17 Aprile 2019 – Strasburgo – Gli Stati non devono utilizzare le politiche d’integrazione come strumento per regolare i flussi migratori, ma per assicurare che migranti e rifugiati possano godere dei loro diritti e libertà fondamentali. Sono le conclusioni del rapporto di Tomas Bocek, rappresentante speciale del Segretario Generale del Consiglio d’Europa per la migrazione e i rifugiati.
Il dossier esamina le politiche di 11 stati membri (tra cui Italia, Francia, Germania, Grecia, Ungheria, Gran Bretagna, Svezia, ma anche Russia e Turchia). La valutazione delle politiche d’integrazione si concentra sui requisiti che i rifugiati già presenti nel Paese, o che chiedono il ricongiungimento familiare, debbono soddisfare: da un reddito minimo alla conoscenza della lingua e delle leggi nazionali. Secondo Bocek, i percorsi di apprendimento dell’idioma locale dovrebbero essere volontari e gratuiti e il reddito minimo dovrebbe essere «proporzionale».