solo così potremo essere costruttori di ponti». Per Houshmand, il Vangelo va proposto senza oppressioni, seguendo l’esempio di Papa Francesco che evangelizza in modo «eccezionale, luminoso e concreto mostrando ai musulmani un volto amico e fraterno». Ha ricordato quindi alcuni momenti delle ultime visite di Bergoglio negli Emirati Arabi e in Marocco improntati sulla pace, sull’unità e sulla fraternità, affermando che «non esiste evangelizzazione più forte» di quella trasmessa con la testimonianza e i gesti concreti. Di religione musulmana, Shahrzad ha dichiarato di amare «profondamente il volto di Gesù», Colui che si china per lavare i piedi del prossimo e muore in croce per tutti. «I gesti di Papa Francesco – ha concluso – scuotono i cuori dei musulmani e fanno amare Gesù. Questa è nuova evangelizzazione perché non si ferma davanti alle diversità di lingue, culture e religioni mentre il mondo occidentale ha dimenticato le radici cristiane». Sull’importanza della conoscenza delle proprie radici si è soffermato Bongiovanni, secondo il quale «l’incontro con l’altro è possibile solo se si è consapevoli della propria identità. Oggi ci viene proposta un’identità chiusa, statica, senza fondamento antropologico, si parla di identità italiana». A tal proposito ha ammesso di avere «molta paura» dello “spettro” del manifesto della razza del 1938 nel quale si ritrovano «espressioni usate oggi nel linguaggio pubblico sulla razza italica. C’è fabbrica dell’odio e schizofrenia culturale». Da qui l’esigenza di promuovere occasioni di incontro con l’altro, che bisogna considerare «provvidenziale» perché è nell’incontro con il prossimo che si ha «l’occasione di approfondire la propria fede». Per il vescovo incaricato del Centro per la cooperazione missionaria tra le Chiese, Mons. Paolo Lojudice, (segretario della Commissione CEI per le Migrazioni e vescovo delegato Migrantes per il Lazio, ndr) oggi «siamo carenti sulla sensibilità religiosa» e sarebbe quindi auspicabile organizzare numerosi incontri che mettano in luce «la sensibilità cristiana che portano dentro tante persone che professano altre religioni». Il monito quindi è ad «accogliere chiunque» affinché non si ripetano le «scene del pane calpestato che fanno molto male», ha aggiunto riferendosi a quanto accaduto a Torre Maura nei giorni scorsi, quartiere nel quale il vescovo è nato e cresciuto. «Torre Maura non è quella emersa ultimamente – ha concluso – ma è necessario lavorare sul dialogo». (Roberta Pumpo – RomaSette)

Bergamo: l’integrazione al cinema

10 Aprile 2019 - Bergamo - Sedersi davanti al grande schermo per scoprire un volto diverso delle migrazioni. Ecco il coraggioso obiettivo dell’Integrazione Film festival, che si terrà tra Bergamo e Sarnico dal oggi al 14 aprile e vedrà in concorso 15 opere sul tema dell’inclusione sociale. Attraverso il linguaggio del cinema, così diverso per potenza espressiva da quello dei media televisivi, autori e interpreti provano a raccontare modelli di convivenza possibile fra etnie, culture e religioni. Giunto alla 13esima edizione, l’evento cambia nome (prima si chiamava “C’è un tempo per… l’integrazione”) per sottolineare un deciso salto di qualità, favorito dalla stretta collaborazione con l’associazione cinefila Lab 80 e la Cooperativa Ruah, il braccio operativo della Caritas orobica che accompagna il complicato cammino dei migranti nella società italiana. «Negli ultimi anni l’esposizione mediatica delle migrazioni è stata accompagnata da toni sempre più esasperati – spiega il direttore artistico Giancarlo Domenghini –. Abbiamo deciso di reagire alzando il tiro: siamo nati come rassegna, quando iniziava ad affacciarsi il fenomeno delle seconde generazioni. Oggi l’asticella si alza ed è una sfida sia per noi che per chi fa cinema: a registi e attori chiediamo di anticiparci quanto accadrà, mostrarci la prospettiva positiva dell’integrazione. E le opere in concorso dimostrano che la sfida è stata colta e vinta, nei vari modi in cui i diversi autori si esprimono: chi con l’ironia, chi con la poesia, chi con la provocazione». Registri diversi, finalità identica: usare il cinema come arma di educazione di massa, capace di promuovere nuovi punti di vista che favoriscano comprensione e tolleranza reciproche. Lo spiega bene Laura Resta, responsabile dell’area cultura di Cooperativa Ruah: «Abbiamo scelto di investire risorse per far crescere questo Festival. Vogliamo sensibilizzare la cittadinanza con nuovi racconti e rappresentazioni dell’integrazione tra persone di diversa appartenenza culturale che vivono nello stesso territorio. Il cinema ci consente di affrontare e approfondire il tema dell’integrazione con un taglio nuovo, positivo, culturale e artistico, uscendo così dai cliché emergenziali o socio-assistenziali». Ad aprire il Festival (ingresso gratuito, orari e informazioni su www.iff-filmfestival.com) sarà, fuori concorso, Indovina chi ti porto per cena di Amin Nour, cortometraggio che racconta i dolori del giovane somalo Momo, preoccupato dall’incontro con i genitori della sua fidanzata russa: come reagiranno di fronte alla sua pelle scura? Tra le opere in concorso My Tyson di Claudio Casale, storia di boxe ambientata sullo sfondo della comunità nigeriana di Tor Bella Monaca a Roma, e Il mondiale in piazza (nella foto) di Vito Palmieri: dopo l’esclusione azzurra dai mondiali, nel profondo Sud un gruppo di tifosi organizza un mondiale parallelo: Italia contro squadre composte da migranti. Ma i figli di stranieri nati da noi, si chiede il regista, a quale squadra appartengono? Una bella domanda. (Marco Birolini – Avvenire)  

Mattarella in Giordania visita un campo profughi

9 Aprile 2019 - Roma -Il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella è giunto nel Regno Hascemita di Giordania dove è in Visita Ufficiale fino all’11 aprile, accompagnato dal Ministro degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale Enzo Moavero Milanesi. Primo appuntamento del Presidente Mattarella al Campo Profughi di Zaatari a Al Mafraq. Aperto nel 2012, Zaatari è considerato uno dei campi di rifugiati più grande al mondo. In particolare, il Capo dello Stato ha visitato l’Ospedale e il centro UN Women, entrambi sostenuti da finanziamenti italiani. “L’esperienza di questo campo è davvero straordinaria. È, appunto, una città con un’assicurazione di servizi e di assistenza di prim’ordine che ne fa, oltre che il campo più grande al mondo, un esempio di come va gestito un campo profughi”, ha detto il capo dello Stato. Mattarella  ha salutato le autorità presenti e il responsabile dell’UNHCR, l’Agenzia dell’ONU “che – ha detto il Presidente della Repubblica -  testimonia la solidarietà della comunità internazionale che deve, per la verità, esprimersi in maniera ancora maggiore considerato l’impegno generoso e molto forte che la Giordania ha assunto”. “La Giordania – ha proseguito – riceve l’ammirazione dell’Italia per l’accoglienza generosa che ha fatto nei confronti di profughi siriani e anche di altre nazionalità, sull'esperienza già fatta negli ultimi decenni”. “Questo rientra nel ruolo del Regno hascemita che è un punto di serenità, di solidarietà e di riferimento fondamentale nel Medioriente”, ha concluso Mattarella, ribadendo “l’impegno dell’Italia a continuare nel sostegno e nella solidarietà con la Giordania, con la speranza di poter intensificare il suo aiuto”.

Anglofoni in Italia: una giornata di ritiro in Campania

9 Aprile 2019 - Aversa - Domenica scorsa, 7 aprile,  presso la Rettoria dello Spirito Santo in Sant'Antimo, le comunità francofone del territorio hanno vissuto una giornata di ritiro spirituale, organizzata in collaborazione con la Fondazione Migrantes e le diocesi di Aversa e di Napoli. L’evento risponde all’esigenza di prendersi cura dei migranti per promuovere atteggiamenti e opere di fraterna accoglienza, stimolando la società civile e religiosa a valorizzare le varie culture, si legge in una nota. La Giornata di Ritiro Spirituale per Le Comunità Francofone si è sviluppata in vari momenti: dalla meditazione sul tema “Sfide per le Comunità Cristiane - Sfide dell'incontro e della testimonianza autentica” alla celebrazione della Santa Messa, seguita dalla condivisione del pranzo. Tra gli interventi della Giornata quello di Don Mathieu Malick Faye, Coordinatore Nazionale Migrantes delle Comunità Cattoliche Africane Francofone; Don Evaristo Rutino, Direttore Ufficio Migrantes della diocesi di Aversa; Padre Laurianus, Cappellano delle Comunità Francofone presenti nella Diocesi di Aversa; Padre Gustave, Cappellano delle Comunità Francofone presenti nella Diocesi di Napoli.  

Latina: Immigrazione e accoglienza, la carità che unisce le chiese”

9 Aprile 2019 -

Latina - Il prossimo 11 aprile, alle 17 presso la curia diocesana di Latina, si terrà il convegno su “Una chiesa per gli altri. La grammatica del dono”, organizzato da Caritas diocesana, Migrantes, Uffici Liturgico ed Ecumenico della diocesi pontina. Al centro degli interventi l’accoglienza come parte costitutiva dell’essere cristiano, specie se «l’altro» è più debole per tante ragioni. La domanda che attraverserà il convegno è proprio quella di come essere una chiesa aperta alla e sulla città, una chiesa a cui sta a cuore l’altro, soprattutto se più fragile, vulnerabile e in condizioni di bisogno, semplicemente il “mio prossimo” come dice il vangelo.

“Affrontare una questione come quella dell’accoglienza dei migranti in un territorio come quello pontino in cui sono molto presenti, ci sembrava importante per fare il punto della situazione. Lo vogliamo fare, però, anche insieme alle chiese sorelle, perché questo è un problema che riguarda tutti e intorno al quale si deve operare con spirito di comunione e di collaborazione anche con gli enti istituzionali preposti», ha spiegato Mariangela Petricola, direttrice dell’Ufficio diocesano per il Dialogo Ecumenico e interreligioso.

Il tema dell’accoglienza resta centrale, ha sottolineato anche il direttore della Caritas e della Migrantes diocesana Angelo Raponi: «Il dono di cui si parla nel titolo del nostro Convegno, è il dono dell’accoglienza, che è un dono soprattutto per le nostre comunità, perché ci offre l’occasione di guardare al futuro con più speranza. L’incontro ci permette di toccare con mano di quante risorse umane, morali e culturali ciascuno è portatore, e quanto possono essere ricche e creative le società che riescono a valorizzare le diversità e mettere a frutto i talenti di ciascuno in una prospettiva comune. Accogliere è il nostro modo di contribuire alla costruzione di una società rinnovata, capace di lasciarsi alle spalle l’ingiustizia del mondo, e offrire alle generazioni più giovani un futuro di pace, di crescita economica, di maggiore equità sociale».