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GMMR, Migrantes Crema: ieri messa internazionale presieduta da mons. Gianotti

26 Settembre 2022 -
Crema - “La presenza dei immigrati e rifugiati rappresenta non solo una grande sfida, ma anche soprattutto un’opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti”. Con queste parole riferite al Messaggio di Papa Francesco, Enrico Fantoni (Ufficio Migrantes della diocesi di Crema) ha introdotto la messa internazionale in cattedrale ieri sera, domenica 25 settembre alle 18.30, presieduta dal vescovo  Daniele Gianotti. Presenti molti immigrati di varie nazioni, alcuni in costumi tipici, tra cui anche padre Viorel, della comunità cattolica di liturgia bizantina. “Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati – ha continuato Fantoni – significa per la Chiesa e per la società rendere percorribile il cammino dell’integrazione, che diventa cammino di interazione, dove c’è vero scambio e ascolto dell’altro, dove le identità si confrontano” e ci si arricchisce a vicenda. La liturgia è stata accompagnata dal coro multietnico che ha eseguito canti in lingua Lingala della Repubblica democratica del Congo. Nella sua omelia mons. Gianotti s’è rifatto al messaggio del Papa per la 108ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato: “Un messaggio che guarda al futuro. Guarda al futuro – ha continuato – anche la parabola del ricco epulone e Lazzaro. Il ricco e Abramo possono parlarsi, ma la distanza tra loro è un abisso insuperabile. Questa distanza insuperabile rappresenta ciò che Dio non vuole. Egli vuole la salvezza di tutti. Per questo ha dato suo Figlio e dona sempre lo spirito Santo. Questo futuro lo prepariamo oggi, costruendo un’umanità fraterna”. “Il male più grave del ricco – ha continuato mons. Gianotti – è l’insensibilità. Il rischio è anche nostro: di fronte ai drammi rischiamo di chiudere occhi e cuore. Corriamo il rischio di approfondire sempre più l’abisso. E invece il Vangelo ci invita a quella terra nuova dov’è nessuno deve essere escluso. La presenza dei migranti – ha concluso – rappresenta una opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti e per costruire un mondo migliore. Noi credenti lavoriamo ogni giorno per superare questo abisso che ancora ci separa”. La celebrazione è proseguita con la preghiera dei fedeli: s’è pregato in francese per il lavoro, in inglese per i giovani, in spagnolo per la famiglia, in ucraino per la pace, in portoghese per l’ecumenismo, in italiano per la Chiesa locale.

GMMR, Migrantes Crema: costruiamo il futuro insieme

23 Settembre 2022 - Crema - Vola alto quest’anno papa Francesco nel suo Messaggio per la 108a Giornata Mondiale del Migranyte e del Rifugiato Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati, questo è il titolo, non è soltanto un richiamo ad essere attenti agli altri, a provare misericordia per chi soffre, a chiedere un mondo più inclusivo. Qui papa Francesco osa sognare e chiama tutti noi ad osare questo sogno. E lo fa parafrasando le parole del profeta Isaia che nel capitolo 60 immagina la città del futuro, quella Nuova Gerusalemme che, come viene ricordato nell’Apocalisse, sarà «dimora di Dio con gli uomini». Certo la storia, con tutti i drammi quotidiani che ci offre, ci ricorda come la realizzazione si questa meta, che è in fondo il punto di arrivo della nostra vita, sia ancora lontana. Durante il suo viaggio in Kazakistan, il Papa aveva avuto modo di evidenziare come uno dei grandi problemi che ci sfidano è quello dell’accoglienza fraterna. «Mai come ora – ha affermato il Pontefice – assistiamo a grandi spostamenti di popolazioni, causati da guerre, povertà, cambiamenti climatici, dalla ricerca di un benessere che il mondo globalizzato permette di conoscere, ma a cui è spesso difficile accedere. Non è un dato di cronaca, è un fatto storico che richiede soluzioni condivise e lungimiranti. Riscopriamo l’arte dell’ospitalità, dell’accoglienza, della compassione...» Situazioni difficili dicevamo, ma non per questo dobbiamo perderci d’animo. Anzi proprio facendo tesoro di quanto appreso dai più recenti drammi, dobbiamo impegnarci per costruire un mondo dove tutti possano vivere in pace e dignità. Già, ma quali caratteristiche dovrà avere questo Mondo nuovo? Giustizia Sarà il primo elemento costitutivo del Regno di Dio. Sarà la realizzazione di quell’ordine divino, dove tutto il creato tornerà ad essere “cosa buona” e l’umanità “cosa molto buona”. Ma perché regni questa meravigliosa armonia, bisogna che siano eliminate le disuguaglianze e le discriminazioni del mondo presente. Inclusione Nessuno dev’essere escluso. Il progetto di Dio è essenzialmente inclusivo e mette al centro gli abitanti delle periferie esistenziali. Tra questi ci sono molti migranti e rifugiati, sfollati e vittime della tratta. La costruzione del Regno di Dio è con loro, perché senza di loro non sarebbe il Regno che Dio vuole. L’inclusione delle persone più vulnerabili è condizione necessaria per ottenervi piena cittadinanza. Lavoro Costruire il futuro con i migranti e i rifugiati significa anche riconoscere e valorizzare quanto ciascuno di loro può apportare al processo di costruzione. Nella visione profetica di Isaia, gli stranieri non figurano come invasori e distruttori, ma come lavoratori volenterosi che ricostruiscono le mura della nuova Gerusalemme, la Gerusalemme aperta a tutte le genti. Ricchezza Nella medesima profezia l’arrivo degli stranieri è presentato come fonte di arricchimento: «Le ricchezze del mare si riverseranno su di te, verranno a te i beni dei popoli». In effetti, la storia ci insegna che il contributo dei migranti e dei rifugiati è stato fondamentale per la crescita sociale ed economica delle nostre società. E lo è anche oggi. Il loro lavoro, la loro capacità di sacrificio, la loro giovinezza e il loro entusiasmo arricchiscono le comunità che li accolgono. Tuttavia questo contributo potrebbe essere molto maggiore se valorizzato e sostenuto attraverso programmi mirati. Porte aperte Gli abitanti della nuova Gerusalemme – profetizza ancora Isaia – mantengono sempre spalancate le porte della città, perché possano entrare i forestieri con i loro doni. La presenza di migranti e rifugiati rappresenta una grande sfida, ma anche un’opportunità di crescita culturale e spirituale per tutti. Possiamo maturare in umanità e costruire insieme un “noi” più grande, si confrontano visioni e tradizioni diverse, si scoprono le ricchezze contenute in religioni e spiritualità a noi sconosciute, e questo ci stimola ad approfondire le nostre proprie convinzioni. Il tempio del Signore più bello Nella Gerusalemme delle genti il tempio del Signore è reso più bello dalle offerte che giungono da terre straniere. In questa prospettiva, l’arrivo di migranti e rifugiati cattolici offre energia nuova alla vita ecclesiale delle comunità che li accolgono. Essi sono spesso portatori di dinamiche rivitalizzanti e animatori di celebrazioni vibranti. La condivisione di espressioni di fede e devozioni diverse rappresenta un’occasione privilegiata per vivere più pienamente la cattolicità del Popolo di Dio.  Il futuro comincia oggi e comincia da ciascuno di noi. Con queste parole si conclude l’esortazione del Papa, nella convinzione che non possiamo lasciare alle prossime generazioni decisioni che dobbiamo prendere adesso. (a cura dell’Ufficio Migrantes di Crema)  
A livello diocesano abbiamo raccolto l’esortazione del Papa mettendo in programma due iniziative:   La prima è una CELEBRAZIONE EUCARISTICA presieduta dal vescovo mons. Daniele Gianotti – domenica 25 alle 18.30 in Cattedrale – a cui sono invitate le comunità etniche. Sarà una Messa “internazionale” in cui letture, canti, intenzioni… verranno pronunciate in più lingue. Un’attenzione particolare, anche nella preghiera, sarà per i fedeli Ucraini e per il difficile momento che sta vivendo il loro Paese.   La seconda sarà un CONVEGNO organizzato dagli Uffici Migrantes della Lombardia che si svolgerà il 15 ottobre presso l'Auditorium Manenti (chiesa di San Bernardino dentro le mura) dal titolo DI GENERAZIONE IN GENERAZIONE: CONFERME O RIVOLUZIONI? La sfida aperta delle cosiddette "seconde generazioni".
     

GMMR: iniziative Migrantes Crema

8 Ottobre 2020 - Crema - Due eventi significativi hanno caratterizzato la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, organizzati dagli uffici Caritas e Migrantes della diocesi di Crema: la presenza di mons. Franco Agnesi, vicario generale della diocesi di Milano e incaricato per la Migrantes dei vescovi lombardi, che ha celebrato la Messa, sabato 26 settembre e l'esibizione del Coro Elikya che, il giorno dopo domenica 27, ha completato la Festa. “Incontrare una Comunità che celebra in piazza è un bel segno di “Chiesa in uscita”, una Chiesa che, pur nelle difficoltà attuali, si impegna nella cura, favorisce unione, suscita attenzione, costruisce solidarietà”. Con queste parole monsignor Franco Agnesi ha iniziato l'omelia durante la Messa, celebrata sulla piazza antistante la Chiesa di Crema Nuova, per ricordare la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato. “Anche l'apostolo Paolo – ha proseguito – ci ricorda, nella seconda lettura, l'umiltà di Gesù come modello per il nostro atteggiamento di servizio. E il punto di partenza è proprio guardare i migranti  non come numeri che riempiono le nostre statistiche, ma come uomini e donne con la loro dignità. Ecco allora le sei coppie di verbi che il Papa ci ricorda: Conoscere per comprendere – Farsi prossimo per servire – Ascoltare per riconciliarsi – Condividere per crescere – Coinvolgere per promuovere – Collaborare per costruire ci parlano continuamente di servizio. Anche noi abbiamo dovuto fuggire nei mesi scorsi – ha proseguito mons. Agnesi – e altre persone se ne sono andate per non fare più ritorno... Tuttavia, pur nella drammaticità della situazione è stata l'occasione per conoscerci meglio, per comprendere più a fondo il dramma di altri. Non solo, ma abbiamo assistito a esempi belli e inaspettati di solidarietà. La domanda che ciascuno deve porsi allora è la seguente: delle coppie di verbi sopra ricordate quali mi riguardano? Anche il Vangelo ci segnala la cura e l'attenzione: che cosa voleva realmente il Padre quando chiede ai due figli di andare a lavorare nella vigna? È l'atteggiamento di un padre-padrone? Sembrerebbe di sì, stando alla risposta del primo figlio, preoccupato solo di fare bella figura, senza dare sostanza alle sue parole. Diversa è la risposta del secondo figlio, apparentemente più sfacciata, ma che capisce in fondo qual è la volontà del Padre. Dio non vuole una inutile obbedienza, quanto il desiderio che la vigna, cioè noi, portiamo frutto la domanda allora è: che cosa posso fare per portare frutto? Dio non ha fretta e ci aspetta. Vuole qualcuno che si prenda cura egli altri. E tutti possono dare qualcosa, anche chi da cui non ci aspetteremmo mai. Solo così – ha concluso il Vicario generale di Milano – possiamo guardare alle sorelle e ai fratelli che pur da lontano vengono a noi, come a persone che possono aiutarci a far fruttare la vigna del Signore”. Domenica 27 è toccato al Coro Elikya completare, con il suo brio e la sua vitalità, la Festa del giorno prima. Formato da coristi provenienti da 16 nazionalità diverse, il coro ha dato l'impressione di essere un vero e proprio laboratorio di ricerca e sperimentazione, per la capacità di intrecciare e amalgamare combinazioni ritmiche e melodiche assai diverse tra loro. Non è un caso che Elikya, nella lingua congolese Lingala, significhi “Speranza”, volendo sottolineare che i giovani nonostante le contraddizioni di questa società hanno voglia di conoscersi e impegnarsi per un futuro fatto di incontri e scambi tra le culture. L'iniziativa ha riscosso nel suo insieme un indubbio successo, anche se non era questo il vero obiettivo, spiuegano alla Migrantes di Crema. La due giorni infatti, pur essendo rivolta a tutta la città, ha coinvolto in maniera specifica  l'Unità Pastorale Sacro Cuore-S. Carlo- S. Maria dei Mosi. Sarà questa infatti la porzione di Chiesa Cremasca ad essere interessata da “una riflessione sulla capacità di dialogo tra le diverse culture. Un dialogo che dovrà svilupparsi dai presupposti che abbiamo ascoltato anche attraverso una Liturgia annunciata in più lingue ed una musica frutto di tanti incontri culturali”.