3 Gennaio 2020 – Napoli – Sono in tanti ad arrivare qui. Qualcuno sin da subito, al termine di un durissimo viaggio su un barcone, qualcun altro più tardi, dopo essersi reso conto che oltre alle difficoltà quotidiane c’è anche qualcosa che non va a livello di salute. L’ambulatorio di Dermatologia e venereologia etnica dell’azienda ospedaliera universitaria ‘Federico II’ di Napoli, che ha compiuto un anno di attività, è unico nel suo genere in Italia e punta a offrire la migliore assistenza sanitaria possibile agli stranieri regolarmente e non regolarmente soggiornanti sul territorio italiano.
A dirigere la struttura è la professoressa Gabriella Fabbrocini, responsabile dell’Unità operativa di dermatologia clinica, che sa bene come l’incremento della popolazione straniera in Italia ponga nuove sfide anche sul piano medico. “Da una parte – spiega – ci sono modalità specifiche in cui le malattie colpiscono queste popolazioni. Dall’altra ci sono patologie importate dai loro paesi di provenienza, che erano scomparse dal territorio italiano e che ora si stanno riaffacciando prepotenti. Senza contare le difficoltà legate alle ovvie barriere linguistico-culturali che si interpongono tra il medico e il paziente”.
Eppure, in appena un anno, l’ambulatorio ha registrato oltre 500 accessi e ha dimostrato di poter fare la differenza. C’è, ad esempio, il caso di un paziente arrivato con delle lesioni a una spalla, al collo e al volto: aveva cercato di medicarsi da solo, con delle foglie, ma senza nessun risultato. Il dolore era forte e non accennava ad andarsene, così ha deciso di rivolgersi all’ambulatorio. Ed è proprio qui che gli è stata diagnosticata una forma molto virulenta di ‘herpes zoster’. E poi ci sono quelle malattie endemiche nei paesi di provenienza, che quindi sono difficili da diagnosticare perché spesso, alle nostre latitudini, semplicemente non ci si pensa. “È importante però non pensare a priori che il paziente straniero sia una persona infettiva – precisa Fabbrocini -. Gli immigrati portatori di malattie infettive nella realtà sono una minoranza: l’incidenza è pari a quella della popolazione nazionale. Peraltro risultano loro stessi esposti a patologie che il loro sistema non conosce e che invece sono endemiche in Italia”. Diverse sono le problematiche osservate in questi mesi: «Abbiamo diagnosticato – prosegue la specialista – anche malattie genetiche della cute e da circa 4 mesi seguiamo un caso di ‘Scleredema di Buschke’, una rara malattia del tessuto connettivo che in assenza di trattamento può addirittura arrivare a limitare i movimenti corporei. In ogni caso, è fondamentale riconoscere le specifiche patologie e intervenire tempestivamente, per offrire al paziente la migliore assistenza possibile e anche per ridurre i rischi di trasmissibilità delle malattie”. In contemporanea poi, con l’attività dell’ambulatorio, sta per nascere un portale che consentirà di mettere a disposizione dei medici iscritti l’esperienza del team di dottori coinvolti nella struttura sanitaria napoletana. (Eugenio Fatigante – Avvenire)


