24 Aprile 2020 – Vittorio Veneto – Le circostanze eccezionali di queste settimane, causate dall’epidemia di Covid- 19 e dalle severe misure prese dalle autorità civili per fronteggiarla, hanno causato problemi e difficoltà alla vita di noi tutti. Alcune categorie, però, si trovano in una situazione particolarmente difficile perché sono costrette all’inattività totale e non possono contare su nessuna forma di tutela e di protezione. Le difficoltà sono poi raddoppiate per coloro che, già precedentemente, erano oggetto di pregiudizi e non venivano considerati sempre da tutti come membri a pieno titolo della comunità nazionale e locale.
Tra costoro, purtroppo, vi sono certamente anche gli addetti allo spettacolo viaggiante, cioè le persone che si esibiscono nei circhi e quelle che lavorano nei luna park allestiti, fra l’altro, in occasione di tante delle nostre sagre patronali.
Circhi e giostre sono state fra le prime attività a dover chiudere al pubblico, già quando governo e regioni hanno vietato qualsiasi forma di attività ricreativa e culturale svolta in pubblico col concorso di un numero elevato di persone. Quindi oggi essi sono “fermi” da più di due mesi.
Non sembra moltissimo, ma quante famiglie guarderebbero con serenità alla prospettiva di perdere totalmente i loro redditi per sessanta giorni, e per di più con la preoccupazione che questa situazione si prolunghi ulteriormente?
Infatti, anche nella fase dell’auspicato “ritorno graduale alla normalità”, come si può pensare, per esempio, a un “tagadà” o a un “telecombattimento” su cui i bambini possono salire solo a condizione che restino fra di loro alla distanza minima di un metro?
Una grave difficoltà per le famiglie del circo e del luna park è causata dal fatto che, anche in questo periodo in cui non possono in alcun modo lavorare, devono sostenere spese elevate per mantenere i loro impianti e, nel caso del circo, per nutrire e tenere in buona salute i loro animali.
Solo in questo modo possono sperare di riprendere un giorno – che peraltro non sembra per nulla vicino – la loro attività. A tantissimi di loro il denaro che hanno da parte non è sufficiente, e molte famiglie, che spesso contano al loro interno numerosi bambini, hanno già esaurito ogni riserva accantonata; bisogna tenere ben presente, infatti, che il settore è ormai da anni in crisi: questi generi di spettacolo, tanto cari ai bambini e ai ragazzi di un tempo, sono oggi sottoposti alla concorrenza di nuove forme di intrattenimento, più moderne e accattivanti.
Molte famiglie dello spettacolo viaggiante sono oggi ridotte alla fame, nel vero senso della parola. Lo posso dire con cognizione di causa, perché ricevo ogni giorno decine di telefonate da parte loro, sempre con la stessa richiesta: domandano generi di prima necessità, in particolare alimentari, per riuscire a tirare avanti ancora per una settimana o per dieci giorni. Si rivolgono a me perché sono un prete. Su chi altro possono contare in questo momento?
In effetti, la Chiesa ha cercato di attivarsi quanto più possibile a loro vantaggio a livello nazionale, grazie all’impegno della Fondazione Migrantes, diretta da don Gianni De Robertis, e della Caritas. Per quanto riguarda la nostra Chiesa locale, il vescovo Corrado (Pizziolo, ndr) è stato molto chiaro nel dare indicazioni inequivocabili a questo proposito. Ho potuto toccare con mano la sua sollecitudine nei confronti di queste persone durante l’incontro che ho avuto con lui a tale proposito. In quell’occasione era presente anche don Roberto della Caritas che, assieme a Mara, sta lavorando da settimane per portare un po’ di sollievo a tante famiglie. È stata una bella esperienza anche la collaborazione con i colleghi della Caritas della diocesi di Treviso dove, in questi momenti così speciali, il vescovo Michele (Tomasi, ndr) ha nominato per la prima volta un referente pastorale per fieranti e circensi, nella persona del parroco di Castelcucco, don Marco Cagnin, con il quale già collaboravo da anni in maniera informale. Nell’estrema gravità della situazione, queste novità costituiscono comunque un segnale positivo e di speranza. (don Mirko Dalla Torre – incaricato diocesano per la pastorale dello spettacolo viaggiante – Vittorio Veneto)


