Peruviani in Italia: la testimonianza del coordinatore nazionale

17 Aprile 2020 – Lima – “Mantengo i contatti con molti peruviani in Italia, alcuni sono morti, a Milano, Piacenza, Bergamo, molti contagiati al nord; in Perù alcuni familiari mi hanno contattato per avere notizie dei loro cari e ho potuto riferire quello che mi è stato comunicato”. Lo racconta a www.migrantesonline.it il coordinatore dei peruviani in Italia, p. Emerson Campos Aguilar che si trova in Perù dall’inizio del mese e non è potuto rientrare in Italia. Anche nel paese sudamericano la situazione non è semplice: aumentano i contagiati e le morti. Ed è ancora più urgente per chi vive lontano dalle città. P. Emerson si trova dai genitori in una città dove non c’è ospedale: “ci sono dei medici ma non c’è un ospedale per questi casi, non ci sono i templi crematori, dobbiamo solo pregare Dio che abbia pietà di noi”, dice. Il sacerdote è preoccupato per il sistema sanitario “dove mi trovo, non abbiamo la capacità di rispondere a uno scenario che ci pone

davanti alla sopravvivenza. Oltre alla richiesta di rimanere a casa, il governo deve garantire la protezione delle persone dal reddito delle famiglie, dalla fame, dalla crisi economica. In questa crisi questo è il problema centrale, come sostenere le famiglie che non hanno un lavoro, una assicurazione sanitaria, tanto meno un reddito giornaliero, e sono costretti a stare a casa. Come aiutare in caso di emergenza se non abbiamo specialisti, infettivologi, quando tutto è

centralizzato nelle capitali? L’epidemia è arrivata in condizioni in cui la maggioranza della popolazione non ha un lavoro regolare, un’assicurazione sanitaria o uno stipendio sufficiente per vivere dignitosamente e questo in tutto il Sudamerica non solo in Perù”.

Nel Paese è iniziata anche una migrazione interna; dalle città ai villaggi e ai piccoli centri di origine. “Il popolo peruviano che crede, che soffre e aspetta – dice il sacerdote – volge il suo sguardo al Signore dei Miracoli, implora Santa Rosa da Lima e San

Martino de Porres”. E’ un momento che ci chide di “essere solidali gli uni con gli altri, prenderci cura di noi stessi e prenderci cura degli altri, gli altri siamo noi. O ci sentiamo umani, uguali nella stessa casa comune o affonderemo tutti. La nuova grammatica del Santo Padre Francesco ci ha indicato, è l’unica porta e l’unico porto di salvezza. Nessuno si salva da solo”.

 

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