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Rotta balcanica: appello delle Acli Marche

23 Marzo 2021 - Ancona - Lungo il percorso della Sava e della Drina, e nella terra di Grecia, migliaia di persone provenienti dal Medio Oriente e dai paesi dell’Asia centrale, in un lungo pericoloso viaggio, "in balia di trafficanti di uomini, tentano di arrivare nell’Unione Europea, per trovare lavoro, aiuto, libertà e la speranza di una vita migliore". Lo denunciano le Acli marchigiane in una nota evidenziando che tanti sono "bloccati da anni in indegni campi profughi, vivono una vita ai margini picchiati dalle polizie di frontiere se tentano i confini, alcuni muoiono affogando nei fiumi, altri soffocati negli antri dei camion o feriti da mine rimaste sui campi di una guerra lontana". Una morte iniqua. “Abbiamo incontrato – dicono gli operatori di IPSIA, una organizzazione non governativa promossa dalle Acli, che si trovano proprio in quella zona – queste persone queste famiglie in Bosnia e in Serbia e cercato di ridargli un ristoro, uno spazio di dignità, di socialità e umanità. Difficile ai tempi del covid, trovare tempo mezzi e risorse per esprimere e concretizzare una solidarietà internazionale. Ma era nostro dovere e continueremo a farlo”. Ai margini dei confini orientali d’Europa, si è creato ormai "un piccolo universo semi carcerario di campi e centri di accoglienza che si affacciano su reticolati e fili spinati costruiti nell’illusorio tentativo di fermare popoli dolenti in fuga".