7 Settembre 2021 – Roma – Si parte. Finalmente si parte. Anzi no. Il mare è grosso, ruvida ironia di chi – come il mare – giganteggia per essenza. Nella quiete come nella tempesta s’impone quest’essere in sè incontrollabile con movenze capricciose. Oggi è agitato. Decide il suo ritmo e ti invita al suo ballo. Non gl’importa se tu vuoi ballare. Il mare decide il ritmo e tu se vuoi accetti l’invito. Il capitano di Astral – nave della piccola flotta di Open Arms – decide di declinare per prudenza più che pudore. Non ci aspettavamo di attendere. Nessuno quando parte sospetta mai di dover attendere ma l’attesa è lì pronta ad aspettarti.
Anche dall’altra parte del fianco di questo orizzonte d’acqua in questo stesso momento si sta attendendo con trepidazione che la frenesia delle onde cali per gonfiare il soffio della speranza accesa negli occhi di migranti di terra e mare per deporla in una caricatura d’imbarcazione. Anche loro in attesa. Atroce attesa. Di questi improvvisati naviganti in fuga non conosciamo il volto ma sappiamo che c’incontreremo o faremo di tutto perché ciò accada. Noi e loro con curiosa incrociata intensità. C’è una bellezza commovente nell’intenzionalità di un incontro. E anche l’attesa pare addomesticata.
E’ un gioco di specchi in cui ognuno dai fianchi opposti dell’immenso mare cercherà con avidità l’altro nella danza d’acqua che ci è stata preparata. Ci cercheremo perché la danza è a due e noi siamo entrati in pista per fare questo ballo insieme. Un dubbio: chi ha pensato alla musica per le danze? E su quale cadrà la scelta? A questo provvederà Dio quando verrà il momento. (don Luigi Usubelli – Mci Barcellona)


