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Card. Arborelius: “Grazie agli emigranti, l’Europa, in particolare del Nord, è diventata cristiana”

10 Novembre 2021 - Roma - "Grazie agli emigranti, l’Europa, in particolare del Nord, è diventata cristiana. Un segno dei tempi è proprio la migrazione. È importante infatti, renderci conto di come nell’Europa di oggi, mai è stato così difficile trasmettere la fede in una situazione molto secolarizzata". Lo ha detto questa mattina il card. Anders Arborelius, vescovo di Stoccolma e Responsabile della Sezione Migrazioni della Commissione per la Pastorale Sociale del CCEE intervenendo alla seconda giornata del convegno  sul tema “Gli italiani in Europa e la missione cristiana. Radici che non si spezzano ma che si allungano ad abbracciare ciò che incontrano”, promosso a Roma dalla Fondazione Migrantes. In "un mondo interdipendente, come non lo è stato mai così come ora, dove la mobilità delle persone da un posto all’altro del globo è intensa - ha detto - e il sistema delle comunicazioni incredibilmente molto più veloce rispetto a qualche decennio fa, le religioni si muovono con il movimento delle persone. In vari modi, esse possono cambiare cercando di trapiantarsi da un posto all’altro, ed è importante renderci conto, come la storia non è più eurocentrica. L’Europa ha perso il potere e dobbiamo riconoscere che siamo più piccoli; ecco quindi che i testimoni nuovi sono i migranti i quali, in modo particolare, devono continuare a scoprire questa vocazione dell’essere missionario nell’Europa di oggi. Certamente sono in tanti che arrivano da paesi diversi, ma la maggioranza ovviamente non viene per motivi religiosi, ecco perché è importante avere  un contatto personale, affinché non si perdano poi nel mondo secolarizzato". I migranti - ha spiegato l'Arcicvescovo di Stoccolma -  pertanto, sono "più religiosi degli europei e quindi sono più presenti nella chiesa che la popolazione locale. Per motivi di lingua e di distanze, all’estero la pratica religiosa è più difficile". Questo "non significa necessariamente la perdita della fede, che, facendo parte della propria identità formativa e religiosa, permane, ma senza quella carica cristiana che dovrebbe avere chi è cosciente del mandato battesimale. La religiosità e il cristianesimo si discostano sempre più l’uno dall’altro. Ecco allora che la tradizione cristiana esplora l’ambivalenza fondamentale tra lo spirituale e il temporale. Pertanto, la chiesa in Europa è confrontata con un’urgenza: consolidare la fede cristiana e vivere l’annuncio. Ecco che la loro attuale maggior valorizzazione può essere in parte dettata da motivi contingenti o “egoistici”, nel senso che i fedeli delle comunità di altra madrelingua andrebbero a riempire i vuoti sempre più profondi della chiesa locale ed a ringiovanirla, con energie più fresche e giovani". (Pierluigi Vignola)