19 Marzo 2021 – Roma – Lo scorso 8 dicembre, festa di Maria Immacolata, Papa Francesco ha promulgato una lettera apostolica sulla figura di San Giuseppe, in occasione del 150° anniversario del decreto “Quemadmodum Deus” con cui Pio IX dichiarava Giuseppe patrono della Chiesa Universale.
Le prime parole del nuovo documento, che secondo l’usanza ne sono divenute il titolo, sono “Patris corde”: “con cuore di padre”. Con la parola “padre” iniziano tutti e sette i paragrafi del documento, in ognuno dei quali viene evidenziato un particolare aspetto della figura dello Sposo di Maria: padre amato, padre nella tenerezza, padre nell’obbedienza, padre nell’accoglienza, padre dal coraggio creativo, padre lavoratore e padre nell’ombra.
Oggi, 19 marzo, festeggiamo San Giuseppe in circostanze fino a poco tempo fa inimmaginabili. Da un anno gran parte dell’umanità vive nell’angoscia causata dalla pandemia da Covid-19, sia pure nell’alternarsi di periodi in cui l’emergenza è più pressante e di altri di relativa tregua. Ormai molti cominciano a vedere il futuro in maniera sempre più cupa, e hanno quasi perso la speranza di superare questa situazione mai vista prima.
In un certo senso, esiste un’analogia tra il tempo che stiamo vivendo e la situazione che aveva di fronte a sé Pio IX nel 1870, quando la modernità e le sue ideologie di tipo nuovo stavano cominciando a modificare profondamente la mentalità non solo delle élites ma delle persone di ogni ceto, facendo crollare le certezze sulle quali si erano sempre rette la società e la Chiesa.
Questa situazione causava angoscia in molti, ed anche nel Papa. Poteva sembrare che la Chiesa si trovasse in pericolo mortale; oggi sappiamo che anche quella prova fu superata, ma, come scriveva Pio IX, molti uomini empi immaginavano che le porte degli Inferi stessero per prevalere.
In quel momento di grande difficoltà Pio IX e Leone XIII vollero affidarsi al patrocinio di un Santo che fino ad allora la Chiesa nel suo insieme aveva preferito tenere un po’ da parte, con l’eccezione di alcune figure come Santa Teresa d’Avila e altri. La figura di San Giuseppe è quella di un uomo del tutto comune, almeno in apparenza, ma al tempo stesso è molto difficile da spiegare alla gente; per certi aspetti si può dire che è un uomo che agli occhi del mondo resta assolutamente incomprensibile.
Pio IX ha scelto di parlarne tracciando un paragone con il Giuseppe dell’Antico Testamento, colui che procurò il pane per un popolo ormai senza speranza a causa della fame, e per il quale la Genesi usa le stesse parole del racconto evangelico delle Nozze di Cana: “Fate quello che lui vi dirà”. È un modo molto profondo di farci capire la specialissima relazione tra Giuseppe di Nazaret e il Bambino per cui egli ebbe “cuore di Padre”. Il paragone ci serve anche a ricordare sempre la relazione che lega la Chiesa di Cristo agli afflitti, agli scacciati, ai sofferenti, ai forestieri, agli esuli e ai carcerati.
Questo elenco, però, non viene dal testo di Pio IX; è invece preso dalla “Patris corde”, in cui fra l’altro vengono anche esplicitamente citate le tribolazioni di “molti nostri fratelli migranti”. Lo stile pastorale di papa Francesco è naturalmente diverso da quello del XIX secolo, e molto più diretto, a costo di rischiare l’accusa di fare del “semplice” catechismo.
Sono note a tutti la “predilezione” dell’attuale pontefice per le persone umili e poco appariscenti, e la sua diffidenza verso la mentalità “moderna”, che mette sempre al centro il calcolo economico e l’autoaffermazione ad ogni costo. Tutto ciò emerge con chiarezza anche nelle riflessioni sulla figura di San Giuseppe, del quale si mettono in evidenza soprattutto l’assoluto disinteresse che ne caratterizzò la vita e la gratuità del suo amore per Gesù e Maria, ad imitazione del “cuore di Padre” con cui Dio guarda l’umanità intera.


