Corrado: “non temete d’imboccare strade nuove o percorsi innovativi”

22 Novembre 2019 – Roma –  “Il seme è stato gettato negli anni, ma come per le piante ha bisogno di cure costanti. E, soprattutto, di quella premura amorevole che porta frutti. Non temete, quindi, d’imboccare strade nuove o percorsi innovativi. Non temete di lasciarvi interrogare e di cogliere le sfide che il tempo presente pone. Molto spesso si è portati a indossare il cambiamento come un vestito – come è accaduto tante volte nella storia – ma restando poi sempre fondamentalmente uguali a sé stessi, restando cioè ciò che si era in partenza”. Lo ha detto Vincenzo Corrado, direttore dell’Ufficio nazionale per le comunicazioni sociali della CEI, nella seconda giornata dei lavori della XIX Assemblea nazionale elettiva della Federazione italiana settimanali cattolici, in programma a Roma fino a domani. Alla Federazione, ha osservato, “il compito di assaporare la bellezza e la fatica dello stupore. È l’unica medicina al virus dell’autoreferenzialità. Lo stupore riconnette con il territorio, valore umano, sociale e culturale dentro il quale il settimanale diocesano ‘si costruisce e costruisce’. Non delimitato dall’ombra del campanile, il settimanale è il luogo in cui la concretezza della vita misura ogni giorno i concetti e le teorie nel confronto con la fatica e la speranza della gente. Per questo, la cultura del territorio, che ispira e sostiene l’esperienza dei settimanali, non ha avuto timore di confrontarsi con la globalizzazione, le diversità, le nuove tecnologie. Come altre, ha avuto momenti difficili, ma questa cultura è uscita rafforzata dalla prova perché è nutrita dalla saggezza della gente. La fiducia del lettore nel settimanale non è fine a sé stessa, ma offre indicazioni utili a costruire comunità”.

Perché riflettere oggi, dopo oltre quarant’anni, sulla libertà? Perché è il campo su cui si gioca la credibilità del pluralismo informativo e, di conseguenza, della democrazia. I settimanali, “ ‘presidi’ dislocati sul territorio nazionale, sono un esempio autentico di libertà, perché incarnano quell’umanità che accomuna tutto il Paese. I giornali – ha sottolineato il direttore dell’Ufficio Cei per le Comunicazioni Sociali –  condividono esperienze ecclesiali e civili nella linea della libertà e della partecipazione, mettendole a confronto tra loro, ‘leggendole’ alla luce di ulteriori interrogativi e proposte. Non solo, sono anche le sentinelle della società, ogni volta in cui cercano di mettere in evidenza dove libertà e partecipazione non ci sono; dove sono poste in crisi; dove possono essere potenziate”. In gioco, ha spiegato Corrado, “c’è il racconto del cosiddetto ‘Paese reale’ che si esprime su queste testate e che non è assolutamente marginale: è il Paese dei poveri, degli esclusi, degli emarginati, degli scartati… È il Paese che, con la sua cultura e i suoi costumi particolari, ha i tratti della difesa della persona reale con le sue situazioni, i suoi problemi, le sue attese e la rivendicazione d’istituzioni a servizio di questa persona e delle sue aspirazioni. È, anche per questo, che oggi parliamo di ‘libertà di stampa e presidi di libertà’. Insomma, di opinione pubblica!”. Infine, Corrado ha elencato i punti che contraddistinguono i settimanali cattolici: “umanità, qualità, semplicità di linguaggio e memoria da vivere nella laicità delle testate”. “La comunicazione è il campo, forse, più fertile in cui vivere la comunione della nostra identità di credenti. E, viceversa, è proprio questa identità a caratterizzare la nostra comunicazione”, ha concluso. (Fonte Sir)

 

 

Temi: