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Calabria: incendio alla tendopoli di San Ferdinando

3 Gennaio 2022 - Reggio Calabria - Il rogo di Capodanno. L’ennesimo nella tendopoli di San Ferdinando che accoglie centinaia di stranieri impegnati nelle campagne agricole della piana di Gioia Tauro, a cominciare dalla raccolta degli agrumi. Il bilancio stavolta è solo d’una ventina di baracche in fiamme, ma è andata bene, anzi molto bene, perché poco lontano dall’alloggio di fortuna nel quale attorno alle 3 del mattino è divampato l’incendio, c’erano cumuli di rifiuti infiammabili, un gruppo elettrogeno e alcune bombole di gas che sono state messe in sicurezza in tempo dai vigili del fuoco prontamente giunti sul posto assieme a carabinieri e polizia che hanno avviato le indagini per ricostruire la dinamica dell’accaduto e accertare eventuali responsabilità. L’area colpita dal rogo, di circa 350 metri quadrati, è stata messa in sicurezza, scrive Domenico Marino sul quotidiano Avvenire. Nel marzo 2019 un rogo costò la vita al 32enne senegalese Sylla Naumè, ospite della struttura messa in piedi dalla prefettura di Reggio Calabria. Era uno dei migranti insediati nella baraccopoli demolita poco prima e trasferiti nella successiva tendopoli ministeriale. Sylla era la terza vittima del fuoco da quando i braccianti della Piana erano stati sistemati nella seconda zona industriale di San Ferdinando. Il 16 febbraio un incendio era costato la vita al 29enne sempre senegalese, Moussa Ba. In precedenza, il 2 dicembre 2018, Surawa Jaith era morto pochi giorni prima del suo 18esimo compleanno e il 27 gennaio dello stesso anno, aveva perso la vita Becky Moses, 26enne nigeriana. "La tendopoli abbandonata a se stessa è divenuta una nuova baraccopoli”, ha detto con amarezza Cecè Alampi, direttore della Caritas e della Migrantes diocesana di Oppido Mamertina-Palmi: “Siamo al buio, senza energia elettrica, perché il quadro generale è andato in fumo per il sovraccarico a cui è stato sottoposto, con gli allacci abusivi tramite fili volanti che attraversano tutta la baraccopoli – racconta al Sir il responsabile, da anni impegnato  nell’assistenza ai migranti che arrivano sul territorio -. I bagni e i servizi igienici sono ormai fuori uso, con il liquame che si riversa fuori dai tubi spaccati, le tende logore e strappate non riparano più niente e dove il freddo pungente di questi tempi si fa sentire, con la pioggia che entra dentro facilmente”. Una situazione di “abbandono” a cui “si aggiunge che il lavoro ormai non basta per i circa 350 immigrati”. “Cercano di sopravvivere facendo ogni tipo di attività – aggiunge Alampi – e inventandosi, nella stessa baraccopoli, il riscaldamento dell’acqua, che vendono a cinquanta centesimi al secchio a chi ritorna dal lavoro e vuole lavarsi con acqua calda”. Lì alla tendopoli ci si organizza come meglio si può. “Come già per i migranti che sono passati negli scorsi anni, hanno messo su un piccolo bazar dove si vendono i loro alimenti e i loro sapori”.