Naufragi e morte sulla rotta iberica

4 Gennaio 2022 – Madrid – Tre migranti morti nel naufragio di due barconi a 15 miglia a sudest del Cabo de Gata, in Almeria. In 16 sono stati tratti in salvo, mentre altre dieci persone sono disperse, ingoiate dalle onde. Un inizio 2022 tragico sulle rotte migratorie dall’Algeria e dall’Africa verso le coste spagnole, iniziato com’era terminato l’anno appena concluso di morte e di dolore. A lanciare l’Sos, poco dopo l’una della notte fra domenica e lunedì è stato il mercantile ’Spica’, dopo aver avvistato un gruppo di persone in acqua in alto mare. Una motovedetta del Salvamento Marítimo assieme a un elicottero sono subito accorsi nella zona. I migranti di origini algerine viaggiavano su due barcacce, una semi affondata e l’altra ribaltata. I mezzi di soccorso sono riusciti a recuperare 16 persone ancora vive e tre cadaveri. Secondo le testimonianze dei superstiti raccolte dalla Croce Rossa, sulle due imbarcazioni erano salpati 29 algerini, dei quali almeno dieci ’desaparecidos’ in mare, inclusa una ragazza di 17 anni. Almeno 134 persone su 14 imbarcazioni sono giunte in Almeria il 1º gennaio, che si sono aggiunte ad altre 178 arrivate fra il 30 e il 31 dicembre, lungo la rotta più battuta dall’Algeria. I flussi ininterrotti anche in direzione delle isole Canarie, dove nei primi tre giorni dell’anno – secondo i dati del ministero degli interni citati da El Pais – sono sbarcati 379 migranti. «Le politiche di dissuasione e contenimento lungo le rotte del Mediterraneo occidentale verso l’Europa hanno dirottato definitivamente i flussi migratori verso l’Atlantico, con l’arcipelago delle Canarie come principale destinazione delle persone in movimento», assicura Helena Maleno, coordinatrice della Ong Caminando Fronteras. «È una delle vie più pericolose non solo per le grandi distanze e i rischi delle traversate nell’oceano, ma anche per gli interessi geostrategici e le dispute territoriali marittime e geografiche nella zona compresa fra Laauyne e la frontiera di Mauritania», aggiunge. Nel dossier presentato ieri, la Ong ha contato 4.404 vittime sulla frontiera occidentale euro-africana nel 2021, fra le quali 628 donne e 205 minori. Sono il doppio che nel 2020, quando furono 2.170, nonostante gli sbarchi irregolari si mantengano sostanzialmente invariati, con 22.200 persone su 540 imbarcazioni giunte alle Canarie al 28 dicembre scorso, rispetto alle 22.680 del 2020, secondo i dati del ministero degli Interni.

Caminando Fronterasbasa il pesantissimo bilancio sulle richieste di soccorso lanciata dai migranti in mare o sulle segnalazioni dei familiari che reclamano i dispersi, attraverso due telefoni di allerta attivi dal 2007. «Queste persone sono morte o scomparse», assicura la Maleno, nel confermare che la rotta verso le Canarie «è la più letale» con 4.016 vittime nel 2021. Cui si aggiungono i 191 migranti dispersi nel tragitto dall’Algeria alla penisola iberica, i 95 ’ desaparecidos’ nel mare di Alborán e i 102 nello Stretto di Gibilterra. «Le ’ pateras’ salpano dalla Mauritania, dal Senegal, perfino da Gambia. In maggioranza sono gommoni che si lanciano dalle coste situate fra Capo Boiador e Guelmin. Sono fragili e inadatti alle dure condizioni dell’Atlantico». Le vittime provenivano da almeno 21 paesi, in maggioranza africani, ma anche da Irak, Pakistan, Yemen e Sri Lanka. E solo il 5,2% dei corpi è stato recuperato, mentre il restante 94,8% resta sepolto nell’oceano. «Come democrazia abbiamo fallito nella difesa della vita», è la constatazione di Caminando Fronteras. «Abbiamo contattato i numeri del salvataggio marittimo e ci hanno passato quello di assistenza al cliente della Croce Rossa», denuncia la Maleno. Assieme alla «passività degli Stati e degli organismi internazionali rispetto alla cruda realtà dei muri e delle necropolitiche migratorie della fortezza Europa». (Paola Del Vecchio – Avvenire)

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