Primo Piano
Migranti morti in mare: una preghiera ecumenica con il card. Zuppi
Msna: 100mila dal 2014 ad oggi arrivati in Italia
Roma - Arriva duro, senza ammissione di repliche, il giudizio della commissaria per i diritti umani del Consiglio d’Europa Dunjia Mikatovic. Direttamente da Lampedusa. «Sono colpita dall’allarmante livello di tolleranza nei confronti delle gravi violazioni dei diritti umani dei rifugiati, richiedenti asilo e migranti che si è sviluppato in tutta Europa». Non solo: «Le notizie di violazioni dei diritti umani dei rifugiati - aggiunge - sono così frequenti che difficilmente vengono registrate nella coscienza pubblica». In altre parole, il destino dei milioni di rifugiati accolti nel nostro Continente pare esser trattato come polvere da nascondere sotto al tappeto. Con queste dichiarazioni, si apre oggi la Giornata mondiale del rifugiato. Ancora segnata, come ricorda il presidente dell’Anci Antonio Decaro, dal «sapore amaro della tragedia» consumatasi al largo delle coste del Peloponneso. Le celebrazioni, che tingeranno di blu i monumenti di 16 città in tutta Italia, serviranno a puntare la lente d’ingrandimento sulle condizioni delle persone rifugiate in tutto il mondo: ben 35 milioni nel 2022, secondo i dati Acnur-Unhcr. n Italia è allarmante la condizione dei bambini. Secondo Unicef, sono oltre 100mila i minori stranieri non accompagnati giunti nel Paese via mare dal 2014. Seimila solo quest’anno. Ma il numero è persino «parziale», perché non tiene conto né dei rifugiati dall’Ucraina né di quanti arrivano dalle frontiere terrestri senza essere sistematicamente registrati. Rotta balcanica in primis. «Si tratta di bambini e adolescenti spesso in fuga da conflitti e violenze - si legge in una nota -. Questi dati sono probabilmente destinati a salire nei prossimi mesi, data l’incidenza di conflitti, crisi e disastri climatici che affliggono molti dei principali Paesi d’origine».
Coldiretti: intesa per sviluppo in Africa
Mons. Felicolo: studio della lingua e formazione per i cappellani etnici
Papa Francesco: si faccia tutto il possibile per prevenire simili tragedie
Mons. Lorefice: “nessuno può dirsi cristiano se non si indigna e non si impegna ad una urgente conversione delle scelte politiche migratorie
Mons. Corrado Lorefice
Arcivescovo di Palermo e presidente della
Commissione Migrantes della Conferenza Episcopale Siciliana
Tragedia migranti: ieri a Padova suono delle campane per richiamare alla preghiera
Frontex: +158% arrivi sulla rotta Med centrale in 5 mesi
Tratta esseri umani: pubblicato il rapporto di Talita Kum
Papa Francesco sul naufragio nell’Egeo: “tanto tanto dolore”
Desertificazione quasi globale: “sono 168 i Paesi senz’acqua”
Londra - Di sete non soffre solo l’Africa. La mancanza di acqua è un problema per almeno 168 Paesi del mondo. Stima che negli anni a venire è destinata ad aumentare fino a diventare di portata globale. È questo lo scenario che fa da cornice alla Giornata Onu contro la desertificazione e la siccità che si celebra domani. Sono quasi trent’anni che le Nazioni Unite invitano la comunità internazionale a prendere consapevolezza dei rischi causati dal prosciugamento delle risorse idriche del pianeta. Era il 17 giugno del 1994 quando l’Assemblea generale Onu adottò la Convenzione sulla prevenzione della desertificazione. L’unico trattato legalmente vincolate in materia per le 197 parti che lo hanno sottoscritto. L’urgenza di sottrarre la terra all’aridità che compromette la qualità e l’abbondanza dei raccolti, oltre all’equilibrio degli ecosistemi, è oggi ancor più grave. Fiumi prosciugati, laghi bassi, campi spaccati dal sole interessano ormai tutte le aree geografiche. È stato stimato che la siccità, in aumento del 29% dal 2000, rende inutilizzabili ogni anno 12 milioni di ettari di terreni coltivabili. Non è necessario aspettare l’estate per rendersi conto di quanto grande sia la portata di questo dramma che, ovvio, incide soprattutto sulle popolazioni dei Paesi in via di sviluppo, spesso costrette a migrare per sopravvivere alle carestie. La mancanza di acqua penalizza in particolare le donne che vivono in queste zone. A loro è dedicata, non a caso, la giornata di domani. Sono le ragazze che si preoccupano di andare a cercare l’acqua e di portarla al villaggio. Le donne, ancora, non possiedono la terra ma rappresentano il 50% della forza lavoro impiegata nei campi agricoli. La verifica sull’avanzamento del deserto e degli sforzi compiuti per contrastarlo è oggetto, ogni due anni, di una conferenza delle parti (Cop). L’ultima, la 15esima, si è tenuta l’anno scorso in Costa d’Avorio. Secondo Alain-Richard Donwahi, che è il presidente di Cop15, la siccità è un effetto del cambiamento climatico che «troppo a lungo stato è stata relegata solo all’Africa». È chiaro che adesso non è più così. «Non c'è più tempo, dobbiamo agire», ha sollecitato, per evitare che abbia «un impatto significativo sulla sicurezza alimentare». Mondiale, non regionale. Cosa rischiamo? Le perdite agricole causate dalla mancanza di acqua potrebbero aumentare di cinque volte in 70 anni. Entro il 2050 le persone che potrebbero essere costrette a migrare sono 200 milioni. (Angela Napoletano - Avvenire)
