Primo Piano

In memoria di mons. Battista Mutti, missionario di emigrazione in Germania

14 Ottobre 2024 - "Incontrai don Battista Mutti per la prima volta nell’aeroporto di Francoforte sul Meno nel settembre 1955. Io appena arrivato nella sede di Francoforte e lui già navigato missionario di emigrazione dal 1953 a Stoccarda, per partecipare a Berlino, ospiti di don Luigi Fraccari, fondatore di quella Missione Cattolica Italiana, al primo incontro dei missionari di emigrazione in Germania e Scandinavia su invito del direttore nazionale don Aldo Casadei. Quel convegno era presieduto da mons. Luigi Rossi della Sacra Congregazione Concistoriale di Roma. Facemmo conoscenza vicendevole stabilendo amicizia subito in modo semplice e sbrigativo come era nello stile di don Battista, niente fronzoli ed andare subito al sodo. Un atteggiamento che che ho visto poi confermato nella sua ampia attività nel Land Baden-Wuertenberg. Percorreva strade e paesi per incontrare i nostri emigrati - in treno o in Topolino - sempre annotando le poche famiglie e le tante baracche di operai italiani. Ci incontravamo poi qualche volta perché io avevo da assistere i confinanti Land Assia e il Land Renania-Palatinato. Due città erano gomito a gomito, Mannheim per lui e Ludwigshafen per me. E avvertivo il consenso dei suoi italiani, i pochi vecchi ed i tanti nuovi operai. [caption id="" align="aligncenter" width="307"] mons. Battista Mutti[/caption] Credo che il suo libro-testimonianza Cerco l’uomo sia davvero la cifra del suo grande impegno pastorale. Lo hanno avvertito anche i tedeschi, perché il quotidiano di Stoccarda, quando don Mutti ha lasciato la missione, ne ha fatto un ampio elogio intitolato Menschenfischer, ossia pescatore di uomini. In pochi anni aveva già aperto una trentina di succursali della sede centrale di Stoccarda assistito fedelmente e generosamente dalla suor Klotildis, deceduta nel 2008. Ed ovunque Sante Messe, incontri e ascolto per le necessità dei suoi emigrati. Famoso, quasi leggendario, il treno di spaghetti fatto venire dall’Italia per gli operai italiani. A Stoccarda verrà anche aperto il primo Centro Italiano in Germania. Se ne son accorte ben presto anche le autorità religiose, in primis il vescovo Leiprecht che lo ha nominato monsignore, e le autorità civili con la Bundesverdienst Kreuz (cavaliere) al merito da parte del borgomastro Manfred Rommel nel 1994, e la medaglia al merito della cittadinanza sempre dal borgomastro di Stoccarda nel 1994. Il Signore gli ha donato lunga vita, 100 anni, essendo nato 1923 ad Adro (BS), sacerdote a Brescia nel 1948 e nel 1953 inviato missionario di emigrazione in Germania. Ha speso bene i talenti ricevuti. Nel 2018 ha dovuto lasciare la Germania ed ogni attività pastorale diretta sistemandosi in un suo appartamento a Clusone (BG) con la dovuta assistenza. Quando gli telefonavo si mostrava sempre entusiasta e mi diceva di suonare spesso il pianoforte e di mantenere i raccordi possibili. I funerali di don Battista hanno avuto luogo il 5 ottobre presso la parrocchia di Adrio, ove anche è stato sepolto nella cappella dei sacerdoti, e ha presieduto la Messa il vicario generale di Brescia mons. Gaetano Fontana, con grande partecipazione di popolo".

don Silvano Ridolfi

Mons. Perego: “Lo ius Italiae? Un passo indietro segnato dalla paura”

10 Ottobre 2024 - "Lo ius Italiae? Un passo indietro segnato dalla paura, dalla distinzione che si vuole fare, un passo che non valorizza l’importanza di un mondo con milioni di ragazzi che entrano nelle nostre scuole e che dopo un percorso di 5 anni è giusto che possano accedere agli anni successivi anche col titolo della cittadinanza. Il che vuol dire più opportunità lavorative, più opportunità sul piano scolastico". Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei che si occupa di immigrazione oltre che presidente della fondazione Migrantes, all’Adnkronos definisce così la proposta di Forza Italia sulla riforma della cittadinanza. Anzi, mons. Perego osserva: "La discussione andrebbe concentrata più sullo ius scholae. Questo cambio di nome, ius Italiae - per segnalare che si tratta di un modello italiano - non mi convince, anzi non vedo nessun modello, piuttosto un passo indietro rispetto allo ius scholae e alla considerazione importante che si deve dare a questo patrimonio di possibili nuovi italiani per il nostro Paese". Di certo, ha osservato mons. Perego riflettendo sullo ius Italiae, "10 anni sono troppi, non hanno senso per tanti studenti che sono nati in Italia e hanno fatto un percorso prima di arrivare a fare la scuola elementare nel nostro Paese. Quindi credo che la proposta dello ius scholae sia più significativa nei tempi precedentemente indicati. Se è vero che la scuola è il luogo fondamentale della formazione anche del cittadino, come è vero, credo che come vale per gli altri bambini, debba valere anche per i bambini di altre nazionalità che frequentano la nostra scuola e il più delle volte sono nati in Italia". Mons. Perego segnala altri aspetti che una nuova legge dovrebbe considerare: “Tenere presente le migliaia di persone che sono nel limbo: gli italiani senza cittadinanza in ragione del reddito o in ragione dell’essere rientrati per motivi significativi nel loro Paese anche per un breve periodo di tempo. Si tratta di migliaia di persone che ormai hanno 25-35-40 anni: madri e padri di famiglia. Per quel che riguarda poi gli italiani all’estero, lo ius scholae non è alternativo allo ius sanguinis. Certamente - sottolinea ancora - rivedere anche i tempi fino a quando si deve arrivare con la richiesta di cittadinanza è molto importante perché, come si sa, oggi moltissimi cittadini dell’America Latina, figli di italiani fino alla quarta generazione, chiedono cittadinanza non per entrare in Italia ma per andare in Europa. Giusto, quindi, rivedere anche il criterio dello ius sanguinis".

La diocesi di Patti e gli indiani di rito latino

6 Ottobre 2024 - Stamattina, don Paul Sunny FERNANDEZ, coordinatore nazionale per gli indiani di rito latino del Kerala, ha presieduto la S. Messa per i suoi connazionali, di rito latino, presenti nella diocesi di Patti. Con lui hanno concelebrato i confratelli giunti da Roma e da altre città dell’Isola, il diacono Santino TORNESI, direttore dell’Ufficio Regionale per le Migrazioni della Conferenza Episcopale Siciliana. Il vescovo, mons. Guglielmo GIOMBANCO, ha accolto favorevolmente la richiesta di don Paul Sunny e ha indicato la parrocchia del “Sacro Cuore di Gesù” in Patti come luogo per gli incontri e le celebrazioni che riguardano gli indiani di rito latino. Ad accogliere i sacerdoti e i fedeli originari dell’India per l’inizio di questa esperienza, che vuole essere espressione dell’attenzione di tutta la chiesa locale, c’erano il parroco, don Giuseppe DI MARTINO, e il viceparroco, don Giuseppe VIVALDI. Il diacono Tornesi, a cui è stato chiesto di prendere la parola, si è complimentato con p. Paul Sunny per la passione e la competenza con cui svolge la missione che gli è stata affidata, e ha portato i saluti a tutti i presenti del vescovo presidente della Fondazione Migrantes, mons. Gian Carlo PEREGO, e del direttore generale della Fondazione, mons. Pierpaolo FELICOLO.

Decreto flussi, mons. Perego: «Non cambia nulla, se non che cresce l’insicurezza»

4 Ottobre 2024 - «Il 2 ottobre scorso è stato approvato il nuovo decreto flussi, figlio del decreto triennale 2023-2025: prevede 165.000 lavoratori stagionali e a tempo indeterminato, con un aumento di 10.000 quote per le collaboratrici familiari. Si tratta numeri di lavoratori insufficienti a fronte delle richieste dei diversi mondi produttivi – industriale, agricolo, commerciale – che ne chiedevano tre volte il numero assegnato. Inoltre, senza incontro tra domanda e offerta di lavoro sul territorio – e senza la possibilità di convertire un permesso di protezione speciale o una richiesta d’asilo in un permesso per il lavoro, prevedendo anche quote adeguate – crescerà nuovamente, di conseguenza, il lavoro irregolare. Parliamo, almeno secondo le stime, di 500.000 lavoratori, per i quali però ci dovrebbe essere più possibilità – teoricamente – di avere un permesso di soggiorno, se denunceranno i caporali e gli imprenditori che li sfruttano. È dimostrato, infatti, come il mondo dei richiedenti asilo siano impegnati in diversi comparti lavorativi, dall’agricoltura all’artigianato e ai servizi. Continuando a non far incontrare domanda e offerta di lavoro, con il sistema attuale dei flussi, perderemo ancora risorse importanti – nella misura di miliardi di euro – per la previdenza, l’assistenza e la salute di cui abbiamo un grande bisogno. Lo ha recentemente confermato anche il presidente dell’Inps, il dott. Gabriele Fava, in un’intervista al quotidiano Avvenire del 6 luglio 2024, parlando dell’obiettivo “di un aumento della base occupazionale e quindi dei contributi previdenziali per garantire maggiore sostenibilità all’intero sistema e pensioni di importo equo per i cittadini. In questa direzione vanno anche una immigrazione meglio governata e aiuti concentrati sulle famiglie”. Assisteremo inoltre ancora a numerose e crescenti morti di immigrati sul lavoro, perché non tutelati nella sicurezza e nella salute: già nei primi sette mesi dell’anno 2024 le morti sul lavoro sono cresciute complessivamente del 3,2%. Corollario del decreto flussi sono, infine, la possibilità da parte delle Forze dell’Ordine di controllare i cellulari dei migranti (“dispositivi e supporti elettronici”) – si dice – a scopo dell’identificazione; e una stretta sulle misure di sicurezza per i mezzi di soccorso delle ONG, solo per giustificare i fermi amministrativi, che significa meno possibilità di soccorso in mare dei migranti in fuga. In altre parole: il decreto flussi genera più insicurezza in terra e in mare per i migranti, ma anche per tutti noi».

S.E. mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo Presidente Cemi e Fondazione Migrantes della CEI

Il 16 ottobre la presentazione nazionale del Rapporto Immigrazione 2024 a Roma

2 Ottobre 2024 - Mercoledì 16 ottobre sarà presentato a Roma il XXXIII Rapporto Immigrazione 2024 curato da Caritas Italiana e Fondazione Migrantes. L'evento si svolgerà dalle ore 10.00 presso l'Auditorium Giovanni Paolo II della Pontificia Università Urbaniana (Via Urbano VIII, 16, 00165 Roma). Ingresso libero, seguirà buffet. Nei prossimi giorni verrà diffuso il programma del convegno. Accreditamenti giornalisti Per quanto riguarda l’accredito dei giornalisti è importante e necessario prendere contatti con la Sala Stampa Vaticana e seguire la procedura riportata a questo link: https://press.vatican.va/content/salastampa/it/accrediti/pubblico/accredito.html   Non sarà consentito l'accesso alla Pontificia Università Urbaniana a giornalisti non accreditati e non autorizzati. Rapporto Immigrazione 2024 La mobilità umana si conferma un fenomeno sempre più comunitario: insieme si soffrono le ragioni che spingono a partire, insieme si sogna una vita migliore, insieme si affrontano le insidie del viaggio, insieme si include oppure si rifiuta. Comunitarie sono infatti la partecipazione, la corresponsabilità, la cittadinanza, le culture, la fede e la sinodalità. Sono questi alcuni dei temi dell’edizione 2024 del Rapporto Immigrazione, pubblicazione curata annualmente da Caritas Italiana e da Fondazione Migrantes dedicata agli studi sull’immigrazione in Italia. Vi trovano spazio analisi statistiche, riflessioni qualitative, il mondo della ricerca e quello dell’incontro personale, la lettura del presente, un respiro spirituale e lo sguardo ad un futuro orientato al bene comune, al diritto a vivere in dignità e all’accesso allo sviluppo sostenibile www.migrantes.it

GMMR 2024. Mons. Felicolo: la Calabria «segno di un’accoglienza concreta verso tanti che cercano un futuro diverso»

30 Settembre 2024 - Il “Porto delle Grazie” di Roccella Ionica, nella Diocesi di Locri-Gerace, è divenuto negli anni uno degli approdi principali degli immigrati che attraversano il Mediterraneo alla ricerca di una nuova opportunità. In questo spicchio di terra calabra c’è tanta generosità con la Chiesa, guidata da Mons. Francesco Oliva, che ha aperto le porte all’accoglienza e all’integrazione quali espressioni di umanità e fede, contro ogni pregiudizio. La Chiesa calabrese è quella che ha dato prova di saper affrontare le tante emergenze che si sono susseguite nell’ultimo periodo, quando si sono registrate tante tragedie in mare, da ultimo quella del 17 giugno scorso al largo delle coste ioniche. In questo contesto la Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei, ha scelto la regione ecclesiastica della Calabria, nello specifico proprio a Roccella Ionica, per la celebrazione principale della 110a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato che si è tenuta domenica 29 settembre, alla presenza dei rappresentanti della Conferenza Episcopale Calabrese. La giornata si è suddivisa in tre momenti collegati tra di loro. Si è iniziato con la celebrazione eucaristica nella chiesa San Nicola di Bari di Roccella Ionica officiata da Mons. Francesco Savino, vescovo di Cassano dello Ionio e vicepresidente della Conferenza Episcopale Italiana, che ha ribadito l’impegno costante della Chiesa in favore dell’inclusione dei migranti. «Questo mare meraviglioso che è il Mediterraneo, culla di civiltà è diventato un mare di interdizione, dell’impedire, del respingere, del fermare e del difendere. Tutto questo, però, è contrario alla legge del mare che è, invece, quella di custodire, salvare, fraternizzare. Papa Francesco ancora una volta, con audacia e libertà nel messaggio per l’odierna Giornata sottolinea la profezia che è scritta nel corpo nelle biografie di questi fratelli e sorelle immigrati, voi siete oggi profeti che ci interpellate, che graffiate il nostro individualismo, le nostre coscienze perbeniste e voi che viaggiate, perché costretti ad immigrare tra pericoli di legislazioni nazionali e internazionali perverse, tra i pericoli di collusioni criminali, siete come popolo di Israele al tempo di Mosè», ha affermato mons. Savino nel corso dell’omelia, aggiungendo: «Le coste meravigliose di questa nostra Calabria, e non solo, sono diventate miraggi impossibili per la durezza del nostro cuore. Questo mare di umanesimo è divenuto un cimitero di figli di Dio usati e abusati dagli attuali potenti faraoni, più ricchi e più potenti, ma permettetemi anche di dire, più ignoranti di quelli dell’antico Egitto». Mons. Savino ha ricordato i tanti sogni spezzati dal caporalato e altre forme di privazione ma ha anche sottolineato il grande cuore della Calabria e dell’Italia nel saper accogliere e includere i poveri e i migranti. «È una giornata di condivisione e di fraternità – ha affermato Mons. Oliva – dove si mettono insieme tante realtà di accoglienza che ci sono nella Diocesi di Locri-Gerace, con l’incontro e il dialogo tra le tante splendide realtà multietniche presenti sul territorio». «La comunità diocesana di Locri-Gerace e, in particolare, questa comunità di Roccella Ionica stanno compiendo un’azione di accoglienza costante e continua. In questi giorni si sono susseguiti molti sbarchi a dimostrazione che è necessario attrezzarsi per diventare sempre più ospitali, grazie al supporto di tante realtà associative che operano nella Locride. Agli immigrati rivolgo un grazie perché si sono inseriti nelle realtà territoriali con grande discrezione e grande umiltà, dando un apporto positivo alla crescita delle comunità», ha concluso mons. Oliva. Altrettanto intenso è stato l’intervento di mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes, che sulla scelta di Roccella come sede della manifestazione ha affermato: «Abbiamo scelto la Calabria e specificatamente Roccella Ionica, insieme ai vescovi, perché è un luogo dove c’è un segno concreto di questo e di un’accoglienza concreta verso tanti che cercano un futuro diverso nel nostro Paese. Roccella è un luogo significativo dove si vive l’immigrazione, la memoria e l’attualità delle emigrazioni italiane all’estero». La seconda parte della giornata si è svolta al Convento dei Minimi dove si è svolta la “Festa dei popoli”, alla presenza di numerosi immigrati che fanno parte dei progetti di integrazione diocesana e dove varie associazioni, quali “Jungi Mundu” e “Pathos”, insieme a tante altre, hanno dato vita ad un momento di convivialità e di testimonianze. In questo contesto il direttore dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Locri-Gerace, don Rigobert Elanqui, ha ricordato l’impegno delle diocesi calabresi e nazionali in favore degli immigrati ed ha aggiunto: «Questo di oggi è un momento di preghiera e di riflessione per tutti noi, ha una valenza pedagogica perché partendo dall’insegnamento di Cristo rafforzato dal messaggio del Santo Padre, che ci ricorda che Dio cammina con il suo popolo, è importante non dimenticare che il popolo è accanto a Dio, ed allora dobbiamo aprire i nostri cuori per accogliere i fratelli e sorelle in mobilità, ridando loro la dignità di essere persone umane». «Roccella è per noi un luogo molto significativo. Un’occasione per conoscersi e farsi conoscere anche cosa è diventata per noi l’integrazione all’interno della nostra Diocesi. Allo stesso tempo è un momento importante per fare memoria di tutte le vittime dei naufragi che ci sono stati davanti alle coste calabresi», ha sottolineato Carmen Bagalà, direttrice della Caritas Diocesana, che ha aggiunto: «Tra i vari momenti della giornata c’è anche la possibilità di far conoscere le vicende di chi è arrivato da tanto lontano portando con sé una speranza. per questo abbiamo allestito una piccola “biblioteca umana” dove, in cinque minuti i rifugiati e migranti che sono presenti sul nostro territorio raccontano la loro storia. È, questa, un’altra occasione per vivere la fraternità di questo giorno». Il terzo e conclusivo momento della giornata si è svolto sulla banchina del molo del porto delle Grazie dove sono state depositate delle corone di fiori per un momento di preghiera e raccoglimento in memoria delle vittime di tutte le tragedie del mare. Rocco Muscari Ufficio Comunicazioni Sociali Diocesi Locri-Gerace e componente dell’Ufficio Migrantes Diocesano

110^ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato “DIO CAMMINA CON IL SUO POPOLO”

29 Settembre 2024 - La Chiesa italiana quest’anno ha scelto la Calabria, all’insegna dello slogan “Dio cammina con il suo popolo” La Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Conferenza Episcopale Italiana, si è ritrovata nella Locride, ormai da tutti riconosciuta come terra d’accoglienza e di reale solidarietà. Le parole di Mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore generale della Fondazione Migrantes,  all'invito del Tgr Calabria: "In questo luogo si vive di immigrazione, si vive questa realtà che è una realtà costante nel nostro Paese, ma si vive anche la memoria e anche l'attualità dell'emigrazione italiana all'estero. Quindi non ci dobbiamo dimenticare di queste due realtà: l'immigrazione e l'emigrazione. Abbiamo scelto la Calabria proprio perché è un segno concreto di questo e di un'accoglienza concreta".

Fonte: Rainews

110^ Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato: Roccella Ionica al centro dell’attenzione

29 Settembre 2024 - Oggi, domenica 29 settembre 2024, la Chiesa celebrerà la 110a Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato; la Fondazione Migrantes, organismo pastorale della Cei, ha scelto la regione ecclesiastica della Calabria per la celebrazione principale che si svolgerà a Roccella Ionica, nella diocesi di Locri-Gerace. Nel messaggio scritto per l’occasione, dal titolo “Dio cammina con il suo popolo”, il Santo Padre Papa Francesco offre alla nostra riflessione l’accostamento di due immagini, quella dell’esodo biblico e quella dei migranti: “Come il popolo d’Israele al tempo di Mosè -scrive papa Francesco- i migranti spesso fuggono da situazioni di oppressione e sopruso, di insicurezza e discriminazione, di mancanza di prospettive di sviluppo. Come gli ebrei nel deserto, i migranti trovano molti ostacoli nel loro cammino: sono provati dalla sete e dalla fame; sono sfiniti dalle fatiche e dalle malattie; sono tentati dalla disperazione. Ma la realtà fondamentale dell’esodo -aggiunge- di ogni esodo, è che Dio precede e accompagna il cammino del suo popolo e di tutti i suoi figli di ogni tempo e luogo”. Con questa certezza la diocesi di Locri-Gerace accoglierà quanti si ritroveranno a Roccella Ionica, assieme ai vescovi della Conferenza Episcopale Calabra e al Direttore di Migrantes, monsignor Pierpaolo Felicolo. S.E. il vescovo, monsignor Francesco Oliva, ha dichiarato che: “La scelta di Roccella Ionica è molto significativa non solo perché il centro jonico è diventato meta continua di flussi migratori che si succedono con evidente carattere emergenziale, ma anche perché la tragedia del 17 giugno scorso non può lasciare nessuno indifferente”. Il programma della Giornata, definito con il coordinamento dell’Ufficio Migrantes diocesano diretto da don Rigobert Elangui, si articolerà in diversi momenti: alle 11,00 è prevista la celebrazione eucaristica nella chiesa San Nicola di Bari di Roccella Ionica (sarà trasmessa in diretta sul canale youtube della Diocesi); alle ore 12:30, presso il Convento dei Minimi, si svolgerà la Festa dei Popoli, caratterizzata dall’allestimento di stand multiculturali ed enogastronomici e dall’esecuzione di musica etnica; seguirà una visita al Porto delle Grazie per un momento di preghiera e raccoglimento in memoria delle vittime della tragedia del mare avvenuta il 17 giugno scorso al largo delle coste ioniche. Vista l’importanza di questa Giornata, monsignor Oliva invita tutta la chiesa Diocesana e i parroci a pregare e a far riflettere le comunità su questo tema di particolare significato ecclesiale. Fonte: Diocesi di Locri-Gerace

Sulla porta del mondo – storie di emigranti italiani

26 Settembre 2024 - “Dolorosa e straziande è stata la spartenza” scriveva Tommaso Bordonaro, contadino illetterato di un piccolo paese in provincia di Palermo, emigrato in America nel 1947 all’età di 38 anni. “Spartenza” è una parola che deriva dal dialetto siciliano. Indica il dividersi l’uno dall’altro con pena. La “spartenza” è straziante, divide ciò che era unito e allontana. È sradicamento, sofferenza del corpo e dell’anima, racchiude in sé tutta l’amarezza e la lacerazione di chi è costretto a separarsi dagli affetti e dai luoghi familiari per partire verso terre sconosciute e una vita piena di incognite. Se partire è un po’ morire, “spartire” è peggio. “Se Dante avesse conosciuto ciò che erano le terze classi dei transatlantici nel 1885, per certo ne avrebbe descritta una e l’avrebbe allogata nell’inferno e vi avrebbe inchiodato i peccatori de’ più neri peccati – scriveva Edmondo De Amicis dopo aver salpato da Genova nel 1884 per arrivare a Buenos Aires a bordo del piroscafo Nord America, insieme a 1.600 emigranti italiani – O miseria errante del mio paese, povero sangue spillato dalle arterie della mia patria, miei fratelli laceri, mie sorelle senza pane”. Storie di emigrazione affiorano dagli album fotografici di ogni famiglia italiana, eppure si tratta di ricordi spesso collettivamente rimossi. Per aiutarci a comprendere e sentire la realtà in cui viviamo, e poter quindi immaginare insieme una società del futuro Luigi Dal Cin, insieme a Fondazione Migrantes, ha voluto fornire ai giovani lettori un quadro esaustivo della storia dell’emigrazione degli italiani nel mondo narrando, nel contempo, una storia emblematica per ciascuna regione italiana. L’Italia è talmente variegata, infatti, che ogni regione ha avuto motivi propri e destinazioni specifiche d'emigrazione, e ha portato nel mondo la propria caratteristica cultura. Un progetto che mancava nella scuola italiana, impegnata da tempo a valorizzare la cultura di chi arriva nelle classi, a volte da lontano. Per un’integrazione accogliente, Dal Cin ha portato l’attenzione anche all’altro piatto della bilancia, all'altra faccia: se si comprende che anche la nostra storia di italiani è fatta di generazioni che hanno vissuto la miseria e la fame e che, per sopravvivere e mantenere i figli, sono emigrate anche molto lontano, e che se i nostri alunni possono oggi acquisire a scuola strumenti per realizzare i propri sogni è anche grazie al viaggio, al coraggio e ai sacrifici di chi un tempo è emigrato, allora lo sguardo verso chi arriva può cambiare. Poi è un attimo percepire una connessione tra la nostra storia di emigranti e ogni migrazione dei nostri tempi. “Perché non c’era qualche donna dal cuore tenero che si prendesse pena di tante miserie, di tante lacrime? – scrive Ernestine Branche, emigrante valdostana, raccontando del suo sbarco a New York nel 1912, ventiduenne – Erano considerati come dell’immondizia umana, e le grida continuavano senza tregua”. Sulla porta del mondo – storie di emigrati italiani di Luigi Dal Cin illustrazioni di Cristiano Lissoni Terre di mezzo Editore, Milano, 2024 in collaborazione con Fondazione Migrantes Il volume verrà presentato giovedì 3 ottobre 2024 ore 15-17  c/o la Sala del Refettorio della Camera dei Deputati in via del Seminario, 76, Roma

Festival dell’Accoglienza a Torino. Mons Felicolo: «Un’occasione unica per fermarsi a riflettere sui significati profondi del verbo “accogliere”»

13 Settembre 2024 - Venerdì 13 settembre 2024, dalle ore 9.30, nella Sala delle Colonne di Palazzo Civico di Torino si tiene la conferenza stampa di presentazione della IV edizione del Festival dell’Accoglienza a cura della Pastorale Migranti diocesana. Dopo l'introduzione musicale di Mohammadreza Mohitmafi, studente di Green Engineering al Politecnico di Torino, si succederanno gli interventi di S. E. Mons. Roberto Repole, Arcivescovo di Torino e Vescovo di Susa; Stefano Lo Russo, Sindaco della Città di Torino; mons. Pierpaolo Felicolo, Direttore Generale della Fondazione Migrantes; Annapaola Venezia, Segretario generale ad interim della Fondazione CRT; Marco Gilli, Presidente della Fondazione Compagnia di San Paolo e Sergio Durando, Responsabile del Festival dell’Accoglienza. Conduce la giornalista Laura De Donato. «Un appuntamento annuale che quest’anno giunge alla sua quarta edizione, nato su iniziativa dell’Ufficio Migrantes della Diocesi di Torino. Una realtà, quest’ultima, da sempre impegnata, con costanza e passione, nella propria missione di accompagnamento, umano e pastorale, degli stranieri presenti sul territorio diocesano. Un Ufficio che sperimenta e testimonia, attraverso le sue innumerevoli attività, la bellezza e la fecondità del “camminare insieme” con i nostri fratelli e sorelle migranti», ha detto mons. Felicolo nel suo intervento. «Anno dopo anno, il Festival dell’Accoglienza, con il suo programma denso di eventi e ricco di personalità, rappresenta un’occasione unica per fermarsi a riflettere sui significati profondi del verbo “accogliere”. Il primo tra i quattro verbi-pastorali che Papa Francesco ci ha indicato nel Messaggio per la Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato 2018. Probabilmente, il più importante tra i verbi-azione che ci propone il Santo Padre o, perlomeno, quello logicamente sovraordinato rispetto agli altri. L’accoglienza rappresenta, infatti, il punto di partenza di un processo integrale che comprende nel proprio divenire i passaggi fondamentali della protezione, della promozione e dell’integrazione. Non potrebbe essere diversamente. Un processo, o se vogliamo un “cammino”, fondato sulla centralità della persona e della dignità umana, che deve condurre alla partecipazione integrata e attiva di ciascun individuo all’interno delle “comunità accoglienti”, tanto “civili” quanto “ecclesiali”. Iniziative come questa ci aiutano, in primis, a riscoprire la centralità dell’accoglienza nel nostro professarci cristiani. Troppo spesso, infatti, ci dimentichiamo di come l’accoglienza rappresenti un luogo teologico, il tempo e lo spazio in cui Dio sceglie di rivelarsi agli uomini e alle donne di ogni tempo» www.migrantes.it

Perché rimandare indietro «sistematicamente e con ogni mezzo» profughi e rifugiati, se fatto «con coscienza e responsabilità», è un «peccato grave».

12 Settembre 2024 - Intervista a Monsignor Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio, Presidente Fondazione Migrantes della Cei. Nella catechesi di mercoledì 28 agosto, papa Francesco ha preso posizione contro chi militarizza le frontiere e pensa di risolvere la questione migranti solo con leggi restrittive e respingimenti. Perché rimandare indietro «sistematicamente e con ogni mezzo» profughi e rifugiati, se fatto «con coscienza e responsabilità», è un «peccato grave». Le sue parole nette e l’impegno sempre maggiore della Conferenza episcopale italiana in questo campo hanno causato attacchi scomposti da parte di esponenti politici della Lega. Quello del Papa è un pronunciamento inedito? «Altre volte papa Francesco aveva fatto riferimento alla necessità di soccorrere i migranti in mare e aveva definito il Mediterraneo “il più grande cimitero”. Mai, però, aveva dedicato una catechesi specifica a questo tema, soprattutto in coincidenza con una missione della nave Mare Ionio dell’Ong Mediterranea, affiancata da una barca della Fondazione Migrantes. Il discorso del Papa ha, poi, un’importante connotazione etica per i cristiani, ma anche per chi non crede». I provocatori dicono «ospitateli in Vaticano». Come rispondere? «Forse i politici dovrebbero informarsi e documentarsi prima di esprimere giudizi falsi e tendenziosi. L’impegno del Vaticano a favore di profughi e rifugiati non è di oggi. Potrei citare molte iniziative di Pio XII o Paolo VI. Questo impegno è passato poi alle Conferenze episcopali, che in Italia operano attraverso la Caritas italiana e la Fondazione Migrantes, che operano con uffici diocesani sul territorio. Nelle strutture ecclesiali sono oggi ospitate 40-50 mila persone, senza poi contare le migliaia accolte negli istituti religiosi: 22 mila nei soli centri dei Gesuiti. Le istituzioni pubbliche – prefetture, forze di polizia e Comuni – fanno continuamente riferimento alle nostre realtà per l’accoglienza e la tutela dei rifugiati, senza le quali lo Stato italiano sarebbe in gravissima difficoltà». Anche la Cei è stata attaccata violentemente, prima per i  finanziamenti alla Ong Mediterranea, poi per la barca salpata da Fano. Perché queste scelte? «I finanziamenti nascono da progetti delle Migrantes diocesane a favore dei migranti e richiedenti asilo e rifugiati, come previsto dal nostro statuto. La Migrantes di Fano ha finanziato il progetto di una barca a vela che ha ospitato due direttori Migrantes e giornalisti dei media cattolici per un’azione di conoscenza diretta della realtà dei soccorsi in mare, documentazione e informazione. Anche questo è un compito statutario della Fondazione Migrantes. Spesso infatti l’opinione pubblica è disinformata sull’azione delle Ong, definite talora “criminali” invece che “supporto sussidiario dell’attività di soccorso alla Guardia costiera da parte di realtà della società civile”. Si parla molto di solidarietà e di sussidiarietà, poi la politica la nega nei fatti e nelle scelte». La legge del mare impone di non abbandonare vite umane alle onde. Ma una volta a terra? «I migranti che sbarcano hanno il diritto – legato alla persona e non al Paese di provenienza – di presentare una domanda di asilo che sarà valutata da una commissione. Purtroppo i tempi di questa valutazione sono lunghi, anche più di un anno. Al termine dell’esame della domanda di asilo, la commissione può dare una forma di protezione – asilo, protezione sussidiaria, protezione speciale – o negarla. Chi riceve una forma di protezione internazionale viene trasferito per un anno in una struttura del Sistema accoglienza integrazione (Sai), realizzate in circa mille Comuni italiani, anche in collaborazione con il mondo del Terzo settore e dell’associazionismo. In caso di negazione il migrante può fare ricorso. Se non fa ricorso, gli viene data l’espulsione oppure viene trattenuto in un Centro permanenza rimpatri (Cpr); qui può essere trattenuto fino a 18 mesi, dopo i quali va rimesso in libertà». La Cei combatte la tratta di vite umane. Come si adopera contro il traffico dei migranti? «Proprio grazie all’impegno della Caritas italiana e della Migrantes è stato inserito l’articolo 18 per la protezione sociale delle vittime di tratta nel Testo unico della Legge Turco-Napolitano del 1998, passato anche nella Legge Bossi-Fini del 2002. Oggi migliaia di vittime, grazie all’impegno di tante strutture ecclesiali, hanno una vita dignitosa, un lavoro e una famiglia. L’impegno continuato anche per l’approvazione dell’articolo 13 che salvaguarda con un permesso di soggiorno le vittime di tratta per lavoro, ancora troppo numerose. Anche attraverso i missionari e il mondo della cooperazione internazionale di ispirazione cattolica – la rete della Focsiv che raccoglie centinaia di Ong – si sono fatte campagne informative nei Paesi dell’Africa, non solo per evitare chei migranti entrino in percorsi illusori di sfruttamento, ma anche per favorire una “cooperazione dal basso” che aiuti a valorizzare le competenze dei migranti nei loro Paesi». Fonte: Settimanale CREDERE ( Paolo Pegoraro )

Migranti: mons. Felicolo a L’Osservatore Romano, “migrazione diritto naturale. Percezione del fenomeno spesso distorta”

10 Settembre 2024 - Secondo le Nazioni Unite, attualmente ci sono 117 milioni di “migranti forzati” nel mondo, persone che non si spostano per scelta o per motivi economici, ma a causa di conflitti, violenze e disastri naturali. Questo fenomeno è in costante aumento, aggravato dalle tensioni internazionali e dagli effetti del cambiamento climatico, che stanno rendendo molte aree del pianeta sempre più inospitali. In occasione dell’ultima Giornata mondiale della terra, la Fondazione Migrantes ha lanciato il documentario “Un grido nella storia”, volto a sensibilizzare l’opinione pubblica sul dramma dei migranti climatici. Questo “grido” è un invito a riflettere e a confrontarsi con le proprie coscienze, spingendo verso un incontro sincero con l’altro. Papa Francesco ha più volte sottolineato che tutti noi siamo migranti su questa Terra, esortando la comunità internazionale a farsi carico di questa sofferenza umana e a essere solidali con coloro che fuggono verso l’ignoto, in cerca di speranza. In vista della 110ª Giornata mondiale del migrante e del rifugiato, che si celebrerà il 29 settembre, Papa Francesco ha scelto un titolo evocativo: “Dio cammina con il Suo popolo”. Monsignor Pierpaolo Felicolo, direttore generale della Fondazione Migrantes, in un’intervista al quotidiano della Santa Sede, ha spiegato che questa immagine sottolinea l’idea di un Dio che accompagna il suo popolo in cammino, rifiutando di abbandonare chi è più vulnerabile. Tuttavia, l’ultimo rapporto delle Nazioni Unite evidenzia che un terzo dei migranti vive in Europa, un continente che negli ultimi anni ha innalzato numerosi muri, cercando di contenere un fenomeno che, storicamente, ha sempre fatto parte della sua essenza. Felicolo ha ricordato che la migrazione è un diritto naturale e che è un fenomeno che non può essere fermato artificialmente. Sottolinea anche l’importanza di una distinzione chiara tra migranti economici, profughi, rifugiati e richiedenti asilo, poiché ogni gruppo affronta sfide diverse. In Italia, la percezione dell’immigrazione come emergenza è spesso distorta. Il rapporto “Italiani nel Mondo” ha dimostrato che l’emigrazione italiana è ancora maggiore rispetto all’immigrazione e che molti migranti vedono l’Italia come un punto di transito verso altri paesi europei. Mons. Felicolo ha evidenziato la necessità di corridoi umanitari per gestire l’immigrazione clandestina, riducendo così il traffico di esseri umani e promuovendo un’integrazione basata su un’accoglienza dignitosa e strutturata. L’Italia, essendo una terra di frontiera, ha un ruolo cruciale in questo contesto. Sebbene il Paese abbia sempre accolto migranti, spesso l’informazione distorta crea paure ingiustificate. Il vero obiettivo dovrebbe essere migliorare l’accoglienza per favorire una sana integrazione, distinguendo tra “integrazione” e “assimilazione” e rispettando le diversità culturali, linguistiche e religiose dei migranti Fonte AgenSir ( A.R.)

“LI HO VISTI SALVARE VITE NEL MARE DELL’INDIFFERENZA”

30 Agosto 2024 - Con una barca a noleggio di 15 metri il desiderio di essere in mezzo al Mediterraneo centrale per stare accanto a chi quotidianamente salva vite umane si è realizzato. Vedendo con i propri occhi, testimoniando la professionalità dei soccorritori delle navi Ong, il cuore generoso di chi indipendentemente dal credo religioso vuole tendere una mano al fratello che soffre. «Non lasciandoli annegare in un mare di indifferenza», spiega Don Alessandro Messina, 65 anni, direttore dell’ufficio pastorale Migrantes di Fano a bordo insieme a volontari, mediatori culturali, fotografi, nella prima missione di monitoraggio a supporto della Mare Jonio di Mediterranea. «Non si è trattato di una barca della Conferenza episcopale italiana, ma del supporto della Fondazione Migrantes all’iniziativa di una chiesa locale, quella di Fano, per favorire una migliore informazione sul fenomeno migratorio, scevra di pregiudizi e polarizzazioni», ha precisato Monsignor Gian Carlo Perego, arcivescovo di Ferrara-Comacchio e presidente della fondazione Migrantes. Sono state 182 le persone salvate dalla Mare Jonio tra sabato 24 e domenica 25 agosto. Tre imbarcazioni in tre distinte operazioni di salvataggio. La prima nei confronti di un barcone in legno con 67 migranti tra cui 16 donne e bambini, altre 50 persone salvate nella seconda imbarcazione, fino all’ultimo salvataggio dove su poco più di 60 persone 45 erano minori non accompagnati. Don Sandro questo viaggio della testimonianza lo rifarebbe altre mille volte. «È importante vedere cosa accade. Inizialmente siamo stati subito colpiti dalla professionalità e dalla preparazione dei soccorritori spesso ingiustamente accusati, da martedì abbiamo aspettato il miglioramento delle condizioni meteo per poi salpare da Trapani venerdì. Nel momento dei soccorsi i abbiamo visto la delicatezza di come i Rhib della Mare Jonio si avvicinavano alle barche in difficoltà, senza creare agitazioni a bordo, con la freddezza necessaria per portare a termine la missione. È la passione verso l’umanità da soccorrere», racconta Don Sandro. Dopo l’ultimo salvataggio l’equipaggio di Migrantes è salito a bordo della Mare Jonio e ha incontrato i volti dei naufraghi: «La prima cosa che dicevano era no Libia, mostravano i segni delle bastonate sui loro corpi, avevamo davanti storie di persone che erano state vendute due, tre volte per un business che alimentiamo noi con accordi politici», aggiunge ancora Don Sandro che mai dimenticherà la gioia e i sorrisi delle persone salvate. Durante la missione aggiunge il direttore di Migrantes Fano è stato documentato anche come Malta non abbia risposto alla tempestiva richiesta dei soccorsi in quelle che erano acque di responsabilità maltesi. Una missione raccontata nel giorno in cui il Papa torna a chiedere giustizia per i migranti durante l’udienza generale in piazza San Pietro: «Per accompagnare il popolo nel cammino della libertà, Dio stesso attraversa il mare e il deserto; non rimane a distanza, no, condivide il dramma dei migranti, è lì con loro, soffre con loro, piange e spera con loro. Il Signore è con i migranti, non con quelli che li respingono». Quando si respinge ha detto il Pontefice « è un peccato grave». In queste ore dal Mediterraneo continuano ad arrivare richieste di Sos da imbarcazioni di migranti a rischio naufragio. Le Ong impegnate in mare vengono però continuamente ostacolate dal governo, ieri la barca a vela Nadir della Ong Resqship ha raggiunto un gommone con 43 persone che erano già in mare dopo la segnalazione dell’areo di ricognizione Seabird di Sea Watch. Nel frattempo la Geo Barents di Medici Senza Frontiere è stata bloccata in porto a Salerno dalle autorità italiane con un fermo di 60 giorni. L’accusa è di presunte violazioni delle norme di sicurezza marittima, lasciando così ancora una volta il Mediterraneo centrale privo di assetti di soccorsi. «È la ventitreesima volta che una nave di soccorso umanitario viene fermata per via del decreto Piantedosi concepito per ostacolare le attività delle Ong in mare», ha dichiarato Riccardo Gatti, responsabile del team di ricerca e soccorso a bordo della Geo Barents. www.famigliacristiana.it    

“Aiuterebbe i ragazzi a sentirsi parte della comunità in cui vivono”

30 Agosto 2024 - “Come ha osservato mons. Giancarlo Perego, arcivescovo di Ferrara e presidente della Fondazione Migrantes della Cei, la convergenza delle forze politiche su questa proposta di compromesso è un atto di intelligenza culturale, politica e sociale; lavorare insieme su questo obiettivo è una grande opportunità per valorizzare un capitale umano di studenti e famiglie”. In sintonia con il pensiero di papa Francesco e dell’episcopato italiano anche il vescovo di Adria-Rovigo, mons. Pierantonio Pavanello, esprime un giudizio positivo sulla proposta, avanzata dal leader di uno dei partiti della maggioranza di governo, di concedere la cittadinanza italiana ai minori stranieri dopo il compimento di un ciclo di studi di dieci anni (il cosiddetto “ius scholae”). “La concessione della cittadinanza a ragazzi che frequentano le nostre scuole e fanno già parte della nostra società è sensato per almeno tre ragioni”, spiega in una nota: “In primo luogo li aiuterebbe a sentirsi parte della comunità in cui vivono, che con la cittadinanza riconosce loro dei diritti ma chiede anche il rispetto di doveri importanti. In secondo luogo serve all’Italia, Paese che soffre una gravissima crisi demografica: senza l’apporto dei flussi migratori, come ha osservato recentemente il governatore della Banca d’Italia, difficilmente il nostro Paese potrà conservare l’attuale livello di sviluppo. Infine perché una decisione a favore dello ius scholae condivisa dalle forze politiche di maggioranza e opposizione sarebbe un segnale forte contro il sempre risorgente razzismo, che in contrasto con la nostra Costituzione corrode la convivenza sociale”. Fonte: Agensir M.N.

Mons. Perego: “Dal Papa oggi è arrivato un chiaro messaggio a chi sta facendo accordi per la morte e non per la vita”

28 Agosto 2024 - Dal Papa oggi è arrivato un “chiaro messaggio a chi sta facendo accordi per la morte e non per la vita”. Mons. Gian Carlo Perego, presidente della Commissione Cei che si occupa dei migranti nonché presidente della fondazione Migrantes, riflette con l’Adnkronos sulle parole del Pontefice oggi all’udienza generale dedicata interamente al dramma dei migranti, auspicando che il suo “realismo” possa scuotere chi continua a fare orecchie da mercante. “Oggi dal Papa - osserva Perego - è’ arrivato un richiamo chiaro alle nostre comunità cristiane a tenere al centro e a coniugare oggi l’opera di misericordia ‘Ero forestiero e siete venuti a trovarmi’ , a connettere questo tema con la realtà di chi sta viaggiando in mare e nel deserto e muore. Questi i luoghi di morte richiamati dal Papa che tante volte aumentano le morti perché c’è indifferenza e la cultura e dello scarto che e’ la cultura che tante volte può segnare anche il nostro modo di vedere nelle comunità cristiane “. Dal Papa “un messaggio anche a chi sta facendo la politica dei respingimenti, a chi sta facendo accordi per la morte e non per la vita, un messaggio di sostegno alle ONG che lavorano in mare, come anche in questi ultimi giorni con il progetto monitorato da Migrantes che dimostra che in mare c’è chi chiede aiuto e chiede una politica diversa, che non sia nazionalista ma europea, per uno sguardo di un’Europa che è casa comune anche per chi è richiedente asilo e rifugiato . Basterebbe vedere da dove arriva la maggior parte di queste persone: dalla Siria, dal Bangladesh , da Paesi dove ci sono disastri ambientali, dove la guerra sta mettendo in fuga milioni di persone”. C’è chi continuerà a fare orecchie da mercante. “ Si spera che il realismo del Papa di fronte a questi drammi diventi realismo della politica che ancora è segnata da ideologie , ancora falsa la realtà della migrazione e non governa la realtà della migrazione anche nel contesto europeo”, l’auspicio del presidente di Migrantes. Emblematico in tal senso il dibattito sullo ius scholae. “Questo dibattito - osserva mons. Perego - è una ricostruzione da una parte di chi anche chi è nella maggioranza guarda la realtà e comincia a considerare importante il mondo di questi ragazzi che fanno un percorso nelle nostre scuole coi nostri ragazzi e che quindi hanno bisogno di un riconoscimento, a fronte di chi continua ideologicamente a pensare che se uno diventa cittadino italiano svigorisce la nostra nazione. Non c’è nulla di più ignorante di un’idea di questo genere”. Fonte: Adnkronos

Papa Francesco: “Dio è con i migranti, respingerli è un peccato grave”

28 Agosto 2024 - Il Papa torna a chiedere giustizia per i migranti, insieme a vie di accesso all'Europa sicure e chiede che si uniscano gli sforzi contro i trafficanti di esseri umani. Oggi, mercoledì 28 agosto, nell'udienza generale in piazza San Pietro, con frequenti aggiunte a braccio ha sottolineato: «Per accompagnare il popolo nel cammino della libertà, Dio stesso attraversa il mare e il deserto; non rimane a distanza, no, condivide il dramma dei migranti, è lì con loro, soffre con loro, piange e spera con loro. Il Signore è con i migranti, non con quelli che li respingono». Il Pontefice ha anche esortato: «Pensate a Lampedusa, pensate a Crotone». Invece, ha lamentato il Papa, «c’è chi opera sistematicamente e con ogni mezzo per respingere i migranti. E questo, quando è fatto con coscienza e responsabilità, è un peccato grave». Perciò, «il mare nostrum, luogo di comunicazione fra popoli e civiltà, è diventato un cimitero. E la tragedia è che molti, la maggior parte di questi morti, potevano essere salvati. Non dimentichiamo ciò che dice la Bibbia, il monito "Non molesterai il forestiero né lo opprimerai"». L’orfano, la vedova e lo straniero sono i poveri per eccellenza che Dio sempre difende e chiede di difendere. «In quei mari e in quei deserti mortali, i migranti di oggi non dovrebbero esserci, e ce ne sono purtroppo», ha ricordato Francesco «Ma non è attraverso leggi più restrittive, non è con la militarizzazione delle frontiere, non è con i respingimenti che otterremo questo risultato». Secondo il Papa «lo otterremo invece ampliando le vie di accesso sicure e regolari per i migranti, facilitando il rifugio per chi scappa da guerre, violenze, persecuzioni e da tante calamità; lo otterremo favorendo in ogni modo una governance globale delle migrazioni fondata sulla giustizia, sulla fratellanza e sulla solidarietà. E unendo le forze per combattere la tratta di esseri umani, per fermare i criminali trafficanti che senza pietà sfruttano la miseria altrui». «Mare e deserto - ha quindi proseguito -: queste due parole ritornano in tante testimonianze che ricevo, sia da parte di migranti, sia da persone che si impegnano per soccorrerli. Quando dico 'mare', nel contesto delle migrazioni, intendo anche oceano, lago, fiume, tutte le masse d'acqua insidiose che tanti fratelli e sorelle in ogni parte del mondo sono costretti ad attraversare per raggiungere la loro meta», ha spiegato il Papa. La parola "deserto", ha proseguito, «non è solo quello di sabbia e dune, o quello roccioso, ma sono pure tutti quei territori impervi e pericolosi, come le foreste, le giungle, le steppe dove i migranti camminano da soli, abbandonati a se' stessi. Le rotte migratorie di oggi sono spesso segnate da attraversamenti di mari e deserti, che per molte, troppe, troppe persone, risultano mortali». «Per questo oggi voglio soffermarmi su questo dramma, questo dolore», ha scandito, «alcune di queste rotte le conosciamo meglio, perché stanno spesso sotto i riflettori; altre, la maggior parte, sono poco note, ma non per questo meno battute». Infine il Pontefice ha lodato «l’impegno di tanti buoni samaritani, che si prodigano per soccorrere e salvare i migranti feriti e abbandonati sulle rotte di disperata speranza, nei cinque continenti». «Questi uomini e donne coraggiosi - ha sottolineato - sono segno di una umanità che non si lascia contagiare dalla cattiva cultura dell’indifferenza e dello scarto, che uccide i migranti. E chi non può stare come loro in prima linea”, ha aggiunto Francesco citando Mediterranea Saving Humans e tante altre associazioni, «non per questo è escluso da tale lotta di civiltà: non possiamo stare in prima linea ma non siamo esclusi. Ci sono tanti modi di dare il proprio contributo, primo fra tutti la preghiera. Voi pregate per i migranti? Per questi che vengono nella nostra terra per salvare la vita? E voi volete cacciarli via?», ha chiesto a braccio ai fedeli. «Uniamo i cuori e le forze, perché i mari e i deserti non siano cimiteri, ma spazi dove Dio possa aprire strade di libertà e di fraternità», l’appello finale di papa Bergoglio. Fonte: www.avvenire.it/papa

Concluso il viaggio di Migrantes per monitorare e documentare i soccorsi nel Mediterraneo

26 Agosto 2024 -  Si è conclusa l’esperienza della barca a vela promossa dalla Migrantes di Fano-Fossombrone-Cagli-Pergola, che, salpata da Trapani il 24 agosto, per tre giorni ha affiancato la nave “Mare Jonio” dell’Associazione Mediterranea Saving Humans. Promosso in collaborazione con la Fondazione Migrantes, il viaggio desiderava raccogliere dati e informazioni sull’azione di monitoraggio, ricerca e soccorso dei migranti nel Mediterraneo, e documentare anche in questo modo l’efficacia di quanto viene compiuto. Secondo i dati diffusi dall’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni (OIM) dell’ONU, dal 1° gennaio al 17 agosto scorso, sono morte o risultano disperse nel Mediterraneo Centrale oltre 1.000 persone, mentre quasi 14.000 sono state catturate in mare e riportate in Libia, Paese peraltro dichiarato “non sicuro” dall’Onu. Rispondendo agli appelli di Papa Francesco che in occasione della 50ª Settimana Sociale dei Cattolici in Italia, aveva ricordato che “la sfida per la comunità ecclesiale e per quella civile è di saper coniugare l’apertura e la stabilità, l’accoglienza e l’identità”, l’iniziativa è stata occasione per ribadire la prossimità della Chiesa a quanti scappano da guerre, violenze e fame, oltre che per ringraziare per la loro competenza, professionalità e umanità la Guardia Costiera italiana (che nei primi sei mesi del 2024 ha salvato più di 15mila vite) e tutte le forze dell’ordine impegnate nelle azioni di salvataggio in mare. Papa Francesco aveva voluto personalmente incoraggiare la missione della “Mare Jonio” e quanti, sempre in coordinamento con le autorità italiane e nel rispetto delle leggi, aiutano a salvare la vita dei migranti. “L’obiettivo di questo viaggio era conoscere e comprendere meglio ciò che avviene nel Mare Nostrum, così da poter avere maggiore consapevolezza e cognizione in vista di una documentazione completa e di una testimonianza autentica. Contrariamente a quanto riportato da alcuni organi di stampa, non si è trattato di una barca della Conferenza Episcopale Italiana, ma del supporto della Fondazione Migrantes all’iniziativa di una Chiesa locale, quella di Fano, per favorire una migliore informazione sul fenomeno migratorio, scevra da pregiudizi e polarizzazioni”, afferma Mons. Gian Carlo Perego, Arcivescovo di Ferrara-Comacchio e Presidente della Fondazione Migrantes.  

Missione Migrantes: soccorse 182 persone in 24 ore

26 Agosto 2024 -

Mons. Perego : “Sarebbe grave non dare un segnale. Bisogna favorire la partecipazione alla vita delle città, per creare un popolo di nuovi italiani”

24 Agosto 2024 - «Sul piano generale, sarei più favorevole allo Ius soli, perché la Terra è di tutti. Ma sul piano politico credo sia possibile oggi la convergenza sullo Ius scholae. È un atto di intelligenza culturale, politica e sociale lavorare insieme su questo, una grande opportunità per valorizzare un capitale umano di studenti e famiglie». Gian Carlo Perego, vescovo di Ferrara, è il presidente della Fondazione Migrantes della Cei. Non ha dubbi sul fatto che la legge sulla cittadinanza vada oggi rivista e aggiornata. «La cittadinanza, come la natalità, è un tema fondamentale per la rigenerazione di un Paese tra i più vecchi d’Europa. Riguarda in questo momento molte persone che sono arrivate nel nostro Paese per i ricongiungimenti familiari, anche se con molta fatica perché la legge attuale non li facilita. Ci sono 900 mila bambini nelle scuole e arrivi continui di ragazzi. Parliamo di 2,5 milioni di lavoratori e di altrettante famiglie che intendono scegliere questo Paese e l’Europa come loro patria. Rivedere lo strumento della cittadinanza è fondamentale». .... Per approfondire https://bologna.repubblica.it/cronaca/2024/08/24/news/ius_scholae_perego_migrantescei-423459747/  

Anche il Papa benedice la missione della Mare Jonio

24 Agosto 2024 - Poche ore dopo la partenza, la Missione di MEDITERRANEA e MIGRANTES ha ricevuto uno straordinario messaggio autografo di “buon vento”. Papa Francesco, per tramite di don Mattia Ferrari, ha scritto infatti agli equipaggi: “Vi auguro il meglio e invio la mia benedizione all’equipaggio di Mediterranea Saving Humans e a Migrantes. Prego per voi. Grazie tante per la vostra testimonianza. Che il Signore vi benedica e la Madonna vi custodisca. Fraternamente, Francesco”