Primo Piano

Incontri del Mediterraneo: a Marsiglia a settembre con papa Francesco

13 Aprile 2023 - Marsiglia - "Gli Incontri del Mediterraneo". È questo il titolo dell'iniziativa lanciata dall'arcidiocesi di Marsiglia sulla scia dei due incontri di riflessione e spiritualità, col titolo "Mediterraneo frontiera di Pace" celebrati a Bari nel 2020 e a Firenze nel 2022 su iniziativa della Conferenza episcopale italiana. L'evento è stato fissato per la settimana che va dal 18 al 24 settembre prossimi e vedrà la partecipazione di papa Francesco. Ieri la diocesi francesce ha spiegato, in un comunicato, che all'evento parteciperanno in 120, tra vescovi e giovani provenienti da 29 Paesi. L'obiettivo è quello di "far dialogare le cinque rive del Mediterraneo per riflettere insieme sulle grandi sfide che deve affrontare, valorizzare le risorse di cui dispone e aprire «nuovi cammini di pace e di riconciliazione nei quali le Chiese hanno un ruolo essenziale da giocare, al servizio del bene comune". Sarà un evento "unico e inedito", spiega la diocesi e sarà articolato in quattro capitoli. Ci sarà l'assemblea dei sessanta vescovi - è stato già invitato anche il cardinale Matteo Zuppi, presidente della Cei - che si riuniranno per continuare il processo iniziato a Bari e Firenze. Poi ci sarà l'incontro di 60 giovani che raggiungeranno la multietnica Marsiglia per condividere le loro esperienze e le loro testimonianze. Durante tutta la settimana un Festival del Mediterraneo che si celebrerà in diversi luoghi della città e infine l'evento alla presenza di Papa Francesco. Sabato 23 settembre infatti il Pontefice parteciperà alla riunione plenaria dell'Assemblea dei vescovi con i giovani, quindi - informa il comunicato - parteciperà ad un momento di preghiera per i dispersi in mare nella chiesa di Notre-Damede- la-Garde (Nostra Signora della Guardia), la grande basilica che domina la città, e infine presiederà una messa aperta a tutti.

Tavolo Asilo e Immigrazione: invertire la rotta. Il 18 aprile mobilitazione nazionale contro la conversione in legge del Decreto Cutro

12 Aprile 2023 - Roma - Il Tavolo Asilo e Immigrazione (alla quale aderisce anche la Fondazione Migrantes, ndr), insieme a decine di altre organizzazioni e reti impegnate nella promozione dei diritti di rifugiati e migranti esprime  ancora una volta il proprio dissenso sul Ddl 591/2023 di conversione del DL 20/2023, cosiddetto Decreto Cutro, che "ripropone formule vecchie che già in passato hanno mostrato di non risolvere alcun problema, ma anzi di produrre ulteriori ingiustizie e difficoltà". Anche la dichiarazione dello stato di emergenza sull’immigrazione da parte del governo - si legge in una nota - "non fa che alimentare un dibattito lontano anni luce dalla realtà". Dal 2014 al 2017 sono sbarcate 623 mila persone, sono state presentate 400 mila domande d'asilo e sono state registrate nel sistema d'accoglienza 528 mila presenze (molte delle quali durate più di un anno). Negli stessi anni - sottolineano le associazioni - "siamo arrivati ad ospitare più di 190 mila persone senza che sia stata dichiarata alcuna emergenza. Continuare ad usare l’immigrazione come argomento di campagne mediatiche volte a raccogliere facile consenso indicando sempre gli stessi capri espiatori, non solo non è nell’interesse del Paese, ma rischia di generare ulteriori problemi per la pubblica amministrazione e per i territori coinvolti, oltre che per le persone". Il 18 aprile 2023, in concomitanza con il passaggio in aula del Ddl 591/2023 il Tavolo Asilo e Immigrazione ha convocato una conferenza stampa alle 12 presso l’Hotel delle Nazioni, in Via Poli 6, per proporre le alternative agli interventi del governo e della maggioranza. Subito dopo la conferenza stampa, alle 14, le organizzazioni del Tavolo Asilo e Immigrazione convergeranno in Piazza Santa Maria di Loreto, vicino Piazza Venezia, alla manifestazione promossa insieme ad associazioni di tutta Italia, per esprimere il "nostro dissenso e dare voce alle persone che hanno subito e subiscono le conseguenze degli interventi sbagliati e inaccettabili del governo".

Italiani nel mondo: un docufilm sull’emigrazione italiana in Lussemburgo

12 Aprile 2023 - Roma – “L’arrivée de la Jeunesse”: questo il titolo di un docufill sull’emigrazione italiana in Lussemburgo. Prodotto da  PassaParola Media Group il film racconta, coniugando fiction e documenti d’archivio, 100 anni di storia dell’emigrazione italiana in Lussemburgo. Il docufilm, con la regia di Fabio Bottani e finanziato anche dalla Fondazione Migrantes, sarà presentato presso la sala stampa della Camera dei Deputati vemnerdì 14 aprile mentre il giorno successivo alle 18 verrà proiettato all’Institut français Centre Saint-Louis, su invito dell’Ambasciata del Lussemburgo a Roma.

Naufragio in Calabria: un pezzo di legno del barcone al Museo delle Migrazioni di Cariati

12 Aprile 2023 - Cariati - Un pezzo di legno dell'imbarcazione carica di migranti, che il 26 febbraio scorso è naufragata nel mare di Steccato di Cutro, in provincia di Crotone, è da pochi giorni custodita nel Museo Civico del Mare, dell'Agricoltura e delle Migrazioni di Cariati. Il pezzo di legno è stato consegnato da don Gino Esposito alla direttrice del Museo Assunta Scorpiniti al termine della processione interparrocchiale del Venerdì Santo, durante la quale il legno è stato portato per le strade del centro storico e della marina insieme all'effigie del Cristo Morto e della Madonna Addolorata. “Il grido di dolore di questi migranti che fuggono dalla loro terra in cerca di accoglienza, rischiando la vita, chiama in causa l'intera umanità”, ha detto don Esposito aggiungendo che questo “unisce alla Passione di Cristo questi uomini, donne e bambini, vittime di ingiustizie, di guerre e dell'egoismo umano”. Il legno del relitto di Cutro era giunto a Cariati in occasione della messa in ricordo delle vittime del naufragio, celebrata presso il santuario di San Cataldo su iniziativa dell'Amministrazione Comunale in collaborazione con l’ufficio Migrantes della diocesi di Rossano-Cariati.

Sinodo: al via i lavori per l’Instrumentum Laboris dell’assemblea sinodale di ottobre2023

12 Aprile 2023 - Città del Vaticano - Da questa mattina (12 aprile) e fino al prossimo 19 aprile un gruppo di esperti, provenienti dai cinque continenti e che hanno preso parte a vario titolo al processo sinodale, s’incontrano presso la Segreteria Generale del Sinodo per un tempo di lavoro e di discernimento sulla Tappa Continentale e i sette documenti finali delle Assemblee Sinodali Continentali con lo scopo di avviare la riflessione che porterà in un secondo momento all’elaborazione dell’Instrumentum Laboris, il documento di lavoro per la prima sessione della XVI Assemblea Generale Ordinaria del Sinodo dei Vescovi che si svolgerà dal 4 al 29 ottobre prossimo. Dopo un momento di preghiera e la sessione introduttiva, i lavori prevedono un’ampia condivisione sull’insieme della Tappa Continentale e sull’esperienza vissuta durante le sette assemblee sinodali continentali. Successivamente, i Documenti Finali pervenuti alla Segreteria Generale del Sinodo, frutto del discernimento comunitario del Popolo di Dio, saranno analizzati minuziosamente al fine di evidenziare tensioni e priorità da approfondire nel corso dell’assemblea di ottobre. Le giornate saranno scandite dalla celebrazione quotidiana dell’eucarestia e da momenti di preghiera personale e comunitaria.

Mons. Perego: lo stato di emergenza può essere utile, ma serve anche altro​

11 Aprile 2023 - Roma - "Credo che la dichiarazione dello stato di emergenza da una parte possa essere utile per accelerare azioni di trasferimento di persone che in maggiore misura in questo anno, tre volte tanto, stanno raggiungendo soprattutto le coste di Lampedusa. Non deve però questo stato di emergenza far dimenticare un fatto: il sistema di accoglienza in Italia ha bisogno di essere rafforzato; e al tempo stesso non bisogna dare la percezione che i migranti, i rifugiati che stanno arrivando sono un problema emergenziale, nel senso che non possiamo approfondirlo e affrontarlo all'interno di un contesto magari più ampio e più attento. Non dimenticando poi che l'emergenza costa molto di più rispetto al normale affrontare l'accoglienza". Lo ha affermato a Radio Vaticana, mons. Giancarlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes, durante la trasmissione Il Mondo alla Radio parlando dell'iniziativa del governo che ha deliberato lo stato di emergenza su tutto il territorio nazionale a seguito dell'eccezionale incremento dei flussi di persone migranti attraverso le rotte del Mediterraneo. "Da questa parte credo che in questo momento debba essere valutata con molta attenzione se occorrono degli strumenti straordinari, o se non si debbano da una parte mettere in atto una serie di azioni ulteriori rispetto a quelle già in atto per lo sgombero di Lampedusa - ha aggiunto mons. Perego - E al tempo stesso, che è l'aspetto veramente più importante e necessario, rafforzare e ampliare il piano di accoglienza nelle diverse regioni italiane".

Centro Astalli: giovedì la presentazione del Rapporto 2023

11 Aprile 2023 - Roma - Sarà presentato giovedì 13 aprile  al Teatro Argentina di Roma l'edizione 2023 del Rapporto del Centro Astalli. Il Rapporto contiene una fotografia aggiornata sulle condizioni di richiedenti asilo e rifugiati che durante il 2022 si sono rivolti al Centro Astalli, la sede italiana del Servizio dei Gesuiti per i Rifugiati, e hanno usufruito dei servizi di prima e seconda accoglienza che il Centro offre a Roma e nelle altre città dove opera: Bologna, Catania, Grumo Nevano, Palermo, Padova, Trento, Vicenza. Il Rapporto, oltre a contenere un resoconto di un anno di attività del Centro Astalli, vuole essere - spiega una nota -  uno strumento per capire quali sono le principali nazionalità dei rifugiati che giungono in Italia per chiedere asilo; quali le principali difficoltà che incontrano nel percorso per il riconoscimento della protezione e per l’accesso all’accoglienza o a percorsi di integrazione. Attraverso testimonianze e approfondimenti si cerca di far emergere i principali nodi sulle migrazioni forzate in Italia: vie d’accesso, vulnerabilità, inclusione sociale. Il Rapporto annuale 2023 descrive il Centro Astalli in Italia come una realtà che, grazie agli oltre 700 volontari, risponde ai mutamenti sociali e legislativi di un Paese che stenta a dare la dovuta assistenza a chi, in fuga da guerre e persecuzioni, cerca protezione.  Alla presentazione interverrà il card. Matteo Maria Zuppi, Presidente Conferenza Episcopale Italiana, che proporrà una riflessione sulle principali questioni da affrontare sulle migrazioni in Italia, anche alla luce delle ultime notizie sugli arrivi e i naufragi nel Mediterraneo. I dati del Rapporto saranno presentati da p. Camillo Ripamonti, presidente del Centro Astalli.  Ad aprire l’incontro le testimonianze dei rifugiati.

Albania: da oggi il pellegrinaggio della diocesi di Roma

11 Aprile 2023 - Roma - Tirana, Ocrida, Scutari. Sono solo alcune delle città dove si fermeranno i sacerdoti romani durante il pellegrinaggio diocesano in Albania guidato dal cardinale vicario Angelo De Donatis. Organizzato dall’Opera Romana Pellegrinaggi, il viaggio inizia oggi (martedì 11 aprile) e dura fino al 15 aprile, e vede la partecipazione, tra gli altri, dei vescovi Daniele Salera, Paolo Ricciardi, Dario Gervasi, Guerino di Tora, Valentino Di Cerbo, nonché di numerosi laici. "Abbiamo scelto come meta l’Albania per vari motivi – spiega monsignor Remo Chiavarini, responsabile dell’Opera Romana –. Innanzitutto volevamo andare a trovare l’arcivescovo di Tirana Arjan Dodaj, che di fatto, al momento della sua elezione nel 2021, apparteneva al clero della diocesi di Roma. Don Arjan è membro della Fraternità dei Figli della Croce, è stato ordinato sacerdote nel 2003 da san Giovanni Paolo II ed è stato a lungo nella nostra diocesi. In Albania ci sono anche diverse comunità italiane, che incontreremo durante il nostro pellegrinaggio". L’itinerario proposto dall’Orp, infatti, non prevede solo visite culturali, ma anche molte occasioni di incontro con chi vive a Tirana e dintorni. In particolare, in Albania operano due sacerdoti fidei donum della diocesi di Roma, don Tommaso Morelli e don Raffaele Gagliardi, che hanno dato una mano nell’organizzazione del percorso. "Stiamo pochi giorni ma saranno molto intensi – prosegue monsignor Chiavarini –. Faremo anche una puntata nella Macedonia del Nord, a Ocrida, che è stato uno dei centri più importanti della spiritualità e dell’evangelizzazione nei Balcani, con resti e memorie artistiche molto interessanti. Oltre alle comunità cristiane, avremo contatti anche con la comunità ortodossa e con quella musulmana, che sono molto presenti in Albania". Il gruppo è partito questa mattina dall’aeroporto di Fiumicino alla volta di Tirana. Qui visiteranno il Museo Bunk’Art, realizzato all’interno del bunker di Enver Hoxa, dedicato alla storia dell’esercito comunista albanese e alla vita quotidiana degli albanesi durante il regime. Quindi la Messa nella parrocchia affidata a don Morelli, nella periferia di Tirana, poi la cena e il pernottamento in hotel. Il giorno seguente partiranno per Ocrida, il cui territorio ospitò antichissimi insediamenti illirici e, in seguito, greci. Nel 1979 la città e il suo lago sono stati dichiarati dall’Unesco patrimonio dell’umanità. La terza giornata di pellegrinaggio si aprirà con la Messa celebrata nella cattedrale di Tirana, dove i sacerdoti romani si intratterranno con il clero diocesano e pranzeranno insieme. Ci sarà poi spazio anche per l’incontro con la comunità ortodossa e per la visita alla Casa delle Foglie, il più recente dei musei albanesi, e senz’altro tra i più affascinanti. Le foglie hanno un duplice significato: indicano le tracce nascoste nel bosco, ma anche il lascito di registri e dossier sugli albanesi, negli anni della dittatura. Venerdì 14 aprile sarà dedicata alla visita di Scutari, con la cattedrale di Santo Stefano Protomartire e il Memoriale della Persecuzione. Il gruppo della diocesi incontrerà anche la comunità della Suore Stigmatine, che operano in un Centro di accoglienza per bambini bisognosi. Il 15 aprile visita a Kruja, antica capitale albanese simbolo della resistenza anti-ottomana; trasferimento in aeroporto e rientro a Roma.    

Arrivi e un altro naufragio

11 Aprile 2023 -

Milano - Due naufragi in due giorni con almeno 53 morti e oltre 3mila persone salvate e in parte arrivate in modo autonomo sull’isola di Lampedusa. È il bilancio di quello che accade nel Mediterraneo, anche quando è festa, quando è Pasqua o Ramadan, anche quando il mare è in burrasca. A nulla servono gli inasprimenti delle pene, a nulla serve la paura di morire: l’istinto alla sopravvivenza è più forte per chi fugge dagli orrori della guerra e dalle torture libiche. La Procura di Agrigento ha aperto un’inchiesta sull’ultimo naufragio che si è registrato nella notte fra sabato e domenica di Pasqua nel Mediterraneo centrale, in acque Sar maltesi. Ventidue, fra cui 9 donne, i superstiti salvati dalla nave Nadir della Ong tedesca Resqship che ha recuperato anche i cadaveri di due uomini.

Secondo le testimonianze dei sopravvissuti vi sarebbero 18 dispersi. Gli investigatori della Squadra mobile di Agrigento stanno cercando di ascoltare i 22 sopravvissuti, ma fra i 13 uomini e le 9 donne, originari di Costa d’Avorio, Guinea, Camerun e Senegal, c’è molta ritrosia a parlare. Tutti sono sotto choc e fortemente impauriti. Al momento, l’unica cosa che hanno detto è d’aver pagato 3 mila dinari tunisini per la traversata da Sfax. La barca in ferro, di 7 metri, sulla quale viaggiavano è colata a picco e i 22 sarebbero rimasti in acqua per almeno un paio d’ore.

Il giorno prima invece un altro barcone, sempre partito dalla Tunisia, si era ribaltato a ridosso della costa provocando la morte di almeno 35 persone.

Non si ferma anche lo sforzo della Guardia costiera che nel week-end pasquale ha salvato in tutto oltre duemila persone. Solo ieri 1.200 con due diverse maxi-operazioni di soccorso. Un peschereccio, con circa 800 migranti a bordo, intercettato a oltre 120 miglia a Sud-Est di Siracusa, in acque Sar italiane. E circa 400 altre a bordo di un secondo peschereccio, segnalato anche questo da Alarm Phone e intercettato dalla nave Diciotti della Guardia Costiera, sempre in area Sar italiana a circa 170 miglia a Sud-Est di Capo Passero. A supporto delle operazioni di ricerca e soccorso in mare di questi giorni sono operativi anche mezzi aerei, sempre della Guardia Costiera e di Frontex.

Intanto continuano anche gli arrivi sull’isola di Lampedusa. Nella notte sono giunte 36 persone, tra cui 8 donne e un minore. Il gruppo é stato soccorso da una motovedetta della Guardia costiera che ha agganciato il barchino di sette metri lasciandolo alla deriva. Ai soccorritori hanno riferito di essere originari di Burkina Faso, Costa d’Avorio,

Gambia e Guinea. Nel ore precedenti ci sono stati 26 sbarchi per un totale di 974 persone. Il giorno prima erano stati 17 gli approdi con 679 migranti. All’hotspot di contrada Imbriacola, all’alba, c’erano 1.883 ospiti, a fronte dei poco meno 400 posti disponibili. La prefettura ha disposto il trasferimento di 244 persone imbarcate sul traghetto di linea Galaxy verso Porto Empedocle. Ma anche sull’isola si è festeggiata la Pasqua pensando ai più piccoli migranti. Il sindaco, Filippo Mannino, domenica, ha portato oltre 100 uova ai bambini presenti nell’hotspot. A donarli è stato un supermercato dell’isola. A conferma della solidarietà e della vicinanza degli isolani a chi arriva dal mare in fin di vita. Intanto però non c’è solo un problema di arrivi continui, sovraffollamento ed emergenza umanitaria: i pulmini utilizzati per trasferire i migranti dal molo Favarolo, dove avvengono gli sbarchi, fino a contrada Imbriacola dove sorge l’hotspot e da qui al porto commerciale da dove partono i trasferimenti con i traghetti di linea sono inidonei. Uno è totalmente inefficiente per il trasporto di persone, l’altro è necessario metterlo in moto 20 minuti prima dell’avvio in marcia. Ed è per questo motivo che, quotidianamente, quando il numero degli sbarchi è elevato, si registrano rallentamenti e difficoltà nei trasferimenti. La questura di Agrigento ha deciso di avviare delle verifiche mirate su questi mezzi e sugli organi competenti alla loro gestione, ossia la coop che si occupa dell’hotspot di Lampedusa. Si tratta – spiegano fonti della Questura – di una situazione che va avanti da mesi. Nonostante le numerose sollecitazioni fatte dalla Prefettura, la situazione però non è cambiata. (Daniela Fassini - Avvenire)

Pasqua è un affrettarsi incontro al Signore

11 Aprile 2023 -
Città del Vaticano - Giovanni nel suo Vangelo scrive che a notare per prima che la pesante pietra del sepolcro non è più al suo posto è una donna, Maria di Magdala, giunta al luogo della sepoltura che era ancora notte. Gli uomini, gli apostoli, si erano dileguati e vivevano chiusi nella stanza del Cenacolo per paura. In un tempo come quello che viviamo in cui la comunicazione spesso è falsata da fake news, da interessi non sempre coincidenti con la verità dei fatti, Giovanni dà una lezione a noi giornalisti e ci dice quanto sia importante la testimonianza diretta, la fonte attendibile che ci consente di interpretare correttamente gli avvenimenti accaduti. Nessuno degli evangelisti narra il momento esatto della resurrezione, ma attraverso i testimoni diretti, si raccontano quei momenti così difficili da capire. Giovanni fa muovere nel racconto e sulla scena, come un abile cronista, o, se volete, un regista cinematografico, i personaggi: Maria rimane fuori dal sepolcro e, probabilmente, piange perché “hanno portato via il Signore dal sepolcro”. Informati da Maria che è corsa da loro, Pietro e Giovanni corrono verso il sepolcro, entrano, era ancora buio, e vedono i teli posati, il sudario piegato in un luogo a parte. E cosa pensano? Che qualcuno ha profanato il sepolcro, perché dalla morte non si torna indietro, e una nuova cattiveria è stata inflitta a quell’uomo giusto e innocente. Eppure, sapevano, dovevano ricordare le parole pronunciate da Gesù alla sorella di Lazzaro, Maria: “io sono la risurrezione e la vita; chi crede in me anche se muore, vivrà”. La sera di Pasqua, poi, due discepoli sulla via di Emmaus incontrano il risorto e subito “partirono senza indugio” per annunciare la gioia di quel momento; infine, Pietro, che si trovava sul lago di Galilea, si tuffa per andare incontro a Gesù risorto appena lo ha visto. La resurrezione di Cristo, ricordava Benedetto XVI, “non è il frutto di una speculazione, di un’esperienza mistica: è un avvenimento, che certamente oltrepassa la storia, ma che avviene in un momento preciso della storia e lascia in essa un’impronta indelebile”. La Pasqua del Signore, ha affermato Papa Francesco nell’omelia della notte in basilica, ci spinge a andare avanti, a uscire dal senso di sconfitta, a rotolare via la pietra dei sepolcri in cui spesso confiniamo la speranza, a guardare con fiducia al futuro, perché Cristo è risorto e ha cambiato la direzione della storia”. Pasqua “invita a rotolare via i massi della delusione e della sfiducia”, e “ribaltare le pietre tombali del peccato e della paura”. Quel correre del Vangelo di Giovanni torna nel Messaggio Urbi et Orbi che Francesco pronuncia dalla loggia centrale della basilica vaticana. Pasqua è un affrettarsi incontro al Signore, afferma; “affrettarsi in un cammino di fiducia reciproca, fiducia tra le persone, tra i popoli e le nazioni. Lasciamoci sorprendere dal lieto annuncio della Pasqua, dalla luce che illumina le tenebre e le oscurità in cui troppe volte il mondo si trova avvolto”. Affrettiamoci, afferma ancora il vescovo di Roma, “a superare i conflitti e le divisioni e a aprire i nostri cuori a chi ha più bisogno. Affrettiamoci a percorrere sentieri di pace e fraternità”. Il pensiero di Francesco va ai tanti luoghi del mondo dove guerre e violenze minacciano la vita delle persone. È un lungo elenco che inizia dall’Ucraina: al Signore chiede aiuto per “l’amato popolo ucraino nel cammino verso la pace e effondi la luce pasquale sul popolo russo”. Quindi invoca conforto per i feriti e per coloro che hanno perso i propri cari in battaglia; per i rifugiati, i deportati, i prigionieri politici, e “tutti coloro che soffrono la fame, la povertà, e i nefasti effetti del narcotraffico, della tratta delle persone e di ogni forma di schiavitù”. Poi ancora Libano, Siria, Haiti, Sud Sudan, Repubblica Democratica del Congo, Gerusalemme. Ai responsabili delle nazioni chiede di non discriminare nessun uomo o donna, né calpestare la loro dignità; di ricercare il bene comune nel rispetto dei diritti umani e della democrazia per costruire dialogo e convivenza pacifica. Pasqua, aggiunge, significa passaggio e “in Gesù si è compiuto il passaggio decisivo dell’umanità: dalla morte alla vita, dal peccato alla grazia, dalla paura alla fiducia, dalla desolazione alla comunione”. (Fabio Zavattaro - Sir)

Card. Zuppi: la Resurrezione e tutti i crocifissi

9 Aprile 2023 -

La Pasqua porta con sé il grido del Venerdì Santo. Incorpora i crocifissi del mondo. Il Risorto appare ai discepoli con i segni della croce. Nel Credo professiamo che Gesù è sceso negli inferi.

Accade anche in questa Pasqua. Gesù è sceso negli inferni di oggi. Gli inferni delle guerre, dei popoli che vedono i loro figli morire di fame, dei luoghi di morte, dei fondali del Mediterraneo e dei valichi freddi divenuti cimiteri di esseri umani. E in quanti altri inferni Gesù è disceso! Non lo sappiamo. Ma sappiamo che Lui è andato. Papa Francesco dal Vangelo della Passione ha fatto suo il grido dei crocifissi di oggi, quello della croce: « Dio mio, Dio mio, perché mi hai abbandonato?». Il grido non va dimenticato se vogliamo che la Pasqua non rimanga la festa del sepolcro vuoto.

Gesù risorto ci scuote dalla rassegnazione al male e alla morte. Anzi dall’assuefazione pigra. A Pasqua, infatti, non festeggiamo Colui che si è messo in salvo da solo, abbandonandoci al nostro destino. Gesù non ha salvato sé stesso, ultima tentazione, urlata da tanti complici del male. Ha rifiutato di farlo. È morto – com’è vissuto – spendendo la vita per gli altri: non per salvarsi, ma per salvare, perdendo sé stesso per non restare solo.

La Pasqua realizza la vita di Gesù in mezzo agli uomini: non ha mai chiuso il cuore al grido di poveri, deboli, malati, ciechi, storpi, peccatori. Li ascoltava e li amava. E li guariva, certo nel cuore, ma anche nel corpo.

La Pasqua è la resurrezione del Crocifisso.

Non di un qualsiasi Gesù, si potrebbe dire, ma di Gesù carico del peccato del mondo che ci ha riscattati. Ci ha liberati dal potere del male. La resurrezione – in un certo senso – deve continuare ancora. La Pasqua è perciò una sfida totale alla rassegnazione al male e alla morte. La Pasqua è il nostro “programma” nel senso, che apre una via (parola cara agli Atti degli Apostoli) e ci dà un orientamento decisivo. La Pasqua è il nostro contenuto e continua a farci ardere il cuore. Le Pasque non sono tutte uguali: ciascuna parla in un momento della storia e della vita. Ci orienta oggi. Nel nostro Paese – ma non solo – sono rari i sogni e le visioni di un mondo nuovo. Allora è preziosa la visione della Pasqua del 2023.

I sapienti (di qualunque genere, che non mancano mai, hanno sempre ragione e pensano di spiegare tutto) consolano dicendo che bisogna farsi una ragione del male o riempiono di modi per garantirsi un benessere individuale. No, non dobbiamo accettarlo. L’acquiescenza al male non si deve trasformare in ideologia, come avviene purtroppo, tanto da divenire scuola per i più giovani. La Pasqua è liberazione dal male e ci chiede di continuare a riscattare la vita dei prigionieri. Adesso. La nostra Chiesa com’è giusto – deve prendere la forma del suo popolo. Ma è urgente una intelligenza pasquale delle Scritture.

Così possiamo sentire anche noi – come l’apostolo Paolo recalcitrante di fronte alla complessa città di Corinto – la voce di Dio: « Non aver paura; continua a parlare e non tacere, perché io sono con te e nessuno cercherà di farti d el male: in questa città [in questo Paese, l’Italia!] io ho un popolo numeroso» (At 18, 9-10). C’è un popolo più ricettivo; più di quanto ci immaginiamo. Stiamo facendo il cammino di una Chiesa sinodale, ma non camminiamo per muoverci. C’è una meta: un popolo numeroso da far emergere dalla rassegnazione, dalla paura, dalla lontananza dal Vangelo. Possiamo far nostro il sogno di Paolo, che è quello di Dio. Il cuore di ogni cosa, ordinaria o straordinaria, dovrà essere il Vangelo di Pasqua. Lasciamoci guidare dall’angelo della Pasqua che disse alle due donne: « Non abbiate paura! So che cercate Gesù, il crocifisso. Non è qui. È risorto... Presto, andate a dire ai suoi discepoli: è risorto dai morti, ed ecco vi precede in Galilea; là lo vedrete» (Mt 28,5-7). Preoccupati e piangenti, come le donne al sepolcro, ci volgiamo facilmente al passato, magari per compiere il nostro dovere. Tendenzialmente ci volgiamo indietro, anche accettando

un senso del declino. Ma l’angelo ci rivela il futuro: Gesù ci precede in Galilea. La Chiesa non è una tomba vuota che custodisce il corpo di Gesù. Ma vive il futuro nell’incontro con Lui in Galilea. A questo dobbiamo orientarci e orientare tutto. Tanti lo aspettano. Ascoltiamo l’angelo di Pasqua! Nulla è impossibile a chi crede. (Card. Matteo Zuppi - Presidente Conferenza Episcopale Italiana)

Via Crucis: “tante persone che fuggono dalla guerra portano croci simili alla mia”

8 Aprile 2023 -
Roma - “La mia via crucis cominciò sei anni fa, quando lasciai la mia città”. A raccontare la sua storia  è un migrante dell’Africa occidentale. Una storia raccontata dettagliatamente durante la Viva Crucis ieri sera al Colosseo: “Dopo tredici giorni di viaggio arrivammo nel deserto e l’attraversammo per otto giorni, imbattendoci in auto bruciate, taniche d’acqua vuote, cadaveri di persone, fino a giungere in Libia. Chi doveva ancora pagare i trafficanti per la traversata fu rinchiuso e torturato fino a quando non pagò. Alcuni persero la vita, altri la testa. Mi promisero di mettermi su una nave per l’Europa, ma i viaggi furono cancellati e non riavemmo i soldi. Lì c’era la guerra e arrivammo a non far più caso alla violenza e alle pallottole vaganti. Trovai lavoro come stuccatore per pagare un’altra traversata. Alla fine salii con più di cento persone su un gommone. Navigammo ore prima che una nave italiana ci salvasse. Ero pieno di gioia, ci inginocchiamo a ringraziare Dio; poi scoprimmo che la nave stava tornando in Libia. Lì fummo rinchiusi in un centro detentivo, il peggior posto del mondo. Dieci mesi dopo ero di nuovo su una barca. La prima notte ci furono onde alte, quattro caddero in mare, riuscimmo a salvarne due. Mi addormentai sperando di morire. Svegliatomi, vidi accanto a me persone che sorridevano. Dei pescatori tunisini chiamarono i soccorsi, la nave attraccò e delle ong ci diedero cibo, vestiti e riparo. Lavorai per pagare un’altra traversata. Era la sesta volta; dopo tre giorni in mare giunsi a Malta. Rimasi in un centro per sei mesi e lì persi la testa; ogni sera chiedevo a Dio perché: perché uomini come noi devono ritenerci nemici? Tante persone che fuggono dalla guerra portano croci simili alla mia”.

Via Crucis: “se ci fosse stata la pace, sarei rimasto a casa mia”

8 Aprile 2023 -
Roma - Joseph e Johnson sono due adolescenti dell’Africa settentrionale, protagonisti della settima stazione della Via Crucis ieri sera al Colosseo. “Sono arrivato nel campo per sfollati con i miei genitori nel 2015 e ci vivo da più di 8 anni”, racconta Joseph: “Se ci fosse stata la pace, sarei rimasto a casa mia, dove sono nato, e mi sarei goduto l’infanzia. Qui la vita non è bella. Ho paura del futuro, per me e per gli altri ragazzi. Perché soffriamo nel campo per sfollati? A causa dei conflitti in corso nel mio Paese, flagellato dalla guerra da quando esiste. Senza pace non riusciremo a rialzarci. Ogni volta si promette la pace, ma si continua a cadere sotto il peso della guerra, la nostra croce”. “Io sono Johnson e dal 2014 vivo in un altro campo per sfollati, blocco B, settore 2”, gli fa eco il suo compagno: “Ho 14 anni e faccio la terza elementare. Qui la vita non è buona, molti bambini non vanno a scuola perché non ci sono insegnanti e scuole per tutti, il posto è troppo piccolo e affollato, non c’è nemmeno lo spazio per giocare a calcio. Vogliamo la pace per tornare a casa. La pace è bene, la guerra è male. Vorrei dirlo ai leader del mondo”.  Alla Via Crucis anche un gruppo di migranti del Congo accompagnati  dal cappellano  don Sylvestre Adesengiu.

Rom e sinti: mons. Battaglia al campo Rom di Scampia per il rito della Lavanda dei piedi

8 Aprile 2023 - Napoli - Ha voluto essere tra i rom di Scampia il Giovedì santo l’arcivescovo di Napoli, mons. Mimmo Battaglia. Al campo sono presenti circa 400 rom, la maggioranza di origine serba. Moltissimi sono i bambini. Il presule ha lavato i piedi a dodici bambini che vivono nel campo. La città – ha detto - deve vedere questi “fratelli e sorelle che hanno diritto di esistere, di essere riconosciuti: alzate gli occhi, vi prego”, ha affermato l’arcivescovo rivolgendosi specialmente ai giornalisti. “Quello che vedete è disumano. È inammissibile che bambini che hanno il diritto di esistere ed essere riconosciuti per la loro storia giochino con i topi, che non ci siano la luce e l’acqua”.  La Resurrezione è la celebrazione della speranza di chi si dice cristiano, e implica la “scelta fra ciò che è umano contro tutto ciò che è disumano”. Lavare i piedi, dice, è riconoscere la dignità del fratello, non calpestarlo. Con mons. Battaglia erano presenti il gesuita padre Eraldo Cacchione, responsabile della pastorale rom della Provncia mediterranea della congregazione, padre Paweł, polacco, padre André, brasiliano, e padre Thomas, croato. E poi le suore della Provvidenza, i padri lasalliani con i Fratelli delle scuole cristiane, e l’associazione “Arrevutammoce” i cui progetti sono finanziati anche dalla Fondazione Migrantes. Per mons. Battaglia la Chiesa “non ha risposte da dare. Può esserci. C’è. E ci sarà sempre”. (r.i.)

Calabria: i seminaristi in ginocchio davanti alla «croce del naufragio»

8 Aprile 2023 -

Catanzaro - Il naufragio di Steccato di Cutro è stata una tragedia che ha scosso profondamente l’Italia e la morte di tanti migranti per i seminaristi del Pio X di Catanzaro ha rappresentato un motivo di preghiera e riflessione. Ma è stata tanta la gente che in questi ultimi tempi ha deciso di camminare e pregare in processione dietro un enorme crocifisso «sgraziato», realizzato con il legno e i chiodi del barcone frantumato dalle onde che ha portato alla morte. Quel crocifisso del dolore e dell’indifferenza ha suscitato nei quaranta giovani seminaristi calabresi la volontà di «creare una rete di preghiera » che coinvolga tutti e che risponda con la provocazione concreta dell’orazione alle domande che non trovano soluzioni né da quella politica claudicante sui temi dell’accoglienza né da quella parte di società che magari si commuove davanti a una tragedia ma poi ha paura dello straniero.

I seminaristi calabresi hanno fatto tesoro dell’appello, lanciato all’indomani della tragedia, dai loro vescovi «a non rimanere inerti, a immaginare nuove strade solidali che possano permettere al nostro Mediterraneo di non essere più uno scenario di morte. È il momento del dolore, ma anche del risveglio: tutti facciano la loro parte, tutti facciano di più, con rinnovata responsabilità: l’Europa deve fare di più, l’Italia deve fare di più, le nostre Comunità cristiane devono fare di più… sentendosi tutti sulla stessa barca, su quella stessa barca che non deve naufragare perché sarebbe il naufragio della civiltà». «Ciascuno di noi ha diritto di vivere», questa affermazione è la vera risposta che viene da un ragazzo sbarcato in Calabria nel 2013, allora minorenne, e che dopo un percorso all’Università della Calabria oggi è mediatore culturale e socio della stessa Cooperativa che lo aveva accolto.

I ragazzi calabresi che si preparano a diventare preti hanno pregato la settimana scorsa nella cappella del loro Seminario, con la croce realizzata dall’artista locale Maurizio Giglio, che successivamente sarà custodita nella parrocchia di Le Castella. Hanno preparato due sussidi per la preghiera: la Via Crucis, chiamata «Vita Crucis», che si propone di far meditare sul cammino di Gesù al Calvario e sul viaggio disperato in mare dei naufraghi e un momento di preghiera intitolato «Davanti al Legno» che permette di sostare davanti alla “Croce del Naufragio” e riflettere sulla morte e sulla resurrezione alla luce della fede. I testi sono stati pensati per aiutare la preghiera personale e comunitaria, e sono disponibili su seminariosanpiox.it . L’invito è per le parrocchie e per i singoli che vogliono prendere parte a questa «rete di preghiera».

«Ti accogliamo, figli di Calabria quali siamo – ha scritto Mattia de Marco –. Ti guardiamo, immaginando il mare in burrasca. Tocchiamo il tuo legno ruvido e le tue schegge pensando alle vite spezzate di tanti, troppi cercatori di speranza. Eppure, o albero glorioso, non riusciamo a guardarti con disprezzo. Non riusciamo a rifiutarti. Sei, nella tua crudezza, il segno della nostra salvezza. Trionfante, comunque. Sempre. Anche di fronte all’ampiezza dello strazio».

La Chiesa calabrese può contare su giovani di grande sensibilità, il cui contributo sarà prezioso per il futuro e che porterà indubbiamente frutti di speranza. La stessa speranza di questi giovani che si preparano al sacerdozio cercando le risposte nello «sguardo pasquale, anche di fronte alle tragedie della vita». (Umberto Tarsitano)

Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti: occasione per richiamare l’attenzione su questo popolo spesso ignorato

7 Aprile 2023 - Roma - Era l’8 aprile del 1971 quando a Londra si riunì il primo Congresso internazionale del popolo Rom e si costituì la Romani Union, la prima associazione mondiale dei Rom riconosciuta dall’Onu nel 1979. In ricordo di tale data è stata istituita l’8 aprile, in tutto il mondo, la Giornata Internazionale dei Rom e dei Sinti. Questa Giornata richiama l’attenzione su questo popolo composto da uomini, donne e bambini spesso ignorati e lontani dai nostri interessi. Quella dei rom e sinti in Europa è una comunità di circa 12 milioni di persone. In Italia circa 170 mila. Persone spesso “non riconosciuti nel nostro Paese. Un mancato riconoscimento che oltre a non aiutare la tutela di alcuni diritti fondamentali, accresce l’apolidia e sempre più, nelle nostre città, produce emarginazione e ghettizzazione”. Ecco allora l’urgenza di un maggiore impegno per trovare nuove strade che aiutino ad abbattere pregiudizi e barriere ideologiche”, ha evidenziato più volte la Fondazione Migrantes - l'organismo della Cei che si occupa della pastorale con i rom e i sinti - che sottolinea l’importanza di una ricerca di strade culturali ed ecclesiali e nuove politiche che evitano l’isolamento e costruiscono una nuova cittadinanza. Una giornata questa che deve diventare una occasione per iniziative pastorali che “costruiscano nuove relazioni, esperienze d’incontro con le piccole comunità rom e sinte presenti tra noi, così da considerarle un soggetto e una risorsa di vita cristiana”. (R.Iaria)  

Una Via Crucis per la pace in Ucraina guidata da mons. Perego

5 Aprile 2023 -
Ferrara - Una Via Crucis con un forte messaggio di pace e di vicinanza al martoriato popolo ucraino. È quella in programma a Ferrara nella serata di domani, 7 aprile, Venerdì Santo, con partenza alle 21 davanti alla cattedrale e arrivo alla chiesa di Santa Maria dei Servi, la chiesa della comunità ucraina in via Cosmé Tura, angolo Contrada della Rosa. A presiederla sarà l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio, mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes. Durante il percorso la venerazione dell’icona su lino del Cristo morto, che la comunità ucraina espone, da tradizione del mondo orientale, dal pomeriggio del Venerdì Santo (dopo la liturgia della passione delle 15) fino alla Veglia pasquale della notte del Sabato Santo, lasciando la chiesa aperta ininterrottamente.

Pasqua, scalzare i macigni

5 Aprile 2023 - Roma - C’è una pietra a marcare la differenza tra il prima e il dopo. La Pasqua cristiana è segnata dal rumore di un masso che rotola via. Il racconto dei Vangeli mette in luce questo movimento, che ha un sapore altamente comunicativo: dalla chiusura all’apertura. Cosa è infatti la comunicazione se non il dono totale di sé? La Pasqua è la pienezza di questo grande mistero da vivere concretamente ogni giorno. Anche noi come le donne o Pietro e Giovanni, vorremmo correre per dare l’annuncio: il Risorto ha rimosso i macigni dell’odio, dei conflitti, delle ingiustizie e delle violenze per aprire spazi di pace. Non è un semplice desiderio, ma un impegno concreto: la comunicazione è coerenza tra pensiero, parola e vita. La Pasqua ce lo ricorda! (Vincenzo Corrado)    

Disney+: da oggi dieci giovani di nazionalità diverse in dialogo con il Papa

5 Aprile 2023 - Roma - Un confronto aperto anche sui temi più complessi. È questo il tratto che emerge alla visione dello speciale targato Disney “Faccia a faccia con Papa Francesco” (“Amen: Francisco responde”), produzione firmata da Jordi Évole e Màrius Sanchez, sulla piattaforma Disney+ da oggi, mercoledì 5 aprile. È il racconto di un momento di condivisione, in un loft del quartiere Pigneto a Roma, tra Papa Francesco e dieci ragazzi di età compresa tra 20 e 25 anni, di fede cattolica, musulmana, distanti o atei; giovani che hanno posto domande sulla vita e le sue sfide: migranti, aborto, fede, Chiesa, ruolo della donna, abusi, identità, sessualità e social media. La Commissione film Cei e l’Agenzia Sir hanno avuto la possibilità di vedere lo speciale in anteprima. Lo speciale si apre con una carrellata di volti, tesa a presentare i giovani invitati a conversare con Francesco, ragazzi provenienti da Spagna, Argentina, Perù, Ecuador, Senegal, Stati Uniti e Colombia. Tutti chiamati a esprimersi in spagnolo con il Pontefice, incontrandolo in uno stabile nel quartiere Pigneto a Roma. All’inizio il Papa viene mostrato in Vaticano, presso la Domus Santa Marta: lì, sempre con il sorriso, lo sentiamo pronunciare le note parole “Sono ancora vivo”. Lo vediamo spostarsi dalla sala ristoro all’ascensore, fin nel suo studio privato: uno spazio semplice, modesto nelle dimensioni, sovraccarico di libri. Arriva poi la chiamata per l’appuntamento e, al seguito di un addetto della sicurezza, il Papa si mette in auto scambiando battute cordiali, prossime, con l’accompagnatore, annullando la distanza tra i sedili. Giunto a destinazione, il Papa entra nella struttura scelta per l’incontro. Quando si trova al cospetto dei ragazzi si illumina: si sente a casa, un pastore tra la gente. Emozionati, i ragazzi iniziano a rompere le righe e a parlare in maniera diretta con il Pontefice. I primi quesiti riguardano il ruolo del Papa, se percepisce o meno uno stipendio, se dispone di un telefono, cosa fa se desidera comprare qualcosa. Poi il cambio di passo quando viene posto il tema dei migranti, domandandogli se ha sperimentato da bambino in Argentina forme di razzismo. Il Papa coglie l’occasione per rimettere al centro il valore dell’accoglienza e dell’integrazione nella società e nella Chiesa, attento a puntualizzare la differenza tra “usare” e “accogliere” le persone migranti. Tanti i temi al centro del dialogo tra i giovani e il Pontefice.

Viminale: da inizio anno sbarcate 28.118 persone migranti sulle coste italiane

5 Aprile 2023 -
Roma - Sono 28.118 le persone migranti sbarcate sulle coste italiane da inizio anno secondo il dato fornito questa mattina dal ministero degli Interni. Di questi 4.919 sono di nazionalità ivoriana (17%), sulla base di quanto dichiarato al momento dello sbarco; gli altri provengono da Guinea (3.890, 14%), Pakistan (2.768, 10%), Bangladesh (2.153, 8%), Tunisia (2.146, 8%), Egitto (2.043, 7%), Camerun (1.427, 5%), Siria (1.162, 4%), Mali (960, 3%), Burkina Faso (846, 3%) a cui si aggiungono 5.804 persone (21%) provenienti da altri Stati o per le quali è ancora in corso la procedura di identificazione.