27 Aprile 2020 – Perugia – Dall’inferno al sogno, tutto in una volta. Amara Konate, centrocampista del Perugia, ha solo 21 anni ma la sua vita è già un concentrato di emozioni. Serse Cosmi, tornato sulla panchina della squadra della sua città, l’ha visto in allenamento e gli ha dato fiducia sin da subito: prima in coppa Italia a Napoli, poi in campionato, dove prima dello stop per l’emergenza Coronavirus, gli aveva affidato le chiavi della mediana. Niente male per un ragazzo che sino a tre anni fa non aveva mai giocato a calcio, nemmeno da dilettante. Del resto al suo paese, la Guinea, c’era poco da far rotolare il pallone: Alpha Condè ha ben presto trasformato la sua presidenza, conquistata con le prime elezioni libere dopo 50 anni, in un altro regime ed il paese, ancor più impoverito e svuotato è di nuovo scivolato in quella guerra civile che pensava di essersi lasciato alle spalle: “Non c’era altro modo che andarsene – racconta ai cronisti Konate, in questi giorni in isolamento a Perugia – sono fuggito dagli scontri etnici del mio paese e sono salito su un barcone. Dalla Libia sono sbarcato a Catania e poi sono stato trasferito in un centro d’accoglienza a Cassino. Il mio pensiero va spesso ai compagni che hanno affrontato con me quel viaggio bruttissimo. Loro non hanno avuto la mia fortuna, Dio mi ha aiutato ed io lo ringrazio ogni giorno, è stato un miracolo”.
La sua fortuna si chiama Antonio Altrui, il suo attuale agente: è lui ad averlo scoperto. “In Guinea giocavo soltanto per strada, non avevo mai pensato di fare il calciatore, io volevo diventare un commerciante, come mio padre. Antonio mi ha visto giocare durante una partita con i ragazzi ospiti del centro. Mi ha avvicinato e mi ha detto se avevo voglia di provare a fare il calciatore. Mi sono allenato col Cassino per un po’ di tempo, poi ho fatto il provino col Perugia. Ho convinto il dg Goretti e il ds Pizzimenti e li ringrazierò sempre”. Konate si allena sei mesi con la Primavera, in attesa di regolarizzare la posizione e nell’estate 2018 Nesta se lo porta in ritiro, quindi gioca il Viareggio: “Poi ho chiesto alla società di mandarmi in prestito per maturare”. Va al Rieti, in Lega Pro, dove gioca 16 partite, poi torna, stavolta per restare, aiutato ad integrarsi anche dall’amicizia nata col connazionale Kouan. Fa la spola con la Primavera, dove si mette in luce e il predecessore di Cosmi, Massimo Oddo, gli concede due scampoli di partita: “Ricordo ancora l’esordio al Curi (lo ha lanciato Oddo, facendolo entrare nel finale contro il Pescara), è stato bellissimo – racconta – con tutta quella gente sugli spalti a seguirmi. La cosa che mi colpisce di più? I bambini che mi riconoscono e mi chiedono l’autografo o una foto”. Quando sulla panchina biancorossa arriva Cosmi, se ne innamora e oggi è un punto fermo del suo centrocampo (4 gare con lui, più quella in Coppa Italia a Napoli). Quando gli chiedi i modelli dice: “Mi piacciono Pjanic, Pirlo e Casemiro, ma ho visto tanti video del Perugia e sono rimasto colpito da Grosso e Allegri. Cosmi? Un grande allenatore, penso che con lui potrò crescere tanto, quando sbaglio mi dice di stare tranquillo e mi spiega gli errori che poi cerco di correggere”.
Come tutti i calciatori, il lockdown lo costringe ad allenarsi in casa, col programma personalizzato fornito ai giocatori dal preparatore atletico. Per tutto il resto, c’è ovviamente il telefono: “Sento ogni giorno la mia famiglia in Guinea, mi manca molto – spiega – sono preoccupato per loro perché lì il Coronavirus non è ancora arrivato del tutto e con la povertà che c’è nel paese può essere molto più pericoloso. Dico loro di prendere precauzioni ed indossare sempre le mascherine”. Il suo futuro, invece, è in biancorosso fino al 2022, col primo obiettivo che è già davanti alla finestra di casa: “Se dovessimo ripartire, vorrei dare una mano alla squadra per portarla ai playoff”. (Emanuele Lombardini – Avvenire)


