30 Luglio 2025 – L’atmosfera della Capitale è segnata dalla presenza di migliaia di giovani che, con il loro entusiasmo, trasformano queste giornate in un’esperienza di incontro, preghiera e festa. Il Giubileo diventa così un tempo intenso di fraternità e di speranza, un invito concreto al cammino condiviso e alla costruzione di legami nuovi.
Tra i numerosi eventi, l’iniziativa “12 parole per dire speranza” anima oggi e domani, 31 luglio, un percorso diffuso di ascolto e confronto ospitato in 12 chiese giubilari di Roma. Ogni chiesa è dedicata a una parola-chiave che racconta la speranza nel linguaggio della vita concreta: coraggio, soglia, riscatto, abito, responsabilità, coscienza, senso e consenso, scoperta, promessa, popolo, gioia piena, abbraccio.
Promossa dal Servizio nazionale per la pastorale giovanile della Cei, l’esperienza si ispira al sussidio “Pellegrini di speranza” e alla bolla giubilare Spes non confundit, offrendo ai giovani spazi di ascolto, dialogo e crescita, dove la parola della Chiesa incontra la vita quotidiana.
I gruppi italiani partecipano a momenti specificamente preparati: testimonianze, catechesi e laboratori che aiutano a leggere la propria vita alla luce della speranza. Attorno a ciascuna parola si intrecciano le voci di chi, nella quotidianità personale e professionale, incarna segni concreti di fiducia e di futuro, insieme alle esperienze dei giovani e alla parola dei vescovi, in un dialogo che diventa occasione di discernimento e crescita comunitaria.
Tra gli incontri di oggi, quello ospitato nella chiesa della Natività di Nostro Signore Gesù Cristo è stato animato da mons. Gian Carlo Perego, presidente della Fondazione Migrantes. È stato il primo di tre appuntamenti dedicati alla parola “coscienza”, declinata nel suo rapporto con la città.
L’incontro si è aperto con le testimonianze di Pilar Shannon Perez Brown (Spagna) e Vittoriana Sanitate (Italia) del Consiglio dei giovani del Mediterraneo, il “Sinodo” laico under 35 fortemente voluto dalla Cei, che da due anni riunisce 37 giovani cattolici delle diverse sponde del Mediterraneo. Si tratta di un’esperienza nata come opera segno del primo Convegno dei sindaci e dei vescovi del Mediterraneo, tenutosi a Firenze nel 2022, che aveva posto al centro il sogno profetico – caro a Giorgio La Pira – di un Mediterraneo non più segnato da muri e conflitti, ma vissuto come “casa comune”, laboratorio di pace, dialogo e cooperazione.
A seguire, mons. Perego ha offerto una riflessione intensa e articolata, ponendo in dialogo coscienza e città alla luce della Parola di Dio e del Magistero sociale della Chiesa. La coscienza – ha spiegato – è “la voce interiore che si accende nell’incontro con Dio e con gli altri, capace di orientare la vita personale e sociale”. A partire dalla Costituzione conciliare Gaudium et spes, di cui quest’anno ricorre il 60° anniversario, ha evidenziato come la Chiesa si senta intimamente solidale con il mondo, chiamata a leggere i “segni dei tempi” e a trasformarli in “segni di speranza”.
La cittadinanza, ha ricordato, non è solo un insieme di diritti e doveri formali, ma un percorso di fraternità, bene comune e partecipazione attiva. Da qui tre impegni concreti: l’opzione preferenziale per i poveri, l’amore ai nemici e l’obiezione di coscienza alle armi, insieme al superamento di ogni discriminazione.
Mons. Perego ha richiamato anche alcuni tra i drammi del nostro tempo: i conflitti come quello di Gaza, il Mediterraneo trasformato da via di collegamento a “cimitero”, e le inumane condizioni di detenzione dei migranti in Libia e Tunisia. «Se il mondo è la nostra casa – ha detto – dobbiamo coniugare coscienza e cittadinanza: libertà e servizio, pace e giustizia, tutela della persona e del creato».
Un messaggio, quello del presidente della Fondazione Migrantes, che vede nei giovani i protagonisti più consapevoli della sfida di essere cittadini del mondo: donne e uomini chiamati a impegnarsi nel volontariato, nella cittadinanza attiva e nella solidarietà sociale, contribuendo a un impegno trasformativo e rigenerativo delle società in cui vivono e operano. Mons. Perego ha, inoltre, richiamato la necessità di contrastare ogni forma di disinteresse sociale e di disaffezione politica, che finisce per colpire i più deboli, e di recuperare il valore dell’impegno e dell’educazione alla politica come strumenti essenziali per costruire il bene comune. Un richiamo che si lega alle parole di papa Leone sull’impegno sociale e sull’educazione alla pace, che oggi più che mai appaiono indispensabili.
«La Gaudium et spes – ha concluso – ci invita a non essere cittadini di una sola città, ma a riconoscerci cittadini di un mondo senza confini, capaci di assumere una prospettiva “glocal”, come ci ha insegnato papa Francesco: radicati nel territorio e, al tempo stesso, con lo sguardo aperto all’intera umanità».
Un impegno che richiede una virtù fondamentale: la speranza. Chi ne è privo fatica a guardare oltre il proprio orizzonte; chi, invece, vive di speranza sa “guardare insieme” il mondo, cercando nel dialogo e nella partecipazione le vie privilegiate per costruire un futuro di pace e fraternità. (Elia Tornesi)



