Istat: mobilità e migrazioni in forte flessione nelle fasi di lockdown per Covid-19

21 Gennaio 2021 – Roma – I dati provvisori sull’andamento dei flussi migratori nei primi otto mesi del 2020 mettono in evidenza una forte flessione delle migrazioni (complessivamente -17,4%). Le misure di contenimento della diffusione dell’epidemia messe in atto dal Governo a marzo 2020 hanno ridotto al minimo la mobilità interna (flussi inter-comunali, tra province e tra regioni) con pesanti ripercussioni anche sui trasferimenti di residenza da o per l’estero. Lo rivela oggi il Report “Iscrizioni e cancellazioni anagrafiche della popolazione residente” dell’Istat​. Il confronto tra l’andamento dei flussi osservati nei primi otto mesi del 2020 e la media dei flussi rilevati nello stesso periodo del 2015-2019 mette in evidenza una flessione pari al 6% per i movimenti tra comuni, al 12% per le cancellazioni anagrafiche per l’estero e al 42% per i flussi provenienti dall’estero. Tuttavia, a partire da giugno 2020, tutti i flussi migratori sembrano riprendere il loro trend e tornare quasi ai livelli pre-lockdown (Figura 7). A livello territoriale, non tutte le regioni hanno risentito con la stessa intensità delle restrizioni imposte alla mobilità. La Calabria ha ridotto di quasi un terzo la mobilità complessiva, il Molise e il Lazio di un quinto, mentre per il Friuli-Venezia Giulia e il Veneto si osserva una riduzione del 7% rispetto alla media delle migrazioni nello stesso periodo degli anni 2015-2019. Con riferimento ai trasferimenti di residenza interni al Paese (in calo del 6%), le misure restrittive e il rallentamento dell’attività amministrativa, soprattutto nelle prime fasi del lockdown, hanno inciso maggiormente sui movimenti a breve raggio (trasferimenti entro i confini provinciali, -7%), un po’ meno per la mobilità a medio e lungo raggio (all’interno della regione e tra regioni diverse, rispettivamente -4% e -6%). Inoltre, si osserva una riduzione dell’11% dei flussi verso i capoluoghi di provincia. Non si rilevano, invece, significative variazioni strutturali sulla composizione dei flussi interni. In generale, la sospensione momentanea della mobilità residenziale ha avuto un impatto uniforme sulle caratteristiche socio-demografiche dei trasferiti. Differenti considerazioni valgono per i flussi da e per l’estero per i quali i blocchi alle frontiere hanno ridotto sensibilmente il volume in ingresso e in uscita di immigrati ed emigrati. La prima sostanziale differenza si evidenzia nella composizione dei paesi di origine per gli iscritti dall’estero. Il confronto tra il numero di ingressi nei primi otto mesi del 2020 e il numero medio degli ingressi nello stesso periodo degli ultimi cinque anni mostra un calo drastico dei flussi provenienti dall’Africa: si riducono a poche centinaia gli immigrati provenienti da Gambia (-85%) e Mali (-84%), sono fortemente in calo i flussi dalla Nigeria (-73%), quasi dimezzati quelli provenienti da Egitto (-47%) e Marocco (-40%). Forti diminuzioni anche per gli ingressi da Cina (-63%), Brasile (-49%), e Romania (-48%). I flussi che decrescono in misura meno significativa sono quelli provenienti dagli altri paesi dell’Unione europea: -12% da Svizzera e Francia, -10% dalla Spagna e -4% dalla Germania.

 

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