30 Luglio 2021 – Roma – Senza documenti non si va da nessuna parte. Lo sanno bene Amir e Mamadou che stanno lottando da tempo per l’ottenimento del permesso di soggiorno che gli garantirebbe la possibilità di vivere e lavorare regolarmente in Italia.
Un iter però piuttosto macchinoso e complesso che richiede molto tempo.
“Senza documenti non posso fare nulla” afferma Amir. I due senegalesi sono venuti in Italia con la speranza lavorare, ma ora tutto questo gli sta venendo negato per motivi burocratici, trovandosi di fronte ad una montagna difficile da scalare.
Un dramma quello dei lavoratori irregolari che è salito alla ribalta sui fatti di cronaca con lo sciopero della fame e della sete messo in atto da un gruppo sans papiers – persone senza documenti – in Belgio. La protesta era cominciata due mesi fa per ottenere la regolarizzazione della loro posizione.
“Quello che è successo a Bruxelles deve essere un monito” – spiega Marco Ruopoli, presidente di Sophia Impresa Sociale – “Con Amir e Mamadou abbiamo potuto toccare con mano quanto possa essere pesante vivere in questo limbo. Senza i documenti è come se non esistessero, costretti nella solitudine e nell’incertezza di un’esistenza ai margini”.
Una situazione difficile da affrontare soprattutto senza alcun tipo di sostegno. Per questo Sophia Impresa Sociale sta accompagnando i due giovani con il supporto di un avvocato che si sta occupando di regolarizzare la loro posizione.
Nel frattempo si stanno formando attraverso progetti e corsi di formazione messi in campo dalla cooperativa di Roma, recuperando quella dignità e quella umanità che stavano cominciando a perdere.
“Ho ripreso fiducia” – commenta Amir – “Voglio rimanere in Italia. Spero che la situazione si risolve presto”.
Un passo importante verso l’integrazione perché, come scrive la scrittrice americana Laura Hillenbrand, “senza la dignità, l’identità viene cancellata”. (A. Cocchi)


