12 Aprile 2020 – Città del Vaticano – Non lasciare soli poveri, profughi e senza tetto. E’ uno degli appelli rivolti da Papa Francesco questa mattina nel messaggio “Urbi et Orbi” recitato per la prima volta dalla Basilica di San Pietro e non dalla Loggia. Il papa ha evidenziato che in queste settimane, “la vita di milioni di persone è cambiata all’improvviso”: “per molti, rimanere a casa è stata un’occasione per riflettere, per fermare i frenetici ritmi della vita, per stare con i propri cari e godere della loro compagnia”. In papa ha incoraggiato quanti hanno responsabilità politiche affinché si adoperano “attivamente in favore del bene comune dei cittadini, fornendo i mezzi e gli strumenti necessari per consentire a tutti di condurre una vita dignitosa e favorire, quando le circostanze lo permetteranno, la ripresa delle consuete attività quotidiane”. “Non è questo – ha spiegato – il tempo dell’indifferenza, perché tutto il mondo sta soffrendo e deve ritrovarsi unito nell’affrontare la pandemia”. “Gesù risorto doni speranza a tutti i poveri, a quanti vivono nelle periferie, ai profughi e ai senza tetto”. “Non siano lasciati soli questi fratelli e sorelle più deboli, che popolano le città e le periferie di ogni parte del mondo. Non facciamo loro mancare i beni di prima necessità, più difficili da reperire ora che molte attività sono chiuse, come pure le medicine e, soprattutto, la possibilità di adeguata assistenza sanitaria”, è stato l’appello del pontefice che ha anche chiesto che “si allentino le sanzioni internazionali che inibiscono la possibilità dei Paesi che ne sono destinatari di fornire adeguato sostegno ai propri cittadini e si mettano in condizione tutti gli Stati, specialmente quelli più poveri, di fare fronte alle maggiori necessità del momento, riducendo, se non addirittura condonando, il debito che grava sui loro bilanci”. Il papa ha pregato anche per chi ha “responsabilità nei conflitti”, perché questi “abbiano il coraggio di aderire al cessate il fuoco globale e immediato in tutti gli angoli del mondo”. E sottolinea che “non è questo il tempo in cui continuare a fabbricare armi, spendendo ingenti capitali che dovrebbe essere usati per curare le persone e salvare vite”. Lo sguardo del pontefice, nel suo “viaggio” tra le zone del mondo è andato anche a rifugiati e sfollati per guerre e siccità, e a migranti e rifugiati che vivono in condizioni insopportabili. Il Signore “riscaldi il cuore delle tante persone rifugiate e sfollate, a causa di guerre, siccità e carestia. Doni protezione ai tanti migranti e rifugiati, molti dei quali sono bambini, che vivono in condizioni insopportabili, specialmente in Libia e al confine tra Grecia e Turchia”, ha detto: “non voglio dimenticare l’isola di Lesbo”.
Raffaele Iaria


