31 Marzo 2025 – Le lacune delle politiche di gestione dei movimenti migratori in Italia, da circa 20 anni, “non sono caratterizzate tanto dall’ipocrisia, quanto da una mancanza di realismo”. Lo ha detto mons. Gian Carlo Perego, presidente della CEMi e della Fondazione Migrantes, durante il suo intervento al convegno “Immigrazione e diritti”, promosso dalla Regione Campania, mentre il Governo italiano approvava il decreto che tra le altre cose ha stabilito che uno dei due centri albanesi, quello di Gjader, potrà essere usato come centro di permanenza per il rimpatrio.
“La politica si fonda sulla realtà, sui fatti” ha spiegato l’arcivescovo di Ferrara-Comacchio. “Le soluzioni devono essere dunque realistiche e oneste intellettualmente. Ditemi voi se sia tale una la soluzione all’irregolarità nel nostro Paese – dove si stimano tra 300 e i 400 mila irregolari – quella dei 1.000 posti totali dei centri in Albania”. La preoccupazione è anche per lo spreco di risorse importanti che potrebbero essere usate per una integrazione reale e davvero sicura. “Si era detto – ha aggiunto mons. Perego – che la strada migliore fossero i rimpatri assistiti, piuttosto che rinchiudere una persona per 18 mesi che poi ritorna fuori, perché il 50% di chi viene recluso nei Cpr, ritorna indietro…”.
Il presidente della Fondazione Migrantes aveva introdotto il suo intervento ricordando che “il tema del diritto a migrare attraversa tutta la Dottrina sociale della Chiesa, a partire dalla Rerum novarum, in riferimento ai nostri emigranti”, fino ad arrivare all’emblematico primo viaggio apostolico di papa Francesco a Lampedusa: “Il Santo Padre intuiva che la cultura si stava muovendo sempre di più verso una contrapposizione nei confronti dei migranti”.
E fino alla Fratelli tutti, in cui Francesco ha parlato della “cultura dell’incontro” e ha espresso un concetto fondamentale: che il migrante è una benedizione perché porta vita, e vita vuole dire speranza e futuro. “Soprattutto in un Paese come il nostro – ha chiosato mons. Perego – che non ha avuto politiche familiari per 25 anni. In un Paese, a differenza di quanto percepisce l’opinione pubblica, che sta diventando sempre meno attrattivo per chi viene da fuori – solo 100.000 immigrati in più rispetto a 10 anni fa – e da dove sempre più italiani se ne vanno – 1.5 milioni in circa in 10 anni”.



