2 Gennaio 2020 – Roma – Il “lieto annunzio”, portato da un gruppo internazionale di suore e dal vescovo Gian Piero Palmieri, è arrivato anche alle “ospiti” del Cpr (Centro di permanenza per i rimpatri) di Ponte Galeria, estrema periferia di Roma. È stato un Natale di accoglienza e di preghiera ecumenica per le cinquanta giovani immigrate di diversi Paesi rinchiuse nel centro di raccolta a ridosso del Grande Raccordo Anulare, tutte ragazze che non hanno compiuto reati ma la cui unica colpa è essere clandestine perché trovate senza documenti. Vite sospese (la chiamano “detenzione amministrativa”). Per loro, come accade da anni, quindici religiose appartenenti a vari istituti hanno organizzato, il sabato prima del Natale, nella mensa della struttura un incontro con canti e letture in diverse lingue e poi una festa: momenti a cui ha partecipato anche monsignor Gian Piero Palmieri, vescovo ausiliare di Roma Est. Riflessioni sul Mistero dell’Incarnazione, una Messa e la benedizione delle statuette fosforescenti di Gesù Bambino de- sposte poi nelle mani aperte – come una culla – di ciascuna delle ragazze, un gesto che il vescovo ha voluto compiere personalmente. Alla fine, le religiose, vestite da Babbo Natale, hanno distribuito doni a tutte le ospiti del Cpr.
«In questo luogo avvolto da tanto silenzio all’esterno, abbiamo “toccato con mano” che Dio non si vergogna della bassezza dell’uomo – commenta suor Eugenia Bonetti, tra le promotrici dell’iniziativa – e abbiamo visto come Egli si china su ciò che agli occhi del mondo è considerato spregevole; che a Dio niente e nessuno sfugge, anzi, non perde mai di vista ciò che facilmente l’uomo considera insignificante, indegno, disprezzabile, piccolo, perduto, scarto…». Non tutte le donne presenti nella struttura sono cristiane, anzi, la maggior parte di loro professa un altro credo. Ma erano tutte presenti. Alla festa e alla preghiera. «Perché il Natale è un tempo che unisce i cuori – spiega suor Mihaela Baluca –, un tempo in cui ciò che separa è stato sanato dalla presenza di Dio che in Gesù si fa Uomo per tutti noi e per ciascuno di noi in particolare». Il momento più bello della giornata? Quando il vescovo ha portato Gesù nelle mani di ogni donna presente. «Un modo per dire ancora una volta che Dio le ama e non si dimentica di nessuna di loro! E mentre guardavano il Bambino, sul loro volto abbiamo notato sguardi attenti e carichi di silenzio, lacrime di fiducia e speranza, un atteggiamento di consegna fiduciosa e abbandono in Colui che tutto può» commenta suor Eugenia. (Fulvio Fulvi- Avvenire)


